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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 37, N. 4 / 2001

  New and Creative Development Through Psychoanalysis

Steven A. Frankel 



In questo articolo l'autore (Steven Frankel) si propone di approfondire i concetti di "sviluppo" e di "punto di vista dello sviluppo" o approccio "evolutivo" (developmental) in psicoanalisi, mostrando quanto questi concetti siano rilevanti oggi nella letteratura psicoanalitica e anche quanti diversi possibili significati possano essere attribuiti ad essi. L'ingresso ufficiale di questo punto di vista nella psicoanalisi nordamericana può; essere fatto risalire a un documento del 1974 della "Commissione sulla Psicoanalisi Infantile" della American Psychoanalytic Association, che raccomandava l'adozione di un "approccio e orientamento evolutivo [developmental]" in psicoanalisi, come se questo potesse costituire un altro punto di vista da aggiungere a quelli già; descritti da Rapaport e Gill nel noto lavoro del 1959 "I punti di vista e gli assunti della metapsicologia" (in: The Collected Papers of David Rapaport. Gill M.M., editor. New York: Basic Books, 1967; trad. it.: Il modello concettuale della psicoanalisi. Scritti 1942-1960. Milano: Feltrinelli, 1977): economico, dinamico, strutturale (precedentemente topografico), genetico, ed adattivo. Oggi, sostiene Frankel, vi sono vari modi con cui si può intendere il cambiamento evolutivo ottenuto con la psicoanalisi, e ne illustra almeno cinque. Un primo modo è quello concettualizzato per esempio dai "modelli misti" descritti da Greenberg & Mitchell (a pp. 393-397, ed. or., del loro libro del 1983 Le relazioni oggettuali nella teoria psicoanalitica, Bologna: Il Mulino, 1986), e inoltre da Kernberg e dal primo Kohut, dove viene sottolineata l'importanza dello sviluppo pre-edipico ma viene data maggiore enfasi alla integrazione psicologica successiva raggiunta dalla risoluzione del conflitto edipico; questo modo di vedere differisce dai modelli relazionali, che concepiscono lo sviluppo come una combinazione tra cambiamento evolutivo e cambiamento dovuto alla risoluzione del conflitto. Un secondo modo è quello di concepire un "arresto dello sviluppo" (developmental arrest) che può essere ripreso e riparato in analisi grazie ad un certo tipo di esperienza analitica; tra gli autori che seguono questa impostazione si possono citare alcuni esponenti della infant research come Emde e il gruppo di Boston guidato da Daniel Stern, gli intersoggetivisti (come Stolorow, Brandchaft e Atwood), e per certi versi anche Loewald. Un terzo modo, esemplificato ad esempio da Modell, prevede che le esperienze evolutive infantili possano essere ripetute e revisionate in analisi; queste esperienze rivissute possono anche non essere state in precedenza registrate verbalmente (si vedano le posizioni di Bollas), e la cura avviene principalmente tramite empatia ed esperienze emozionali correttive (autori a cui qui si può fare riferimento sono ancora gli intersoggettivisti, e poi Loewald e anche Renik). Un quarto modo di concepire il punto di vista evolutivo postula che l'analisi può anche promuovere lo sviluppo oltre all'ultimo livello raggiunto dal paziente, anche se questo "nuovo" sviluppo può essere concepito secondo le linee evolutive descritte da Anna Freud nel 1965 (Normalità e patologia del bambino. Milano: Feltrinelli, 1969), e se comunque la nuova figura dell'analista non potrà mai rimpiazzare esattamente quella parentale; Gerson e Spezzano possono essere associati a questa concezione. Un quinto e ultimo modo di intendere il processo evolutivo implica che lo sviluppo sia "creativo", nel senso che analista e paziente si influenzano reciprocamente, in modo quindi bidirezionale, e senza che se ne possa prevedere l'esito; vicini a questa posizione sono Frankel (cioè l'autore stesso di questo articolo), il filosofo e psicologo Strenger, per certi versi ancora Bollas.
L'articolo continua approfondendo il concetto di "sviluppo creativo", e chiedendosi da una parte come le varie concezioni evolutive si integrano nelle teorie psicoanalitiche, dimostrando che di fatto ogni teoria in misura maggiore o minore utilizza concetti evolutivi, e dall'altra chiedendosi come una teoria generale possa influenzare la selezione e l'uso delle idee evolutive. In questo contesto, viene analizzato il problema del trauma e del ruolo dei fattori ambientali nello sviluppo. Infine l'autore si chiede se l'utilizzo di un approccio evolutivo possa dare garanzie che la teoria e la pratica psicoanalitiche siano "più accurate", mostrando come vi sia una grande diversità di vedute su questo punto.


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