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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni



Ignazio Senatore

Psycho Cult
Psicodizionario del cinema di genere

Centro Scientifico Editore, 2006


Prefazione di Marco Giusti

Non andiamo per ordine. Il personaggio più matto che conosca del mondo del cinema e’ il vecchio Screwball Squirrel ideato da Tex Avery. Uno scoiattolo di cartone, ovviamente. E’ così matto che, oltre a fare i soliti numeri come credersi Napoleone, finirà stritolato dal cane più forte e ottuso del mondo per mai piu’ tornare in vita solo per fornirci la piu’ assurda parodia dei personaggi di “Uomini e topi” di John Steinback. La battuta migliore che abbia sentito su uno psicanalista e’ invece quella che fa Jerry Lewis, anzi il suo doppio Buddy Love, al preside dell’università in “Le folli notti del dottor Jerryl”. “Mi ci aveva pizzicato una volta uno di questi pizzi-canalisti. Mi disse che avevo una doppia personalita’ e mi chiese quattrocento dollari. Gliene diedi duecento. Gli altri duecento poteva chiederli al mio doppio”. Per quanto riguarda il miglior sogno psico-cinematografico sono indeciso tra il superclassico dell’orologio senza lancette di “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman e l’orologio con le lancette-mannaia che tagliano la testa di pazienti e dottori nel fondamentale, ma mai più rivisto, “David e Lisa” di Frank Perry. Ma chi stava sognando. David o Lisa? E la psico-parodia piu’ folle? Sicuramente “Psicosissimo” con Tognazzi e Vianello, che c’entra poco o niente con il film di Alfred Hitchcock.

Ecco detto che tutti i dizionari che trattano i film per vie trasversali sono i benemeriti nel mondo dell’editoria cinematografica, perché offrono sguardi diversi e quindi lontani dalla noia corrente del settore, questo che tratta di film dedicati a psicanalisi-psicanilisti-fuori di testa-picchiatelli-e soci vari si distingue perché mette sullo stesso piano film di genere e film ritenuti comunemente alti, thriller, horror, commedie sexy e opere autoriali. Pratica non cosi’ diffusa come sembrerebbe, proprio perché sempre di piu’ chi scrive di cinema alto non si vuole occupare di cinema basso e viceversa. Come se fossero mondi che, da una parte e dall’altra, e’ meglio non contaminare. Non sapendo, poi, che anche scrivendo di cinema basso o di genere, si corrono poi gli stessi terribili rischi che si corrono con il cinema alto, cioe’ esagerare nelle visioni autoriali e nei trombonisti critici. Unire con uno stesso sguardo film diversi, invece, offre la possibilità di non cadere nelle trappole dell’autorialita’, di volare leggeri rincorrendo altri percorsi. Addirittura il filo rosso della psicanalisi o degli psycho cult. Anche perché quando si mettono in scena storie psicanalitiche, sia nel cinema alto che nel cinema basso, si cade spessissimo in deliri stracultissimi che portano al sorriso. E, ovviamente, tanto piu’ alto sara’ il film di partenza, tanto più alta (o più bassa, se volete) sarà la risata. Al punto che, anzi, il delirio psicanalitico come svelamento di qualche terribile segreto da thriller sarà più “normale” dentro un film di genere e assolutamente indigesto dentro un film con pretese autoriali. Al film di genere, cioè, permettiamo la leggerezza della psicoletturina, al film alto no, perché ci porta in un groviglio da cattive indigestioni di Bergman e Allen, Fellini e Antonioni che, spesso e volentieri, non accettiamo di buon grado neppure da questi autori. Pensiamo solo al diverso atteggiamento che avevamo negli anni ’60 di fronte ai due Risi, Dino e Nelo, entrambi medici, entrambi registi, ma il primo maestro di commedie che a volte sforavano in piccole letture psicanalitiche e l’altro campione assoluto del cinema psicanalitico dopo “Diario una schizofrenica”. Allora, già confondere in un dizionario registi e film così diversi, da Mariano Laurenti a Fritz Lang, oltre tutto trattandoli con analoga serietà, mi sembra un tratto curioso, una via originale per un elenco di cinefollie che sono poi quelle che ci capita di vedere in sala e in tv tutti i giorni, già confuse fra loro nelle nostre schizzate visioni.


Ignazio Senatore. Psichiatra, psicoterapeuta. Funzionario Tecnico presso la Clinica Psichiatrica dell’Università “Federico II” di Napoli. E’ Vice- Presidente della Sezione “Arte, Cinema, Spettacolo e Mass media in psichiatria” della Società Italiana di Psichiatria.
Presidente e Fondatore dell’Associazione “Eidos- Cinema, psiche e arte visive”. Presidente della Società Italiana dello Studio dei Comportamenti Alimentari – Sezione Sud.
Segretario del Comitato d’Ammissione della Società Italiana di Terapia Familiare.
Ha pubblicato “L’analista in celluloide” (Franco Angeli- 1994) “L’atterraggio fu dolce come una caramella al latte” (Guida Editore – 1998) e “Curare con il cinema” (Centro Scientifico Editore – 2002). Per gli appassionati dei rapporti tra cinema e psiche ha confezionato il sito www.cinemaepsicoanalisi.com


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