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NEURO - PSYCHOANALYSIS

VOL. 1, N. 1 / 1999

Freud's Theory of Affect: Questions for Neurosciences

Mark Solms , Edward Nersessian


 
La teoria degli affetti secondo Freud: domande per le Neuroscienze
Nell'articolo introduttivo dei co-Editors della rivista, Mark Solms e Edward Nersessian si descrivono i correlati anatomici e fisiologici  delle idee "basilari" e dei più generali concetti di psicoanalisi. La teoria degli affetti è poco capita e spesso travisata e questo forse è dovuto al fatto che non è mai stata pubblicata una teoria definitiva e completa. Si è evoluta in forma marezzata per un periodo di tempo lungo, per più di quarantâanni e l'articolo ci aiuta a considerare la teoria degli affetti come una intera impianto teorico.

L'AFFETTO E' UNA MODALITA' PERCETTIVA STIMOLATA INTERNAMENTE
Parlando di questo argomento gli autori si riferiscono ai "qualia di percezione" rispetto alla visione, l'ascolto, la sensazione somatica il gusto e l'odorato. Gli autori richiamano quindi la concezione cognitiva come legata al responso soggettivo (piacere, dispiacere 'pleasure, unpleasure') che richiama alla dimensione descrittiva dellâappercezione nellâaccezione dello Scharfetter (Schafetter, 1990 ö Psicopatologia generale). Dopo aver citato Freud, si pone l'interrogativo del fatto se le percezioni emotive di un processo interno, che in se stesso è inconscio, vengono percepite.
Gli autori si rifanno a Le Doux riguardo il problema della elicitazione della specifica area cerebrale e della possibilità di registrazione degli affetti in aree corticali specifiche. Ed in particolare se nei tessuti corticali coinvolti sono presenti meccanismi recettoriali specifici. Se un anatomico "senso d'organo" di percezione d'affetto potesse essere localizzato in qualche modo potremmo essere ben preparati a affrontare la domanda più importante di tutte cioè di quale percezione è l'affetto, oppure mettendola in termini diversi, cosa causa l'emozione per essere sentita?
Gli autori per esempio si chiedono se l'esperienza affettiva può essere correlata con la corteccia del sistema limbico (cioé il complesso amigdaloideo per le percezioni elementari di "unpleasure"; la sostanza innominata e e l'area del setto per le percezioni elementari di piacere.) e forse la corteccia paralimbica (porzione anteriore del giro del cingolo, la corteccia frontale ventro-mediale, per le più complesse emozioni).
 

Gli affetti sono percezioni di "oscillazioni di tensione pulsionale":
Citando Freud: " · il fattore determinante l'affetto è probabilmente una quantità di aumento o diminuzione di eccitamento in un dato periodo di tempo·" gli autori affermano che molti assunti sono impliciti in questa affermazione due dei quali è necessario isolare.
La prima è ãla quantità di eccitazione della menteä che Freud distingue tra aspetti qualitativi e quantitativi. Gli aspetti qualitativi descrivono i processi rappresentazionali che derivano dalle percezioni sensoriali, mentre gli aspetti quantitativi descrivono le attività non rappresentazionali, i meccanismi endogeni che la guidano, e che derivano dal milieu interno dellâorganismo. Gli aspetti quantitativi sono la rappresentazione psichica dello stimolo proveniente dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente. "Sono la rappresentazione psichica dello stimolo che origina dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente, come una misura del lavoro richiesto alla mente in conseguenza delle sue connessioni con il corpo". (vedi di seguito punto 5 e annotazioni). Freud ha sempre sottolineato che i processi quantitativi che stimolano gli impulsi allâazione sarebbero stati accessibili a dei metodi chimici di investigazione. Procedendo da qui e dalla teoria degli affetti, Freud aveva previsto il tempo in cui sarebbe stato possibile intervenire direttamente su queste "endogenous forces" per trattare la malattia mentale. La definizione di affetto per Freud è un sentimento di piacere e dispiacere sono la qualità psichica associata alla trasporto di energia allâinterno dellâapparato.
Le implicazioni di queste teorie da un punto di vista della connettività neuronale e delle dimensioni quantitative a differenti gradi di attivazione neuronale sono importanti.
La teoria di Freud potrebbe essere equivalente a quella di Mesulam (Mesulam, 1985) in cui vengono descritte le funzioni di "Flusso" e di "Stato" del Cervello essendo le modalità di percezione esterna e i vari processi rappresentazionali derivanti da essi le funzioni di flusso, e le modalità percettive interne, le funzioni di stato. Quindi questi due aspetti sarebbero mediati da due sistemi anatomici e fisiologici distinti (modalità specifica relativamente discreta e modalità aspecifica relativamente diffusa).
Se queste correlazioni avessero una qualche validità, sembrerebbe implicito il fatto che la percezione dellâaffetto è qualcosa di legato, con gradualità,  nei nuclei della modalità non specifica che regolano le funzioni "Stato Dipendenti" della corteccia: i nuclei intralaminari del talamo, i neuroni colinergici dellâarea settale e della sostanza innominata; i neuroni dellâipotalamo laterale e mediale; i neuroni serotoninergici del nucleo del rafe, i neuroni colinergici della formazione reticolare pontomesencefalica; i nn. Noradernergici del n. ceruleus; nn. Dopaminergici nella sostanza nera nellâarea del tegmento ventrale (che innerva lo striato e altre aree libiche).
Quindi tutte queste formazioni sono i correlati fisiologici dei processi psichici "quantitativi". Potrebbero essere infatti gli equivalenti neurologici "della rappresentazione psichica  dello stimolo che origina dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente, come una misura della richiesta fatta sulla mente in conseguenza della sua connessione con il corpo".
Questo potrebbe rendere ragione del fatto che la maggior parte degli agenti psicofarmacologici (i farmaci che alterano lo stato dellâumore) agiscono su un singolo sistema trasmettitoriale  originato in questi nuclei.
Alla fine le seguenti specifiche domande potrebbero essere poste: l'origine dell'affetto è legata allâattività nella modalità non specifica dei nuclei della base cerebrale che modulano la dimensione quantitativa (il livello o lo stato) della coscienza?
I nuclei che modulano la dimensione quantitativa della coscienza sono strutturalmente e funzionalmente legati con lâambiente interno del corpo? E l'attività di questi nuclei sono in relazione in qualche modo con il concetto di "stimolo"?
O mettendo la questione in termini più generali, lâevidenza neuroscientifica suggerisce che lâaffetto e lo stimolo sono intimamente connessi?
L'ultima domanda riguardo la relazione tra lâaffetto ed il concetto funzionale di stimolo ci ricorda un importante meccanismo dal significato del quale le funzioni "stato dipendente" della corteccia sono modulate da processi endogeni.
Ci riferiamo al ruolo centrale dei peptici ed ormoni, che diversamente al sistema classico neurotrasmettitoriale discusso, in parte influenza l'attività cerebrale attraverso i meccanismi circolatori non nervosi che sembrano creare una diretta inaspettata connessione tra il cervello e il corpo.  Potrebbe essere importante per noi conoscere quale  ruolo gioca la variazione quantitativa in questi processi secretori endogeni nella modulazione dei processi affettivi.
Queste sostanze non solo rappresentano, naturalmente, una influenza quantitativa nell'economia corporea del cervello, ma poiché sono anche secreti dal cervello, sono un importante messaggio che influenza l'economia del corpo. Questo ci porta allâaspetto motorio (della scarica) della teoria dellâaffetto di Freud.
La percezione affettiva rilascia dei pattern ideo-motori di scarica: "l'espressione delle emozioni". In accordo con la compulsava potenza del principio di piacere le percezioni salienti scatenano immediatamente sequenze riflesse di scarico motorio. Queste sequenze di scarico sono dirette principalmente verso il corpo del soggetto piuttosto che al mondo esterno.
"Lâaffettività manifesta se stessa essenzialmente in scarica motoria (secretoria e vasomotoria) risultante in una interna alterazione del corpo del soggetto senza riferimento al mondo esterno, ·".

Questo articolo ci indica la via della comprensione della teoria degli affetti attraverso le opere di Freud, in cui si apprezza la lungimiranza del fondatore della psicoanalisi e la sua capacità di guardare lontano: nellâorganizzazione della teoria degli affetti possiamo considerare le seguenti caratteristiche. Le emozioni sentite sono una forma di percezione; cioè le emozioni coscienti sono rappresentazioni percettive di processi mentali più profondi che sono, in se stessi, inconsci.
Le modalità affettive di coscienza differiscono da altre modalità percettive [ i sistemi rappresentazionali della NLP e delle scienze cognitive] (visive, uditive, somatosensoriali [cenestesiche], gustative, e olfattive) in un aspetto cruciale: le percezioni affettive registrano lo stato interno del soggetto laddove le altre forme di percezione riflettono aspetti della vita esterna. Anche se un affetto è scatenato da qualcosa che occorre nel mondo esterno, ciò che è percepito attualmente nella modalità affettiva è la reazione del soggetto allo stimolo esterno in questione, non lo stimolo in sé.
Che cosa vuol dire stato: l'Affetto registra lo stato del soggetto? Lo stato registra il personale significato (valore o significato) per quel soggetto, di una particolare situazione interna o esterna.
Questa assegnazione di valore è calibrato in gradi di piacere o dispiacere, secondo una formula laddove a ãpiù piacereä corrisponde a "più vicino al soddisfacimento dei miei bisogni" e "meno piacere" significa "meno vicino al soddisfacimento di questi, più vicino alla frustrazione". I bisogni in questione sono di vario tipo, ma ultimamente sono riconducibili a pochi bisogni universali di vario tipo che sono raggruppati insieme sotto il capitolo che Freud chiamò "pulsioni".
Le pulsioni sono definite come "la rappresentazione psichica dello stimolo che origina dallâinterno dellâorganismo e che raggiunge la mente, come una misura del lavoro richiesto alla mente in conseguenza delle sue connessioni con il corpo" Freud, 1915 - S.E. vol. 14 - pag.122 (the psychical  representative of the stimuli originating from within the organism and reaching the mind, as a measure of the demand made upon the mind for work in consequence of its connection with the body) ["... il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine dallâinterno del corpo e pervengono alla psiche, come misura delle operazioni che vengono richieste alla sfera psichica in forza della sua connessione con quella corporea" OSF, vol. 8 - pag.17; la differenza della traduzione mostra qui lâaccento sulla differenza del concetto di lavoro e di operazione. Da un punto di vista semantico nella traduzione OSF di Musatti è presente lâinflusso delle acquisizioni coeve alla traduzione e la traduzione perde, a mio parere, una sfumatura importante: il fatto che Freud parlasse della mente in termini ãfisiciä (work) e non in termini "logici" o "operazionali" come il termine "operazione" poteva richiamare. La questione del messaggio freudiano e della sua gestione negli anni della traduzione ad opera del Prof. Musatti e dei possibili  "misunderstandings" ci pone molti spunti di riflessione anche da qui, dalla origine della teoria degli affetti come un punto cardine riguardo alla comprensione del funzionamento della mente]. Così recentemente le emozioni sono la percezione di oscillazioni di tensione dei bisogni istintuali. Qualsiasi possa essere la causa di queste oscillazioni della tensione, le stesse oscillazioni sono eventi interni.
Le precedenti affermazioni comprendono l'aspetto percettivo della teoria dellâaffetto di Freud; ma câè anche un aspetto motorio ö un aspetto trattato con l'espressione delle emozioni. Secondo il principio di piacere di Freud, in generale, perseguiamo il piacere ed evitiamo il dolore. Seguendo questo principio le percezioni di aumento di tensione dello stimolo (cioè le sensazioni di dispiacere) determinano uno scarico di quella tensione. Le percezioni generate dalle modalità di questo scarico formano una parte integrale del meccanismo dellâaffetto. Cioè le percezioni emozionalmente salienti (di situazioni che precedentemente hanno evocato le sensazioni primarie di piacere e dispiacere) sono associativamente connesse con le caratteristiche modalità di scarico che danno origine al sorgere di specifiche sensazioni, che caratterizzano le stesse emozioni basilari.
Le scariche motorie in questione sono di due tipi: a) i processi secretivi e vasomotori: che producono cambiamenti viscerali; b) propriamente motori (scariche muscolo-scheletriche) che determinano lâeffettuazione di cambiamenti nel mondo esterno. I due tipi di scarica sono intimamente connessi e sono frequentemente indistinguibili.
Le manifestazioni esterne di scariche interne (cioè pianto, arrossire, ·) hanno un importante funzione secondaria di allertare osservatori esterni sullo stato interno del soggetto; cioè hanno una funzione comunicativa (sebbene non intenzionale).
C'è un terzo aspetto implicito nella teoria degli affetti. Potrebbe essere chiamato l'aspetto memoria. Il punto di vista di Freud era che il piacere e le sensazioni di "dispiacere" sono associativamente connesse con certe modalità di scarico motorio interno ed esterno. Queste modalità sono associate nelle "emozioni di base". "Da dove vengono queste caratteristiche modalità?" La risposta di Freud fu: "ci sono o predisposizioni ereditate (memorie filogenetiche) o sono dimenticate nelle prime fasi di sviluppo da eventi di significato universale".
 Freud assimilò queste esperienze, che "legano strettamente insieme le sensazioni dellâaffetto con le sue manifestazioni motorie" e che funzionano come simboli mnesici, alle reminiscenze che notoriamente sottolineano attacchi isterici. In altre parole, Freud considerò le emozioni di base essere universali, tipiche o come innati sintomi di conversione.
L'aspetto finale della teoria degli affetti di Freud potrebbe essere intitolato aspetto inibitorio o esecutivo. Gli aspetti stereotipati dello scarico motorio regolati dal principio di piacere, ora trattati, furono originariamente delle reazioni congiunturali ad eventi  significativi biologici e personali. Così per esempio i cambiamenti cardiaci e respiratori associati allâevento della nascita, che sono legati insieme come lâemozione di ansia di base, che diventano un "simbolo mnesico" per "pericolo". Tuttavia la scarica automatica di un attacco dâansia non è adeguatamente appropriata in tutte le future situazioni di pericolo. Questo tipo di scarica non è mai disponibile per essere ripetuta qualora una situazione di pericolo è rincontrata (cioè una situazione di bisogno non ascoltato, di separazione dallâoggetto di soddisfazione dello stimolo). Per questa ragione, con la maturazione dellâio, sono sviluppati i meccanismi inibitori. Questo produce una stato di tensione dinamica, in cui lâenergia legata allo stimolo può essere impiegata al servizio del pensare (invece di essere scaricata con modalità riflessa). Il pensare porta finalmente ad una scarica posposta nella forma di una azione congiunturale designata a servire un utile proposito in relazione alla corrente reale situazione.
Il dato del "pensare" in maniera cruciale, che Freud osservò come "una forma sperimentale dellâagire" (attività motoria immaginata = day dream, pensieri onirici della veglia: A. Ferro) è determinata da scariche affettive anticipatorie (cioè "l'espressione delle emozioni" immaginate): segni dellâaffetto che assegnano un valore di piacere ö dispiacere alle potenziali differenti azioni. Questo comporta scariche sperimentali di piccole quantità di affetto, che sono rese possibili dallo stato di inibizione delle soggiacenti energie della pulsione. Freud descrive questo processo di sviluppo come il ãcontrolloä dellâaffetto.
Gli affetti che sorgono da idee represse (cioè da idee che sono escluse dalle reti dellâio tonicamente attivate) non possono essere inibite in questo modo. Esse tuttavia giocano un ruolo importante nella psicopatologia, come siano adeguati a produrre incoercibili attacchi affettivi.
 

Mark Solms
Academic Department of Neurosurgery
Royal London Hospital
London E1 1BB, England
e-mail: mlsolms@mds.qmw.ac.uk

Edward Nersessian
72 East 91st Street
New York, NY 10128
e-mail: enerss@worldnet.att.net 
 


 
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