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JOURNAL OF PSYCHOTHERAPY INTEGRATION - VOL.10, N. 2 / 2000

Self-Healing Aspects of EMDR: The Therapeutic Change Process and Perspectives of Integrated Psychotherapies.

Jamie Zabukovec, Steve Lazrove, and Francine Shapiro.

(Recensione di Luca Panseri) 

Questo articolo è apparso nell'edizione speciale del Journal of Psychothepy Integration dedicata all'esplorazione del contributo del paziente come parte attiva nel processo terapeutico.
L'EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è infatti un approccio terapeutico centrato sul paziente, accanto al quale il terapeuta funge da facilitatore del processo di autoguarigione. L'EMDR è, di fatto, anche un approccio integrativo, in cui sono utilizzati e integrati elementi chiave dei principali modelli terapeutici - psicodinamico, interpersonale, cognitivo-comportamentale e umanistico-esperienziale.
L'EMDR fu sviluppata alla fine degli anni '80, sulla base delle osservazioni di Francine Shapiro, la creatrice di questa metodica terapeutica. F. Shapiro aveva casualmente osservato su di sé che pensieri e ricordi disturbanti che l'affliggevano sparivano o perdevano la loro carica emotiva quando eseguiva dei movimenti oculari. Intuendo i potenziali benefici che potevano derivare dall'applicazione deliberata dei movimenti oculari (MO) e di altre stimolazioni sensoriali alternate e bilaterali, sviluppò un insieme articolato di protocolli terapeutici che fanno principalmente riferimento alla information processing model e che costituiscono l'attuale sistema terapeutico denominato EMDR.
Il meccanismo di funzionamento dell'EMDR è ancora ipotetico. Shapiro ha ipotizzato che, l'evento traumatico provochi un disfunzionamento del sistema di elaborazione dell'informazione. Verrebbe così impedita l'elaborazione degli imputs disturbanti senza giungere a una risoluzione adattiva di essi. L'informazione immagazzinata al momento dell'evento traumatico, incluse le immagini , le emozioni e le sensazioni fisiche ad essa correlate, verrebbe quindi conservata nella sua forma originaria disturbante e continuamente riattivata da una gamma di stimoli interni e esterni, esprimendosi sotto forma di varie sintomatologie. Ad esempio nel PTSD, la patologia inizialmente più studiata dalla Shapiro, l'attivazione dell'informazione immagazzinata, porta il paziente a sperimentare incubi, flashback e pensieri intrusivi, con le correlate emozioni e sensazioni fisiche angoscianti.
L'ipotesi è che i movimenti oculari (o altri stimoli alternati) mettano in moto un meccanismo fisiologico che attiva il processo di elaborazione dell'informazione. Si verrebbe così a stabilire un collegamento fra l'informazione disturbante, precedentemente isolata, e altre informazioni maggiormente adattive, favorendone l'integrazione in uno schema emotivo-cognitivo più funzionale.
F. Shapiro ha individuato otto fasi del trattamento EMDR, che vengono descritte in questo articolo facendo riferimento a un esempio clinico. Nella prima fase viene valutata l'idoneità del paziente al trattamento e si definisce il piano terapeutico. Durante la seconda e terza fase, preparazione e assessment, vengono fornite al paziente informazioni sul processo terapeutico e si procede all'identificazione di un target da cui iniziare il lavoro terapeutico. Si effettua la classificazione SUD (Stima dell'unità soggetiva di disturbo) che indica l'intensità del disturbo percepita dal paziente e la classificazione VOC (Validità della cognizione) che dà una misura di quanto il paziente consideri veritiera l'informazione positiva che si desidera installare con il procedimento. Vengono infine identificate le sensazioni corporee associate ai pensieri e alle emozioni disturbanti.
A questo punto si passa alla quarta fase, chiamata di desensibilizzazione, che si concentra sulla riduzione del disagio del paziente utilizzando i movimenti oculari in set ripetuti di durata e frequenza variabili. La desensibilizzazione è in realtà una conseguenza della rielaborazione e ha luogo lungo tutto l'arco del trattamento. I pazienti riferiscono le loro esperienze in termini di modificazioni di immagini, suoni, sensazioni, emozioni. La fase successiva è quella di installazione, in cui vengono consolidate le cognizioni positive.
Nella sesta fase, scansione corporea, il paziente effettua un'esplorazione delle proprie sensazioni corporee. Secondo il modello dell'Elaborazione Accelerata dell'Informazione esiste infatti una correlazione fra determinate sensazioni fisiche e processi cognitivi. La fase di scansione corporea è completata quando il paziente, esplorando mentalmente il proprio corpo, non avverte tensioni residue o altre sensazioni spiacevoli. La settima fase, quella di chiusura, valuta la condizione generale del paziente e la sua capacità di gestire eventuali problemi emotivi che potrebbero emergere successivamente alla seduta. Vengono fornite istruzioni relative all'uso di un diario, in cui verrà annotato l'eventuale materiale emergente tra una seduta e la successiva. Nell'ultima fase, o fase della rivalutazione, il terapeuta valuta il livello di elaborazione del materiale precedentemente utilizzato come target e determina se il paziente necessità di una prosecuzione del processo elaborativo.
L'articolo offre un'introduzione a questa ancor giovane metodica terapeutica, citando a sostegno della sua efficacia alcune fra le numerose ricerche effettuate negli ultimi anni. Vengono sottolineati due aspetti fondamentali dell'EMDR : la sua capacità di attivare le risorse di autoguarigione del paziente e quello di poter essere integrata all'interno di stili e procedure di svariati orientamenti terapeutici.
Le ricerche sull'efficacia, il meccanismo d'azione e la possibilità di integrare l'EMDR all'interno di altri procedimenti terapeutici, non hanno però ancora fornito risposte univoche e chiarificatrici.
Infatti, allo stato attuale, gli studi sull'efficacia dell'EMDR forniscono ancora risultati piuttosto contraddittori, così come le ipotesi sui meccanismi neurofisiologici che sarebbero coinvolti nel processo terapeutico sono ben lontane dallo spiegare come la tecnica "realmente" funziona.
Ci si interroga inoltre se l'EMDR sia una vera e propria procedura terapeutica o più semplicemente solo una tecnica (o un insieme di tecniche) che ogni terapeuta può integrare nel proprio armamentario terapeutico. Come sempre è successo nella storia della psicoterapia, le risposte differiscono notevolmente se si adotta una prospettiva "purista" di stretta aderenza alla scuola EMDR, o si assume una prospettiva di tipo assimilativo integrativo (cfr. il dibattito sull'EMDR svoltosi sulla lista PM-PT di Psychomedia).
Resta il fatto che, l'esperienza clinica di molti terapeuti, che hanno utilizzato nella loro pratica le stimolazioni alternate bilaterali (sia sotto forma di MO che di altre tecniche), appare positiva.
E' stata ad esempio frequentemente rilevata, con l'utilizzo di questa tecnica, una facilitazione dei processi associativi del paziente, una capacità di favorire un suo distanziamento da pensieri e emozioni disturbanti , influendo anche positivamente sulle componenti somatiche del disturbo attraverso un scioglimento dei blocchi e tensioni localizzati a livello corporeo. Il paziente sembra realmente in grado di attivare le proprie risorse autocurative, rendendo operativi processi emotivo-cognitivi più adattivi.
In conclusione, se è necessario valutare con prudenza alcuni risultati terapeutici eclatanti riferiti da alcune ricerche sull'EMDR, è altrettanto opportuno continuare a studiarne con interesse gli aspetti teorici e applicativi per comprendere e utilizzare appieno il suo potenziale terapeutico

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