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JOURNAL OF PSYCHOSOMATIC RESEARCH - VOL. 47, N. 6 / 1999
Surviving cancer: do psychosocial factors count?

L. G. Walker, S. D. Heys and O. Eremin


Già nel II secolo d.C. Galeno affermava che le donne che sviluppavano un cancro alla mammella avevano un temperamento più melancolico che sanguigno. L’idea, quindi, che i fattori psicologici siano legati all’insorgenza ed alla progressione del tumore non è nuova. Oggi, dato il nostro modo di fare scienza in Occidente, non possiamo più accontentarci dell’aneddotica, della mera esperienza clinica o dell’intuizione. Questo editoriale intende fare il punto sulle evidenze empiriche esistenti grazie alle quali confermare l’idea galenica.
Tradizionalmente la ricerca su questo argomento si è occupata negli anni scorsi di valutare se l’esordio della malattia neoplastica fosse stata preceduta da un evento stressante (life events). Questa linea di ricerca ha però incontrato enormi problemi metodologici: difficoltà di valutare retrospettivamente gli eventi stressanti, difficoltà di datare con esattezza l’inizio della malattia, l’importanza del vissuto individuale verso un dato evento stressante che è diverso da soggetto a soggetto a parità di registrazione dello stesso evento.
Una linea di ricerca che si è andata affermando negli anni ’90 ha riguardato un aspetto diverso del rapporto fra psicologia e cancro: la valutazione dell’influenza dei fattori psicosociali sulla sopravvivenza. Vi sono ormai numerosi trials randomizzati in cui i pazienti oncologici vengono inseriti in bracci sperimentali in cui si offrono “pacchetti” integrati di intervento psicologico (terapia di gruppo, counseling supportivo, terapia di rilassamento, biofeedback, ipnosi). I risultati, benché non sempre univoci, tendono a dimostrare che l’intervento psicologico influisce positivamente sulla sopravvivenza dei pazienti, con follow-up molto lunghi, anche di 10 anni dalla terapia. Fino ad oggi, l’interpretazione prevalente di questi studi puntava verso l’idea che il maggior benessere psicologico e una migliore qualità di vita aumentassero il senso di controllo del paziente sulla malattia e quindi la compliance terapeutica.
Negli ultimi anni sta emergendo un’altra ipotesi di spiegazione. La sopravvivenza potrebbe essere dovuta alla mediazione dei meccanismi neuroimmunologici. Alcuni studi pubblicati negli ultimi 2-3 anni hanno dimostrato che tecniche di rilassamento, guided imagery o la partecipazione anche per breve periodo (ad esempio, 6 settimane) a gruppi psicoeducativi o di counseling supportivo hanno effetti positivi su una serie di parametri immunologici (linfociti, cellule T, cellule NK).
La linea di ricerca di psiconeuroimmunologia è fra le più interessanti nella psicosomatica contemporanea. La psicosomatica ha conosciuto una parabola storica particolare nel corso della sua breve vita (la psicosomatica in senso scientifico ha grosso modo 50 anni). Ha iniziato occupandosi di meccanismi etiopatigenetici di tipo psicologico nelle patologie somatiche, compreso il cancro. Questa linea di ricerca, fortemente influenzata dalla psicoanalisi, non ha condotto a grandi risultati, dal punto di vista sia conoscitivo che terapeutico. Si e’ quindi passati, soprattutto negli anni ’80 e ‘90, a indagare gli effetti psicologici delle malattie organiche e neoplastiche (studi sulla Health-related Quality of Life) e il modo di affrontare la malattia da parte dei pazienti (studi sui meccanismi di coping e su costrutti come l’abnormal illness behavior o il locus of control). Oggi probabilmente la psicosomatica è abbastanza matura per poter ritornare alle sue origini ed indagare i meccanismi etiopatogenetici delle malattie a partire dallo studio dei meccanismi di mediazione fra mente e corpo, come i meccanismi immunologici o endocrinologici. Il tempo ci dirà se questa strada porterà nuove conoscenze e soprattutto nuovi modi di affrontare terapeuticamente i problemi del paziente.

Prof. Lesley G. Walker
Institute of Rehabilitation
University of Hull
215 Anlaby Road
Hull, HU3 2PG, UK

Phone: 01482 631826
Fax: 01482 635589
Email: L.G.Walker@medschool.hull.ac.uk


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