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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 49, N. 2 / 2013

Dreaming: Psychoanalysis or Neurobiology?
(Special Issue edited by Lois Oppenheim)


Il 5 maggio 2012 si è tenuto al New York Psychoanalytic Institute il terzo convegno della serie Minding the Gap ("Colmare il divario"), dedicato al tema "Il sogno: psicoanalisi o neurobiologia?", titolo appunto di questo numero speciale che ne raccoglie gli atti. Lois Oppenheim, che ha curato quella serie di convegni e che cura questo numero, riassume qui la storia del dibattito. Allan Hobson (autore del primo articolo, che può essere scaricato full-text in PDF dalla pagina Internet http://www.wawhite.org/uploads/CPS.049.0142.pdf) non è un analista ma un professore di psichiatria ad Harvard, e noto per aver pubblicato nel n. 12/1977 dell'American Journal of Psychiatry uno studio in cui criticava duramente la teoria freudiana del sogno. Hobson (che è autore anche del libro Dreaming: An Introduction to the Science of Sleep. New York: Oxford University Press, 2003) aveva criticato la teoria freudiana del sogno sostenendo l'ipotesi della "sintesi di attivazione", secondo la quale i sogni sono il prodotto di una attivazione del bulbo cerebrale durante la fase REM, che poi il cervello cerca di "interpretare" producendo, in modo un po' casuale, i sogni. Nel suo intervento Hobson riassume i principali temi di un suo prossimo libro - che probabilmente si intitolerà Ego Damage and Repair oppure Ego Ergo Sum: Toward a Psychodynamic Neurology - dove propone una sua nuova teoria del sogno basata sul concetto di "protocoscienza". Tra le altre cose dice che non è vero che il sogno sia, come diceva Freud, il "guardiano del sonno", ma che i sogni REM rappresentano un "programma di realtà virtuale" per la coscienza, per la quale si è evoluto il sonno REM e non viceversa, quindi il sogno REM non serve a proteggere il sonno. Rinnega il concetto di inconscio rimosso, e anche la struttura tripartita Io/Es/Super-Io che propone di rimpiazzare con un modello basato su un'unica istanza, l'Io. L'Es va abbandonato, e le strutture sottocorticali non sono affatto la sede di istinti che disturbano e vanno rimossi o tenuti sotto controllo, ma sono "libere da conflitti" e hanno un'importante funzione di supporto allo sviluppo dell'Io. Rimpiazza i concetti di processo primario e secondario con quelli di coscienza primaria (o "protocoscienza") e secondaria, che possono essere in conflitto tra loro, ma per una disfunzione e non certo per un motivo intrinseco. Nella "protocoscienza" l'Io comprenderebbe il processo sia primario sia secondario, e il sogno sarebbe un tipo di psicosi "organica" e "non motivata". Dice anche che il sogno è, per definizione, il modello di una "psicosi organica".

Mark Solms - che reagì duramente al duro attacco alla teoria freudiana da parte di Hobson del 1977, in un dibattito che durò anni (vi fu dedicato anche il n. 6/2000 della rivista Behavioral and Brain Sciences) - ribatte a Hobson, dicendo che in un certo senso si riavvicina a Freud, in quanto vi può essere una certa somiglianza tra la "protocoscienza" e il processo primario.

Tra gli autori che intervengono in questo numero vi sono inoltre Mark Blechner, noto esperto del sogno (si veda ad esempio il suo articolo di testa del n. 2/1998 di Contemporary Psychoanalysis, segnalato a p. 169 del n. 4/1998 di Psicoterapia e Scienze Umane, dove compie anche una revisione della letteratura sul sogno), Paul Lippmann (autore di un articolo sul sogno nel n. 2/2008 di Psicoterapia e Scienze Umane), e così via.

La seconda parte del fascicolo contiene lavori sugli aspetti clinici del lavoro sui sogni, e precisamente le relazioni presentate il 20 aprile 2012 a un panel di un convegno della Division 39 (Psicoanalisi) dell'American Psychological Association.

Nel complesso, si può dire che questo dibattito mostra ancora una volta quanto il sogno abbia riconquistato un posto importante nel dibattito psicoanalitico, posto che per tanto tempo aveva perso.


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