PM - HOME PAGE ITALIANA TESI

PM-TP
PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Relazioni che si interrompono, relazioni che continuano, relazioni che nascono in seguito alla ricomposizione familiare

6.2. Le relazioni genitore-figli dopo la separazione



Durante e subito dopo la separazione il genitore si trova in un clima di totale disorientamento che lo conduce ad un comportamento dannoso per la prole: in questo periodo padri e madri sembrano non essere in grado di fornire il sostegno necessario ai figli essendo troppo occupati a gestire la propria crisi. Per circa un quarto dei bambini la separazione dei genitori implica la completa o parziale perdita di rapporti con chi dei due non ha la custodia, ed essendo questa, per più del novanta percento dei casi, affidata alla madre è quasi sempre il padre ad uscire da casa e a perdere i contatti con i figli. Numerose ricerche suggeriscono che entrambe le relazione che i figli mantengono con il genitore affidatario e con quello non affidatario hanno un'importante influenza sul loro adattamento nella fase di post-divorzio (Hetherington, Cox e Cox, 1978; Wallerstein e Kelly, 1980). Per esempio è risultata essere importante la frequenza delle visite del padre non affidatario al figlio. Lowenstein e Koopman (1978)(67) hanno osservato che i figli maschi, che vivono con la sola madre, quando vedono i loro padri più spesso di una volta al mese presentano alti livelli di autostima, rispetto a coloro che vedono i loro padri meno frequentemente. Alla stessa maniera Kurdek (1988) afferma che il coinvolgimento nella cura dei figli da parte del genitore non affidatario, durante i primi anni successivi alla separazione, generalmente si associa positivamente con un buon adattamento dei ragazzi alla dissoluzione del nucleo familiare. In una sua ricerca Judith Wallerstein (1987) ha trovato che su 113 bambini (50 maschi e 63 femmine) appartenenti alle 60 famiglie intervistate, solo quattro non hanno alcun contatto con il padre; per tre di questi, ciò è dovuto all'indifferenza o all'incapacità dei loro padri; per uno, alla continua proibizione da parte della madre affidataria di frequentare l'altro genitore. Oltre un terzo dei bambini incontrano i loro padri regolarmente, una o più volte al mese. I maschi che appartengono a questo gruppo gli incontrano diverse volte durante la settimana. Un gran numero di bambini, il 57 % delle figlie e il 44 % dei figli, hanno incontri irregolari, con il genitore non convivente, meno di sei volte l'anno. Infine, i restanti tre bambini e una bambina frequentano il genitore solo durante le vacanze scolastiche.

Furtemberg, Morgan e Allison (1987)(68), osservando un campione di 227 figli di separati, evidenziano come solo il 26 % dei padre non affidatari trascorra con la prole almeno 24 giorni all'anno, mentre il 20 % non ha avuto alcun contatto con i figli nei dodici mesi precedenti.
Una tendenza simile è stata rilevata anche in Italia da Maggioni, Pocar e Ronfani, (1988)(69) che nella loro ricerca hanno trovato che: il 20 % dei padri non affidatari non vede mai i propri figli o li vede solo eccezionalmente, il 23 % una volta al mese, e il 21 % una volta a settimana. Altre ricerche hanno trovato che: anche se nel periodo immediatamente successivo alla separazione il genitore non affidatario (per lo più il padre), aumenta l'attenzione e la disponibilità nei confronti dei figli, con l'andare del tempo i rapporti diventano sempre meno frequenti e coinvolgenti. Sembra, inoltre, che regolari o frequenti contatti con il genitore non convivente abbiano differenti conseguenze, poiché hanno un significato diverso per le ragazze e per i ragazzi. Per le figlie femmine, che sono state affidate alla madre e vivono con essa, i regolari o frequenti contatti con il padre non convivente possono creare o intensificare i conflitti di fedeltà, i sensi di colpa o di ansia, diminuire il senso di autostima, ma, aumentano il senso di benessere e protezione nel periodo successivo alla separazione. Si è notato che i maschi e le femmine presentano reazioni differenti alla frequenza delle visite, legate ai differenti ruoli sessuali: nei bambini, quando vedono con maggiore regolarità loro padre, sono molto frequenti alti livelli di autostima e numerosi problemi comportamentali, nelle bambine bassa autostima e pochi problemi comportamentali. Infine, per entrambi i generi, i contatti più frequenti con i genitori non affidatari hanno l'effetto di rafforzare o mantenere separati i tradizionali ruoli sessuali.

Secondo Amato (1987)(70), invece, non risulterebbe sempre confermata l'ipostesi secondo la quale una maggiore frequentazione con i padri non affidatari determinerebbe automaticamente un maggiore benessere della prole e un suo migliore adattamento alla separazione. L'autore sostiene che, a volte, la presenza del coniuge separato può riaccendere il conflitto coniugale e causare maggiore stress, oppure, il fatto di vedere spesso il padre può essere la causa di conflitti tra madre e figlio che viene così a vivere sensazioni di colpa.

Clingempeel G. e Segal S. (1986) hanno trovato che la frequenza delle visite da parte della madre biologica non convivente alle figlie, che vivono con il padre biologico e con la sua nuova partner, è strettamente correlata con la qualità del rapporto tra quest'ultima e le figlie. Più frequenti sono gli incontri con la madre meno positivo sarà il rapporto tra le figlie e la partner del padre. Mentre, per i figli che, dopo il divorzio, restano in famiglia con la madre non si è rilevata alcuna correlazione tra la frequenza delle visite e la qualità della relazione genitore acquisito/figlio.
In generale le ricerche sembrano affermare che solitamente è il padre non affidatario a disinteressarsi e ad allontanarsi dai figli, diminuendo, col passare del tempo, la frequenza degli incontri e mantenendo relazioni sempre più formali e superficiali (Hess e Camara, 1979; Heterington et. al., 1978; Wallerstein e Kelly, 1976)(71).

Secondo Emery (1982) il cambiamento più grande nelle relazioni tra i genitori e i loro figli al momento della separazione avviene all'interno del triangolo che ha per vertici uno dei figli e i due genitori. Il conflitto e l'allontanamento emotivo, che hanno origine spesso molto tempo prima della decisione di separarsi e che vanno aggravandosi, determinano un'alterazione dell'equilibrio nel sistema delle relazioni familiari. I figli si trovano di fronte all'insolubile dilemma di voler bene ad un padre e ad una madre che non si amano più o che si odiano profondamente, in una situazione in cui spesso la dimostrazione di affetto verso un genitore è considerato un tradimento dall'altro; essi sono perseguitati da un conflitto di lealtà che gli impedisce di vivere il proprio ruolo di figli. Per questo è necessario che i genitori ed i figli negozino il cambiamento delle regole che organizzano le relazioni che ciascuno ha con gli altri membri della famiglia per raggiungere un nuovo livello di omeostasi. Tuttavia anche dopo che sono stati delineati nuovi confini e che si è raggiunto un nuovo equilibrio, sia i genitori affidatari che quelli non affidatari, hanno generalmente delle difficoltà a conservare uno stile educativo autorevole dopo la separazione. Gli innumerevoli compiti, che i genitori che hanno l'affidamento esclusivo dei figli devono svolgere, una volta rimasti soli, determinano un sovraccarico di lavoro che li rende esausti, oppressi e poco disponibili. Essi hanno il problema di dover ristabilire i confini del potere per poter gestire la complessa situazione familiare. Wallerstein e Kelly (1980) e Heterington, Cox e Cox (1982) hanno rilevato che i genitori dopo la separazione tendono a manifestare difficoltà nella comunicazione con i figli, ad essere meno affettuosi, troppo assorti dai loro problemi. Inoltre, la separazione determina una maggiore labilità emozionale e una minore capacità di controllare i sentimenti di rabbia. All'opposto, le madri e i padri non affidatari si sentono spesso esclusi dalla vita dei loro bambini, impossibilitati a dimostrare i propri sentimenti e a svolgere il proprio ruolo genitoriale, tendono, inoltre, ad avere difficoltà nel ridefinire i confini dell'intimità con i loro figli. Infine, anche se in coloro che hanno l'affidamento congiunto questi problemi si pongono in maniera minore, essi devono far fronte al problema di coordinare gli orari, i programmi ed i dettagli che richiede l'essere genitore insieme al proprio ex-coniuge.
Ciò che è importante in queste situazioni è che il padre e la madre diano costanti dimostrazioni d'amore e di affetto ai figli, poiché, quando questi prendono consapevolezza che i loro genitori non si amano più l'un l'altra e che la relazione tra loro è finita, temono che ciò possa accadere anche nei loro confronti. Se da una parte questa incertezza ed insicurezza, sono frutto della fantasia, dall'altra derivano dagli effettivi cambiamenti che avvengono nella relazione con i genitori. Infatti, in seguito alla separazione e al divorzio il tempo che ciascun figlio trascorre con entrambi i genitori si riduce e, anche nei casi in cui essi continuano ad essere presenti, le loro premure e il loro sostegno possono essere minori perché tutti e due sono impegnati da altre preoccupazioni e in altre relazioni, soprattutto quando uno o entrambi si trovano un nuovo partner. Quindi il minimo che i genitori possono fare è rassicurare i figli dando in continuazione una dimostrazione che l'amore che provano per loro è incondizionato e non cambia anche se non si sta più tutti insieme. Sembra quindi che per quanto riguarda i legami di filiazione la percezione ideale del tempo non è mutata, restando sempre sul piano della perennità e della sicurezza. Secondo Théry I. (1985) i legami tra genitori e figli non sono dello stesso ordine di quelli coniugali in quanto non nascono da un contratto tra partner uguali e liberi di rompere un accordo comune. Essi non assumono un significato nel corso di una relazione avventurosa ma al contrario nella sicurezza e incondizionabilità delle relazioni che non devono mai essere messe in discussione. L'interesse principale del minore è la garanzia della stabilità dei rapporti e dei sentimenti. Molto spesso si assiste invece ad una inversione dei ruoli: dopo la separazione, alcuni genitori, soprattutto quelli affidatari, possono sviluppare un coinvolgimento affettivo eccessivo, o una forma di dipendenza nei confronti dei loro figli. A questi viene addossata la responsabilità di soddisfare i bisogni emotivi di sua madre o di suo padre. Per esempio ad un ragazzo o ad una ragazza in età pre-adolescenziale può essere chiesto di dormire nello stesso letto del genitore o può essere considerato da quest'ultimo come un coetaneo con cui confidarsi. Si tratta di una situazione diversa dalla semplice assunzione di maggiori responsabilità nella conduzione della casa in seguito alla separazione e al divorzio; in questo caso il bambino viene caricato di un peso che è incongruo rispetto alle sue esigenze evolutive.
Un altro problema che i genitori si trovano a dover affrontare è l'incertezza e la mancanza di fiducia in se stessi che ha origine dal senso di colpa che essi provano nei confronti dei figli. Infatti, molto spesso i padri e le madri tendono erroneamente ad attribuire la causa dei comportamenti non desiderabili dei figli al divorzio e alle circostanze ad esso legate, piuttosto che a motivi più banali. Le modalità educative, esercitate fino a quel momento dai genitori, vengono dunque messe in crisi dal senso di colpa che i figli impareranno a sfruttare senza remore, ricordando a ognuno dei due quanto migliore sia la loro vita quando si trovano insieme all'altro.
Per quanto riguarda la soddisfazione degli ex-coniugi circa la separazione, i padri tendono a giudicarla quale fonte di conseguenze negative o almeno incerte nei confronti dei figli. Il giudizio delle madri, invece, in molti casi è più favorevole in quanto tendono a considerare la separazione un evento positivo.
Mentre il genitore affidatario tende a vedere la separazione come il superamento di una situazione di conflitto, i padri non affidatari esprimono una grande incertezza, un senso di disorientamento e impotenza che, nella gran parte dei casi, sfocia nel graduale allontanamento dai figli.


Note:
67 Cit. in: Healy J., Malley J., Stewart A., Children and their Fathers After Parental Separation, American Journal Orthopsychiatric, 60 (4), ottobre 1990.
68 Cit. in: Quadrio Aristarchi, I. Venini, 1992: Genitori e figli nelle famiglie divise, Giuffrè Editore, Milano.
69 Cit. in: Ibidem.
70 Cit. in: Ibidem
71 Cit. in: Pearson Jessica e Thoennes Nancy, Custody After Divorce: Demographic and Attitudinal Patterns, American Journal Orthopsychiatric, 60 (2), aprile 1990.


PM - HOME PAGE ITALIANA TESI