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Psicoterapia e Scienze Umane, 1999, XXXII, 4

Conversazione di Sergio Benvenuto con Cornelius Castoriadis

Sergio Benvenuto

 
In questa intervista con Sergio Benvenuto, Cornelius Castoriadis parla del rapporto molto profondo tra le sue concezioni della psicoanalisi e della politica, ambedue miranti all'autonomia dell'essere umano, anche se attraverso vie diverse.
Riguardo alla ricerca della felicità, Castoriadas non crede che Dio abbia creato gli esseri umani tutti liberi ed eguali, con pari diritto a perseguire la felicità». Devono agire per diventarlo, e per tendere al Bene comune, in senso contrario alla concezione liberale, nella quale ognuno persegue la felicità individuale; l'autonomia di tutti è infatti nell'interesse della stessa autonomia individuale. Così pure la felicità è faccenda privata, altrimenti si sfocia nel totalitarismo: infatti,solo il singolo sa che cosa costituisce la propria felicità, nozione complessa, ad un tempo psicologica e forse filosofica.
Oggetto della politica e della psicoanalisi sono la libertà e I'autonomia, che possono esistere solo in un quadro collettivo, che le renda possibili. Questa anche la risposta alla famosa domanda sulla fine dell'analisi, intesa come termine temporale e come scopo. Per Castoriadis, essa consiste nella massima acquisizione di autonomia da parte dell'individuo: " Per autonomo intendo quaIcuno che ha trasformato i suoi rapporti con il proprio inconscio ... al punto tale da potere, nella misura in cui è possibile a degli esseri umani, conoscere i propri desideri e, nella misura deI possibile, controllare la messa in atto dei suoi desideri." (ivi, p. 111).
Riguardo alla sua preferenza per il termine autonomia, rispetto ad emancipazione, quale portato della psicoanalisi, Castoriadis sottolinea che iI suo concetto è più preciso, indicando un fine della psicoanalisi: aiutare gli individui a superare le loro inibizioni, rendendoli cittadini più lucidi e attivi, focalizzando iI rapporto del paziente con se stesso: "dove era l'Es, là sarà l'Io", cioè la psicoanalisi cerca di trasformare il rapporto dell'istanza deI soggetto conscio con le sue pulsioni, il suo inconscio: questa la definizione dell'autonomia sul piano individuale.La sua ideologia relativamente all'autonomia nulla ha a che fare con le ideologie di massa propagandate dai mass-media, ma si riferisce alla creatività degli esseri umani, al "faccio una cosa giusto perché mi piace", considerando l'individuo come qualcuno che è o cerca di divenire autonomo, sviluppando in modo meditato la propria singolarità.
Questo non significa avallare l'ideologia del desiderio propagandata dalla Scuola di New York alla fine degli anni '40, mostruosa, perché si possono desiderare anche le cose più mostruose, come I'assassinio, I'incesto, o lo stupro. E neppure, come fa Lacan, si può parlare di legge simbolica, costituita nel linguaggio stesso. Il fatto che i1 linguaggio appartenga al simbolico, nel senso che ogni segno lo è di un referente, o che ci sono simboli di un altro ordine, è solo una mistificazione del simbolico. Non esiste simbolico come campo indipendente, ma solo un simbolico parte o funzione dell'immaginario. Altrimenti c'è l'istituzione. L' essere umano si trova alle prese col problema di arrivare ad un rapporto col proprio inconscio che non sia di pura e semplice rimozione o soppressione, e qui troviamo ancora un punto di incontro tra psicoanalisi e politica: la legge sociale è anche mia nella misura in cui ho avuto la possibilità di partecipare attivamente alla sua formazione, ponendomi quindi come essere autonomo, pur essendo obbligato a vivere in una società che ha delle leggi.
A questo punto Benvenuto rileva che spesso la pratica di Freud è stata criticata, specie dalla Sinistra, tra il 1960 e il 1970, sostenendo che essa è tipica di una società liberale, dato che si fonda su una specie di contratto privato. Così, i teorici di sinistra (da Deleuze a Basaglia, da Foucault a Cooper) hanno proposto come alternativa un trattamento sociale dei problemi della gente nei confronti delle istituzioni . Castoriadis ritiene che si tratti di una esagerazione estremista di sinistra: il processo psicoanalitico è necessariamente tra due persone: un analizzando e un analista. Al di fuori di ciò, è impossibile un transfert e una sua elaborazione Il punto difficile sembra quello finanziario, dato che lo psicoanalista deve pur vivere. e, per lo stesso analizzando, una psicoanalisi gratuita è intollerabile psichicamente, per il debito enorme nei riguardi di una persona che offre iI proprio tempo, e per il rischio di adoperare le ore di analisi per parlare del più e del meno, non costando nulla. Certo, è pur vero che molti non possono permettersi di pagare un'analisi; ma la soluzione può venire solo da una trasformazione sociale generale.
Tornando al punto di vista teorico, è impossibile fermarsi alla teoria freudiana nel senso stretto, e iniziale, perchè c'è un punto cieco in Freud: l'immaginazione: tutto quel che egli racconta, immerso nello spirito positivista dell'Ottocento,è formazione dell'immaginazione radicale del soggetto. Per molto tempo Freud crede reali le scene di seduzione infantile narrate dalle pazienti isteriche, che veramente la malattia derivi da un reale trauma; come attualmente negli U.S.A. e nei paesi anglofoni, osserva Benvenuto, il che viene considerato da Castoriadis un cumulo di sciocchezze determinate dalla moda della correttezza politica. Comunque sia, tornando ai ricordi dei pazienti riguardanti il trauma, I'evento cui si riferiscono è reale in quanto evento, ma immaginario in quanto traumatico: infatti, il trauma c'è solo se I'immaginazione della persona accorda un particolare significato a queI che accade, il che discende dall'attività fantastica e dall' immaginazione radicale della persona stessa. Freud non vede il ruolo dell'immaginazione nella "fantasmatizzazione", cercando invece origini filogenetiche a queste fantasie.Egli non vede che quanto accaduto in queI momento ha svolto quel ruolo perché la persona gli ha attribuito queI significato fantasticamente, e neppure riesce a spiegare quanto accaduto, sicché è ridotto a dire che si tratta di una scelta della nevrosi, che come tale non può essere spiegata, e allora si rifà a fattori costituzionali, il che non costituisce una vera risposta.
Benvenuto domanda allora quando l'analisi riesca a curare : agendo sulle cause, o su qualche altra cosa?
Castoriadis considera questa la domanda più importante e difficile. Osserva che la psicoanalisi cerca di trasformare il modo in cui la persona in analisi vede il proprio mondo, mostrandogli il suo mondo fantastico, dipendente dalle personali costruzioni mentali; cercando, inoltre, di condurlo ad un più congruente rapporto con le sue costruzioni fantastiche; il modo però in cui un'interpretazione funziona, resta un mistero.
Benvenuto, ricollegandosi a queste osservazioni, ricorda il recente attacco degli epistemologi riguardo alla scientificità o meno della psicoanalisi (negata da Grunbaum, Eysenck e Popper, che assimilano la validità dell'analisi a un effetto placebo, quindi di suggestione); la replica di Castoriadis è che di tale asserzione non viene offerta alcuna spiegazione, mentre la psicoanalisi, a proposito della suggestione, dice che è effetto di un transfert. Inoltre, se la psicoanalisi può spiegare la suggestione, la suggestione non spiega la psicoanalisi.
Ad esempio, come si spiega che ci siano delle resistenze, e che queste, ad un certo momento,cadano ed un paziente di colpo passa da uno ad un altro stadio? D'altronde , la psicoanalisi non è una scienza positiva, e non è vero che le scienze non positive siano solo letteratura, comunque questa letteratura è forse piu importante delle scienze positive:" perché la storia, la società, Ia psiche umana, la nostra vita, sono per Io meno altrettanto importanti delle molecole e degli atomi." (ivi, p. 123)

Una traduzione integrale dell'intervista in lingua inglese è stata pubblicata da Psychomedia il 10 maggio 1999 nella Sezione "Terapia nel setting individuale", Area "Argomenti di Psicoanalisi", URL:
http://www.psychomedia.it/jep/articles/castoriadis2.htm
E' possibile anche leggere su Psychomedia una esauriente e molto interessante recensione di un bell'articolo di Fabio Ciaramelli apparso sul Journal of European Psychoanalysis (JEP), Number 6, Winter 1998: Fabio Ciaramelli, An Introduction to Cornelius Castoriadis' Work. URL: http://www.psychomedia.it/jep/articles/castoriadis1.htm

Poche cose in aggiunta.
Per inquadrarne meglio la figura, ricordiamo qui che Cornelius Castoriadis (Costantinopoli, 1922-Parigi, 1997), prima di essere filosofo e psicoanalista, si dedicò attivamente alla politica come attivista trotskysta, quale editore del Giornale del Socialismo e Barbarie, dal gruppo "Socialismo o Barbarie" di cui era stato cofondatore, (anni 1950 e 1960), sfociati poi nei tre volumi filosofico-politici Scritti politici e sociali, di grosso impatto per il maggio 1968, dedicandosi inoltre a studi di economia. Dal 1973 la sua attività in psicoanalisi e, quattro anni dopo, come Direttore dell'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales .Fino alla morte, ha continuato a scrivere sul suo progetto di autonomia. A questo progetto certo ha molto contribuito la sua teorizzazione sull'immaginario: va citato a tale proposito l'importante lavoro: "L'institution imaginaire de la société", Paris, Editions du Seuil, 1983.
La teorizazione sull'immaginario diverrà centrale in tutta la sua opera, sia politicamente, intendendo che l'immaginario ha il compito di mettere fine alla perversione del capitalismo, e concependo la storia come creazione immaginaria, irriducibile ad ogni predeterminazione,di qualsiasi ordine e tipo, che psicologicamente.
In campo psicologico, si deve a lui una nuova visione della teoria freudiana, incentrata sul concetto di "monade psichica", una sorta di nucleo originario onnipotente e indifferenziato che ha a che fare col narcisismo originario, quello antecedente alla relazione d'oggetto , quindi da socializzare: un fantasma primordiale che costituisce una rappresentazione di sè; la socializzazione avviene solo ricorrendo alla forza, data la peculiarità della monade di non voler essere "imbrigliata" nell'individuo sociale, da cui le manifestazioni dell'inconscio, sogni, agiti, atti sovversivi; infatti, assolutamente egocentrica , non si preoccupa degli altri, ma solo del proprio piacere , che vuole perseguire totalmente e subito.
Da questo nucleo originario tuttavia, se socializzato, il che può avvenire solo con la rottura della monade e la socializzazione della psiche per desiderio dell'altro, può scaturire un importante cambiamento sociale sulla base dell'immaginazione. La psiche può in tal modo creare un flusso costante di rappresentazionI, anche di tipo affettivo. e l'immaginario individuale progressivamente approda all'immaginario sociale e infine a quello storico-sociale, caratterizzato da significati immaginari sociali.
In questo quadro, centrale la ricerca della libertà e dell'autonomia, come ribadito nell' intervista: autonomia individuale e collettiva, e qui il discorso diviene politico.
L'autonomia va intesa come autolimitazione, creazione di nuovi significati a partire dal magma dei significati sociali immaginari, e la psicoanalisi è intesa da Castoriadis come un percorso per giungervi, tramite la messa in discussione dei miti familiari interiorizzati cioè, detto in altre parole, l'individuo arriva a darsi una propria legge, in maniera autolimitante, sul modello di quanto politicamente avvenne nella Grecia del V secolo, o durante la Rivoluzione Francese.
Così termina pure l'analisi (la fine, il fine), con l'autonomia dell'individuo, col nuovo rapporto tra cosciente e inconscio e la raggiunta possibilità di distinguere tra realtà sociale e propri fantasmi.
Resta tuttavia, nel pensiero di Castoriadis, tutto il valore dell'inconscio

Nota: Conversazione (Parigi, 7 maggio 1994) registrata, filmata e tradotta dalla RAI-TV italiana per l'Enciclopedia Multi-Mediale delle Scienze Filosofiche

Indirizzo dell'autore: Via Dandolo 24, 00153 Roma

 

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