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PSYCHOMEDIA
Tesi

Tesi di Laurea di Giuseppe Dimitri

La ricomposizione familiare dal punto di vista dei figli del divorzio
Riorganizzazione delle relazioni familiari tra continuità e cambiamento


Il processo di ricomposizione familiare

3.2. Separarsi e Ricostituirsi: creazione ed evoluzione della seconda coppia



Secondo Marisa Malagoli Togliatti (1992) la separazione coniugale comporta una evoluzione sia dei rapporti verticali, che di quelli orizzontali i quali innescano una serie di cambiamenti e di rinegoziazioni delle relazioni interpersonali che riguardano, oltre ai componenti della famiglia nucleare separata, anche i rapporti tra costoro, i membri della famiglia estesa e i nuovi partner degli ex-coniugi. Ciò concorda con quanto affermato da E. Scabini (1989), secondo la quale la separazione coniugale si colloca all'interno di un processo di trasformazione delle relazioni familiari che si svolge nel tempo e trova in genere una sua stabilizzazione solo dopo un periodo di circa due anni (lo stesso indicato dalla maggior parte degli autori), necessario al superamento degli inevitabili disturbi personali e familiari collegati alla separazione. Della stessa opinione risulta essere F. W. Kaslow (1987), secondo la quale occorrono in media dai due ai quattro anni per portare a termine le tre fasi in cui suddivide il processo di separazione: 1) Fase della alienazione, precedente alla separazione, caratterizzata da delusione, senso di vuoto, ritiro emotivo e controversie tra i due partner; 2) Fase conflittuale, caratterizzata da depressione, disperazione, collera e dalla separazione fisica e legale; 3) Fase riequilibratrice, successiva alla separazione, contraddistinta da un senso di rassegnazione, ma anche da ottimismo e fiducia in sé, dal completamento del «divorzio psichico», dalla riorganizzazione della rete di relazioni sociali e dalla sperimentazione di nuovi stili di vita.
Bisogna quindi collocare le famiglie ricomposte in una prospettiva dinamica e comprendere che queste si inseriscono in una serie di processi temporali che hanno inizio già prima della loro formazione all'interno del ciclo di vita familiare. Françoise Wurstel e Cristiane Carré(1) individuano cinque periodi sensibili che scandiscono il processo di ricomposizione:

* il primo periodo: ha inizio con la separazione o con il divorzio ai quali segue, a seconda dei casi, un periodo più o meno lungo dove il bambino è solo con un genitore, per lo più con la madre;
* il secondo periodo: è caratterizzato da incertezze e da sconvolgimenti a livello psicologico determinati dall'intrusione di un terzo, il nuovo compagno o la nuova compagna del genitore. Ciò è, spesso, vissuto dai figli come una perdita della relazione intima con il genitore affidatario;
* nel terzo periodo: si assiste, là dove ognuno dei partner ha avuto figli da precedenti unioni, all'incontro e alla ricomposizione della fratria;
* il quarto periodo: è la fase del rimatrimonio del genitore con il nuovo compagno/a;
* l'ultimo periodo: corrisponde alla nascita di un figlio della nuova coppia. Questa fase è spesso vissuta come una tappa irreversibile che corona in qualche modo il ciclo della ricomposizione e assegna lo status di " vera famiglia" al nucleo ricomposto.

Nelle famiglie ricomposte, quindi, il divorzio, la morte e soprattutto il nuovo matrimonio o convivenza creano una complessità che nella famiglia nucleare classica non esiste. Inoltre i due nuovi partner possono trovarsi in uno stadio differente del ciclo vitale (es.: lei ha dei figli mentre lui non è neanche sposato) ed avere alle spalle esperienze molto diverse.
Anche Elizabeth Carter e Monica McGoldrick (1980), studiando le famiglie ricomposte hanno individuato cinque stati, di durata variabile, che caratterizzano il ciclo vitale di queste famiglie.
Il primo, è lo stadio della fantasia o delle illusioni: questa fase è caratterizzata dai numerosi sogni o progetti dei membri che spesso risultano essere irrealizzabili perché slegati dalla realtà. Un primo errore consiste nell'illudersi di poter ricostruire una famiglia che sia la copia perfetta di quella sfasciata o di poter ricreare una famiglia tradizionale. Questo tentativo è destinato a fallire in quanto la nuova famiglia nasce da una precedente perdita e si costruisce attorno a persone che hanno storie di vita familiari differenti. Un secondo errore consiste nel considerare che il divorzio possa cancellare, da un giorno ad un altro la famiglia precedente, senza prendere in considerazione che il passato continua quasi sempre ad introdursi nel presente. Una terza illusione è quella che il nuovo adulto possa diventare automaticamente genitore di figli non suoi o che possa compensare, con la sua presenza, l'assenza o l'inadeguatezza del genitore separato. Infine, un'ultima fantasia, sia degli adulti che dei bambini, che si rivela illusoria, è quella della riconciliazione dei genitori. Un modo per realizzare questo sogno consiste nel creare problemi o situazioni che costringono i genitori ad incontrarsi per prendersi cura del figlio; un altro nell'attaccare ed esasperare l'intruso, affinché sia lui stesso a rinunciare ad iniziare una storia con uno dei genitori.
Bisogna prendere atto che la famiglia perfetta non esiste, è un'illusione. Solo quando lo scioglimento della prima famiglia è superato e l'idea di un accordo istantaneo è stata abbandonata si entra nello stadio successivo che dagli autori è stato definito stadio della confusione. In questa fase tutti si sentono a disagio e sono scontenti per qualche motivo. I sentimenti e i rancori, che in un primo momento, per buona educazione, erano stati repressi, incominciano a riaffiorare. La paura di sbagliare aumenta il livello di ansia e di tensione e il genitore acquisito si sente impotente di fronte al rifiuto e all'indifferenza dei figli dell'altro. Ci si rende conto che tutto deve essere ridisegnato, rivisto e rivalutato: diritti, doveri, tempi, spazi, obblighi, decisioni, rapporti di parentela. Inoltre, per non correre il rischio di una seconda perdita, i figli evitano di legarsi emotivamente al terzo genitore e, se ci sono, ai suoi figli.
Nel terzo stadio, quello della crisi, all'interno del nucleo ricostituito possono crearsi dei sottogruppi contrapposti che si scontrano e competono tra loro (figli contro genitori; genitori e figli biologici contro il genitore acquisito; padre e figli contro madre e figli; ecc.); in più i ragazzi protestano apertamente, disobbediscono, sono irritanti e provocatori. La presenza di adolescenti può aumentare i livelli di tensione in quanto il loro bisogno di autonomia si muove nella direzione opposta all'esigenza di unità interna della famiglia ricomposta, la quale, per poter sopravvivere, ha bisogno di solidarietà, di legami e di rinunce per il bene comune. Tuttavia, sebbene crisi significhi tensione e disaggio, un pò di caos, di incertezza e di ostilità sono da considerarsi normali in questa fase.
Il quarto stadio è lo stadio della stabilità. Caratteristica di questa fase è la comparsa del "senso del noi" che rappresenta un segno tangibile del fatto che la famiglia incomincia a stabilizzarsi. In questa fase ci si rende conto che i conflitti non devono essere negati, ma considerati come un'opportunità per imparare qualcosa di nuovo su di sé, sugli altri, e sul buon funzionamento del sistema. Si impara ad accettarsi l'un l'altro e a compiere delle rinunce per andare d'accordo. Si ha il coraggio di rivelare i propri sentimenti, le proprie differenze, si cercano delle soluzioni e si individuano strategie alternative. Il genitore acquisito inizia lentamente a definire il suo ruolo e ad inserirsi costruttivamente nel tessuto familiare.
L'ultimo stadio è quello dell'impegno in cui ogni membro si trova a dover fare delle scelte, a doversi assumere delle responsabilità. Si abbandonano i giochi distruttivi e le strumentalizzazioni, si rinuncia a vincere sempre e a tutti i costi, si accetta il passato facendo tesoro dell'esperienza. Si porta a conclusione un processo di maturazione che ha ampliato gli orizzonti e potenziato la capacità di comprendere se stessi e gli altri, di distinguere ciò che vale da ciò che non vale, ciò su cui si può avere una qualche influenza da ciò che invece non dipende da noi. Si apprende che: anche se si possono fare degli errori essi hanno un impatto minore in quanto non sono definitivi e irreversibili ma rimediabili.
Secondo l'approccio struttural-funzionale di Salvador Minuchin (1974), "quando un nuovo membro si inserisce nella famiglia, questi deve adattarsi alle regole del sistema e il vecchio sistema deve essere, a sua volta, modificato per includerlo". Tre sono i concetti, secondo l'autore, su cui si fonda una famiglia normale:
1) nel corso del tempo la famiglia si trasforma e contemporaneamente si deve adattare e ristrutturare per continuare a funzionare;
2) la famiglia è una struttura che può essere vista soltanto in movimento. La forza del sistema dipende dalla sua capacità di mettere in moto modelli transazionali alternativi nel caso in cui le condizioni interne ed esterne della famiglia ne richiedano la ristrutturazione;
3) una famiglia si adatta alla tensione in modo da mantenere all'interno una sua continuità anche se deve essere sempre possibile una sua ristrutturazione. Se una famiglia mantiene degli schemi rigidi e risulta incapace di adattarsi alla tensione, insorgono modelli disfunzionali di funzionamento.


1 Françoise Wurstel e Cristiane Carré, Processi psicologici e parentele multiple, in: Marie-Thérése Meulders- Klein e Irène Théry, 1993: Les recompositions familiales aujourd'hui, Nathan.


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