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JOURNAL OF PSYCHOSOMATIC RESEARCH - VOL. 47, N. 5 / 1999
Hypersensitivity to electricity: working definition and additional characterization of the syndrome

L. Hillert, B. K. Hedman, E. Soderman and B. R. Arnetz


Nelle società occidentali è sempre più diffusa la preoccupazione per gli effetti dannosi dei campi elettromagnetici sulla salute e, di tanto in tanto, si diffondono voci allarmanti soprattutto quando i media si impossessano della questione. In Svezia il problema è talmente avvertito dalla popolazione che qualche anno fa è stata coniata una nuova etichetta diagnostica (Ipersensibilità all’elettricità) ed è stata fondata un’associazione (Swedish Association for the Electrosensitive) che conta attualmente più di 2.000 membri. 
Nonostante queste diffuse preoccupazioni, i risultati scientifici non confermano affatto una associazione positiva dell’esposizione a fonti elettromagnetiche (monitor, televisori, lampade fluorescenti, piloni delle società elettriche, ecc) con danni organici, e neanche con gruppi patognomonici omogenei di sintomi. I sintomi più frequentemente riportati, e di conseguenza quelli più indagati, riguardano disturbi a carico del SNA e della pelle. Alcuni studi epidemiologici hanno confermato che i disturbi dermatologici sono maggiori in persone esposte ad apparecchi video ma non in pazienti con malattie della pelle diagnosticate o con caratteristici cambiamenti istologici. Altri studi hanno stabilito un aumento delle risposte cerebrali corticali all’esposizione a luce intermittente in persone che lamentano ipersensibilità all’elettricità rispetto ai controlli.
Lo studio di Hillert e coll. del prestigioso Karolinska Institute di Stoccolma ha indagato la presenza di sintomi dermatologici (esantemi, prurito, foruncoli, rossore) e del SNA (cefalea, tachicardia, affaticamento, difficoltà di concentrazione) in 241 impiegati di una multinazionale delle telecomunicazioni ad elevata tecnologia (IT Company), correggendoli per informazioni sociodemografiche e lavorative e per indici di distress psicologico (General Health Questionnaire, GHQ) e di personalità (Eysenck Personality Inventory, EPI). I soggetti erano prevalentemente maschi (62%) e di età media (20-50 anni), il 17% dei quali ha dichiarato ipersensibilità all’elettricità che quindi costituiscono i casi.
I due gruppi non differivano per caratteristiche sociodemografiche, lavorative, psicologiche e di storia clinica. E’ stata riscontrata una differenza significativa nelle medie dello score assegnato ai sintomi dermatologici raggruppati fra casi e controlli, ma non nello score assegnato ai sintomi del SNA. Inoltre, è stato notato un aumento significativo dell’indice dermatologico in proporzione diretta con la maggiore durata dei sintomi. Nessuna relazione fra sintomi riportati e indici di distress psicologico o tratti di personalità è emersa. Gli autori concludono che i sintomi dermatologici, ma non neurovegetativi, potrebbero essere caratteristici della sindrome da “ipersensibilità all’elettricità”. 
Questo studio soffre di almeno due limiti comuni agli studi su questo problema. Il primo è metodologico e riguarda la eterogeneità del campione. I casi vengono identificati in base al fatto che i soggetti stessi si dichiarano vittime dei campi elettromagnetici per cui la selezione del campione viene compiuta sull’auto-attribuzione di patologia da parte dei soggetti stessi di studio e non può esser controllata dagli sperimentatori. Ciò significa che i gruppi di studio sono altamente selezionati a priori ed inficiati da un forte bias di attribuzione soggettiva di patologia. Il secondo limite è concettuale. La categoria “ipersensibilità all’elettricità” implica di per sé una connessione causale che invece è tutta da dimostrare. Tale opzione causalistica non sufficientemente provata è comune a molti disturbi c.d. di somatizzazione nei quali si dà per scontato che i sintomi fisici derivino da cause psicologiche (stress, ansia, depressione). Per la varietà dei sintomi somatoformi riportati dai pazienti e per la mancanza di evidenza empirica del legame etiologico, molti autori preferiscono usare un’etichetta diagnostica estremamente descrittiva come “sintomi non spiegabili dalla medicina (medically unexplained symptoms)”. Pertanto, risulta difficile comprendere se questo studio (così come tanti altri su disturbi somatoformi ancora indefiniti sul piano diagnostico) riguarda in realtà soggetti con elevato quoziente di attribuzione cognitiva di malattia, con disturbi somatoformi indifferenziati, con tendenza all’autopresentazione somatica delle difficoltà psicosociali o realmente con una nuova sindrome determinata dall’esposizione continuata all’elettricità.

Dr. Lena Hillert
Department of Environmental Health
Norrbacka, 3rd Floor
Karolinska Hospital
SE-171 76 Stockholm, Sweden

Phone: +46 8 51777999
Fax: +46 8 51777900
Email: lena.hiller@medhs.ki.se


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