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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 42, N. 2 / 2006
Before the Ass Has Gone, the Horse Has Already Arrived

Jeremy D. Safran


Jeremy Safran in questo articolo (il cui titolo si riferisce a un aforisma Zen di natura paradossale, come sono in genere questi aforismi) cerca di spiegare in che modo il buddismo, che pratica da anni, influenza la sua pratica psicoanalitica. Secondo Jeremy Safran il buddismo, tra le altre cose, insegna il "non-dualismo" (nonduality), che è un tipo di esperienza che aiuta a superare la distinzione tra categorie in genere ritenute opposte (buono/cattivo, puro/impuro, sacro/profano, ecc.). Il pensiero dualistico è al cuore di tanti problemi psicologici, e la saggezza del buddismo aiuta a pensare e a capire le cose "come veramente sono", non in modo idealizzato. In particolare, per Jeremy Safran la nonduality aiuta ad accettare meglio i pazienti e anche se stessi. Nell'articolo seguente, Sara Weber discute il contributo di Safran, e tra le altre cose commenta elogiativamente questo contributo sottolineando la difficoltà - come espresso anche nel titolo del suo articolo - a stare in equilibrio tra "arroganza" e "umiltà", sempre riferendosi al buddismo tibetano. Safran, nella sua replica, sottolinea l'utilità dell'insegnamento buddista di "arrendersi" (surrender) e accettare le cose "come veramente sono" o "in quanto tali" (vedi il concetto di suchness, usato da Safran). Qui ovviamente anche il buddismo viene inteso "in quanto tale", cioè non è interpretato con categorie psicoanalitiche (allo stesso modo con cui, ad esempio, oggi non è infrequente incontrare in riviste psicoanalitiche articoli che parlano dell'importanza della religione "in quanto tale"). Se è per questo, non viene menzionato a questo riguardo neppure il concetto fenomenologico di epoché.

Questo articolo ben testimonia un trend della psicoanalisi nordamericana contemporanea, prevalentemente di stampo variamente detto interpersonale, relazionale o intersoggettivo: quello di ricercare una propria identità facendo riferimento a concetti e filoni che storicamente sono stati esterni alla psicoanalisi e da cui essa ha cercato di differenziarsi (in questo caso le filosofie orientali, e nell'articolo di Storolow, che è nello stesso numero, la fenomenologia), ma soprattutto facendo questa operazione non da un punto di vista psicoanalitico, cioè "interpretando" i vari aspetti di questi approcci con categorie psicoanalitiche, bensì come se questi diversi approcci fossero per così dire "compartimenti stagni", ciascuno separato dall'altro, e dove viene fatta poca riflessione sui concetti e sulle operazioni psicologiche sottostanti alle diverse terminologie. Si veda a questo proposito il commento all'articolo di Bob Storolow, in questo stesso numero 2/2006. Per un commento più approfondito, vedi la rubrica "Riviste" del n. 3/2007 di Psicoterapia e Scienze Umane.


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