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JOURNAL OF PSYCHOSOMATIC RESEARCH - VOL. 49, N. 5 / 2000
Behavioral sleep medicine: 
An emerging subspecialty in health psychology and sleep medicine

E. J. Stepanski, M. L. Perlis


Il mondo scientifico contemporaneo ha uno sviluppo molto particolare, anche in medicina. Si assiste ad una parcellizzazione minuziosa degli oggetti di studio che richiedono una iperspecializzazione professionale per essere indagati. Il fatto particolare è che tale iperspecializzazione non avviene per frammentazione dei campi di sapere codificati tradizionalmente ma per integrazione di più campi specialistici. Quanto più l’oggetto è specifico, tanto più si richiede una elevata iperspecializzazione e sempre più essa viene ottenuta integrando saperi differenti e figure professionali eterogenee. In altre parole, le malattie oggi vengono sempre più considerate come multifattoriali e quindi l’approccio ad esse necessita di essere sempre più specializzato e integrato.
In questo lavoro, Stepanski e Perlis presentano una nuova disciplina: la medicina comportamentale del sonno (behavioral sleep medicine). E’ un campo che tenta di affrontare un ventaglio specifico di disturbi (i disturbi del sonno) mettendo insieme competenze tradizionalmente appartenenti a campi sanitari differenziati, dalla psicologia clinica alla neurologia alla pneumologia. Negli anni ’70 sono sorti un po’ dappertutto negli Stati Uniti (in Italia un po’ più tardi) dei centri specialistici per le malattie del sonno, generalmente nei dipartimenti di psichiatria e neurologia. Negli ultimi 15 anni, però, è accaduto che l’invio dei pazienti per disturbi di sonno aveva una causa sempre più comune, la sindrome notturna da apnea ostruttiva (obstructive sleep apnea) che a fine degli anni ’90 ha conosciuto negli Stati Uniti una prevalenza tripla (68%) rispetto a 15-20 anni prima. Ciò ha comportato che oggi negli USA i centri per i disturbi del sonno sono allocati prevalentemente nei dipartimenti di medicina interna e di pneumologia e gli pneumologi sono gli specialisti maggiormente interessati al problema.
In questo lavoro, gli autori descrivono le tecniche terapeutiche, prevalentemente cognitivo-comportamentali, in aggiunta al trattamento farmacologico, che si sono rivelate utili nel trattamento dei disturbi del sonno e per le quali esiste una larga evidenza empirica. La parte più interessante del lavoro è però quella dedicata all’organizzazione del training specialistico per chi intende operare nel campo della medicina comportamentale del sonno. Viene fornita una lista di 29 centri universitari (con relativi ricercatori di riferimento) USA in cui vi sono già programmi formativi per questa specializzazione. Esiste una associazione (l’American Academy of Sleep Medicine, AASM) che garantisce il training con il sistema dei crediti educativi. Viene fornito anche il profilo del candidato per l’esame di idoneità (MD o PhD, quest’ultimo purché ottenuto in un settore sanitario clinico, 2 anni di supervisione clinica ed un anno di internato in un centro universitario per i disturbi del sonno con tutor).
Una piccola nota a margine da chi scrive. L’emergere e lo sviluppo di specializzazioni come questa sono possibili solo se sostenuti da una politica adeguata di formazione. Senza politica formativa di livello superiore, intelligente e aggiornata, non è possibile un vero sviluppo scientifico complessivo come crescita culturale di una nazione. Lascio a chi legge il giudizio se esistano criteri adeguati nelle politiche universitarie italiane, a livello sia centrale di ministero che locali dei singoli atenei.

Michael L. Perlis
Department of Psychiatry
University of Rochester
300 Crittenden
Rochester, NY 14642 (USA)

Phone: +1 716 275 3568
Fax: +1 716 273 1117
Email: michaelperlis@urmc.rochester.edu
 


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