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PSYCHOMEDIA
LIBRI - Recensioni e Presentazioni



Georges Charbonneau

La situazione esistenziale delle persone isteriche
Intensità, centralità e rappresentazioni figurative


Giovanni Fioriti Editore s.r.l.
Psicopatologia: diretta da Mario Rossi Monti (pp. 148, prezzo 16,50 euro)





    L'isteria può essere compresa in maniere diverse. Noi l'affrontiamo qui come una posizione antropologica, una determinata situazione esistenziale. L'antropologia fenomenologica mira ad arricchire una nuova psicologia dell'isteria, avendo cura di adottare un certo piano epistemologico. Questo piano è quello della forma della presenza isterica; esso esige di porsi deliberatamente, nello spirito di un metodo ben accettato, in un determinato formalismo della presenza; questo formalismo lascia emergere la posizione del mondo isterico. Una volta messa allo scoperto questa posizione del mondo, noi potremmo vedere come la presenza al mondo dell'isterico si esprima nei campi specifici che sono lo spazio intersoggettivo e il corpo, ove noi la vediamo più spesso. Noi la vediamo lì perché è in questi luoghi che essa chiede di essere curata, e dunque già di essere vista, ma in realtà essa può esprimersi in tutte le attività umane. Non tralasceremo di vedere l'isteria nei campi morale, estetico e religioso.
    Esporre il senso dell'isteria come situazione esistenziale è una possibilità nuova. Un punto di vista antropologico illumina l'isteria come situazione la cui essenza è di essere reversibile. Dire che un uomo o una donna è isterico è improprio nel senso più profondo del verbo essere. Noi non intendiamo attribuire a questa esistenzialità un senso ontologico. Isterico, l'uomo o la donna non lo sono nel loro essere stesso; ognuno, quando è isterico, non fa che prendere a prestito una determinata posizione del mondo isterico, la situazione esistenziale dell'isteria in un dato momento. Il verbo essere non deve essere utilizzato in senso ontologico ma in un senso antropologico, più ristretto: esso allora indica l'atto del trattenersi in un topos, in una situazione attraverso la quale s'apre il mondo. L'isteria non è un modo di essere propriamente detto.


    Georges Charbonneau è psichiatra clinico e direttore di ricerca all'Università di Parigi VII "Denis Diderot". Da più di venti anni lavora nel campo della psicopatologia fenomenologia. é il presidente dell'associazione "Le Cercle Herméneutique".

    Ci sono testi che già nel titolo lasciano intravedere l'interesse che susciteranno nel lettore e annunciano prospettive e metodi di esplorazione nuovi attraverso i quali si confronteranno con l'argomento: tale è il libro La situazione esistenziale delle persone isteriche di Georges Charbonneau.
    L'isteria non gode certo di buona fama ed è stato un termine usato soprattutto al femminile, "isterica", quasi più come vocabolo di squalifica che come diagnosi psichiatrica, avendo alle spalle un impianto teorico, da parte di Charcot e soprattutto di S. Freud, che non soltanto si muove nel solco di un riduzionismo psico-sessuale dell'isteria ma - osserva Charbonneau - surrettiziamente introduce una "femminilizzazione" dell'isteria e dal quale deriva "una squalifica preliminare dell'identità femminile". Certo, tutto ciò è molto diverso da un'analisi antropofenomenologica dei modi di essere, analisi che come si sa è stata lucidamente applicata a diversi ambiti della psicopatologia più grave, dalla schizofrenia alla mania e melanconia, ma poco o punto alle nevrosi, con la luminosa eccezione di studi come quelli di Straus o von Gebsattel sugli ossessivi.


      Sommario
        Prefazione di Arnaldo Ballerini

        Introduzione

        Capitolo I
        Esiste una vera fenomenologia delle nevrosi ?

        Capitolo II
        Defemminizzare, desessualizzare, decorporeizzare l'isteria

        Capitolo III
        L'essere-al-di qua-di sé e la centralità isterica
        Il rovesciamento isterico nello spazio intersoggettivo


        Capitolo IV
        Il manierismo, il narcisismo e il problema dell'inconscio figurativo

        Capitolo V
        Il sofisticato e l'istrione
        Figure dell'isteria nel campo sociale

        Capitolo VI
        Intensità, emozione e lirismo
        L'isteria e l'intensità sequestrata

        Conclusioni



    Prefazione di Arnaldo Ballerini

    Ci sono testi che già nel titolo lasciano intravedere l'interesse che susciteranno nel lettore e annunciano prospettive e metodi di esplorazione nuovi attraverso i quali si confronteranno con l'argomento: tale è il libro La situazione esistenziale delle persone isteriche di Georges Charbonneau.
    L'isteria non gode certo di buona fama ed è stato un termine usato soprattutto al femminile, "isterica", quasi più come vocabolo di squalifica che come diagnosi psichiatrica, avendo alle spalle un impianto teorico, da parte di Charcot e soprattutto di S. Freud, che non soltanto si muove nel solco di un riduzionismo psico-sessuale dell'isteria ma - osserva Charbonneau - surrettiziamente introduce una "femminizazione" dell'isteria e dal quale deriva "una squalifica preliminare dell'identità femminile". Certo, tutto ciò è molto diverso da un'analisi antropofenomenologica dei modi di essere, analisi che come si sa è stata lucidamente applicata a diversi ambiti della psicopatologia più grave, dalla schizofrenia alla mania e melanconia, ma poco o punto alle nevrosi, con la luminosa eccezione di studi come quelli di Straus o von Gebsattel sugli ossessivi.
    Per l'autore il progetto è di comprendere l'isteria come una posizione antropologica: "una determinata situazione", avendo cura di evitare qualsiasi senso ontologico che potrebbe essere attribuito impropriamente all'espressione "essere isterico"; visto che un aspetto essenziale è la reversibilità delle posizioni isteriche, e "essere" in questo caso vuol dire assumere a un dato momento una posizione esistenziale isterica. L'isteria non ha cioè uno statuto ontologico, che è invece uno sfondo inevitabile nelle psicosi nelle quali proprio temi ontologici, normalmente silenti nella a-problematica quotidianeità, affiorano nell'ontico: l'isteria "è semplicemente una determinata situazione di vita trascinata attraverso l'oblio di sé, in un momento di sospensione della preoccupazione per il proprio destino". Le piccole o grandi situazioni isteriche, nelle quali ognuno è esposto a entrare, sono per Charbonneau una trappola segnata dall'intensità emotiva e dalla centralità nello spazio intersoggettivo. Ma questa ricerca, questa voracità verso l'intensità non è la stessa cosa che il desiderare, anche se può esservi un terreno di incontro fra questi due ambiti. Già questa differenza oppone le tesi di Charbonneau all'isteria freudiana vista quasi esclusivamente come desiderio, all'interno di un'economia libidinale. Certo dietro la richiesta isterica verso l'intensità emozionale vi è una sostanziale carenza della realizzazione di un Io-Tu: ma questa mi sembra una carenza comune a gran parte della patologia psichica e sicuramente a ogni forma di esistenza mancata, anche se questo non significa un'impossibile cancellazione dell'altro, visto che il presupposto dell'umana presenza è il Mit-sein e anche le forme più estreme della patologia - quale l'autismo - sono "considerati sul piano dell'analisi della presenza, un modo del con-essere" (Binswanger), ma un'incapacità o impossibilità a vivere l'altro in una relazione di reciprocità.
    La domanda che l'A. si pone è se sia mai esistita una vera fenomenologia delle nevrosi, se cioè sia stato esplicitato fenomenologicamente il "chi è", il "come è" e in "che mondo è" (possiamo convenire con Cargnello che questo è lo scopo dell'antropoanalisi) una data presenza che chiamiamo isterica, ove ovviamente la separazione dei termini Io-Mondo è soltanto un après-coup della ragione. Siamo quindi assai lontani anche dalle tipologie di personalità, come in Schneider che pur non usando il termine "isteria" ed evitando di ridurre il modo isterico alla sessualità femminile lo indova in un tipo umano caratterizzato dal "bisogno di essere valorizzato": "personalità che vogliono apparire più di quanto esse in realtà non siano" (Schneider, come del resto Jaspers designa l'essenza dell'isterico). Questa nota di artificiosità mi sembra toccare il tema del manierismo binswangeriano: "Esistere come maschera, vale a dire non dietro ma in una maschera (un ruolo) è l'oppposto dell'esistenza autentica e dell'autentica comunanza", scrive Binswanger (Tre forme di esistenza mancata) sulla scia del caso Jürg Zünd. Nel suo libro Charbonneau affronterà il tema del manierismo e del suo rapporto con il narcisismo nell'isteria.
    Forse più che gli psichiatri sono stati i grandi scrittori a illuminare aspetti essenziali delle posizioni isteriche in alcuni personaggi: un esempio potrebbe essere Emma Bovary, con la sua ricerca di intensità emotiva e centralità intersoggettiva, anche se lo studio che ne fa Flaubert è assai più complesso che una lineare situazione isterica. Del resto in un saggio fondamentale (Über Phänomenologie) che segna l'nizio del suo percorso fenomenologico, Binswanger nota che Flaubert "esprime il principio fondamentale di qualsiasi fenomenologia", quando scrive: "A force de regarder un caillou, un animal, un tableau, je me suis senti y entrer ".


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