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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni



Antonio Imbasciati

La mente medica
Che significa "umanizzazione" della medicina?


(Springer Italia, Milano, 2008)





    Il progresso della medicina ha inesorabilmente tecnicizzato l'operato del medico riducendogli inevitabilmente gli spazi, sia mentali che operativi che egli poteva dedicare al rapporto umano, che negli anni passati egli poteva stabilire coi pazienti e che poteva rendere effettivo il detto latino medicus ipse farmacum. Anche la formazione stessa degli attuali medici, con la necessità di una sempre maggiore quantità di nozioni biologiche e tecniche e di un continuo aggiornamento in questi campi, riduce la possibilità che il medico come persona si dedichi alla persona del paziente. Quanto Balint nel 1957 descriveva nella sua opera "Medico, paziente e malattia" è ormai un mito. L'organizzazione degli ospedali e di tutti i servizi sanitari si è inoltre altrettanto inevitabilmente burocratizzata, togliendo anch'essa spazio al rapporto umano. La mancanza di risorse, grave soprattutto in Italia, ha acuito l'aspetto impersonale delle Organizzazioni sanitarie, se non talora è diventata fattore di burn out dei servizi. Il malato, il paziente, si trova oggi spesso a sentirsi soltanto un numero di una macchina da riparare.
    A fronte di questo mutamento della formazione e del ruolo del medico, si è sentito il bisogno di una "riumanizzazione" o meglio di una nuova "umanizzazione" della medicina: il legislatore vi ha provveduto istituendo non poche e differenziate figure di altri operatori -infermieri, fisioterapisti, riabilitatori, assistenti sanitari ed altri- con rispettive lauree (dette sanitarie) prima triennali e ora quinquennali, e con percorsi formativi differenziatamente dotati, per ogni laurea, di apporti di discipline psicologiche, sociologiche, pedagogiche, antropologiche. A questi nuovi operatori della Sanità, o meglio della Salute secondo il concetto definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, si affiancano altri operatori: psicologi, assistenti sociali, educatori, pedagogisti, costituendo quella categoria oggi definibile come "professionisti dell'aiuto". A tutti questi operatori è stato devoluto il compito di rinnovare l'assistenza dell'antico rapporto umano medico-paziente, articolato oggi per il progresso di tante altre scienze non mediche, rese necessarie per le molteplici complicazioni dell'attuale nostro vivere civile.
    Queste scienze sono talora dette "umane": si invoca pertanto l'umanizzazione della medicina. Entrambe queste dizioni sono però riduttive, e facilitano grossi equivoci di significato, sia nel senso comune che nella cultura sanitaria, e di conseguenza nella modalità nella loro applicazione. Le scienze sopra menzionate sono oggi differenziate e scientificamente progredite, cosicché il riunirle sotto il termine di scienze umane rischia di mettere in ombra la loro scientificità, nonché la specificità dei rispettivi professionisti, favorendo l'equivoco che si tratti di semplice disponibilità d'animo, sensibilità e buona volontà di una qualunque persona che più o meno idealisticamente voglia applicar visi. Così "umanizzazione della medicina" viene di fatto ad essere intesa come qualcosa di poco di più di un volontariato.
    Così sta purtroppo accadendo per il concorso di tre fattori: a) la mancanza di risorse nel rendere efficaci i percorsi formativi delle lauree sanitarie, ovvero la grave insufficienza economica in cui versa l'Università italiana; b) il potere della cultura medica tradizionale, a lungo rimasta avulsa dallo sviluppo di altre scienze; c) l'ignoranza e la presunzione del senso comune circa le scienze psicologiche. Sta così accadendo che la professionalità medica, tecnologizzata così come oggi e al contempo illusa di essere ancora carismatica, si sta impadronendo di professioni che avrebbero dovuto essere diverse, "altre", non "sue". Abbiamo la "medicalizzazione dei servizi", lamentata quanto subíta senza alternative.
    Il presente testo è interamente dedicato al problema, prospettandone le conseguenze a lungo termine, in chiave psicosomatica e transgenerazionale, in uno scenario futurologico che può destare preoccupazioni per la salute mentale e sociale.

      Indice
        PRESENTAZIONE

        CAP. 1 OSSERVAZIONE E INTERAZIONE COL MALATO
        1.1 Osservazione, comunicazione, relazione
        1.2 Medicus ipse farmacum
        1.3 Oggettività?

        CAP. 2 MODELLI SOTTESI ALL'ATTUALE PRASSI MEDICA ITALIANA
        2.1 Oggettivismo, concretismo, transitivismo, coscienzialismo
        2.2 Intervenire

        CAP. 3 COME SI FORMA E FUNZIONA UNA MENTE
        3.1 Mente e cervello
        3.2 Lo psicologico e "il cervello"
        3.3 I processi mentali
        3.4 Il cervello impara a imparare: a cominciare dal feto
        3.5 L'irrepetibilità della mente del singolo
        3.6 Significati e significanti
        3.7 Memoria e ricordo

        CAP. 4 IL PROBLEMA INCONSCIO-COSCIENZA
        4.1 Dall'impostazione freudiana a più recenti sviluppi psicoanalitici
        4.2 Cognitivismo e psicoanalisi
        4.3 Il problema della coscienza

        CAP. 5 LA COMUNICAZIONE AL DI LA' DELLA PAROLA: TRANSFERT E CONTROTRANSFERT NELLA PRATICA MEDICA
        5.1 Trasmissione e comunicazione di affetti
        5.2 Affetti inconsci in ambito sanitario
        5.3 Al di là della parola: la comunicazione non verbale

        CAP. 6 ORIGINI E COSTRUZIONE DELLA MENTE
        6.1 Dal feto all'infante: il caregiver e la capacità di rêvérie
        6.2 Una nuova Metapsicologia

        CAP. 7 CULTURA MEDICA, TRADIZIONE E SVILUPPO DELLA PSICOLOGIA
        7.1 Il dottore
        7.2 Cultura medica e scienze psicologiche
        7.3 Salute o Sanità?

        CAP. 8 LA STRUTTURA PSICOSOMATICA
        8.1 Psiche e soma
        8.2 La psicosomatica
        8.3 Alessitimia e psicosomatica
        8.4 Madre-infante e psiche-soma
        8.5 Clinica psicosomatica

        CAP. 9 NORMALITA' E PATOLOGIA: GLI EQUIVOCI DI UNA PSICOLOGIA MEDICALIZZATA
        9.1 La concezione del "guasto"
        9.2 L'anomalia
        9.3 Quale normalità?
        9.4 Chi turba il disturbo

        CAP. 10 PSICOLOGIA CLINICA E CULTURA MEDICA
        10.1 La Psicologia Clinica negli ordinamenti universitari
        10.2 "Clinico" e Psicologia Clinica
        10.3 Psicologia Clinica in ambito medico: equivoci e fraintendimenti
        10.4 Quale formazione psicologica in area sanitaria?
        10.5 Categorie mediche in psicologia?
        10.6 Futuri psicologi medicalizzati?
        10.7 Quale futuro per la Psicologia Clinica?

        CAP. 11 LE CAPACITA' RELAZIONALI
        11.1 La buona relazione
        11.2 Formazione delle capacità relazionali
        11.3 Formazione permanente

        CAP. 12 ORGANIZZAZIONE E ISTITUZIONE
        12.1 I processi mentali nel collettivo
        12.2 Le angosce di morte
        12.3 Stress e Burn-Out
        12.4 Il Burn-Out nelle professioni di aiuto
        12.5 Burn-Out e psicologia della Salute

        CAP. 13 LA QUESTIONE DELLE PSICOTERAPIE
        13.1 Psicoterapia, senso comune e cultura sanitaria
        13.2 Correggere un deficit o sviluppare la persona?
        13.3 Il caos delle psicoterapie

        CAP. 14 IL MEDICO E LE ALTRE (SUE?) PROFESSIONI
        13.1 I professionisti dell'aiuto
        13.2 Gli psicologi
        13.3 Operatori della salute

        APPENDICE
        N.1 Statuto e Regolamento del "Collegio dei Professori Universitari e dei Ricercatori di Psicologia Clinica delle Università Italiane"
        N.2 "Medici e psicologi" (e perché non altri?): intervista al prof. Imbasciati. A cura di Tania Fiorini, Psicologia Toscana, 2007, XIII, 1: 7-13

        BIBLIOGRAFIA

        INDICE ANALITICO


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