Sequencing of Cognitve-Behavioral Treatments for Bulimia
Nervosa
R. Davis, G. McVey, M. Heinmaa, W. Rockert, and S. Kennedy
Confronto di efficacia tra un trattamento psicoeducazionale semplice
e uno sequenziato a due fasi, costituito da trattamento psicoeducazionale
seguito da psicoterapia cognitivo-comportamentale. Il disegno dello studio
prevedeva una prima fase, che era un trattamento psicoeducazionale nutrizionale
di gruppo di 6 settimane (PE, PsyhoEducational), a una seduta a
settimana di 90 minuti; ed una seconda fase, che era una terapia cognitivo-comportamentale
individuale (CB, Cognitive-Behavioural), di 12 o 20 (a seconda della
gravità del caso) sedute in 16 settimane, standardizzata sul manuale
di Fairburn. Allo studio parteciparono 56 soggetti bulimici. Durante la
prima fase, ai pazienti erano insegnate tecniche di auto-cura (auto-monitorazione,
pianificazione dei pasti, controllo degli stimoli, problem solving) in
forma di lezioni. Nelle discussioni di gruppo tra pazienti, la self-disclosure
era esplicitamente scoraggiata.
Tutti i pazienti effettuarono la prima fase, mentre solo una metà
dei soggetti, selezionata a caso, effettuò la seconda. I risultati
furono che il gruppo PE+CB mostrò, rispetto al gruppo solo PE, maggiore
miglioramento dei sintomi di abboffate e comportamenti purgativi, ed maggior
tasso di remissioni al follow-up di 16 settimane. Tuttavia, i due gruppi
non mostravano differenza alcuna nella psicopatologia aspecifica, concernente
sintomi depressivi (misurati con la Beck Inventory), tutte le varie
dimensioni del Brief Symptom Inventory, l'adattamento sociale (misurato
con la Social Adjustement Scale), l'autostima (misurata con la Rosenberg
Self-Esteem Scale). Nella Discussion gli autori traggono la conclusione
che, malgrado le apparenze, la somministrazione della CB dopo il trattamento
PE non fornisce miglioramenti aggiuntivi tali da suggerirne l'uso costante
ed indiscriminato. I miglioramenti, infatti, concernono solo i sintomi
alimentari, ed in realtà avvennero solo in metà dei casi
PE+CB. Fortunatamente, alcuni indicatori predittivi di buona efficacia
della fase CB emersero dallo studio: buona autostima alla partenza e frequenza
di abboffate-vomito non altissima. In conclusione, un gruppo PE sembrerebbe
un trattamento economico ed efficace. Solo alcuni determinati pazienti
dovrebbero proseguire con una CB. L'articolo fornisce dati che, se confermati,
sarebbero di estrema utilità nella pianificazione di trattamenti
in ambito pubblico. In generale, offre spunti di riflessione ed eccitanti
possibilità polemiche tra psicoterapeuti di varie scuole.
Risk Factors for the Emergence of Childhhood Eating Disturbances:
A Five-Year Prospective Study
E. Stice, W.S. Agras, and L.D. Hammer
Poca ricerca è stata effettuata da un punto di vista evolutivo
nell'ambito dei disturbi alimenatri. Questo studio ha seguito i primi 5
anni di vita di 216 neonati. Alla fine, emerge che nell'arco dei 5 anni
i comportamenti di 1) inibizione/vergogna dell'alimentarsi; 2) nascondere
il cibo; 3) sovralimentazione; e 4) sovralimentazione fino ad arrivare
al vomito aumentavano nel tempo. Sono stati individuati anche alcuni atteggiamenti
alimentari dei genitori che sono indicatori predittivi di sviluppo di questi
comportamenti alimentari disturbati nei figli:
1) per l'inibizione/vergogna: il sovrappeso della madre;
2) per il nascondere il cibo: la disinibizione alimentare, la fame,
l'insoddisfazione verso il corpo, i sintomi bulimici e il sovrappeso nella
madre, ed il sovrappeso nel padre;
3) per la sovralimentazione, diete e tendenza alla magrezza nella madre;
4) per la sovralimentazione fino al vomito, la maggiore durata del
periodo della suzione.
Emotion-Induced Eating and Sucrose Intake in Children: The NHLBI
Growth and Health Study
R.H. Striegel-Moore, J.A. Morrison,, G. Schreiber, B.C. Schumann,
P.B. Crawford, and E. Obarzanek
Un studio sull'alimetazione indotta da stati emotivi alterati, per lo
più ansia-depressione. I ricercatori, che hanno investigatro un
campione di ragazze sia bianche che nere, hanno trovato che le nere hanno
più frequenti episodi di alimentazione emotiva, mentre nelle bianche
vi è un maggiore introduzione di sucrosio durante questi episodi.
Psychiatric Comorbidity of Eating Disorders in Men: A National
Study of Hospitalized Veterans
R.H. Striegel-Moore, V. Garvin, F.-A. Dohm, and R.A. Rosenheck
Uno studio retrospettivo di comorbidità su cartelle cliniche.
Il bello è che è stato fatto in 98 maschi affetti da disturbi
alimentari, veterani dell'esercito Americano. I risultati dicono che vi
era elevata comorbidità con abuso di sostanze e disturbi dell'umore
per tutti i tipi di disturbo alimentare. Singolarmente, l'anoressia si
accompagnava a schizofrenia; la bulimia a disturbi di personalità;
e il disturbo alimentare non altrimenti specificato ad disturbi mentali
organici e schizofrenia ancora.
Eating Disorders in an National Sample of Hospitalized Female
and Male Veterans: Detection Rates and Psychiatric Comorbidity
R.H. Striegel-Moore, V. Garvin, F.-A. Dohm, and R.A. Rosenheck
Altri dati dalla stessa ricerca di sopra. Questa volta anche le donne
veterane. 24041 donne e 466590 uomini investigati retrospettivamente su
cartelle cliniche. La prevalenza di disturbi alimentari era dello 0.3%
nelle donne e dello 0.02% negli uomini. Le donne presentavano comorbidità
con disturbi da abuso di sostanze, dell'umore, d'ansia (in particolare
post-traumatico da stress), dell'adattamento e di personalità (in
particolare borderline). Per la comorbidità negli uomini, vedi precedente
articolo.
More Males Seek Treatment for Eating Disorders
D.L. Braun, S.R. Sunday, A. Huang, and K.A. Halmi
Questo studio dimostra che dal 1984 al 1997 il numero di ammissioni
all'anno di uomini con disturbo alimentare al New York Hospital, Cornell,
sono aumentate. I pazienti maschi, inoltre, presentano esordio più
tardivo (20.56 anni contro 17.15 anni delle donne) e usano più spesso
delle donne le attività lavorative e sportive per controllare il
peso.
The Role of Ethnicity and Parental Bonding in the Eating and
Weight Concerns of Asian-American and Caucasic College Women
C. Haudek, M. Rorty, and B. Henker
Uno studio di correlazione tra etnicità, bonding genitoriale,
acculturazione e disturbi alimentari in 25 Americane Asiatiche e 26 Americane
Bianche, scelte perché molto preoccupate per il loro peso. Ne usciva
fuori che, contrariamente alle aspettative, le asiatiche erano più
insoddisfatte del loro corpo delle bianche, e che che l'acculturazione
non correlava con l'insoddisfazione verso il corpo. Molto interessante:
in entrambi i gruppi, la percezione soggettiva di una scarsa cura materna
correlava con problemi alimentari.
Dieting and the Family Context of Eating in Young Adolescent
Children
H. Edmunds and A.J. Hall
Uno studio su 402 dodicenni, maschi e femmine, alla ricerca dei "dietisti
frequenti": come e perché lo fanno. I risultati dimostrano che questi
ragazzini sono abbastanza tenaci nelle loro diete. Pasti regolari e spuntini
scarseggiano, mentre sono frequenti pasti saltati e giorni interi di digiuno
(lo studio li paragona a quelli non a dieta). Rispetto ad analoghi studi
passati vi sono più maschietti a dieta. Per quel che riguarda il
perché, un indizio: i genitori dei "dietisti" controllano di più
l'alimentazione dei figli.
Success and Failure in the Measurement of Restraint: Notes and
Data
T. van Strien
Uno studio molto tecnico, che investiga tre scale di misurazione del
comportamento alimentare restrittivo: La RS (Restraint Scale), la
Three-Factor Eating Questionnaire (TFEQ), e la Dutch Eating Behaviour
Questionnare (DEBQ). La Tatjana van Strien è molto preoccupata
sul perché queste scale non riescono a discriminare tra dietisti
di successo e falliti. E dimostra perché. Per addetti ai lavori.
Body Size Categorization in Anorexia Nervosa Using a Morphing
Instrument
M.A.M. Smeets
Altro studio molto tecnico, di validazione di uno strumento di analisi
dell'immagine corporea mediante manipolazione video di immagini.
Eating Disorders in Adolescents and Young Women with Spina Bifida
T.J. Silber, C. Shaer, and D. Atkins
Il primo rapporto sull'associazione tra spina bifida e disturbi alimentari.
5 casi, diagnosticati, anche piuttosto tardi: solo un caso prima dei 20
anni. Conferma i risultati del bello studio di Neumarker-Staizner et al.
del 1995, sull'Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine, che mostrava
come gli adolescenti affetti da malattie croniche siano particolarmente
a rischio per i disturbi alimentari.
Severe Anorexia Nervosa Associated with Osteoporotic-Linked
Femural Neck Fracture and Pulmonary Tuberculosis: A Case Report
M. Rose, M. Hildebrandt, F. Schoeneich, G. Danzer, and B.F.
Klapp
Studio di caso singolo di anoressica trentottenne, esordio a 26 anni,
che all'ammissione alla Clinica Universitaria Humboldt di Berlino pesava
solo 23 chili per una altezza di 164 cm: BMI di 8.8! E in queste condizioni
la paziente era tuttavia una strenua ed indefessa lavoratrice.
Dopo un buon esito psicoterapeutico e un aumento del peso a 34.4 chili,
la paziente sviluppò la tubercolosi e si ruppe il femore osteoporotico.
Il caso supporta magnificamente la vecchia osservazione di Dally (1969,
nel classico volume Anorexia Nervosa) che la ripresa del peso delle anoressiche
distrugge le loro misteriosamente potenti difese immunitarie. Nella Discussion
sono riportate varie ipotesi immunologiche esplicative, tutte non provate.
Lower Dosages of Phentermine-Fenfluramine Given in the Afternoon:
Five Cases with Significant Weight Loss
D.A. Katz, M.J. Maloney, J.C. Sutkamp, and B.J. McConville
Fentermina e fenfluramina, due farmaci ampiamente usati nella cura dell'obesità.
unzionano bene anche se li date a dosaggi più bassi (15-37.5 mg
e 20-120 mg rispettivamente) nel pomeriggio anziché di mattina.
Provare per credere.
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