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CONTEMPORARY PSYCHOANALYSIS
VOL. 37, N. 1 / 2001
The Exclusion of Erich Fromm from the IPA

Paul Roazen


Questo lungo articolo (una settantina di pagine) compare nella traduzione italiana ("L'esclusione di Erich Fromm dall'IPA") sul n. 3/2002 di Psicoterapia e Scienze Umane. Il noto storico della psicoanalisi Paul Roazen racconta nei dettagli un pezzo della storia della psicoanalisi in Germania durante gli anni dell'avvento del nazismo e delle complesse vicissitudini della DPG. La DPG, fondata da Abraham nel 1910, era la Società Psicoanalitica Tedesca, che derivava dalla Società Psicoanalitica di Berlino. In seguito la DPG fu trasformata in "Istituto Göring", dal nome del suo nuovo direttore, Matthias Göring, che era un cugino psichiatra del più famoso, e famigerato (nonché, pare, tossicomane), Hermann Göring collaboratore di Hitler. Matthias Göring diresse la Società Tedesca di Psicoterapia dal 1933. E' interessante sapere che Matthias Göring (che era stato analizzato da un adleriano, Leonard Seif) fu inizialmente considerato da Jones e altri come un uomo amichevole e simpatico, con una bella personalità, e furono alimentate le speranze che potesse essere in un qualche modo indotto a fare del bene alla psicoanalisi in Germania. Probabilmente questi errori si possono accomunare a quelli di quei tanti che non riuscirono a capire in anticipo che direzione avrebbe preso il nazismo, anche in termini i sterminio degli ebrei. Anche Jung, come è noto, collaborò con Matthias Göring. Jung fu nominato presidente della "Società Medica Generale Internazionale di Psicoterapia", che in pratica si proponeva di rappresentare anche la Società Tedesca di Psicoterapia e di portare avanti i principi del nazismo (Jung, che si dimise nel 1940, poi disse che in realtà voleva aiutare gli ebrei, ma Wilhem Reich ne aveva denunciato l'opportunismo). La DPG festeggiò l'ottantesimo compleanno di Freud, ma gli analisti ebrei non ebbero il diritto di parteciparvi. Si può dire che la DPG divenne inizialmente una sottosezione dell'"Istituto Göring", perché quando la DPG nel 1938 fu sciolta, '"Istituto Göring" si organizzò in tre "gruppi di lavoro": il "gruppo di lavoro A" che era la continuazione della DPG, il "gruppo di lavoro B" che era formato dai "neo-analisti" di Schultz-Hencke (che aveva costruito un suo approccio "psicoanalitico"), e il "gruppo di lavoro C" che erano gli junghiani. Quando l'"Istituto Göring" funzionò a pieno regime si allineò completamente con i principi del nazismo: anche se i suoi archivi furono distrutti dai bombardamenti e quindi andarono dispersi, sappiamo che ad esempio veniva insegnato l'approccio nazista alla omosessualità (sterilizzazione, terapia ormonale, castrazione, carcere, campo di concentramento, pena di morte), e inoltre vi era una collusione diretta con le pratiche naziste perché i soldati con "nevrosi di guerra" (probabilmente anche quelli sconvolti dalle pratiche attuate dei campi di concentramento) dovevano essere uccisi; vi era il divieto di trattare i pazienti ebrei, e i pazienti che risultavano "intrattabili" dovevo essere avviati al programma per l'eutanasia; nel 1943 un membro del "gruppo di lavoro A", un analista tedesco comunista di nome John Rittmeister che era stato allievo di Jung, fu decapitato perché accusato di tradimento. E così via.
In questo lungo articolo viene raccontata la storia non solo di Fromm, ma anche di molti altri analisti tedeschi, ebrei e non ebrei (Reich, Jacobson, Kemper, Landauer, Schultz-Hencke, Bohem, Müller-Braunschweig, ecc.), e di coloro che in quegli anni, anche dall'estero, furono coinvolti nelle importanti decisioni riguardanti il tentativo di far sopravvivere in un qualche modo la psicoanalisi in Germania (Sigmund e Anna Freud, Jones, Eitingon, ecc.), tra ingenuità, errori strategici e preoccupazioni di difendere in un qualche modo l'istituzione a scapito della dignità dei colleghi ebrei che furono invitati a dimettersi per conformarsi alle richieste del regime nazista. Fromm apparteneva alla DPG, e quindi all'International Psychoanalytic Association (IPA), ma in seguito, quando viveva in Messico, ne risultò escluso, per complessi motivi - che Roazen cerca di ricostruire - legati sia alla sua posizione teorica (troppo eterodossa per quei tempi) sia al fatto che non era un medico e per rientrare nell'IPA avrebbe dovuto rifare domanda di ammissione all'American Psychoanalytic Association, che a quei tempi si caratterizzava come "regional association" e quindi praticava il monopolio della psicoanalisi medica a scapito degli psicologi che non erano ammessi (per un approfondimento di queste vicende, vedi la storia del processo degli psicologi contro le istituzioni psicoanalitiche in USA). A proposito del tentativo di Fromm di essere riammesso nell'IPA Roazen riporta integralmente un interessante scambio di lettere del 1953 tra Fromm e Ruth Eissler (allora segretaria dell'IPA) in cui Fromm chiede i motivi della sua esclusione, e infine decide, dignitosamente, di non fare domanda di riammissione perché ciò avrebbe implicato accettare le ragioni per cui era stato escluso. Nelle conclusioni dell'articolo Roazen sottolinea gli errori anche di Freud, Jones e altri nel gestire questa delicata fase della storia della istituzione psicoanalitica e nel non aver saputo vedere le implicazioni di determinate scelte strategiche. 

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