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Psicoterapia e Scienze Umane, 1999, XXXII, 2

Il pensiero figurativo: il sogno, l'immaginario e il simbolico

Gaetano Benedetti

 
In questo saggio, Gaetano Benedetti, appoggiandosi  alla neurofisiologia e all'esperienza di lavoro psicoterapeutico, specie con pazienti psicotici, mostra l'importanza del pensiero figurativo per la genesi della mente e lo strutturarsi della comunicazione. 
Si comincia a pensare per immagini. La dipendenza delle immagini interne dagli apprendimenti percettivi originari è sperimentalmente dimostrabile: i cerebrolesi, per esempio, sono incapaci di specifiche rappresentazioni mentali a seconda della zona del cervello colpita. 
Anche il sesso sembra giocare un ruolo riguardo le capacità di immgazzinare ed elaborare certi tipi di immagini rispetto ad altre. 
L'evoluzione del mondo dell'immaginario è complessa: esso sgorga sia dalle relazioni dell'inconscio personale e ancestrale con le diverse situazioni relazionali, sia da quella che Stern denomina cross modality, cioè capacità di trasmettere esperienza da un campo sensoriale ad un altro. Può così strutturarsi il simbolo linguistico, che però necessita di un'ulteriore elaborazione dell'immagine, cui danno il loro apporto regioni diverse del cervello.
Se è vero che la ricerca neurologica oggi tende a superare la dicotomia mente/cervello, è pur vero che il mistero dell'immaginazione e dei vissuti è comprensibile solo su un livello fenomenologico: "la creazione del simbolo del Sé nella dualità affettiva di madre e bimbo alle origini della vita non potrà mai essere oggetto di indagine neurofisiologica, perché fondamento di quella res cogitans che come spirito umano trascende la materia" (p. 56).
Benedetti considera il sogno come reminiscenza, osservando come i popoli primitivi usino concetti immagine. "Il pensiero figurativo, sia immaginario che simbolico, è proprio del sogno come di nessun'altra forma di attività mentale" (p. 57): tutto è immagine e simbolo.
Per comprendere il significato del sogno, l'A prende le mosse da un progetto fisiologico: "concepire le funzioni del sogno nel triplice ventaglio della memorizzazione, della simbolizzazione e dell'attività ristoratrice" (p. 58). Vediamo più da vicino. Riguardo alla memorizzazione: è merito di Freud l'aver scoperto che il sogno (memoria latente) consente l'accesso alla memoria anche infantile. Wilson (1991) ha scoperto che il "ritmo beta"compare anche legato al processo di memorizazzione durante il sogno nella fase REM, in cui vengono ulteriormente elaborate informazioni utili alla sopravvivenza della specie. Al di là della spiegazione neurofisiologica, in questo studio si sottolinea il ruolo della memorizzazione al servizio della fondazione dell'identità storica della persona, anche se la memoria rimane in gran parte inconscia e può riemergere perfettamente vivida solo nel sogno
Il fulcro della funzione psicodinamica del sogno è costituito dalla simbolizzazione, quasi tutto è simbolo, tanto da poter ipotizzare che il pensiero simbolico trovi proprio nel sogno il suo organizzatore fondamentale. Nel sogno, il simbolo può ricostruire eventi del passato tramite immagini del presente. Benedetti la chiama "attualizzazione potenzialmente trasmutativa", in quanto "nella ripetizione simbolica si apre un'area di possibile nuova decisionalità entro un evento già definito dai parametri del passato" (p. 60).
L'inconscio può reagire diversamente a qualcosa che ci ha già determinati, e questo dà luogo nel sogno al fare qualcosa che non era mai stato possibile fare prima, quindi possibilità di nuova autonomia psichica che, secondo l'A, corrisponde al concetto di Freud di sogno come realizzazione di un desiderio proibito, intendendo il desiderio dal punto di vista istintuale e la proibizione come censura morale del SuperIo. Dato che nel sogno il desiderio è soddisfatto sotto forma di simbolo, è evitato il conflitto col SuperIo. D'accordo col modello freudiano, Benedetti tuttavia lo estende; la trasformazione del desiderio rientra in un allargarsi e in una maggior libertà del Sé; il simbolo traveste il desiderio proibito con condensazioni, contaminazioni, pars pro toto, negazione. Tuttavia, ambiguamente il simbolo, oltre a nascondere, rivela tramite quella che Benedetti chiama la "sensorializzazione dell'esperienza", dato che tutto appare sotto forma d'immagini visive, che si rifanno al nostro primo modo di pensare, quindi con una drammaticità espressiva e un'evidenza di pensiero altrimenti impossibili. Il simbolo offre un'immagine ambigua "che ora rivela e ora nasconde, ora memorizza e ora spersonalizza, ora concretizza e ora astrae, ora scinde e ora condensa, ora estranea e ora personifica, ora oggettifica e ora soggettifica, ciò che può essere riportato a un residuo diurno ed ora si rifà ad un passato remotissimo" (pp. 61-62), in una struttura della conoscenza e dell'interpretazione ambigua, che si contrappone a quella lineare del pensiero razionale, fondata sul si e sul no. La "sfocatezza" è testimoniata anche dalla mancanza di strutture mentali di razionalità, temporalità causalità.
Riguardo infine al sogno come ristoro dell'attività mentale, l'A suggerisce che, dopo la scoperta che l'attività onirica ha luogo anche durante le fasi NREM, è lecito supporre che essa rappresenti una proiezione d'immagini accumulate durante la veglia, da cui l'Io si dissocia, senza costruirne il flusso. Infatti questi sogni sono difficili da ricordare: vengono cancellate le associazioni spurie, con ristoro del sovraccarico per la vita mentale.
Il pensiero immaginario appare all'A sia come ricezione di immagini che come proiezione di esse sul mondo ad opera dell'Io, come già si vede nelle prime forme artistiche di 40000 anni fa, che testimoniano di una convinzione di poter agire sugli aspetti della realtà tramite la manipolazione mentale delle immagini. Ogni epoca ha la sua creatività dell'immagine. Per esempio, Kris sottolinea la creatività dell'artista moderno, che distrugge nell'opera il mondo per proiettarne una sua propria, sempre però attingendo agli strati profondi dell'affettività.
"L'immagine diviene simbolica quando la figura esprime anche dati non esplicitamente contenuti in essa, ma da essa evocati per un rapporto di simmetria parziale" (p. 66): essa aumenta enormemente lo spazio mentale dell'esperienza, aggiungendo la creatività di metafora, analogia e allegoria, facendo evolvere la mente in direzione fantasmatica cognitiva ed affettiva..
Anche la figura agli inizi era pensiero figurativo, con gli ideogrammi: ma si tratta di un simbolo denominativo, non analogico, avendo perso la struttura immaginifica.
Alla formazione del simbolo - ricorda Benedetti - concorrono le immagini inconsce, per cui è impossibile ridurlo razionalmente. Il suo significato esistenziale è creazione, oltre che dell'inconscio in esso racchiuso, anche di quello di colui che vi è posto dinanzi, tanto nell'opera d'arte che nell'approccio terapeutico al "delirio" dell'altro, che avviene solo in una "dualità terapeutica"
Nella schizofrenia, simbolo e rappresentazione di cosa non sono distinte (significante e significato sono identici), "c'è un deterioramento dell'immagine del proprio Sé e della sua simbolizzazione, per cui il Sé sofferente perde la sua autonomia di fronte al mondo e si confonde con esso" (p. 69). Anzi, coi malati con cui il normale canale comunicativo verbale è difficoltoso o impossibile, una traslazione di ordine immaginario permette di entrare in contatto, perché l'immagine esprime ma contemporaneamente vela, e il terapeuta che regredisce a tale livello per comunicare è meno terrifico per il paziente, costituendo una sorta di figura vicariante del proprio Sé. Inoltre il linguaggio pittografico permette al paziente di percepire parti di Sé, rimosse dalla coscienza sul piano verbale; oltre a stimolare di più l'inconscio della coppia analitica. Talora il pensiero figurativo riesce ad esprimere ciò che è impossibile al linguaggio verbale bloccato e irrigidito, aprendo più canali tra comunicazione e riflessione. 

Vorrei ora richiamare per sommi capi un ristretto numero di concise osservazioni relative al simbolo ed alla lettura del sogno, prendendo brevemente in considerazione alcuni altri AA, ma soprattutto uno psicoanalista che, in tempi a noi vicini, si è occupato in maniera molto originale e innovativa del sogno, Fritz  Morgenthaler.
Benedetti si chiede: "dove, come nel sogno, tutto è immagine e simbolo?" (p.57). Erikson (1949) parlava dei simboli come di anelli di congiunzione tra materiale onirico manifesto e latente (v. il suo schema dell'analisi di un sogno: 1. configurazioni manifeste; 2. anelli di congiunzione tra materiale onirico manifesto e latente; 3. analisi del materiale onirico latente ; 4. ricostruzioni).
Se seguiamo l'indicazione di French e Fromm (1964), più che di comprendere, magari empaticamente, i simboli, si tratterebbe di controllare criticamente l'intuizione, considerando la struttura cognitiva del sogno, e spostando il fuoco rispetto alle ipotesi freudiane, col considerare il sogno come " la soluzione di un problema": "non dobbiamo dimenticare che un simbolo ci dà soltanto un indizio per un'ipotesi di lavoro: questa ipotesi di lavoro dovrà venire poi elaborata e controllata con altri elementi" (French, Fromm, 1970, n. 2, p. 59). 
Con ciò, a mio parere, ci stiamo molto avvicinando al punto di vista di Morgenthaler che non prescinde mai, per l'interpretazione di un sogno, dal processo in atto, con particolare riferimento al vissuto che coinvolge sia paziente che analista.
Per Morgenthaler (1983), il simbolo è un oggetto, in cui la censura fa scomparire l'Es: rappresentazioni e ricordi consci sono, infatti, i contenuti latenti resi irriconoscibili dalle censure dell'Es e dell'Io. 
Nel sogno - dice Benedetti - il fatto che l'inconscio abbia la possibilità di reagire in maniera diversa a qualcosa che ci ha già determinati convalida la visione di Freud di sogno come realizzazione di un desiderio (istintuale) proibito (dalla censura morale del SuperIo); la possibilità viene raccolta quando il sognatore fa qualcosa di nuovo.
Mi pare assai interessante il punto di vista di Morgenthaler (1986), il quale sottolinea come il trovare nel sogno desideri rimossi soddifatti allucinatoriamente costituisca solo una piccola parte del lavoro del sogno, che soprattutto riguarda determinate qualità del vissuto. Morgethaler sottolinea a più riprese che l'inconscio, potenziale energetico senza contenuti, non è afferrabile, ma talvolta si lega a rappresentazioni o desideri inconsci dell'Io. Perciò, anche nel considerare i contenuti onirici latenti, va fatta distinzione tra movimenti idifferenziati dell'Es ed espressione delle componenti inconsce dell'Io, le uniche che si manifestino nel contenuto onirico latente. Nel sogno - insiste Morgenthaler - è importante vedere la tendenza dell'inconscio, l'unica a darci indicazione sulla situazione transferale del sognatore in quel preciso momento, con quel preciso analista., e tale tendenza può essere colta solo dopo aver considerato gli elementi formali e la loro successione sia del sogno sia del suo racconto, ivi compresa la sua collocazione nella seduta e la ricostruzione dei nessi formali e strutturali della seduta stessa.  La simbolizzazione viene quindi ad essere solo uno dei modi, peraltro assai raffinato, a disposizione dell'attività inconscia dell'Io per travestire i moti pulsionali inconsci, attuare la censura e proteggere il sonno. 
Da notare che, mentre Freud era interessato, nell'interpretazione dei sogni, alla prospettiva genetica, Morgenthaler è interessato a quella funzionale, atta a far comprendere il vissuto, che va ben al di là dell'interpretazione del significato, limitato a scoprire il desiderio inconscio.
Per quanto riguarda la "sensorializzazione dell'esperienza " di cui parla Benedetti, per cui il simbolo rivela, oltre a nascondere, e tutto appare sotto forma di immagini visive, mi pare che essa potrebbe trovare un'essenziale integrazione appunto nel concetto di "emozionale" di Morgenthaler, che riporta all'Es e ai movimenti emotivi pulsionali, cercando di andare al di là del simbolo, regno della censura ed immobilizzazione del movimento indirezionato emotivo pulsionale stesso. 

Bibliografia aggiuntiva del recensore
ERIKSON E.H., (1949), "Il sogno tipo della psicoanalisi" (I parte), Psicoterapia e scienze umane, 1991, 2: 92-109.
FRENCH TH.M., FROMM E., (1964), I sogni. Problemi di interpretazione, Astrolabio, Roma, 1970.
MORGENTHALER F., (1983), "Diagnostica del sogno. Il significato dei punti di vista formale e strutturale", Psicoterapia e scienze umane, 1985, 1: 7-26.
MORGENTHALER F. (1986), "Un sogno come mezzo di prova", Psicoterapia e scienze umane, 1987, 2: 3-24.

Indirizzo dell'autore: Inzlingerstr. 291, 4125 Riehen (Basel) - Svizzera 

 

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