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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Il processo di ricomposizione familiare

3.3. La cocostruzione di significati e di rappresentazioni comuni della nuova realtà familiare



Reiss (1981),(1) rifacendosi all'affermazione di Kelly secondo il quale ogni individuo ha un suo sistema di costrutti peculiare e specifico formatosi grazie alle esperienze strettamente personali, sostiene che ogni gruppo familiare, cosi come il singolo individuo, costruisce proprie modalità di interpretazione della realtà che nascono dall'integrazione nel tempo dei modi di interpretazione dei singoli membri. Dello stesso parere è Willy (1986)(2) che afferma che nel sistema coppia i partner co-costruiscono, progressivamente, significati e rappresentazioni comuni della loro realtà, attraverso la condivisione degli eventi della vita e la negoziazione di strutture relazionali riguardanti il senso e l'obiettivo della loro relazione. Nelle coppie, dunque, i partner si adattano progressivamente l'uno all'altra ed anche se non arriveranno mai ad avere dei sistemi di costrutti identici essi dovranno almeno essere compatibili. Ciò che è più importante, tuttavia, è che la costruzione della relazione passi attraverso una contrattazione, una negoziazione e che tenga conto e non annulli le differenze tra i partners.
In un articolo Jamie K. Keshet (1990) sostiene che ciascun individuo nel momento in cui intraprende un matrimonio ha delle idee preconcette su cosa è una famiglia e su quale sia il suo funzionamento.
La costruzione di un modello di famiglia è indispensabile poiché consente ai vari membri di spiegare, predire, valutare i comportamenti e interagire gli uni con gli altri. Questa rappresentazione della famiglia e del suo funzionamento si forma, per lo più, a partire dalle prime esperienze nella propria famiglia di origine, dall'osservazione degli altri nuclei familiari e dal "mito della famiglia perfetta". Anche Donata Francescato (1992) afferma che: «si giunge al matrimonio da diverse autobiografie e culture familiari». Ciascun partner al momento del matrimonio ha gia sviluppato una propria immagine di come deve essere un legame coniugale e coltiva determinate aspettative sul proprio comportamento e su quello del futuro coniuge, ma lo stabilirsi di un buon rapporto di coppia presuppone che ciascuno di essi dovrà rinunciare a parte del suo passato, per adeguarsi alle opinioni e alle idee dell'altro.
Berger e Kellner (1974)(3) considerano il matrimonio come un processo di costruzione e condivisione della realtà da parte di entrambi i membri che sono intenzionati a sposarsi. Attraverso la "conversazione faccia a faccia" la coppia elabora una comune visione del mondo, un insieme di idee e valori condivisi, delle aspettative circa il proprio modo di essere coppia e quello delle altre.
Per quanto riguarda le famiglie ricomposte, Keshet sostiene che coloro che intraprendono un secondo matrimonio devono far fronte ad uno speciale compito consistente nell'integrare loro stessi ed i loro figli all'interno della struttura della nuova famiglia. Per ciascun individuo, questo processo di integrazione richiede una rielaborazione del proprio modello di famiglia e delle proprie aspettative circa la vita all'interno di essa. Questo processo di costruzione di una realtà condivisa è molto più difficile, nel caso di secondi matrimoni, a causa della relativa mancanza di norme culturalmente prescritte circa le modalità di funzionamento di un nucleo ricostituito. Secondo Furstenberg e Cherlin (1991)(4) le famiglie ricostituite sono il frutto di una fusione organizzativa poiché uniscono, in una sola casa, due culture familiari che si sono strutturate negli anni. Mentre le coppie che si sposano per la prima volta hanno modo di confrontare le proprie differenze e di risolverle prima dell'arrivo dei figli, i nuovi partner non dispongono della stessa quantità di tempo per costruire una identità familiare che viene, quindi, loro imposta.
La capacità della coppia di costruirsi un modello, che posa essere accettato da entrambi i partner, rappresenta un importante indicatore della buona riuscita del rimatrimonio. Tuttavia, quando ci sono bambini che hanno bisogno di cure genitoriali la nuova coppia che si sta formando è costretta a funzionare, sin da subito, come una famiglia, saltando un'importante fase del ciclo di vita familiare: quella della "coppia sposata senza figli". Questo imperativo può interferire con il processo di elaborazione di una rappresentazione condivisa da entrambi i partner e può essere di impedimento alla ricostituzione. Inoltre, il cambiamento nel concetto che l'individuo si è formato della famiglia determina un senso di shock e smarrimento che è stato riferito da molti soggetti coinvolti nel processo di ricostituzione. Tuttavia gli individui che mantengono dei modelli familiari flessibili, che non prendono in considerazione solamente i legami di sangue, impiegano minor tempo nell'adattarsi alla nuova realtà familiare.
La carente istituzionalizzazione delle famiglie, formatesi successivamente ad un divorzio, non da sufficienti informazioni circa il comportamento e il tipo di relazioni che si devono instaurare tra i vari membri. Rispetto alle "famiglie normali" le seconde unioni sono contraddistinte da un vuoto di regole sociali e giuridiche, alle quali i loro componenti possono fare riferimento per affrontare problemi di natura sia materiale, sia relazionale. Tale anomia delle famiglie ricomposte è evidente sia al livello del linguaggio che del diritto: come abbiamo visto, infatti, non vi è alcun termine sufficientemente adeguato per indicare il ruolo sociale dei membri di queste famiglie e il diritto ignora i problemi specifici del secondo matrimonio. L'assenza di ruoli, norme sociali e leggi che guidino il processo di ricostituzione può quindi rendere la vita familiare molto difficile e fonte di tensione.


Note:
1 Cit. in: A. Amato e M. C. Casadio, Costruzione dell'identità di coppia e modelli genitoriali, in: M. Malagoli Togliatti e G Montinari, 1995: Famiglie divise: i diversi percorsi tra giudici, consulenti e terapeuti, Franco Angeli, Milano
2 ibidem
3 Cit. in Jamie K. Keshet, Cognitive Remodeling of the Family: How Remarried People View Stepfamilies, American Journal Orthopsychiatric, 60 (2), Aprile 1990.
4 Cit. in Anna Oliverio Ferraris, 1997: Il terzo genitore: vivere con i figli dell'altro, Raffaello Cortina Editore, Milano.


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