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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 40, N. 1 / 2004
The Tiger's Stripe: 
Some Thoughts on Psychoanalysis, Gnosis, 
and the Experience of Wonderment

Kerry Gordon


L'autore sostiene che mentre la psicoanalisi è conosciuta soprattutto come un modello della mente e come una pratica terapeutica, in realtà essa è anche, nelle parole dell'autore, "l'attuale incarnazione dello sforzo gnostico per elaborare un Sé ineffabile". Infatti la psicoanalisi secondo Gordon genera una "esperienza integrativa che unifica il sacro e il profano", è un tentativo di "autocorrezione psicospirituale" in reazione alla cultura "scientizzata" in cui viviamo, basata sulla tecnologia diffusa, sulla disumanizzazione, sugli impressionanti progressi della scienza che fanno pensare alla prossima nascita di una "grande teoria scientifica unificata" alle spese di qualunque altra credenza alternativa. Per dimostrare la tesi secondo la quale la psicoanalisi può rappresentare anche un tentativo di mantenere in vita una sorta di spiritualità, di non appiattimento o massificazione, Gordon presenta in dettaglio il contributo di tre autori che per certi versi si muovono secondo questa prospettiva: Christopher Bollas, Jim Grotstein, e Michael Eigen (di Grotstein si vedano qui anche le considerazioni – esposte in un articolo in due parti nei numeri 4/1994 e 3/1995 di Contemporary Psychoanalysis e segnalato su Psicoterapia e Scienze Umane, 1/1996, p. 162 – sul parallelismo tra lavoro analitico e tematiche mitologiche e religiose quali in particolare la confessione, l'esorcismo terapeutico, la Pietà e la crocifissione, cioè le "passioni cataclismatiche" che sono strettamente connesse con la problematica analitica del contenimento e dell'uso e sfruttamento da parte dell'oggetto di cui ha parlato ad esempio Bion, che fu maestro di Grotstein). Di Christopher Bollas Gordon dice che la "voce del sacro" è cresciuta sempre più intensamente nei suoi libri, da L'ombra dell'oggetto, del 1987, fino al più recente The Mistery of Things, del 1999, e parla diffusamente dei libri di Michael Eigen (si pensi a The Psychoanalytic Mystic, del 1998, o a Ecstasy, del 2001). Molto spazio viene dedicato alle idee contenute nel libro di M. Eliade del &&1959 The Sacred and the Profane. Nel contesto di queste riflessioni Gordon commenta naturalmente anche i contributi di Donald Winnicott e Wilfred Bion, che fanno da sfondo a questi discorsi (si peni solo alla mistica o alla "fede in O" di Bion), e anche alcuni concetti di Jessica Benjamin e di Emmanuel Ghent. La prospettiva post-moderna viene vista dall'autore come in sintonia con le sue posizioni, in quanto ad esempio, secondo un'ottica post-moderna, viene criticata una concezione di scienza come unitaria e potenzialmente totalizzante e globalizzante rispetto a tutte le altre idee, realtà o visioni alternative, incluse quelle religiose.

Va segnalato che la posizione di Gordon però è molto diversa da quella di quasi tutti gli altri autori psicoanalitici che si sono dedicati allo studio della problematica mistica o religiosa, in quanto concepisce la dimensione religiosa (nelle sue parole, il "numinoso") come oggettivamente autonoma rispetto a quella psicoanalitica, mentre, come è noto, l'atteggiamento analitico è tale per cui la religione è sottoponibile ad analisi così come qualunque altro "oggetto" esistente al mondo. Freud fu molto chiaro su questo punto, e fu proprio questo che caratterizza la psicoanalisi: la sua visione critica (e, ovviamente, autocritica) su qualunque aspetto dell'esistenza o dell'esperienza umane, mentre la religione (intesa in qualunque modo, anche nel più allargato possibile) è caratterizzata proprio dall'abdicare alla ragione, alla critica, all'intelligenza quindi, almeno in determinate aree, quelle appunto in cui ci si abbandona alla fede, con fiducia e senza alcuna possibilità di critica. In questo senso quindi la Weltenschauung psicoanalitica è la stessa di quella scientifica, che è appunto inconciliabile con quella religiosa, contrariamente al tentativo dell'autore. Questo articolo quindi, e soprattutto il fatto che sia stato pubblicato come lead-article (cioè come primo articolo) di un numero di questa rivista, è molto interessante e fa riflettere sullo stato che sta attraversando la psicoanalisi in questa fase della sua storia.


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