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INTERNATIONA JOURNAL OF EATING DISORDERS: - N. 4 / 1999


RECENSIONE DEGLI ARTICOLI


 Sequencing of Cognitve-Behavioral Treatments for Bulimia Nervosa
R. Davis, G. McVey, M. Heinmaa, W. Rockert, and S. Kennedy

Confronto di efficacia tra un trattamento psicoeducazionale semplice e uno sequenziato a due fasi, costituito da trattamento psicoeducazionale seguito da psicoterapia cognitivo-comportamentale. Il disegno dello studio prevedeva una prima fase, che era un trattamento psicoeducazionale nutrizionale di gruppo di 6 settimane (PE, PsyhoEducational), a una seduta a settimana di 90 minuti; ed una seconda fase, che era una terapia cognitivo-comportamentale individuale (CB, Cognitive-Behavioural), di 12 o 20 (a seconda della gravità del caso) sedute in 16 settimane, standardizzata sul manuale di Fairburn. Allo studio parteciparono 56 soggetti bulimici. Durante la prima fase, ai pazienti erano insegnate tecniche di auto-cura (auto-monitorazione, pianificazione dei pasti, controllo degli stimoli, problem solving) in forma di lezioni. Nelle discussioni di gruppo tra pazienti, la self-disclosure era esplicitamente scoraggiata.
Tutti i pazienti effettuarono la prima fase, mentre solo una metà dei soggetti, selezionata a caso, effettuò la seconda. I risultati furono che il gruppo PE+CB mostrò, rispetto al gruppo solo PE, maggiore miglioramento dei sintomi di abboffate e comportamenti purgativi, ed maggior tasso di remissioni al follow-up di 16 settimane. Tuttavia, i due gruppi non mostravano differenza alcuna nella psicopatologia aspecifica, concernente sintomi depressivi (misurati con la Beck Inventory), tutte le varie dimensioni del Brief Symptom Inventory, l'adattamento sociale (misurato con la Social Adjustement Scale), l'autostima (misurata con la Rosenberg Self-Esteem Scale). Nella Discussion gli autori traggono la conclusione che, malgrado le apparenze, la somministrazione della CB dopo il trattamento PE non fornisce miglioramenti aggiuntivi tali da suggerirne l'uso costante ed indiscriminato. I miglioramenti, infatti, concernono solo i sintomi alimentari, ed in realtà avvennero solo in metà dei casi PE+CB. Fortunatamente, alcuni indicatori predittivi di buona efficacia della fase CB emersero dallo studio: buona autostima alla partenza e frequenza di abboffate-vomito non altissima. In conclusione, un gruppo PE sembrerebbe un trattamento economico ed efficace. Solo alcuni determinati pazienti dovrebbero proseguire con una CB. L'articolo fornisce dati che, se confermati, sarebbero di estrema utilità nella pianificazione di trattamenti in ambito pubblico. In generale, offre spunti di riflessione ed eccitanti possibilità polemiche tra psicoterapeuti di varie scuole.

 

Risk Factors for the Emergence of Childhhood Eating Disturbances: A Five-Year Prospective Study
E. Stice, W.S. Agras, and L.D. Hammer

Poca ricerca è stata effettuata da un punto di vista evolutivo nell'ambito dei disturbi alimenatri. Questo studio ha seguito i primi 5 anni di vita di 216 neonati. Alla fine, emerge che nell'arco dei 5 anni i comportamenti di 1) inibizione/vergogna dell'alimentarsi; 2) nascondere il cibo; 3) sovralimentazione; e 4) sovralimentazione fino ad arrivare al vomito aumentavano nel tempo. Sono stati individuati anche alcuni atteggiamenti alimentari dei genitori che sono indicatori predittivi di sviluppo di questi comportamenti alimentari disturbati nei figli:
1) per l'inibizione/vergogna: il sovrappeso della madre; 
2) per il nascondere il cibo: la disinibizione alimentare, la fame, l'insoddisfazione verso il corpo, i sintomi bulimici e il sovrappeso nella madre, ed il sovrappeso nel padre;
3) per la sovralimentazione, diete e tendenza alla magrezza nella madre;
4) per la sovralimentazione fino al vomito, la maggiore durata del periodo della suzione.

 

Emotion-Induced Eating and Sucrose Intake in Children: The NHLBI Growth and Health Study
R.H. Striegel-Moore, J.A. Morrison,, G. Schreiber, B.C. Schumann, P.B. Crawford, and E. Obarzanek

Un studio sull'alimetazione indotta da stati emotivi alterati, per lo più ansia-depressione. I ricercatori, che hanno investigatro un campione di ragazze sia bianche che nere, hanno trovato che le nere hanno più frequenti episodi di alimentazione emotiva, mentre nelle bianche vi è un maggiore introduzione di sucrosio durante questi episodi.
 

Psychiatric Comorbidity of Eating Disorders in Men: A National Study of Hospitalized Veterans
R.H. Striegel-Moore, V. Garvin, F.-A. Dohm, and R.A. Rosenheck

Uno studio retrospettivo di comorbidità su cartelle cliniche. Il bello è che è stato fatto in 98 maschi affetti da disturbi alimentari, veterani dell'esercito Americano. I risultati dicono che vi era elevata comorbidità con abuso di sostanze e disturbi dell'umore per tutti i tipi di disturbo alimentare. Singolarmente, l'anoressia si accompagnava a schizofrenia; la bulimia a disturbi di personalità; e il disturbo alimentare non altrimenti specificato ad disturbi mentali organici e schizofrenia ancora.
 

Eating Disorders in an National Sample of Hospitalized Female and Male Veterans: Detection Rates and Psychiatric Comorbidity
R.H. Striegel-Moore, V. Garvin, F.-A. Dohm, and R.A. Rosenheck

Altri dati dalla stessa ricerca di sopra. Questa volta anche le donne veterane. 24041 donne e 466590 uomini investigati retrospettivamente su cartelle cliniche. La prevalenza di disturbi alimentari era dello 0.3% nelle donne e dello 0.02% negli uomini. Le donne presentavano comorbidità con disturbi da abuso di sostanze, dell'umore, d'ansia (in particolare post-traumatico da stress), dell'adattamento e di personalità (in particolare borderline). Per la comorbidità negli uomini, vedi precedente articolo.
 

More Males Seek Treatment for Eating Disorders
D.L. Braun, S.R. Sunday, A. Huang, and K.A. Halmi

Questo studio dimostra che dal 1984 al 1997 il numero di ammissioni all'anno di uomini con disturbo alimentare al New York Hospital, Cornell, sono aumentate. I pazienti maschi, inoltre, presentano esordio più tardivo (20.56 anni contro 17.15 anni delle donne) e usano più spesso delle donne le attività lavorative e sportive per controllare il peso.
 

The Role of Ethnicity and Parental Bonding in the Eating and Weight Concerns of Asian-American and Caucasic College Women
C. Haudek, M. Rorty, and B. Henker

Uno studio di correlazione tra etnicità, bonding genitoriale, acculturazione e disturbi alimentari in 25 Americane Asiatiche e 26 Americane Bianche, scelte perché molto preoccupate per il loro peso. Ne usciva fuori che, contrariamente alle aspettative, le asiatiche erano più insoddisfatte del loro corpo delle bianche, e che che l'acculturazione non correlava con l'insoddisfazione verso il corpo. Molto interessante: in entrambi i gruppi, la percezione soggettiva di una scarsa cura materna correlava con problemi alimentari.
 

Dieting and the Family Context of Eating in Young Adolescent Children
H. Edmunds and A.J. Hall

Uno studio su 402 dodicenni, maschi e femmine, alla ricerca dei "dietisti frequenti": come e perché lo fanno. I risultati dimostrano che questi ragazzini sono abbastanza tenaci nelle loro diete. Pasti regolari e spuntini scarseggiano, mentre sono frequenti pasti saltati e giorni interi di digiuno (lo studio li paragona a quelli non a dieta). Rispetto ad analoghi studi passati vi sono più maschietti a dieta. Per quel che riguarda il perché, un indizio: i genitori dei "dietisti" controllano di più l'alimentazione dei figli.
 

Success and Failure in the Measurement of Restraint: Notes and Data
T. van Strien

Uno studio molto tecnico, che investiga tre scale di misurazione del comportamento alimentare restrittivo: La RS (Restraint Scale), la Three-Factor Eating Questionnaire (TFEQ), e la Dutch Eating Behaviour Questionnare (DEBQ). La Tatjana van Strien è molto preoccupata sul perché queste scale non riescono a discriminare tra dietisti di successo e falliti. E dimostra perché. Per addetti ai lavori.
 

Body Size Categorization in Anorexia Nervosa Using a Morphing Instrument
M.A.M. Smeets

Altro studio molto tecnico, di validazione di uno strumento di analisi dell'immagine corporea mediante manipolazione video di immagini.
 

Eating Disorders in Adolescents and Young Women with Spina Bifida
T.J. Silber, C. Shaer, and D. Atkins

Il primo rapporto sull'associazione tra spina bifida e disturbi alimentari. 5 casi, diagnosticati, anche piuttosto tardi: solo un caso prima dei 20 anni. Conferma i risultati del bello studio di Neumarker-Staizner et al. del 1995, sull'Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, che mostrava come gli adolescenti affetti da malattie croniche siano particolarmente a rischio per i disturbi alimentari.
 

Severe Anorexia Nervosa Associated with Osteoporotic-Linked Femural Neck Fracture and Pulmonary Tuberculosis: A Case Report
M. Rose, M. Hildebrandt, F. Schoeneich, G. Danzer, and B.F. Klapp

Studio di caso singolo di anoressica trentottenne, esordio a 26 anni, che all'ammissione alla Clinica Universitaria Humboldt di Berlino pesava solo 23 chili per una altezza di 164 cm: BMI di 8.8! E in queste condizioni la paziente era tuttavia una strenua ed indefessa lavoratrice.
Dopo un buon esito psicoterapeutico e un aumento del peso a 34.4 chili, la paziente sviluppò la tubercolosi e si ruppe il femore osteoporotico. Il caso supporta magnificamente la vecchia osservazione di Dally (1969, nel classico volume Anorexia Nervosa) che la ripresa del peso delle anoressiche distrugge le loro misteriosamente potenti difese immunitarie. Nella Discussion sono riportate varie ipotesi immunologiche esplicative, tutte non provate.
 

Lower Dosages of Phentermine-Fenfluramine Given in the Afternoon: Five Cases with Significant Weight Loss
D.A. Katz, M.J. Maloney, J.C. Sutkamp, and B.J. McConville

Fentermina e fenfluramina, due farmaci ampiamente usati nella cura dell'obesità. unzionano bene anche se li date a dosaggi più bassi (15-37.5 mg e 20-120 mg rispettivamente) nel pomeriggio anziché di mattina. Provare per credere.


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