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Richard e Piggle
Studi psicoanalitici del bambino e dell'adolescente
(Il Pensiero Scientifico Editore)
Sommari Anno 2001
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Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

Ferruta A. Aggressività e sadismo in adolescenza. Pag. 1- 10

Riassunto. Il lavoro propone una riflessione sull’adolescenza come tempo favorevole ad una riorganizzazione del funzionamento psichico e a un processo personale di soggettivazione. In questa luce i tentativi di collocare precocemente i comportamenti sadici ed aggressivi dell’adolescente in un quadro di personalità definito, rischiano di interrompere il processo di riappropriazione personale del mondo. Ciò comporta un andamento del processo transferale e controtransferale particolarmente drammatico e complesso. Il caso clinico di un ragazzo che si procura dei tagli per verificare se è vivo, permette di descrivere la vicenda di un controtransfert intenso e combattuto tra la responsabilità per la vita fisica e quella per la vita psichica del paziente. Viene utilizzato come sfondo teorico la distinzione di Bergeret tra la violenza come vitale pulsione di sopravvivenza e l’aggressività come dimensione psichica che rientra nella dinamica conflittuale delle rappresentazioni oggettuali.

N. 10 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

Costis L. Alcune considerazioni sulle figure e le vicissitudini del doppio in adolescenza. Pag. 11 - 19.

Riassunto. Sulla scorta del materiale clinico relativo all’analisi di un’adolescente, l’autrice discute il tema del doppio, della sua origine infantile e della sua riattivazione post-puberale, mettendone in risalto il duplice ruolo, difensivo da un lato, ma anche potenzialmente strutturante dall’altro. Il primo difende dall’angoscia dell’irrappresentabile, dell’impensabile e della disintegrazione; il secondo può consentire, attraverso la specularità relazionale, l’uscita dall’impasse della scena primaria e l’apertura verso l’integrazione psichica del terzo. Su questo secondo ruolo, giocato largamente sulla elaborazione degli affetti, può fare leva il compito impossibile dell’analisi.

N. 18 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

De Silvestris P. Oggetti interni e cambiamento. Fra Io e Super Io. Pag. 20 - 27

Riassunto. L’ipotesi dell’A. attraverso esemplificazioni cliniche di terapie con bambini, è che, per quelle esperienze primitive fissate in una forma non elaborabile, si debba parlare, piuttosto che di “precipitato nell’Io”, di “ precipitato nel Super Io” e che la terapia analitica tenda a trasformare questo nucleo indigesto e conflittuale in un contenuto pacifico e collaborativo dell’Io.

N. 12 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

Ardizzone I., Lanza A.M., Carratelli T. L’integrazione somato-psico-mentale e la costruzione dell’oggetto interno. Pag. 28 - 34

Riassunto. A partire dalla loro esperienza clinica con bambini affetti da gravi patologie psichiatriche, gli A.A. ipotizzano una possibile integrazione del concetto winnicottiano di insediamento (induelling) e quello kleiniano di costruzione dell’oggetto interno.
L’insediamento della psiche materna del Sé somato- mentale dell’infante, che gli A.A. ipotizzano sin dall’inizio in qualche modo integrato, rappresenterebbe uno dei passi fondamentali nella costruzione del mondo interno del bambino.
Una volta analizzato lo sviluppo normale di questo processo, gli A.A. descrivono le diverse caratteristiche dell’andamento anomalo di tale insediamento e le sue varie manifestazioni all’interno dei vari quadri psicopatologici: psicosi, disturbi psicosomatici e patologia nevrotica.

N. 7 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

Grauso G. Alcune riflessioni sul contenimento dell’ansia in un reparto pediatrico . Pag. 34 - 52.

Riassunto. L’A. descrive una esperienza di lavoro in un reparto speciale di uno dei maggiori Ospedali pediatrici. Si delinea il ruolo della playleader e l’importanza del’ “gioco” come veicolo di elaborazione e trasformazione delle paure ed ansie dei bambini. Si mette l’accento sull’importanza, per il loro sviluppo, della “attenzione” e si esplora il concetto di “contenimento” all’interno della relazione con i singoli bambini e nelle dinamiche istituzionali nel rapporto con i diversi componenti del personale ospedaliero. Vengono anche evidenziate problematiche relative all’ospedalizzazione dei bambini e alle loro implicazioni psicologiche.

N. 8 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 1 gennaio /aprile 2001

Kandel E. R. La biologia e il futuro della psicoanalisi: chiarimenti su “un nuovo contesto intellettuale per la psichiatria”. Pag. 57 - 97.

Riassunto. Nel 1998 L’American Journal of Psychiatry pubblica un articolo di Erik R. Kandell intitolato “Un nuovo contesto intellettuale per la psichiatria”. In risposta a questo articolo l’American Journal of Psychiatry ha ricevuto un certo numero di lettere. In alcune di queste si discuteva un argomento che, secondo Kandel, meritava una risposta dettagliata e che si riferiva al fatto se la biologia era rilevante per la psicoanalisi. Dal punto di vista di Kandel questo tema è così importante per il futuro della psicoanalisi da non poter essere liquidato con un breve commento. L’A. quindi, ha scritto questo articolo con lo scopo di sottolineare l’importanza della biologia per il futuro della psicoanalisi.

N. 136 voci bibliografiche.

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Schacht L. La capacità di sorprendersi. Pag.117-130.

Riassunto. L’autrice esamina il concetto winnicottiano di “capacità di sorprendersi” nel suo doppio significato di fenomeno intrasoggettivo (ovvero lasciarsi stupire dalla scoperta di un aspetto di sé rimasto fino ad allora inconscio) ed intersoggettivo ( ovvero usare la presenza dell’altro per lasciar emergere qualcosa di nuovo).
Vengono proposte tre vignette cliniche tratte dalla psicoterapia di un bambino di 5 anni, nelle quali si evidenzia come la relazione analitica, basata su una presenza attenta e non intrusiva della terapeuta, crei lo spazio nel quale il bambino riesce sia a rappresentare le proprie conoscenze inconsce sia a trasformare creativamente ( e gioiosamente) un vissuto fino ad allora inesprimibile in una esperienza comunicabile a sé e all’altro.

N. 10 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Carratelli T., Lanza A. M., Ardizzone I. Le vicissitudini del Sé in latenza tra mondo interno e mondo esterno. Pag.141-155.

Riassunto. Gli Autori prendono in considerazione la latenza dal punto di vista delle vicissitudini del Sé. In questi termini la latenza appare, quindi, una fase fondamentale di un processo consequenziale, che gli Autori definiscono di “inconscientizzazione”, in cui l’apparato psichico raggiunge la capacità di integrare la cosiddetta non consapevolezza, l’inconscio dinamico e la coscienza. Tale integrazione si manifesta fenomenologicamente nella piena espressione della mentalizzazione, dell’intenzionalità, della responsabilità e del mantenimento della continuità del Sé.
Tale sforzo teorico, supportato da materiale clinico, propone al lettore l’approfondimento e la condivisione di concetti quali: “processi di messa in latenza”, “secondo svezzamento”, “rispecchiamento e contemplazione”. Tali concetti e la loro discussione definiscono con chiarezza, e in accordo con altri autori, il ruolo della latenza come periodo sensibile per la costruzione dell’apparato psichico e come periodo vulnerabile per la comparsa della psicopatologia.

N. 21 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Bonaminio V., Di Renzo M. Figurazioni della latenza. Pag.156-171.

Riassunto. Allo scopo di illustrare e descrivere le caratteristiche evolutive e cliniche del periodo di latenza, gli Autori analizzano e discutono in dettaglio il film I Goonies, i cui personaggi, e l’interazione fra loro, essi considerano come figurazioni della latenza.
Sulla base di un approccio psicoanalitico che sottolinea lo sviluppo come processo continuo, non lineare, in cui ogni fase del ciclo vitale (E. Erickson, 1982) fornisce specifici ed importanti contributi allo sviluppo normale e patologico dell’individuo, gli Autori mettono in evidenza la poliedricità e la multiformità come caratteristiche specifiche di questa fase. L’uso del temine figurazioni sottolinea che questa complessità della latenza deve essere intesa sia in senso longitudinale, per tenere adeguato conto di tutte quelle evoluzioni e trasformazioni insite in questo ampio arco di tempo; sia in senso trasversale, ad indicare che il bambino in un dato momento è impegnato contemporaneamente in molteplici compiti psichici non tutti i quali procedono allo stesso ritmo e con la medesima stabilità di organizzazione. Lo sviluppo delle relazioni oggettuali, l’integrazione dell’Io, la concomitante riorganizzazione delle difese, ed il radicale cambiamento delle funzioni cognitive, la strutturazione del Super-Io, il consolidamento dell’identità di genere, l’ampliamento e la diversificazione del mondo sociale e culturale, possono procedere dunque in modo disomogeneo ma tendono alla convergenza: l’articolazione e la coesione di tutti questi processi nella formazione della personalità e del carattere può essere considerato il compito evolutivo sottostante della latenza come periodo preso nel suo insieme. Sul piano clinico ciò implica la necessità di valutare accuratamente, in termini di comprensione diagnostica e di tecnica terapeutica, i diversi livelli di cambiamenti e di realizzazioni psichiche, il grado di integrazione dei vari processi, evitando il rischio di ricondurli riduttivamente ad una mera correlazione con l’età cronologica del bambino

N. 34 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Lucarelli D. La psicoterapia psicoanalitica in età di latenza: un aiuto a “mettere in latenza”. Pag.172-182.

Riassunto.
Dopo una breve introduzione relativa alle tematiche evolutive specifiche della latenza, viene presentato un caso clinico di una bambina di sei anni e mezzo per la quale una non sufficiente elaborazione della conflittualità edipica, riattivata dalla nascita del fratellino, rendeva particolarmente difficile l’entrata in latenza.
Vengono forniti inoltre spunti di riflessione relativi ad alcuni elementi tecnici quali il gioco e l’interpretazione con i bambini in età di latenza.

N. 8 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Tabanelli L. Processo di apprendimento e rischio di inibizione intellettiva: note su alcune caratteristiche specifiche della latenza. Pag.183-187.

Riassunto.
L’A. prende in considerazione il rischio di inibizione intellettiva come disturbo specifico e particolarmente critico del periodo della latenza, nel quale trova posto l’inizio dell’apprendimento scolastico.
I problemi di apprendimento frequentemente sono un segnale generico di disturbi evolutivi di vario genere, ma l’inibizione intellettiva in alcuni casi può essere considerata un indicatore specifico della difficoltà ad entrare in latenza.

N. 8 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Maserati A. Dalla “mostra del disordine” all’album delle figurine. Pag.188-195.

Riassunto. L’articolo è il resoconto clinico del trattamento di una bambina di 9 anni. Viene evidenziato come, nel percorso terapeutico, la piccola paziente passi dall’iniziale uso del corpo come espressione del proprio caos interno delle angosce di frammentazione ad un funzionamento mentale più adeguato e specifico dell’età. Il materiale clinico mostra il graduale accesso da parte della bambina all’area simbolica che consente l’elaborazione e la “messa in latenza” dei conflitti relativi alle fasi precedenti dello sviluppo e, di conseguenza, la possibilità di addentrarsi in nuove esperienze intrapsichiche e relazionali .

N. 9 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Micanzi Ravagli B. I primi colloqui con le madri nelle terapie congiunte genitore-bambino. Spazio per il bambino e spazio per il padre. Pag. 196-209

Riassunto. Il lavoro riporta e approfondisce i primi colloqui di due coppie madre-bambino nell’ambito degli interventi di terapia congiunta genitore-bambino realizzati sia nei Servizi che nella pratica privata.
Attraverso il materiale clinico vengono mostrate le modificazioni della relazione madre-bambino nel senso di un progressivo avvicinamento della madre ai bisogni del bambino reale. Viene preso, inoltre, in considerazione il cambiamento della relazione della coppia parentale, soprattutto nella direzione di una maggiore partecipazione da parte della figura paterna.

N. 14 voci bibliografiche

Volume 9, numero 2, maggio /agosto 2001

Capozzi F. “ Le piante per crescere hanno bisogno di luce”. Il trattamento psicoterapeutico in un bambino in età di latenza. Pag.210-228.

Riassunto. Nell’articolo viene descritto il trattamento psicoterapeutico di un bambino di otto anni svolto in un contesto istituzionale. Il bambino presentava uno scarso rendimento scolastico. L’A. descrive brevemente l’indagine diagnostica dalla quale emerge un quadro di inibizione intellettiva psicogena. Viene quindi riferito, utilizzando una modalità narrativa, il percorso terapeutico che è stato suddiviso in tre parti al fine di renderne più visibile la dimensione evolutiva.

N. 4 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Corti A. Ansie primitive mobilitate dal compleanno nell’ analisi di una bambina piccola. Pag.244-261

Riassunto. Adda Corti è una delle esponenti storiche del pensiero Kleiniano della scuola Italiana. In questo articolo viene descritto il trattamento analitico svoltosi intorno agli anni sessanta, di una bambina , seguita dall’età di quattro anni ai sei. L’autrice introduce il suo scritto con una rassegna teorica riguardo al tema dell’origine dell’angoscia e sulle radici della vita psichica.
Nella presentazione del materiale clinico che segue, viene data particolare attenzione ai movimenti regressivi e progressivi della bambina che sono particolarmente evidenti in occasione della ricorrenza dei suoi compleanni.

N. 16 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

O’Shougnessy E. Una identificazione proiettiva con Frankenstein: alcune domande sui limiti psichici. Pag.262-274

Riassunto. Rifletto su una analisi di 40 anni fa con un ragazzo di 12 anni, giunto in terapia in un grave stato di confusione mentale, che ha interrotto il trattamento, dietro sue pesanti insistenze, dopo tre anni di analisi; nel frattempo il giovane aveva ripreso la sua vita e la sua educazione, pur mantenendo un’identificazione proiettiva con Frankenstein.
In questo articolo, che presento come un caso di studio, mi interrogo sui limiti psichici. Quale è stata la natura del miglioramento del mio paziente? Cosa lo ha spinto ad identificarsi con Frankenstein? Vi erano nella sua costituzione psichica limiti tali da portare a tale risultato? Quali i miei limiti? Una analisi diversa e migliore avrebbe reso possibile un esito diverso?

N. 14 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Milana Lisa G. Quando interpretare: “Sei sedute più tardi, sei mesi più tardi, sei anni più tardi” ? Pag.275-286

Riassunto. L’A. affronta i problemi che pongono quei trattamenti che richiedono un lungo periodo di preparazione prima che possa essere usato lo strumento dell'interpretazione.
In questa trattazione l’A. segue la teorizzazione della “situazione psicoanalitica come campo bipersonale” di M. e W. Baranger.

N. 7 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Conte M. Il funzionamento protomentale: tre concetti a confronto. Pag.287-301.

Riassunto.
La distinzione tra organizzazione e struttura, esplicita nel discorso di Gaddini, risulta un favorevole paradigma per mostrare qualità e contenuto delle produzioni psichiche, dall’embrionale presentazione della cosa corporea alla compiuta rappresentazione. Il processo di costruzione della rappresentazione trova origine nella totalizzante esperienza di Sé tratteggiata dalla fantasia nel corpo di fusione sé-altro, bocca-capezzolo, traccia pittogrammatica chiusa su se stessa, incapace di informare dell’esistenza dell’alterità. Quest’ultima si configura gradualmente, unicamente nel ritmo di presenza-assenza dell’altro, fondamentale per la ri-organizzazione della fantasia in trama fantasmatica, sotto la spinta della quale si produce il fluire verso il modello transizionale forma autoprodotta. Essa “ unisce ciò che è separato” in fantasie sul corpo, formazioni organizzate la cui qualità simbolopoietica appronta lo sbocco nel funzionamento psichico strutturale. Il prodotto psichico più evoluto, la rappresentazione, può quindi emergere, inscritta nelle categorie spazio-tempo e nel segno significante della parola, risultando, al contrario, affetta dalle scorie dei fallimenti ambientali, laddove si siano verificati, e segnalando, dunque, il suo asservimento a quelle aree mai integrate dell'organizzazione mentale di base.

N. 16 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Alliora F. Un aiuto a chi aiuta: l’ esperienza di supervisione psicologica ad un gruppo di ostetriche e pediatri. Pag.303-311.

Riassunto. Nel presente articolo viene descritta l’esperienza di supervisione, da parte di una psicologa, a due gruppi di operatori sanitari (ostetriche e pediatri ) nell’ambito di un servizio di assistenza a domicilio della puerpera e del neonato dimessi dall’ospedale a poche ore dal parto.

N. 8 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Di Lascio R., Stefani A. L’ intervento psicoterapeutico nella relazione precoce madre-bambino. La specificità del primo incontro. Pag.313-328.

Riassunto. In questo articolo le Autrici discutono sulla specificità del primo incontro nell’intervento psicoterapeutico sulla relazione precoce madre-bambino.
Attraverso l’esperienza di trattamenti con neonati e bambini piccoli e le loro madri viene analizzata la prima seduta, perché particolarmente significativa nel mostrare la potenza dei vissuti inconsci che si intersecano e che coinvolgono direttamente anche il terapeuta, come se si riattivasse il vissuto della nascita in ciascuno dei partecipanti.
Vengono presentate due prime sedute di psicoterapia madre-bambino, attraverso le quali prendono rilevanza i vari movimenti transferali e controtransferali attivi nell’incontro.

N. 25 voci bibliografiche

Volume 9, numero 3, settembre/dicembre 2001

Bonassi E. Il desiderio impossibile. Alcuni pensieri sull’ anoressia mentale. Pag. 329-344

Riassunto. L’anoressia mentale viene vista dall’Autore come un sintomo che può sottendere diverse situazioni strutturali e dinamiche. Tuttavia, pur nella diversità, tutte le situazioni hanno in comune alcune caratteristiche specifiche: la mente funziona in una dimensione concreta ed ametaforica in cui il desiderio coincide con la sua soddisfazione ed è quindi “impossibile”. Esso viene spento nella sua matrice corporea, attraverso il digiuno e il dimagramento.
Viene inoltre avanzata l’ipotesi che vede l’anoressia come un fenomeno di depersonalizzazione che si esprime e al tempo stesso si circoscrive nel corpo. Per quanto riguarda il percorso terapeutico viene sottolineata l’importanza di una “gradualità” che renda possibile il recupero della distanza e nella quale il contatto con il desiderio emergente non sia destrutturante.

N. 18 voci bibliografiche



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