L'età dei sentimenti: amore e sessualità dopo i 60 anniPrefazione a cura di Aldo Isidori (Ordinario di Andrologia, "L'età dei sentimenti"(Città Nuova, Roma 1996)La cultura della terza età fa ormai parte integrante e crescente dell'informazione multimediale, e nell'immaginario collettivo si è ormai saldamente il concetto (o la speranza?) che sia possibile prolungare la vita organica oltre termini finora inimmaginabili. Ed in effetti, la realtà biologica attuale e le prospettive future della ricerca biomedica fanno prevedere non lontano il traguardo del secolo di vita come età limite normale e non più fantascientifica ...
Ma - nei dibattiti che sempre più numerosi si svolgono su questo argomento, data la sua straordinaria rilevanza sul piano sia biologico che sociale - un iterrogativo viene costantemente e opportunamente posto: si prolungherà una spiacevole vecchiaia o si assicurerà una buona qualità della vita per un tempo maggiore? In realtà, più che trascurato - come da chi asserisce essere un non-problema - esso è sottaciuto o sbrigativamente sepolto sotto gli aspetti dell'ironia o del falso moralismo. Aspetti che ovviamente tendono ad esorcizzare un problema di fronte al quale, oltre l'ignoranza di base, ci sentiamo spesso a disagio. Basti un esempio per tutti. Quanti di noi in età giovane o matura abbiamo provato il "complesso dei figli di Noè", secondo cui i nostri genitori, anziani, dovevano essere sublimati in un mondo asessuato; ed il pensiero che potessero ancora avere rapporti ci suscitava un inappropriato quanto ingiustificato sentimento di fastidio? Eppure, non esistono - se non in casi chiaramente patologici - ostacoli fisiologici ad una normale attività sessuale, nei soggetti ultrasessantenni; né psicologici, ché anzi - diventando il rapporto squisitamente affettivo-unitivo non potendo essere più creativo - si arricchisce di connotazioni qualitative in cui l'affetto, anzi l'amore, fa da protagonista, e che configurano "il nuovo linguaggio sessuale", diverso e per alcuni aspetti migliore, del "primo linguaggio" caratteristico della giovinezza. Non per nulla, l'Autore di quest'opera definisce questa "l'età dei sentimenti". Nonostante ciò, purtroppo manca ancora una coscienza medico-psicologica ed un ragionamento etico elaborato su questo specifico argomento. Il volume - pur ricco di indubitabili meriti e sostenuto da una preziosa esperienza clinica e pratica, e da una coscienziosa e a tratti umanissima ricerca personale - risente, e non potrebbe essere altrimenti, di questa carenza di elaborazione etica. Anche se non è questo, certo, un libro che intende occuparsi della vita buona nel senso classico dell'espressione, e dunque nel senso morale, ma della salute sessuale dell'anziano, si potrebbe talora avvertire una parzialità di approccio. Se questo non costituisce di per sé un inconveniente - per prescindere da certe valutazioni etiche - occorre però che il lettore ne sia consapevole in modo da non sovradeterminare la salute, quasi che essa consista senz'altro nella vita buona, e da non identificare la vita buona con l'autorealizzazione, o i sentimenti con la comunicazione di sé, oppure l'umano bisogno di affetto e amore con le scelte etiche della persona. Il medico organicista - andrologo, ginecologo o geriatra - tende infatti tutt'al più a considerare il sintomo impotenza o frigidità senza cercare d'individuare, per correggerle, le cause di fondo dell'eventuale disturbo, e soprattutto senza considerare l'importanza globale, nei confronti della salute, di una ragionevole attività sessuale. Talora addirittura limitandosi a consigliare la "pace dei sensi" o, peggio, a prescrivere rimedi energici inefficaci quando non dannosi. Gli psicologi e gli psichiatri, dal canto loro, omettono spesso di considerare la fondamentale importanza dell'approccio multidisciplinare al problema. Altri soggetti implicati a giusto titolo nel discorso, come possono essere i moralisti, rischiano di non integrare a sufficienza il dato scientifico o statistico con quello religioso od etico-morale, certo imprescindibile. Assai opportunamente, quindi il volume di Salvatore Capodieci interviene ad offrire un valido contributo per colmare questo nostro profondo ed ingiusto gap culturale.
L'opera di Capodieci, psichiatra e psicologo di vaglia, raccoglie una vasta esperienza maturata sul campo e filtrata al vaglio di una profonda preparazione dottrinale ed umanistica, vorrei dire umana. E sono sicuro che il volume di Capodieci - a cui auguro un brillante successo come una delle opere più importanti sull'argomento - potrà divenire il testo base per quanti, medici, psicologi, assistenti sociali ecc., desiderano accostarsi con rispetto e delicatezza, ma con sicura competenza, a questa meravigliosa età dei sentimenti.
|