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JOURNAL OF PSYCHOTHERAPY INTEGRATION - VOL.10, N. 1 / 2000

Meta-therapeutic processes and the affects of transformation: affirmation and the healing affects

Diana Fosha

(Recensione di Luca Panseri) 

In questo articolo l'autrice descrive ciò che accade al paziente quando, attraverso l'atteggiamento empatico del terapeuta, riceve accoglimento e comprensione. E ancora, cosa accade quando il paziente si libera da un sintomo e guadagna un senso di maggior libertà e attraverso la possibilità di sperimentare in profondità affetti precedentemente insopportabili, acquista la capacità di elaborare i traumi del passato.
L'attenzione è diretta "all'esperienza del paziente di avere un'esperienza terapeutica", cioè al processo metaterapeutico. Ad esso sono associati affetti caratteristici, denominati affetti di trasformazione.
I tre maggiori processi metaterapeutici sono:
1) Il riconoscimento della padronanza: è il processo in cui il paziente sperimenta la propria capacità di superare gli ostacoli. Gli indicatori affettivi associati sono sentimenti di fiducia e gioia.
2) Nel processo del lutto del Sè viene invece attivata la consapevolezza del paziente sull'esperienza della mancanza e della perdita. Ciò implica il confronto con la sofferenza e l'affetto associato è il dolore emotivo.
3) Il processo di ricevere affermazione focalizza l'attenzione sulle esperienze risanative del paziente e sulle sensazioni di benessere ad esse associate.
L'attenzione ai processi metaterapeutici e agli affetti di trasformazioni ad essi associati si rivela utile poiché, come già i lavori di Fonagy (1995) e Main (1995) hanno dimostrato, la capacità di riflettere sulla propria esperienza è potenzialmente associata alla salute psichica.
Il riconoscimento e la valorizzazione delle esperienze positive all'interno della relazione terapeutica accresce l'autostima del paziente e gli permette di sperimentare sensazioni di benessere, calma e rilassamento. Il paziente inoltre migliora la propria capacità di empatia e impara a conoscere più approfonditamente la natura dei propri bisogni e delle proprie difficoltà.
Nell'articolo l'autrice, servendosi di una vignetta clinica, esamina dettagliatamente le risposte emotive del paziente nei confronti di un terapeuta che si mostra empatico ed emotivamente supportivo.

Il modello terapeutico integrato di D. Fosha è la Psicoterapia Dinamico-Esperienziale Accelerata (AEDP) che utilizza riferimenti psicodinamici per la comprensione del processo psicoterapeutico integrati con elementi tecnici di orientamento esperienziale. Si tratta di un modello "healing centered" che enfatizza le potenzialità positive del paziente il quale, accolto, compreso e sostenuto dall'atteggiamento empatico del terapeuta , si apre al processo risanativo sperimentando in profondità affetti ed emozioni, rielaborando i traumi del passato e accrescendo la propria consapevolezza metaterapeutica.
La quintessenza dell'AEDP Ñ lo sperimentare in profondità una relazione affettiva con un terapeuta emotivamente partecipe Ñ produce delle trasformazioni risanative e permette di fare esperienza del "vero sé", minimizzando l'impatto delle difese e delle resistenze e permettendo l'attuazione di un lavoro dinamico-esperienziale accelerato.

Al modello integrativo applicato da D.Fosha va riconosciuto l'indubbio valore di sottolineare il potere degli elementi autorisanativi che vengono attivati nella relazione terapeutica. A mio parere, l'eccessiva enfasi posta su queste caratteristiche positive rischia però di sottovalutare i problemi inerenti al trattamento di pazienti che si mostrano aggressivi, sfiduciati, poco collaboranti. In questi casi, affrontando i problemi del paziente in modo pregiudizialmente troppo empatico e fiducioso si rischia di trovarsi di fronte a quella che Freud descriveva come reazione terapeutica negativa. Questi pazienti infatti "quando si dà loro speranza, quando ci si mostra soddisfatti di come il trattamento procede, sembrano scontenti, e invariabilmente il loro stato peggiora" (Freud, 1922).
Sembra quindi più opportuno per il terapeuta non orientarsi aprioristicamente verso la conquista forzata della fiducia del paziente, ma disporsi invece a considerare aggressività e sfiducia come modalità relazionali il cui significato va continuamente chiarificato

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