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JOURNAL OF PERSONALITY ASSESSMENT - N. 72/3 1999

SPECIAL SERIES: MILLON'S EVOLVING PERSONALITY THEORY AND MEASURES
 
 
 Questo numero speciale è dedicato interamente alla teoria della personalità di Theodore Millon. Vengono analizzati in diversi articoli gli aspetti fondamentali della sua teoria (RD Davis), l'evoluzione della teoria nel tempo (JP Choca), gli aspetti critici del modello (TA Widiger e S Strack), le scale di valutazione che ne sono derivate (RJ Craig) e gli aspetti terapeutici (D Dorr). A fine volume, lo stesso Millon ha scritto un articolo di commento.
Th. Millon, dell'Institute for Advanced Studies in Personology and Psychopathology di Coral Gables, Florida, è l'importante autore di ciò che molti ritengono essere una delle più complete teorie della personalità, è famosissimo negli States ed è anche una personalità influente nell'establishment psichiatrico americano. E' invece poco conosciuto in Italia, dove non mi risulta siano mai state tradotte le sue opere. 
Millon ritiene che un modello scientifico debba prevedere 4 elementi: (1) teoria coerente o schemi esplicativi, come nella biologia evolutiva; (2) nosologia o classificazioni basate sulla teoria, come nei disturbi di personalità del DSM-IV; (3) strumenti di valutazione del modello, empiricamente fondati, come il Millon Clinical Multiaxial Inventory; (4) interventi concreti a partire dai dati acquisiti, come la sua synergistic psychotherapy.
Per quanto riguarda i primi due aspetti (teoria e classificazione), Millon parte dall'assunto di Godel secondo cui nessun elemento interno al sistema può provare le proposizioni del sistema stesso. Per questo motivo, egli ritiene che le leggi profonde del funzionamento umano debbano essere spiegate da principi universali derivate da altre manifestazioni non-psicologiche della natura, come fisica, chimica o soprattutto biologia. Le specializzazioni scientifiche attuali hanno intrappolato la ricerca nella definizione ossessiva dei confini invece di avventurarsi in costrutti integrativi che leghino in modo coerente osservazioni empiriche e leggi sviluppate nei settori più avanzati. La personalità viene quindi concepita come l'equivalente psicologico del sistema biologico fatto di strutture e funzioni organizzate. Ciò consente di postulare (a) che le personalità normale e patologica condividono le stesse leggi di funzionamento e si dispongono lungo un continuum in cui si differenziano per la flessibilità del funzionamento e l'equilibrio fra le tre polarità fondamentali, di cui parleremo più avanti, e che (b) esiste una ragione di coerenza unitaria per spiegare come mai comportamenti, atteggiamenti, meccanismi, ecc co-variano secondo modalità riconoscibili e ripetitive in ciascun individuo piuttosto dispiegarsi in modo casuale.
Freud, in "Pulsioni e loro destini", ipotizzò che la vita mentale fosse organizzata da tre polarità: soggetto (io)-oggetto (mondo esterno), piacere-dolore, attivo-passivo. Millon riprende esattamente gli stessi termini ed ipotizza che la personalità esprima un certo grado di equilibrio o disequilibrio fra le stesse tre polarità.  La prima polarità (pleasure-pain) riguarda uno scopo di sopravvivenza fra il potenziamento della vita, la ricerca di nuove esperienze ed il perseguimento della soddisfazione (come nelle personalità narcisistiche, istrioniche o antisociali), da un lato, e l'evitamento del pericolo come obiettivo principale, tipico delle personalità ossessive ed evitanti. La seconda polarità (passive-active) riguarda le modalità di adattamento. Da un lato, vi è una modalità che ricalca quella del regno vegetale di "accomodazione ecologica": passivo, stazionario, radicato, essenzialmente arrendevole e dipendente. Dall'altro, una modalità presente nello stile di vita animale di "modificazione ecologica", una tendenza a modificare o riorganizzare gli elementi ambientali. La terza polarità (self-other)  riguarda una strategia di riproduzione. Le personalità che enfatizzano il sé sono sicure e assertive, con le proprie idee su come condurre la propria vita. Le personalità che invece enfatizzano gli altri si appoggiano e dipendono da altre persone per soddisfare i propri bisogni e pertanto investono molto negli altri. 
La polarità passive-active è stata ulteriormente integrata con 4 modalità fondamentali di stabilire relazioni interpersonali: distaccata, dipendente, indipendente ed ambivalente. La combinazione fra modalità di adattamento e di relazioni interpersonali genera 11 prototipi di personalità (schizoide, evitante, depressiva, dipendente, istrionica, narcisistica, antisociale, sadica, ossessivo-compulsiva, negativistica e masochistica)  e 3 varianti severe caratterizzate da marcati deficit nei rapporti sociali e periodici ma reversibili episodi psicotici (schizotipica, borderline e paranoidea). I prototipi di personalità tendono poi a scompensarsi quanto più aumenta la psicopatologia, per assumere i tre quadri clinici di schizofrenia (scompenso della personalità schizotipica), ciclofrenia o disturbo bipolare dell'umore (scompenso delle personalità borderline o cicloidi) e parafrenia o sindromi allucinatorie paranoidi (scompenso delle personalità paranoidee). 
La classificazione della personalità di Millon ha seguito nel tempo molte evoluzioni, frutto di un riferimento continuo e reciproco con la Task Force per i disturbi di personalità del DSM. Ad esempio, in Modern Psychopathology del 1969, Millon identificò 8 prototipi di personalità in accordo con la classificazione psicopatologica del DSM-II (1952). Successivamente, egli fornì la base teorica unitaria per la separazione dei disturbi di Asse II da quelli di Asse I e per l'identificazione dei criteri di inclusione dei disturbi di personalità del DSM-III (1980), scrivendo il volume Disorders of Personality: DSM-III, Axis II nel 1981. Ad esempio, l'inclusione della personalità evitante nel DSM-III è dovuta a Millon. Successivamente, nel DSM-III-R (1987) furono collocate in appendice le personalità sadica e masochistica proposte da Millon, ed egli modificò la classificazione in accordo con il nuovo DSM in Toward a new personology: An evolutionary model del 1990. L'eliminazione di queste ultime due personalità e l'aggiunta di un disturbo di personalità depressivo nel DSM-IV (1994) è stata dovuta alle discussioni della Task Force  con Millon, a cui seguirà la nuova edizione di Disorders of Personality: DSM-IV and beyond nel 1996.
Riprendendo gli elementi epistemici ricordati all'inizio, il terzo punto che sviluppa il modello di Millon è l'assessment, che egli ritiene essenziale per il trattamento. In altre parole, l'assessment psicologico è per Millon parte integrante del suo modello e ritiene che debba esserlo in qualsiasi tipo di intervento terapeutico la comprensione della personalità è importante per collocare i sintomi psichiatrici nel loro contesto appropriato, se non ci si vuol limitare a trattare i sintomi di ansia o depressione come quando la medicina considerava come obiettivi del trattamento la tosse o la febbre. Millon ha elaborato una gran quantità di scale e questionari per valutare la personalità in contesti medici (Millon Behavioral Health Invenory), negli adolescenti (Millon Adolescent Personality Inventory e Millon Adolescent Clinical Inventory) e negli stili normali di  personalità (Personality Adjective Check List e Millon Index of Personality Styles). Sicuramente il più famoso di tutti è il Millon Clinical Multiaxial Inventory (MCMI), giunto alla sua terza revisione (MCMI-III) nel 1994. Il MCMI-III è uno degli strumenti di personalità più usati nell'assessment psicologico e, insieme al Rorschach Comprehensive System ed al MMPI-2, è lo strumento che ha generato più lavori di ricerca negli ultimi anni. Dalla prima versione (MCMI-I) del 1983 ad oggi, sono stati pubblicati più di 500 lavori di ricerca e 7 monografie su questa scala. Esiste anche una versione computerizzata, che ha innescato una vera industria commerciale da parte del releaser, la National Computer System. A differenza di altri strumenti simili, come il MMPI-2, il MCMI-III non usa punti T standardizzati per la diagnosi ma i Base Rate (BR) scores. Infatti i punti T assumono che il costrutto misurato sia normalmente distribuito nella popolazione mentre i BR scores sono ancorati ai valori attuariali della prevalenza dei disturbi nei setting clinici. Si tratta di una scelta metodologica importante poiché indirizza l'uso del MCMI-III in modo specifico alla valutazione della psicopatologia in contesti clinici, anche se è troppo radicato nella teoria di Millon, a differenza del MMPI-2 che è costruito in modo empirico e ateoretico. Il lavoro di Craig, in questo numero della rivista, è una review sullo stato attuale del MCMI-III per quanto riguarda i risultati sull'analisi fattoriale, l'affidabilità, la validità di costrutto per depressione, disturbo da abuso di sostanze, PTSD e disturbi di personalità. Si tratta di una scala che fornisce informazioni sulla personalità riferita ad una teoria generale (quella di Millon) ed ancorata alla classificazione di Asse II del DSM-IV, è facile da somministrare (richiede un tempo di 20-30 minuti). E' però molto sensibile a soggetti che hanno uno stile di risposta definito "acquiescente" in psicometria poiché la maggior parte degli items hanno la chiave del punteggio sulle risposte "vero" ed inoltre, come già detto, non individua gli estremi, ossia i disturbi di personalità minori o subclinici ed i disturbi psicopatologici gravi come quelli psicotici.
L'ultimo punto del modello riguarda l'intervento. La synergistic psychotherapy di Millon è di tipo pragmatico, ateoretico, eclettico, integrativo. L'obiettivo generale è di riequilibrare le polarità sbilanciate. Ad esempio, le personalità depresse sono carenti nella polarità del piacere, per cui lo scopo sarà quello di aumentare le possibilità di impegnarsi in attività gratificanti; nelle personalità sadiche e masochistiche c'è una totale inversione delle polarità piacere-dolore, per cui l'obiettivo sul lungo periodo sarà quello di ribilanciare questa polarità. Si tratta quindi di un modello psicoterapeutico che deriva logicamente dalla teoria di Millon ma il cui bagaglio tecnico è completamente sganciato dalle teorie generative di ciascun approccio terapeutico poiché applicato esclusivamente al problema del paziente. Millon fa riferimento a tutte le psicoterapie, da quelle cognitivo-comportamentali a quelle sistemico-relazionali a quelle psicoanalitiche. Egli non definisce la sua proposta neanche come scuola, quanto come un modello psicologico completamente inclusivo e per nulla esclusivo. L'articolo di Dorr fornisce un quadro dei principi psicoterapeutici di Millon ed anche l'esempio di un caso clinico di disturbo antisociale di personalità trattato secondo questo modello.
Questo numero speciale del Journal of Personality Assessment illustra, dai vari punti di vista, i pregi ed i limiti della teoria della personalità di Millon e costituisce una utile introduzione al suo pensiero. Considerando la scarsa notorietà di Millon in Italia, questo numero diventa ancora più importante per la cultura psicologica nel nostro paese. E speriamo che questa recensione contribuisca a suscitare delle curiosità in tal senso.

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