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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Relazioni che si interrompono, relazioni che continuano, relazioni che nascono in seguito alla ricomposizione familiare

6.4. Le relazioni all’interno della fratria ricomposta



Salvador Minuchin (1974) definisce il "sottosistema dei fratelli", presente all'interno della famiglia, come: «il primo laboratorio sociale in cui i figli possono cimentarsi nelle loro relazioni tra coetanei». In questo "mondo" i figli imparano a negoziare, a cooperare, a competere, a farsi amici o alleati, a farsi accettare o a dimostrare le proprie qualità. Le esperienze fatte con i fratelli serviranno da modello e linee guida quando i ragazzi si troveranno in contatto con i coetanei che non fanno parte della famiglia. Il sottosistema dei fratelli, inoltre, dovrebbe, sempre secondo Minuchin, proteggere i figli dall'ingerenza dei genitori, soprattutto in caso di divorzio e ricomposizione, in modo da esercitare il diritto alla vita privata, ad avere campi di interessi propri ed essere liberi di farsi le ossa mentre esplorano.
Secondo Judy Dunn (1993) i bambini hanno relazioni molto diverse con i loro genitori: anche all'interno della stessa famiglia i fratelli possono avere relazioni sorprendentemente differenti con la madre e con il padre, così come tra fratelli vi sono differenze marcate, che vanno dalla più stretta intimità all'indifferenza, dall'amore alla ostilità e alla denigrazione. La relazione genitore/figlio è vissuta diversamente da ciascun partecipante. I bambini nati e cresciuti nella stessa famiglia vengono considerati e trattati dai genitori ognuno in modo diverso, anche quando questi affermano di non fare alcuna preferenza. Anche se si escludono le differenze di trattamento per l'uno o per l'altro figlio, dovute a motivi più o meno inconsci, le diversità di trattamento permangono e non dipendono quasi mai dall'intenzione o dalla buona volontà della madre o del padre, bensì da fattori oggettivi quali: l'ordine di nascita, il sesso, e vari fattori contingenti. Le ricerche hanno dimostrato che il comportamento delle madri e ben lungi dall'essere identico rispetto ad ogni figlio, e che queste differenze possono essere percepite dai bambini come preferenze o ingiustizie che possono aumentare la loro rivalità. Sembra che le madri abbiano le stesse reazioni verso ogni figlio all'età di due anni, quindi si può dire che il loro comportamento vari in funzione dell'età dei figli. Il bambino è, quindi, molto sensibile alle relazioni tra i suoi genitori ed i suoi fratelli e sorelle. Infatti, anche se due fratelli germani, durante la prima infanzia, hanno delle relazioni simili con la madre, l'esperienza comune non contribuirà a rendere il loro sviluppo similare perché il ricordo che ne hanno è vissuto in forme diverse. Secondo Chantal Van Cutsem (1998) i figli sono molto sensibili alle differenze reali tra di loro ed i loro fratelli e sorelle nelle relazioni con i genitori. Essi fanno molta attenzione alle dimostrazioni di affetto, d'interesse e rispetto espresse dai genitori, alle aspettative e al modo in cui ciascun figlio viene trattato. Il massimo di gelosia si manifesterebbe quando la differenza di età è compresa tra diciotto e trentasei mesi, in quanto: sotto i diciotto mesi il bambino è incapace di rappresentarsi la rivalità, sopra i trentasei mesi è già sufficientemente autonomo da non porsi più in confronto con il bebè. Sempre Van Cutsem (1998) a tal proposito distingue i fratelli a basso livello d'accesso da quelli ad alto livello di accesso. Al primo gruppo appartengono i fratelli separati da una differenza di età superiore a otto-dieci anni, che hanno vissuto poco tempo insieme e non hanno condiviso a lungo uno spazio ed una storia familiare comune. Il bambino più grande può prendere coscienza degli atteggiamenti genitoriali, dei gesti di cura, delle attenzioni che essi rivolgono al fratellino e pensare che anche lui ha vissuto quei momenti; può, osservando i genitori, imparare i gesti necessari a compiere la funzione genitoriale, aiutali a prendersi cura del piccolo e assumere, nei suoi confronti, una posizione ad un tempo paterna/materna e fraterna. Al secondo gruppo appartengono i fratelli vicini d'età. Questi, oltre ad essere vicini per numero di anni hanno di solito lo stesso sesso e questo dà loro l'opportunità di vivere in comune gli eventi, le fasi del ciclo di vita familiare ed il rapporto con i genitori a partire dalla stessa età. I fratelli ad alto livello di accesso sono caratterizzati da un legame intenso e da un forte senso di lealtà.
Nel caso di separazione e divorzio molto importanti risultano essere i fattori contingenti nel determinare le differenze nell'atmosfera familiare. Per esempio: l'accordo tra i genitori che, può esserci quando nasce il primo figlio, e non esserci quando nasce il secondo o viceversa, crea un diverso clima affettivo iniziale per i due fratelli che può influire differentemente sullo sviluppo della loro personalità. Queste differenze nella relazione con i genitori vissute dai fratelli, all'interno della stessa famiglia fanno parte di quelle "esperienze non condivise" (Judy Dunn 1993) che sono importanti per spiegare lo sviluppo di differenze individuali nella personalità e nell'adattamento. Sembra perciò che i fattori di differenziazione più significativi siano rappresentati dalle variazioni dell'ambiente nella percezione e nel vissuto di ciascun figlio della famiglia più che da fattori di ordine genetico. L'influenza della famiglia, quindi, sembra esplicarsi nel rendere diversi, non simili, i fratelli, e le principali fonti di influenza, che agiscono sullo sviluppo, sono specifiche per ciascun bambino all'interno della famiglia e non vengono da loro condivise. Mentre nelle famiglie nucleari integre la fratria serve più a sperimentare le differenze che le somiglianze, in una fratria ricomposta, invece, dal momento che le differenze sono sin dall'inizio determinate dalla struttura biologica, il lavoro per la costituzione del gruppo tenderà maggiormente alla ricerca di punti in comune necessari per creare dei legami nel sistema fraterno.
Secondo Kahn (1986) il sottosistema dei fratelli può divenire, per i suoi componenti "pelle", "involucro psichico" e confine, nelle situazioni di esasperata conflittualità coniugale. Quando un avvenimento come il divorzio modifica irreversibilmente la vita di una famiglia, rendendo precario il mantenimento di ogni relazione, il rapporto con i fratelli può rappresentare l'unico legame continuativo che supera l'idea dello iato e della frammentazione. Solo il senso di integrità ed il sostegno fornito da questo sottosistema, possono proteggere i figli dai tentativi dei genitori di coinvolgerli nelle loro lotte. Due fratelli, infatti, non vedono mai le stesse cose allo stesso modo, ma costruiscono visioni della realtà e di se stessi che si influenzano, intensamente e durevolmente più di quanto facciano quelle fornite dai genitori: «quando la relazione tra i genitori si indebolisce e si spezza, i fratelli possono rivolgersi l'uno all'altro per stare insieme, per proteggersi, rimanere uniti e, più di ogni altra cosa, rimanere fedeli tra loro...» (Wallerstein, 1985). La fratria quindi può costituire un'importante risorsa affettiva che facilita il processo di elaborazione delle perdite vissute dai figli a seguito della scissione e ricomposizione familiare.
Se il divorzio rappresenta un evento critico per il sottosistema dei fratelli biologici, che è chiamato ad accettare la perdita dell'unità familiare, ancora più profonda è la riorganizzazione necessaria in caso di ricomposizione familiare, soprattutto nelle situazioni complesse, in cui entrambi i nuovi partner portano a vivere con se i figli del precedente matrimonio dando vita ad una fratria: due o più individui che non hanno relazioni biologiche, ma che si trovano ad essere membri della stessa famiglia ricostituita. I modelli di comportamento delle fratrie sono impliciti, ma quando una fratria si ricompone le relazioni si esplicitano. Spesso queste nuove relazioni creano disaccordo e le discussioni necessarie per raggiungere un compromesso fanno emergere regole relazionali formulate in modo aperto.
Secondo Lutz (1983)(76) i legami tra i fratelli acquisiti possono essere molto problematici, ma queste difficoltà sorgono solitamente in relazione a precisi atteggiamenti degli adulti quali: il discutere tra loro avendo come argomento i ragazzi e le differenze di trattamento tra i figli biologici e quelli acquisiti. Nelle famiglie ricomposte, inoltre, ci vorrà molto più tempo perché si ricostruisca una complicità all'interno della fratria, poiché i figli non condividono sempre le stesse abitudini familiari, la stessa abitazione, non sono presenti tutti allo stesso momento, in quanto solitamente si dividono tra le case dei due genitori biologici. Si dovrà costruire a poco a poco l'idea di appartenere allo stesso gruppo, si dovranno condividere e ricordare le stesse esperienze, si dovrà imparare a riconoscere e a utilizzare lo stesso linguaggio analogico: solo in questo caso si creerà lo spirito fraterno. All'interno di questa fratria spesso sorgeranno delle alleanze in base ai legami biologici, al sesso, all'età ed alle caratteristiche di personalità che potranno variare nel tempo. Le relazioni tra i figli della stessa età o dello stesso sesso saranno cariche di rivalità, diverse da quelle esistenti nel nucleo biologico, e la competizione per l'affetto dei genitori riposerà su basi differenti. Inoltre il fatto di vivere con bambini che hanno altri genitori biologici è una fonte di informazione molto ricca per ciascuno di loro, in quanto essendo i modelli familiari variati, ognuno potrà prendere posizione avendo una scelta più vasta.
Numerosi termini sono stati coniati, dalla letteratura inglese, per definire i diversi membri della fratria: Siblings, "fratelli biologici" con gli stessi genitori; Stepsiblings, "fratelli acquisiti", non correlati biologicamente, senza nessun genitore in comune; Half-sibling, "fratelli della seconda unione" o "semi-fratelli", parzialmente correlati biologicamente in quanto hanno solo un genitore in comune; Mutual Child, i figli nati dalla nuova coppia ricostituita.
Di grande importanza risulta essere la modalità di denominazione all'interno della fratria. Secondo I. Théry (1995), è principalmente attraverso il tipo di denominazioni usate: nomi di ruolo, appellativi, nomi propri e in alcuni casi i cognomi, che si realizza la strutturazione familiare ed anche la differenziazione di ciascun membro. Allo stesso modo è intorno ai nomi che si ricompongono le fratrie. L'utilizzo spontaneo dei termini di fratello o sorella, ricalcando i rapporti tra fratelli naturali, può avere tre significati: può essere la manifestazione di un meccanismo di difesa, il chiamare fratelli/sorelle anche i mezzi o quasi fratelli/sorelle sembra essere un meccanismo per nascondere, almeno all'inizio, la reale complessità familiare; può testimoniare allo stesso tempo una nuova solidarietà a livello delle fratria ricomposte, poiché riunisce simbolicamente il gruppo dei fratelli in una coesione ideale, in contrapposizione all'angoscia di frammentazione provocata dalla rottura della unità coniugale; infine, si può ricorrere alla denominazione di fratello/sorella per non incorrere in alcun rischio di usurpazione dell'identità.
Sebbene siano state condotte numerose ricerche sulle relazioni genitori-figli durante il divorzio e la ricomposizione familiare, pochi lavori si sono occupati di valutare il ruolo che i fratelli possono svolgere nell'esasperare o ridurre gli effetti della separazione genitoriale (Heterington & Clingempeel, 1988; Wallerstein et al. 1988). Heterington (1989) indica due ipotesi alternative che spiegherebbero i cambiamenti nei rapporti tra i fratelli in seguito alla separazione e alla ricomposizione genitoriale. Secondo la prima i fratelli diventerebbero sempre più rivali e ostili gli uni gli altri, poiché si troverebbero a competere per conquistare la ridotta disponibilità di amore e di attenzione da parte dei genitori, successivamente al loro divorzio o rimatrimonio. Al contrario, l'altra ipotesi sostiene che: i fratelli, che fanno parte di famiglie che hanno affrontato diversi cambiamenti nella relazione coniugale potrebbero essere portati a considerare le relazioni con gli adulti come inaffidabili, false e fonte di sofferenza, e, di conseguenza, potrebbero cercare gli uni negli altri sostegno emotivo, affetto ed alleanze.
Quattro sono le scoperte più importanti che fino ad ora sono state fatte osservando il gruppo dei fratelli: 1) i fratelli, all'interno delle famiglie ricostituite e i figli maschi in quelle divorziate, presentano maggiori difficoltà relazionali rispetto ai fratelli appartenenti a famiglie non divorziate o alle figlie di nuclei familiari divorziati. Essi sono tra loro più aggressivi, evitanti e presentano maggiori gelosie e minore coinvolgimento emotivo; 2) solitamente, le relazioni tra i fratelli, nelle famiglie ricostituite, migliorano con il passare del tempo, ma rimangono sempre più disturbate di quelle presenti nel sottosistema dei figli all'interno delle famiglie non divorziate o divorziate; 3) qualunque diade di fratelli che è costituita da un figlio maschio presenta molti più problemi di una diade composta da sole femmine; 4) le figlie femmine più grandi, all'interno delle famiglie divorziate, tendono ad assumere un ruolo allevante e di sostegno nei confronti delle sorelle più giovani. Esse intraprendono più spesso attività educative, di gioco e di cura verso le loro sorelle minori che verso gli altri fratelli. Tuttavia la rivalità, l'aggressività ed il disimpegno fraterno giocano un più importante ruolo nell'aumentare l'esternalizzazione di comportamenti antisociali, e nel ridurre quelli prosociali nelle famiglie divorziate e in quelle risposate, più che aumentare l'affetto, il sostegno e l'assunzione di comportamenti protettivi verso i fratelli dalle difficoltà legate allo sviluppo. Comunque, positive relazioni tra fratelli rappresentano una risorsa maggiore nel caso in cui i figli sono più grandi rispetto a quando sono più piccoli e con il passare del tempo dal momento della separazione.
Sempre Heterington (1988) nelle sue ricerche ha individuato alcuni stili di relazioni fraterne. Uno di questi stili riguarda meno del 10 % dei bambini i quali presentano alti livelli di affetto, coinvolgimento emotivo, e di comunicazione insieme ad un bassissimo livello di rivalità ed aggressività. Questi bambini trascorrono poco tempo a giocare con gli amici e molto a stare insieme ai propri fratelli; sono profondamente dipendenti e protettivi gli uni degli altri. Questi fratelli sono molto più spesso femmine appartenenti a famiglie divorziate o ricostituite e in quelle in cui i figli non hanno regolari contatti o non sono legati affettivamente con gli adulti. Un altro stile è caratteristico di un gruppo composto da bambini aggressivi e insicuri che vanno a costituire una categoria che è stata definita "Non adattiva". Questi bambini presentano numerosi problemi in più ambiti. Essi sono di solito poco compiacenti, impulsivi ed aggressivi all'interno della casa, con i loro genitori e fratelli, a scuola e nel gruppo di amici; sono poco desiderati dai compagni (il 70 % dei bambini appartenenti a questo gruppo dichiara di non avere amici intimi) e presentano molte difficoltà scolastiche. In breve essi mostrano livelli estremamente bassi di autostima, sono soli, infelici, arrabbiati, ansiosi e insicuri. Questa tipologia di bambini risulta essere presente sia nelle famiglie divorziate e non risposate, sia in quelle recentemente risposate. Infine sono state individuate due altre categorie di bambini: "l'opportunistic-competent" (Opportunista e Competente) e quella "caring-competent" (Attento e Competente). Gli individui appartenenti ad entrambi questi gruppi sembrano essere sorprendentemente ben adattati. Essi presentano alti livelli di autostima, sono molto popolari tra i coetanei, apprezzati dalle insegnanti e presentano pochi problemi comportamentali. I bambini "opportunisti e competenti" sono energici, autosufficienti e risultano coinvolti in numerose relazioni sia con i coetanei che con gli adulti, anche se si tratta di relazioni "egocentriche e manipolatrici" attraverso le quali essi cercano contatti con persone potenti o che hanno un alto status. Essi sono molto frequenti nelle famiglie altamente conflittuali ma anche in quelle intatte. I bambini "attenti e competenti" invece, si differenziano per avere rapporti stabili, per la loro capacità di essere empatici, calorosi e di condividere le loro esperienze ed i loro sentimenti sia con i coetanei che con gli adulti. Di questa categoria fanno parte per lo più ragazze con madri disponibili e supportive, provenienti da famiglie monoparentali o ricomposte.
Possiamo concludere dicendo che i nuovi genitori ed i nuovi figli devono spendere molto tempo ed energie per mettersi d'accordo sulle proprie linee di condotta e definire le relazioni tra differenti sistemi in continua evoluzione e che il clan dei figli ha sempre più peso in questa definizione da cui dipende il buon esito o meno della ricomposizione familiare.


76 In Mazzoni Silvia 2002: op. cit.

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