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Richard e Piggle
Studi psicoanalitici del bambino e dell'adolescente
(Il Pensiero Scientifico Editore)
Sommari Anno 2002
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Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Golomb A. “Letting go”. Proiezioni e controtransfert. Il triangolo bambino, genitore, terapeuta. Pag.1-16.

Riassunto. Questo lavoro riguarda un argomento spesso trascurato, cioè la conclusione della terapia. La conclusione tende a far emergere di nuovo i conflitti che possono essere stati silenti nel corso della terapia, espone il lavoro del terapeuta al mondo esterno e necessita una certa consapevolezza dei propri sentimenti e pensieri sul paziente e sulla terapia.
Questo compito è doppiamente difficile con i bambini perché i genitori sono parte della terapia e il terapeuta “restituisce” loro il bambino. In questo senso il terapeuta è esposto ai loro sentimenti verso di lui, alla propria valutazione di essi e alla molteplicità di vissuti di transfert e controtransfert suscitati da ogni termine e da qualsiasi lavoro con i bambini.
La complessità di questo tema del “lasciar andare” viene mostrata attraverso casi che riguardano gruppi di operatori e una grande varietà di problemi.
Dal momento che non esistono raccomandazioni semplici circa la conclusione, l’A. mette l’accento sulla necessità di riconoscere la difficoltà sul piano emozionale di tutti coloro che sono coinvolti nel processo di “lasciar andare” un bambino e/o “affidarlo” a qualcun altro (genitori, altri terapeuti, un setting diverso). Senza questa consapevolezza, c’è il rischio di proiettare le frustrazioni della mancanza di successo, complicando la relazione con i genitori o continuando la terapia in modo inappropriato.

N. 8 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Fornari S., Jaffè R. Figurazioni del transgenerazionale nella terapia di gruppo con bambini e adolescenti. Pag. 18-33

Riassunto. Gli Autori, attraverso la presentazione di materiale clinico relativo alla psicoterapia di gruppo sia con bambini che con adolescenti, intendono individuare possibili embricazioni tra il transgenerazionale e la mente gruppale.
Pur partendo da vertici teorici differenti, sia la teoria del transgenerazionale che la teoria dei gruppi di derivazione bioniana, mettono in evidenza l’importanza degli elementi arcaici, primitivi, inelaborati, che si trasmettono e si diffondono tra gli individui: la teoria del transgenerazionale secondo un asse diacronico e quella del gruppo secondo un asse sincronico.
Abbiamo notato che nel lavoro di gruppo vi sono dei momenti in cui asse transgenerazionale ed asse sincronico si incrociano creando figurazioni e talvolta rappresentazioni efficaci nello sviluppo del pensiero e della storia passata ed attuale.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Carbone Tirelli L. Introduzione: Alcune note a proposito del setting e dell’interpretazione nelle psicoterapia con bambini e adolescenti. Pag. 34-39.

Riassunto. Viene proposta una riflessione sul materiale clinico di articoli che si riferiscono a psicoterapie con bambini e adolescenti particolarmente difficili da trattare, per dare rilievo ad un tema più ampio che riguarda la relazione tra la specificità del setting con soggetti in età evolutiva e la fisionomia che assume l’interpretazione.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Canham H. Pazienti che sputano, tirano calci e si spogliano: difficoltà tecniche nella terapia dei bambini deprivati. Pag. 40-51.

Riassunto. L’Autore esamina le difficoltà tecniche che si presentano a chi lavora con bambini dai comportamenti vistosamente violenti in seduta.
Il lavoro si concentra sull’esame del transfert e del contro-transfert, partendo dall’assunto di Melanie Klein e di alcuni tra i suoi collaboratori come Betty Joseph e Brenman Pick, per i quali nel transfert vengono riattualizzate “situazioni totali, emozioni, difese e rapporti oggettuali”; solo da una comprensione di queste il terapeuta può rintracciare la via che può aprire la comunicazione tra lo psicoterapeuta ed il piccolo paziente.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Lucantoni C. L’immagine del paziente nella mente dell’analista. Considerazioni sulla funzione di contenimento offerta dalle rappresentazioni nella mente dell’analista. Pag.52-61.

Riassunto. A partire da alcune esperienze cliniche viene proposta una riflessione sulla funzione di contenimento e coesione che svolge la rappresentazione del paziente nella mente dell’analista.
L’attenzione ai dettagli, agli elementi percettivi e visivi che il paziente ci invia permettono di raccogliere e tenere insieme elementi non coesi e contraddittori molto prima che quest’ultimo sia in grado di percepirli e integrarli nel Sé.
La graduale restituzione al paziente di questi elementi dissociati crea le basi di più chiari fenomeni transferali; il paziente può interiorizzare l’immagine, non ancora integrata, che si costituisce nella mente del terapeuta acquisendo così, nel tempo, anche le funzioni di contenimento e integrazione.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Chagas Bovet A. M., Giannotti V., Lanza A. M. La gestione dell’aggressività nella psicoterapia psicoanalitica dei bambini borderline in età di latenza. Considerazioni teorico cliniche. Pag.62-76.

Riassunto. Le Autrici propongono alcune considerazioni teorico-cliniche sul significato dell’aggressività agita nel setting psicoterapeutico dai bambini borderline in età di latenza, sulla base del pensiero di D.W. Winnicott.
Il materiale clinico riportato, relativo ad un bambino di nove anni in psicoterapia psicoanalitica per una significativa sintomatologia fobico-ossessiva, preceduta da una grave allergia alimentare in tenera età e successivamente da difficoltà relazionali, illustra chiaramente come l’aggressività primaria sembrava costituirsi come unica soluzione possibile per controllare gli intollerabili vissuti di bisogno e di dipendenza.
Nel tempo, con il progressivo strutturarsi di una relazione terapeutica stabile, si è evidenziato un quadro psicopatologico di tipo borderline, in cui gli aspetti pseudo-nevrotici ed i sintomi fobici avevano a che fare con il massiccio controllo dell’aggressività primaria.
Sono descritte le difficoltà concrete a contenere l’emergere degli aspetti più distruttivi di tale aggressività nel setting e l’importanza dell’uso del controtransfert, che ha permesso che questa venisse collocata nel terapeuta e poi integrata nel transfert.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 1, gennaio/aprile 2002

Mondadori R. Lasciarli andare. La terapia breve di un adolescente a rischio. Pag.77-91

Riassunto. In questo articolo l’autrice riflette sulla pressione esercitata sul terapeuta dai pazienti adolescenti quando vogliono interrompere la terapia prematuramente, e sul rischio di agiti nella relazione di transfert. Il materiale clinico è tratto dalla terapia breve con una adolescente che, non avendo superato i suoi conflitti edipici, attaccava il proprio corpo ogni volta che doveva affrontare una nuova fase del suo sviluppo psichico. L’autrice suggerisce che la riflessione e l’elaborazione da parte del terapeuta dei conflitti in atto in merito all’interruzione del trattamento possono contribuire alla crescita mentale ed emotiva degli adolescenti. Nel caso clinico riportato è stato possibile constatare come tale evoluzione sia continuata anche dopo la fine della terapia.

N. 23 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Cahn R. A proposito della soggettivazione in adolescenza. Pag.116-123

Riassunto. L’Autore partendo dalla ricca esperienza con pazienti adolescenti psicotici e con i casi limite, pone l’accento sugli ostacoli e/o sulle conclusioni impossibili del processo di soggettivazione in adolescenza quale processo di assunzione della soggettività, che può consentire l'instaurarsi di uno spazio psichico personale nel quadro di un lavoro interno di trasformazione e creazione.
Nello studio, Chan offre una serie di considerazioni, indicazioni e spunti teorici relativi all’obbiettivo di riavviare il processo di soggettivazione nell'adolescente in analisi, evidenziando l'importanza del lavoro sulla struttura del setting, sul contro-transfert, e un’attenzione specifica al ruolo di agente soggettivante dell'analista.
Viene proposta inoltre una panoramica della letteratura in materia.

N. 11 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Accetti L. Note sul processo di soggettivazione in Cahn tra Winnicott e Lacan. Pag. 125-132

Riassunto. Il lavoro si propone di prendere in esame la ricerca di Cahn intorno al “soggetto”, partendo dai punti di vista psicoanalitici diversi che ne hanno influenzato l'evoluzione. Dalle formulazioni di Winnicott e Lacan sull'origine del soggetto, Cahn sviluppa un interessante prospettiva sul processo di assunzione della soggettività, che va dalla nascita alla fase conclusiva dell'adolescenza e che consente o meno l'instaurarsi di uno spazio psichico personale e la possibilità di un lavoro interno di trasformazione e creazione.

N. 5 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Algini M. L. “Il principe degli oggetti”. Pag. 133-144

Riassunto. L'autrice parte dal pensiero di R.Cahn sulla patologia borderline in adolescenza, intesa come impasse del paziente a divenire soggetto dei propri conflitti perché perennemente “usurpato” da un altro. Attraverso due situazioni cliniche, l'autrice ipotizza che il processo di soggettivazione con questi adolescenti non si possa pensare in termini di separazione-individuazione, ma che il paziente possa cominciare a funzionare come soggetto solo quando è sicuro che il nucleo dell'altro in se stesso viene preservato ma limitato.

N. 8 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Albergamo M. Processo di soggettivazione e diritto a essere. Pag. 145-151

Riassunto. Nell’articolo viene discusso il concetto di processo di soggettivazione, introdotto da R.Cahn per delineare l’aspetto essenziale delle trasformazioni che si sviluppano in adolescenza. Viene proposta una definizione di soggettivazione, come termine conclusivo del tutto teorico, per evidenziare come una sua componente essenziale consista nel sentimento del diritto ad essere, che legittima l’aspirazione allo sviluppo di sé e dà sostegno alla possibilità di dar seguito ai propri bisogni e ai propri desideri, prima di tutto ai bisogni di riconoscimento della propria vitalità e apertura alle potenzialità del futuro. Questo sentimento è collegabile ai processi di differenziazione e in particolare alla capacità di uso dell’oggetto, nel significato che Winnicott ne ha dato. Viene infine dato un breve resoconto di un sogno nel quale emergono gli ostacoli, in chiave edipica e narcisistica, al completarsi di questo processo.

N. 7 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Lucarelli D. Brevi note sul concetto di soggettivazione in R. Cahn e sulle sue implicazioni nella clinica con gli adolescenti. Pag. 152-157

Riassunto. L’A. considera alcuni aspetti della concettualizzazione di Raymond Cahn relativa allo studio dell’ adolescenza vista all’interno del processo di soggettivazione. Vengono anche proposte alcune indicazioni cliniche che derivano da tale ottica, con particolare attenzione alla peculiare situazione del transfert in adolescenza, incluso quello che viene definito da Cahn come disarmoniosi .

N. 5 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Carratelli T. J. Le carenze di sviluppo e i processi di fissazione precoci nella patologia borderline in adolescenza: implicazioni nel lavoro clinic- istituzionale. Pag. 158-165

Riassunto. L'autrice mette in evidenza come la psicoterapia psicoanalitica, qui focalizzata nella dimensione supportiva con gli adolescenti borderline, si avvale di un lavoro specifico su “come” si configura il loro deficit strutturale e il ruolo che ha, in esso, il repertorio delle “condotte di fissazione”.
L'ipotesi avanzata è che tali condotte, intese come custodia di un senso di Sé primitivo-sensoriale e affettivo-motorio, presentino sia le tracce dello stato traumatico precoce, sia le impronte delle primitive risposte del paziente “fissate” attorno ad esso.

N. 11 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Carau B. Il trattamento della violenza in adolescenza: considerazioni cliniche. Pag.166-180

Riassunto. La recente attenzione al tema della violenza nel trattamento dell’adolescente, permette di individuare prospettive diverse che possono affinare la qualità dell’intervento e ampliare il “fuoco percettivo e la sensibilità ”del terapeuta non solo nell’ambito istituzionale, ma anche nella pratica clinica individuale.
Una focalizzazione che, partendo dalla dinamica e dall’economia interna a questi stati di violenza, ne chiarisce la funzione destrutturante o forse anche strutturante, in ogni caso peculiare del tempo adolescenziale e ne circoscrive i fondamenti teorico-clinici su cui si impernia qualsiasi discorso sulle modalità di intervento.
Il vincolo della violenza nell’adolescente lascia intravedere la sua natura primaria che, con la pubertà riemerge prepotentemente quando non ha potuto instaurarsi una differenziazione tra sé e oggetto, né essere metabolizzate le angosce relative a questa differenziazione, attraverso la funzione simbolica ambientale.
La vulnerabilità narcisistica dell’adolescente nella situazione clinica, di cui l’autore riporta ampi brani, si confronta e mette a dura prova anche la vulnerabilità narcisistica dei terapeuti.

N. 24 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Maccioni S. Si può insegnare a pensare? Dal disturbo del pensiero, al pensiero come fattore di integrazione nella relazione analitica con un adolescente borderline. Pag. 181-198

Riassunto. L’Autrice considera le difficoltà e il disturbo del pensiero nell’adolescente borderline, sottolineando l’importanza di un oggetto pensante il bambino affinché esso interiorizzi modalità di pensiero che possano esse stesse Ð come sostiene Winnicott nei suoi ultimi scritti - concorrere all’integrazione.
Attraverso il resoconto dell’analisi di un ragazzo di 14 anni, approfondisce quindi il ruolo della relazione analitica nello sviluppo del pensiero e riflette su modalità tecniche volte a promuovere la mentalizzazione tramite una più aperta condivisione dei processi di pensiero tra analista e paziente.

N. 51 voci bibliografiche

Volume 10, numero 2, maggio/agosto 2002

Mazzolini M. Il sintomo anoressico come difesa dal breakdown. Il caso di Alessandra. Pag. 199-209

Riassunto. L’autrice, attraverso un’esemplificazione clinica, riflette sulla formazione del sintomo anoressico come estrema difesa da un imminente breakdown psichico e la sua ripetizione nel transfert come occasione di ulteriore elaborazione.

N. 6 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Palacio Espasa F. Agli albori della vita psichica : le identificazioni precoci con gli aspetti terapeutici o rifiutanti della madre. Pag. 233-244

Riassunto. Il lavoro riconsidera il tema dell’influenza dei conflitti nella genitorialità sulla vita psichica del neonato e del bambino. Attraverso esemplificazioni cliniche relative ad interventi terapeutici congiunti madre-bambino, vengono presi in esame gli aspetti di identificazione precoce e le possibili trasformazioni di esse all’interno delle interazioni nella relazione primaria madre-bambino.

N. 16 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Grimaldi S. La continuita'. Pag. 255-264

Riassunto. Il lavoro propone un’applicazione, teorica e clinica, del concetto di “continuità” ad alcune condizioni psicopatologiche legate a traumi precoci dello sviluppo, quali quelli che si verificano, a volte, nei casi di adozione. L’autore, facendo riferimento alla teoria winnicottiana dello sviluppo, definisce la continuità come “esperienza di essere”, caratterizzata da aspetti primitivi ed arcaici, concreti e sensoriali, basati sulla funzione corporea e quindi non simbolici. Vengono presentate alcune esemplificazioni cliniche di bambini e adolescenti adottati in cui è messa in evidenza l’importante e specifica funzione del lavoro psicoterapeutico di favorire e permettere il recupero/ricostruzione e il mantenimento della continuità precocemente interrotta.

N. 7 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Mazzoncini G. “La tartaruga che ride”: difese primitive in un bambino adottato. Alcune riflessioni sulla tecnica nell’analisi infantile. Pag. 265-287

Riassunto. L’articolo ha un carattere essenzialmente clinico: tratta del primo anno e mezzo di terapia psicanalitica di un bambino di quasi quattro anni, adottato. La prima parte tratta dell’importante lavoro preparatorio con i genitori attraverso sedute congiunte utilizzando il metodo osservativo psicanalitico, al fine di creare un’esperienza di comprensione del vissuto del figlio in modo diretto e costruire un’alleanza terapeutica con i genitori. Il materiale clinico offre vari spunti di riflessione sulla tecnica nell’analisi infantile, sulla necessità di creare un’esperienza di accoglimento, contenimento e ascolto come base necessaria per il lavoro analitico.

N.8 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Gozzano E. I. Sacha E. Il Sistema Solare: costruzione delle origini in un bambino adottato. Pag. 288-302

Riassunto. descrive alcune fasi del trattamento psicoterapeutico di Sacha, un bambino adottato di 10 anni. Viene in particolare preso in esame il rapporto di alleanza terapeutica che si è stabilito con la coppia dei genitori e il progressivo costituirsi di un’area di condivisione, anche attraverso la trascrizione e il commento condiviso del “racconto delle origini”, fatto da Sacha alla madre. Vengono inoltre affrontate alcune particolari implicazioni del tema della “costruzione delle origini” in relazione al problema dell’adozione.

N. 2 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Amedeo S. Alcune considerazioni teoriche e cliniche sulle concezioni del transfert e del controtransfert in Winnicott. Pag. 303-320

Riassunto. Nel presente lavoro mi propongo di comunicare alcune riflessioni di carattere teorico e clinico sulle concezioni del transfert e del controtransfert secondo Winnicott. Le riflessioni confluiscono nell’esame di un caso clinico che ha rappresentato nella mia esperienza clinica una conferma della efficacia delle osservazioni di Winnicott. Riferirò una situazione clinica che mi è parsa evidenziare, all’interno del suo quadro evolutivo, alcune caratteristiche descritte da Winnicott riguardo al trattamento del paziente regredito allo stadio della dipendenza assoluta. Desidero mostrare, attraverso questo esempio, l’importanza di accettare la regressione alla dipendenza come una particolare condizione terapeutica.
Si tratta di un adolescente di 16 anni, Marco, che da circa un anno presentava un disturbo nell’area psico-somatica con un sintomo che lo aveva gravemente invalidato.

N. 18 voci bibliografiche

Volume 10, numero 3, settembre/dicembre 2002

Ciardulli G. Dalla fusionalità alla separatezza. Pag. 321-331

Riassunto. Attraverso il resoconto clinico di una psicoterapia con una bambina in età di latenza con comportamento alimentare selettivo, l’autrice si propone di leggere e rivisitare il percorso e le dinamiche della relazione analitica nella più ampia cornice del dispiegarsi del processo di separazione-individuazione. Nell’esperire e condividere passaggi che da una fusionalità indifferenziante conducono alla sperimentazione di uno stato di separatezza, ci si domanda se la possibilità della bambina di pervenire ad una sorta di “nascita psicologica” durante la terapia, non si sia giovata anche della“nascita” e dello sviluppo dei processi maturativi propri del periodo di latenza.

N. 8 voci bibliografiche


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