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PSYCHOMEDIA
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Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Il difficile compito di divenire “Famiglia Ricostituita”



In una famiglia unita ciascun membro ha una memoria che, estendendosi negli anni, include avvenimenti e tappe importanti, momenti felici e drammi che vanno a costituire l'identità del gruppo. Ciascun membro condivide, anche se in misura diversa, alcune credenze, alcuni miti, su se stesso e sui parenti, e tutti quanti sanno, perché lo hanno imparato giorno dopo giorno, quali siano i comportamenti e gli atteggiamenti accettabili e quali invece non lo siano. Essi maturano, durante la comune convivenza, un'immagine condivisa di loro stessi e della loro famiglia che influisce sul presente e guida il futuro(1). Tutto ciò non avviene nei nuclei ricostituiti all'interno dei quali gli individui, con storie completamente diverse e nella quasi totale assenza di regole circa le modalità di comportamento, sono chiamati a costruire un'identità comune e a rappresentarsi come gruppo unito. Quindi, la meta della famiglia ricostituita risulta essere il dover diventare gruppo, sistema familiare, senza aver avuto una storia comune.
Per poter costruire una seconda famiglia bisogna staccarsi dalla precedente, compiere un divorzio emotivo e porre fine ai legami psicologici, anche se ciò non significa disconoscere il passato, ma, poiché esso non può essere cambiato, accettarlo per quello che è stato.
Il superamento del lutto connesso alla separazione deve consentire agli ex-coniugi di allontanarsi l'uno dall'altra e di rincontrarsi su un piano diverso, che garantisca la continuità della cura e dell'educazione dei figli. Questo processo richiede del tempo per guardare in se stessi, per capire i propri sentimenti e quelli altrui, per non compiere scelte affrettate dettate dall'ansia, dalla paura e dalla vendetta.
Secondo Anna Oliverio Ferraris (1997) la capacità di realizzare il divorzio emotivo dipende dall'intrecciarsi di molteplici fattori quali: la durata del matrimonio, il numero dei figli e la loro età, l'intensità dei sentimenti, la fiducia in se stessi e il supporto di parenti o amici.
Una delle maggiori difficoltà nella ricomposizione familiare consiste nel definire chi dà le regole e a chi le dà. Infatti, mentre nelle famiglie tradizionali intatte, tra genitori e figli c'è, in genere, un forte legame di natura biologica, cosicché i bambini trovano normale uniformarsi alle regole, agli orari, ai ritmi e alle abitudini stabilite dai genitori; al contrario nelle famiglie miste (come le definisce A. Oliverio Ferraris 1997), i figli delle precedenti unioni possono rifiutare orari, abitudini e disciplina.
Van Cutsem (1999) nota che nelle famiglie nucleari tutti sono a conoscenza di come funziona l'autorità dei genitori. L'autrice identifica quattro modalità di gestione dell'autorità genitoriale:

1) entrambi i genitori condividono l'autorità;
2) la madre si occupa di regolare le questioni quotidiane e il padre interviene solo nel caso in cui devono essere prese decisioni importanti;
3) il padre detiene l'autorità e la madre si rifà a lui per tutte le decisioni;
4) oppure, infine, è la sola madre a risolve tutti i problemi ed il padre fa completo affidamento su di lei.

Pur essendo possibili diversi modelli, i figli hanno l'opportunità di strutturare gradualmente la propria personalità in un ambiente relazionale in cui la funzione dell'autorità, anche se in alcuni casi può non essere esplicita, è molto ben definita. In una famiglia ricomposta, invece, questa funzione deve essere stabilita, sia perché il genitore e il suo partner non sono investiti legalmente della stessa autorità, sia perché i figli possono legittimare l'uno più dell'altro.
Mentre l'esistenza della prima famiglia è espressamente regolamentata dalla legge, così come lo è la sua dissoluzione, per mezzo di norme precise circa il divorzio, la separazione, l'affidamento dei figli, l'esercizio della patria potestà, l'obbligo degli alimenti ed i diritti alle relazioni personali; non lo è quella della famiglia ricomposta, dove il legame genitoriale è unicamente affettivo e non biologico o legale. I legami di sangue o di affiliazione, riconosciuti giuridicamente come l'adozione, implicano degli obblighi di mantenimento e dei diritti e doveri ben precisi, che vengono a mancare nelle famigli ricostituite dove il legame genitore acquisito/figlio è solo affettivo. L'anomia e la mancanza di istituzionalizzazione che caratterizza queste famiglie le rende molto vulnerabili nel caso di conflitto. Infatti, l'assenza di uno statuto legale che definisca i legami familiari, di convenzioni e di abitudini sociali e familiari, obbligano le famiglie ricostituite a precisare continuamente le relazioni interne, esterne ed i confini e ad elaborare frequenti compromessi, aumentando vistosamente le occasioni di conflitto.
Le cose si complicano ancora di più se consideriamo che ciascuno dei due partner, impegnati a formare la nuova coppia, avrà idee diverse sulle modalità di educare e accudire i figli. Queste idee che provengono, sia dai modelli presenti nella propria famiglia di origine e dal tipo di educazione ricevuta, sia dalle esperienze fatte nelle precedenti unioni, e che guidano l'individuo nella risoluzione dei problemi della vita quotidiana, devono essere modificate mediante la negoziazione con l'altro partner, per giungere a delineare delle linee di condotta comuni nell'espletare la funzione genitoriale. A tal proposito, però, Chantal Van Cutsem (1999) sottolinea che, mentre, in una famiglia che si crea con la nascita dei figli questi valori hanno il tempo di essere elaborati ed enunciati, prima che i bambini o gli adolescenti comincino a metterli in questione, in una ricomposta, sia la definizione, che l'esplicitazione di essi, avviene simultaneamente. Viene così di molto ridotta la possibilità di negoziazione tra i vari membri al fine di poter trovare accordi o stringere dei compromessi rispettosi delle necessità, dei diritti e dei doveri di ciascuno. C'è anche da considerare che non sempre i due nuclei originari, da cui provengono i partner con i rispettivi figli delle precedenti unioni, si trovano nella stessa fase del ciclo di vita familiare al momento della ricostituzione. Così può succedere che, ad esempio, un padre divorziato con figli giovani-adulti ricomponga una famiglia con una donna a sua volta precedentemente sposata con figli piccoli. In questo caso si viene a creare una frattura nel ciclo familiare dovuta alla contemporanea sovrapposizione di due fasi differenti.

Van Cutsem distingue:
a) i nuclei ricomposti con gli stessi "fusi orari": "quelli in cui i coniugi, al tempo della prima separazione, attraversano la stessa fase del ciclo vitale e rompono l'uno e l'altra allo stesso modo con una serie di compiti nella famiglia". In questo caso i coniugi si troveranno ad avere figli della stessa età ed i ruoli genitoriali già conosciuti e attuati nelle precedenti famiglie saranno ancora utili per gestire la vita quotidiana, pur se gli attori possono essere in parte cambiati. Quindi è come se la famiglia ricomposta condividesse con la precedente gli stessi "fusi orari", essendo le tappe del ciclo vitale parallele;
b) i nuclei ricomposti con "fusi orari" diversi: "quelli in cui un membro della coppia ha dei figli più grandi e ricompone una famiglia con un coniuge che ha dei bambini piccoli". In questa situazione la gestione e l'educazione dei figli è molto più complessa poiché i loro bisogni sono molto diversi, anche se ci saranno meno confronti tra la prima e la seconda coppia, dato che ciascuna sta attraversando fasi differenti del ciclo vitale.
In entrambe le situazioni, tuttavia, gli adulti devono giustificare le loro scelte non solo al partner ma anche ai figli.

Allo stesso modo M. Mc Goldrick, E. A. Carter (1980) distinguono due tipologie di famiglie ricostituite:
a) quelle in cui gli sposi provengono da fasi differenti del ciclo vitale: in questa categoria rientrano quei nuclei familiari in cui i due subsistemi, che si sono da poco uniti per mezzo del rimatrimonio o della comune convivenza, provengono da fasi differenti. Queste differenze nell'esperienze e nel modo di assolvere le attuali responsabilità possono determinare considerevoli difficoltà, se i due nuovi coniugi non sono sufficientemente preparati e consapevoli dell'esistenza di una discrepanza che richiede flessibilità e capacità di adattamento. L'unione di due partner, che si trovano in due stadi differenti del ciclo vitale, consiste in un processo in cui entrambi i coniug, devono apprendere a funzionare simultaneamente in fasi molto diverse e che non seguono la normale successione. In generale, più ampia è la differenza nel ciclo vitale esistente tra i due nuovi sposi, maggiori saranno le difficoltà di transizione e più lungo sarà il tempo necessario alla costituzione della nuova famiglia. Se queste difficoltà non sono sufficientemente comprese ed affrontate, daranno vita a conflitti e al distacco emotivo ogni volta che un sottosistema del nucleo ricomposto dovrà attraversare una nuova fase evolutiva;
b) quelle in cui gli sposi si trovano nella stessa fase del ciclo vitale: in questo caso i coniugi sono molto avvantaggiati poiché devono svolgere compiti caratteristici di un unico periodo del ciclo di vita familiare, e, in generale, prima della formazione della nuova famiglia hanno vissuto esperienze molto simili. In questo caso, le maggiori o minori difficoltà che essi incontrerebbero nella ricostituzione dipenderebbero principalmente dal fatto che essi abbiano avuto o meno figli nelle precedenti unioni.


1 Anna Oliverio Ferraris, Il terzo Genitore, op. cit.


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