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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni



Giuseppe Civitarese

La violenza delle emozioni
Bion e la psicoanalisi postbioniana

Raffaello Cortina, Milano 2011
(pp. 207, 22.00 €)





Dalla quarta di copertina:

L’autore coniuga la capacità di introdurre il lettore nel clima intimo della seduta d’analisi con un’appassionata rilettura di Bion. Per valorizzare sia la natura empirica della psicoanalisi sia la sua straordinaria capacità di originare ipotesi illuminanti sul funzionamento della mente, le esemplificazioni cliniche si alternano alle argomentazioni teoretiche. Il modello psicoanalitico con cui Civitarese guarda alle une e alle altre è la teoria del campo analitico. Sviluppata da differenti autori, tra i quali Antonino Ferro, a partire innanzitutto da Bion e poi da contributi dei Baranger, di Grotstein e di Ogden, la teoria del campo analitico evidenzia la natura sociale della soggettività e, nella clinica, la dimensione intersoggettiva e onirica in cui si svolge la seduta. Questo porta a un modo nuovo di leggere i fatti dell’analisi.

Il volume, tuttavia, segue un filo ancora più specifico poiché focalizza l’attenzione sulla centralità delle emozioni nella vita psichica, tema che l’autore ritrova ed esplora nel pensiero di Bion e degli autori postbioniani e che intende come un modo per indagare i livelli più primitivi e profondi del mentale.

 

Dalla Postfazione di Francesco Barale:

La radicalità dell’approccio e l’ampiezza delle interrogazioni con cui Civitarese cimenta se stesso e il lettore fanno sì che attraverso gli otto capitoli di questo libro (che si inoltra in temi come quello del corpo, della memoria…) si dispieghi una sorta di bilancio, provvisorio certo, ma assai significativo e mai generico o elusivo, del confronto in corso e dei rapporti di continità/discontinuità tra l’idea classica che abbiamo ereditato di psicoanalisi e l’idea di psicoanalisi che nasce dalla ricerca post-bioniana. Semplificando, tra una psicoanalisi delle memorie e dei “contenuti dell’inconscio”, ed una “psicoanalisi del contenitore, “tra la memoria-magazzino di Freud e la memoria sognante della veglia di Bion, tra una scienza degli archivi, delle cancellature e degli scarti della memoria e una scienza dell’at-one-ment”; o, se si vuole, tra una psicoanalisi centrata sull’ interpretazione, sull’ermeneutica delle formazioni già istituite dell’inconscio (di analizzandi e analisti) e una psicoanalisi centrata sull’estetica della ricezione/trasformazione.

[...]

Questo raffinato testo di Civitarese, ben consapevole del rischio di queste derive, non solo non incorre in queste ingenuità, ma è in larga parte dedicato a mostrare, sia sul piano teorico che, soprattutto, su quello clinico, come i temi della psicoanalisi classica, i riferimenti allo storico, all’intrapsichico, alla durata, alla sessualità, ben lungi dallo svanire anzi rinascano e riprendano vita, semmai arricchiti, all’interno della prospettiva post-bioniana. Nell’ottica “di campo”, i rapporti tra asse sintagmatico-diacronico-lineare e asse paradigmatico-sincronico-coesistente-di sistema, tra dimensione storica e dimensione dell’attualità, tra intrapsichico e interpsichico, tra transfert e relazione innovativa, tra differenza e ripetizione, tra cesura e censura… sono ri-pensabili rigorosamente e non ecumenicamente; e soprattutto sono esperibili in modo vitale, live, non astrattamente cognitivo.

Tutto bene, dunque? Un libro per tutti? Neanche per sogno. Fedele al motto di Blanchot che “la risposta è la maledizione della domanda” e, soprattutto, bionianamente travagliato e preso egli stesso da un lato dall’esigenza di rigore e dall’altro da un sentimento profondo della complessità dei fenomeni indagati, Civitarese è continuamente sospinto, in modo pressante, verso i margini del pensato, verso il non ancora determinato, il non evidente, il non esplorato; e così, nella sua ricerca psicoanalitica che potremmo definire metodicamente “non evidence based”, cioè rivolta ai margini “non evidenti” che ogni evidenza lascia in ombra ma di cui pure ogni evidenza si nutre e costituisce, egli ci trascina in un reticolo di espansioni che arricchiscono in modi inaspettati le nostre possibilità di pensiero e comprensione; ci fanno oscillare a 360 gradi tra raffinate elaborazioni teoriche e vertiginose immersioni relazionali, tra affetti e concetti, tra violenza delle emozioni e sofisticati riferimenti culturali. Ma alla fine ci lasciano, appunto, con moltissime domande aperte.

[...]

Vi è tuttavia un asse centrale, un vero filo rosso, del discorso di Civitarese, che mi trova particolarmente sintonico. Si tratta del tema estetico. Bisogna qui intendersi, per evitare banalizzazioni e incomprensioni. L’estetica e il riferimento all’esperienza artistica, non sono per Civitarese, in psicoanalisi, qualcosa di esornativo, o di semplicemente esemplificativo delle rappresentazioni inconsce, o un modo per descrivere in modi suggestivi e magari anche eleganti, qualcosa che con l’esperienza estetica ha relativamente poco a che fare. L’esperienza estetica è, in senso forte, come Civitarese ripetutamente afferma, l’“elemento più profondo della psicoanalisi”, centrale sia nella costituzione della mente che nella costituzione del senso nella situazione analitica. L’esperienza psicoanalitica è fondamentamente un’esperienza estetica. In questo sta l’importanza radicale della riflessione estetica per la psicoanalisi.

Giuseppe Civitarese, psichiatra e psicoanalista, è membro ordinario della Società psicoanalitica italiana (spi), dell’American Psychoanalytic Association (apsaa) e dell’International Psychoanalytic Association (ipa). Oltre a numerosi contributi in riviste nazionali e internazionali, ha pubblicato L’intima stanza. Teoria e tecnica del campo analitico (Roma 2008)

Indice

    Prefazione (Paulo C. Sandler)

    Introduzione

    1. Caesura come il discorso di Bion sul metodo

    Sulla stessa strada Bugie e l’errore di Cartesio Indagare la cesura Trascendere la cesura ovvero decostruire lo slash (“/””\”) ± RP Ce(n)sura Riconciliazione

    2. Al riparo dell’oscurità

    Cecità e visione Teatralizzazione del reale Capacità negativa Una scienza mistica? Oltre Bion, il silenzio nelle parole

    3. Il corpo che brucia:

    percezione delle qualità psichiche e ipocondria

    Identità performative De-soggettivazione L’ipocondria come genere narrativo Dalla lava delle emozioni al sogno del vulcano Per una teoria dell’ipocondria Abitare una lingua

    4. Gli occhi del gatto:

    focalizzazione interna e casting nel dialogo psicoanalitico

    Sei emozioni in cerca d’attore Fuggiti da un libro Maschere da commedia dell’arte Attori presi dalla strada Scena vuota Parametri

    5. L’equazione analisi-pittura e l’estetica del reale

    in Trasformazioni

    La bellezza di una rosa Incontrare la tigre

    6. Conflitto estetico e funzione a

    Il conflitto estetico Abiezione Lo spettro della bellezza Fading Un ritmo che calma I margini della bellezza Fort/Da

    7. Il disagio del setting interno dell’analista

    Il setting formale Il setting interno Esempi clinici Nuove tecnologie

    8. Dal notes magico alla funzione a:

    metafore del testo e della traduzione in Freud e Bion

    Con un’illuminazione appropriata. Rêverie che pensano e sacra conversazione E come posso dirti l’indicibile? Dire quasi la stessa cosa

    Postfazione (Francesco Barale)

    Bibliografia


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