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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 46, N. 4 / 2010

"Introduction" 
Irwin Hirsch & Phillip Blumberg


Nella presentazione di questo numero speciale dedicato al tema degli sport, Irwin Hirsch parla del proprio coinvolgimento come tifoso di certi sport e della loro capacità di modificargli lo stato dell'umore, a volte anche per un'intera giornata. Si chiede come ciò sia possibile, e spiega che assieme a Phillip Blumberg ha avuto l'idea di curare questo numero speciale appunto per investigare psicoanaliticamente questa problematica poco trattata e spesso ingiustamente svalutata. Agli otto autori invitati a intervenire erano state poste alcune domande sui significati consci e inconsci del coinvolgimento negli sport, del fenomeno del tifo, ecc., e si cimentano in un vero e proprio studio di psicoanalisi applicata. Il posto che lo sport occupa nella vita di tante persone, sia in forma attiva (ad esempio come pratica quotidiana - a volte quasi fino a forme di "dipendenza" - del tennis, del jogging, ecc.) sia in forma per così dire passiva (ad esempio manifestando un forte bisogno di seguire la squadra del cuore e di essere coinvolti nel fenomeno del tifo, o viraggi di umore a seconda delle sorti della squadra amata, ecc.), viene analizzato da vari punti vista e utilizzando diversi modelli teorici (nei suoi aspetti "religiosi" o affettivi, come proiezione di aspetti idealizzati e degradati del Sè, e così via): nell'ordine, Adrienne Harris analizza gli aspetti mascolini che lei identifica nel gioco del baseball, W.B. Carnochan esplora la natura religiosa del tifo sportivo, Steven Cooper vede lo sport come depositario di aspetti idealizzati e degradati del Sè, Howard M. Katz analizza i sogni degli sportivi, James Hansell utilizza teorie diverse per mostrare come lo studio degli sport sia un tipico esempio di psicoanalisi applicata, Don Greif lamenta che spesso lo studio psicoanalitico degli sport è stato svalutato e mostra invece che andrebbe rivalutato dalla psicoanalisi, Stephen Seligman analizza il gioco del baseball elogiandone certe caratteristiche peculiari, e Jean Petrucelli parla del tennis come "esperienza mente/corpo" ricordando anche le partite che faceva con Steve Mitchell (che amava molto il tennis, oltre che il jogging) quando era suo supervisore.

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