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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni



Francesco Berto – Paola Scalari
a cura di Maria Elena Petrilli, psicoterapeuta socio fondatore Gruppo Racker


Il codice psicosocioeducativo, prendersi cura della crescita emotiva


La Meridiana, Molfetta 2012

 

Educare, come insegna Freud, insieme a curare e governare, è un mestiere ‘impossibile’. Ma nessuno di noi pensa che per questo non debba essere affrontato come compito necessario.

In questo libro Berto e Scalari, due autori impegnati nell’ambito educativo in senso ampio, ma con funzioni e competenze diverse, si inoltrano ancora una volta in quest’area problematica e ci fanno riflettere assieme a loro sulle molte figure che durante la crescita svolgono questa funzione.

‘Nessuno insegna da solo’ sembra la prospettiva di fondo di ogni capitolo. La metafora fondamentale è quella del codice psicosocioeducativo, che parte dal concetto di codice genetico come precipitato di molti elementi accumulati in una struttura che è unica per ogni individuo. Unico e particolare deve dunque essere il movimento di interesse e di attenzione dell’educatore nei confronti di chi sta imparando. Ho voluto accostare l’idea che nessuno insegna da solo con l’altra idea portante del testo – che ogni soggetto richiede uno sguardo, un avvicinamento, un accostamento del tutto speciale. Naturalmente non mi sfugge il fatto evidente che in molti momenti l’attività dell’insegnamento si svolge all’interno di gruppi, dal gruppo familiare al gruppo-classe, dal gruppo di discussione a quello terapeutico. Ma nei gruppi, tenuti da insegnanti o da coordinatori secondo le circostanze specifiche, si verificano delle dinamiche proprie della struttura gruppale che permettono di conoscere e ri-conoscere gli individui che ne fanno parte. Di conseguenza anche in questi casi viene valorizzato il singolo individuo.

Questa attenzione puntuale per ogni soggetto proviene dalla clinica psicoanalitica. Il processo di apprendimento degli studenti non è qualcosa di diverso dallo sviluppo mentale, che ha sempre bisogno della presenza costante e attenta di un adulto. Si tratta di uno sguardo specificamente umano che ci mostra l’apprendimento in una dimensione esistenziale che coincide con lo sviluppo complessivo del soggetto. L’accostamento tra impegno educativo e osservazione clinica che caratterizza il punto di vista degli autori crea la possibilità di un’esperienza emotiva.

I riferimenti teorici di cui si servono per l’elaborazione dei diversi capitoli rientrano a pieno titolo in quella corrente del pensiero psicoanalitico che ha dato dei contributi definitivi sulle caratteristiche del funzionamento mentale e sull’importanza decisiva dei rapporti interpersonali significativi come supporto della crescita, a cominciare dai primi vincoli familiari. Diventa allora fondamentale che non si faccia avanti in modo massiccio la tendenza attuale ad abbandonare ogni tentativo di apprendimento che si fondi sull’esperienza personale, a favore di un addestramento che sviluppa le abilità solo sul terreno dell’obbedienza uniforme, lasciando in secondo piano lo sviluppo individuale complessivo.

Abbiamo bisogno di testi come questo, che si oppongono radicalmente ai fondamenti stessi del nostro sistema educativo, che privilegia quasi esclusivamente l’informazione. All’interno di questa logica dominante non compare alcuna preoccupazione per una modalità di apprendimento che vada oltre la semplice accumulazione dei dati. Si continua a credere che nuovi dati aggiornati possano essere sufficienti per arrivare a un sapere più esauriente.

Il libro offre un’ottima sintesi di esperienza pratica e di conoscenza teorica, che aiuta gli operatori sociali a resistere alla crisi dei valori da cui spesso sono toccati, consapevolmente o meno. La moda e lo spettacolo sono valori di mercato, e alla fine profondamente narcisistici. Il lavoro educativo richiede capacità di investimento su bambini, adolescenti e perfino adulti, ed è questo il codice che Berto e Scalarti ci propongono. Se gli adulti finiscono per abdicare alla vera funzione educativa, pur restando formalmente e istituzionalmente nel loro ruolo, la battaglia è persa. A sua volta non possiamo sottovalutare l’enorme pressione a cui sono sottoposte le figure che si occupano della crescita. Abbiamo già sottolineato come le basi del sistema educativo comportino un’esaltazione costante dell’accumulare informazioni. Questa linea di tendenza, che intacca il valore dei mestieri formativi della personalità, degradandoli a funzione secondaria, è enormemente rischioso; e uno dei modi in cui questa tendenza si manifesta è l’insidioso disinvestimento della propria capacità educativa.

L’altro elemento importante proposto da questo libro è il valore imprescindibile del lavoro in gruppo. Ma anche questo richiede un suo strumento specifico: il gruppo operativo. Si tratta di una tecnica, nata anch’essa all’interno della cultura psicoanalitica, che si propone di aiutare a pensare. Perché ciò avvenga è necessario un coordinatore che abbia esperienza clinica, capace di rompere con gli stereotipi del pensiero profano, e che favorisca lo sviluppo di un pensiero personale, che non può che essere individuale, anche se emerge dalla matrice del gruppo. Perché questo avvenga il soggetto in questione deve attraversare una esperienza emotiva, che fa emergere il pensiero.




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