PM--> HOME PAGE --> NOVITÁ --> EDITORIA --> RIVISTE --> RECENSIONI
--> JPR -->48/6 - 2000

JOURNAL OF PSYCHOSOMATIC RESEARCH - VOL. 48, N. 6 / 2000
Mediators of stress effects in inflammatory bowel disease: Not the usual suspects

R. Maunder


Chi si occupa di gastroenterologia o di psicosomatica sa che per anni la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn, forme principali della Inflammatory Bowel Disease (IBD), sono state considerate malattie psicosomatiche, nel senso che fattori psicologici erano ritenuti causativi della malattia. Questa concezione era supportata anche dal fatto che l’etiologia della IBD è ancora sconosciuta. Nel corso degli anni, questa visione è radicalmente cambiata ed oggi la letteratura mostra dati controversi sul ruolo dello stress nelle riacutizzazioni di malattia. La IBD infatti è una malattia infiammatoria cronica dell'intestino che ha improvvise riacutizzazioni imprevedibili e che possono causare effetti gravissimi.
Generalmente, le reviews su questo argomento seguono una strada empirica, ovvero valutano i risultati ottenuti studiando insieme stress e riacutizzazioni. In questo lavoro, Maunder segue invece una strada diversa, che potremmo definire teoretica. Egli infatti prende in considerazione quei fattori che la letteratura ha evidenziato essere presenti tanto nello stress quanto nell'infiammazione intestinale. Tali fattori sono: sostanza P, proteina intestinale vasoattiva (VIP), TNF-alfa, HSP, radicali liberi dell’ossigeno e ossidanti, e infine i glucorticoidi endogeni. I legami fra stress e intestino (il cosidetto brain-gut axis) legittimano l'idea dell’esistenza di possibili mediatori dello stress. Infatti vi è una estesa comunicazione neuro-immunitaria nell’intestino assicurata dal ìsistema nervoso entericoî che si stima abbia un numero di neuroni pari a quelli spinali. Ora, il sistema nervoso centrale non ha connessioni dirette con i tessuti intestinali, per cui la comunicazione cervello-intestino avviene attraverso strade di mediazione assicurate dal sistema nervoso autonomo direttamente o attraverso il sistema nervoso enterico o mediante la strada ipotalamo-ipofisi-sistema immunitario.
La review analizza uno ad uno i sei fattori comuni a intestino e stress. Dopo averne spiegato i meccanismi intestinali, l’autore esamina il loro ruolo di possibili mediatori dello stress (stimolazione, inibizione e regolazione). I risultati a cui giunge la review sono:
- Vi sono evidenze sparse ma non ancora definitive che il rilascio della sostanza P (che ha un ruolo pro-infianmmatorio intestinale) nell'intestino aumenta in risposta allo stress;
- Vi sono evidenze sparse che la VIP abbia un effetto regolatore nell'infiammazione intestinale e che un suo disfunzionamento in risposta allo stress possa avere un effetto sia periferico (aumento dell’infiammazione intestinale) che centrale (danneggiamento della funzione regolatrice)
- Si sa che la distribuzione di TNF-alfa (una citochina con molte caratteristiche in comune con alcune interleuchine, come IL-1 e IL-6) nell'intestino è molto limitata e che ha un certo ruolo nella IBD (probabilmente di ipertrofia nel corso dell’infiammazione) ma non se ne conoscono i meccanismi precisi. Così come si sa che lo stress inibisce la produzione ed il rilascio di TNF-alfa, per cui si può ipotizzare che tale sostanza possa essere iper-prodotta in risposta allo stress. Tuttavia, non esistono studi consistenti su questo aspetto.
- Gli effetti anti-infiammatori dei glucocorticoidi sono molto noti, tanto che l'uso di steroidi esogeni nella terapia della IBD è prassi clinica consolidata. Così come è noto che la reazione acuta da stress implica il rilascio di glucocorticoidi circolanti soprattutto dalla corteccia surrenale. E' però interessante notare che si ipotizza che nello stress cronico vi sia una sostanziale ipocortisolemia, come evidenziato in soggetti che sviluppano PTSD dopo esposizione a stressors eccezionali. A questo riguardo, alcuni studi hanno evidenziato che il 35-40% dei pazienti IBD afferenti a centri clinici di tertiary care è stato vittima di abusi sessuali in passato o di traumi fisici severi.
- Si sa che lo stress ossidante avviene quando la produzione di radicali liberi dell'ossigeno è superiore alla capacità delle difese locali di farvi fronte attraverso, ad esempio, la produzione di molecole anti-ossidanti endogene. Vi sono anche evidenze dirette che l'infiammazione cronica nella IBD aumenta la produzione di metaboliti reattivi di ossigeno e nitrogeno. E' possibile, dai risultati finora ottenuti, ipotizzare che l’attivazione di agenti anti-ossidanti abbia un ruolo protettivo a livello tissutale periferico (ad esempio mediante vasodilatazione e conseguente aumento di perfusione) mentre danneggi le cellule nervose a livello centrale.
- La produzione di HSP costituisce una difesa fondamentale delle cellule contro una varietà di stressors. Inoltre anticorpi a HSP sono stati trovati in pazienti IBD ma non in soggetti sani, facendo ipotizzare che lo stress cronico possa inibire la difesa cellulare fornita dalla HSP, ma ci sono ancora pochi studi in tal senso, per lo più effettuati su animali.
Le conclusioni a cui giunge questa review sono due. Uno, gli effetti dello stress sono regolati da sistemi altamente interdipendenti. Due, gli effetti dei mediatori sono altamente specifici alla localizzazione della loro sede di attività. Ciò significa che studi futuri su stress e IBD devono necessariamente focalizzarsi sugli aspetti neuroendocrini e immunitari comuni a cavallo tra stress psicologico e sistemi biologici ed inoltre devono prevedere fasi di sperimentazione sia in vivo che in vitro.

Robert Maunder
Department of Psychiatry
Mount Sinai Hospital and University of Toronto
9th Floor, 600 University Avenue
Toronto, Ontario M5G 1X5 (Canada)

Phone: +1 416 586 3200
Fax: +1 416 586 8654
Email: rmaunder@mtsinai.on.ca


PM--> HOME PAGE --> NOVITÁ --> EDITORIA --> RIVISTE --> RECENSIONI
--> JPR --> 48/6 - 2000