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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


La psicoanalisi e i suoi risultati

Gli esiti della psicanalisi

Italo Carta



Il tema proposto si presta ad essere affrontato nella prospettiva dei rapporti tra mente e corpo o come si preferisce oggi dire, tra mente e cervello. La giustificazione della collocazione in questo ambito risiede nel fatto che tutto quel che attiene all'oggetto specifico della psicanalisi ossia i processi psichici che si muovono nella sfera dell'inconscio hanno una stretta attinenza con le interazioni tra la mente e il cervello la cui consistenza materiale costituisce una indubitabile evidenza. E' fuori dubbio che tutto quel che costituisce la serie sconfinata di eventi che accadono nello spessore della corporeità di cui il cervello costituisce una sezione di straordinaria complessità non é accessibile alla nostra conoscenza se non in forma mediata dai modelli e dalle rappresentazioni che noi abbiamo faticosamente costruito e di cui ci siamo serviti per confezionare dei modelli, soprattutto per quel che concerne il suo funzionamento dal momento che la sua morfologia poteva essere descritta dapprima aprendo la calotta cranica dei cadaveri ed ora utilizzando gli strumenti delle tomografie computerizzate. Il suo funzionamento sotto il profilo biologico comincia ad essere esplorato anche in tempo reale ma non ci é data ora la possibilità e Quine afferma che mai si aprirà per noi la possibilità di leggere nelle modificazioni della sostanza materiale di cui é fatto il nostro cervello quello che il linguaggio dice usando il lessico che l'uomo si é costruito nel corso della sua storia millenaria. Scrive testualmente W.V. O. Quine: "Molto si é letto riguardo alla proclamata riduzione della mente al corpo: qualcosa di simile alla riduzione della psicologia alla fisiologia, o più esattamente alla neurologia. Io penso che non ci sia nessuna speranza di poter riuscire in questo e tanto meno di una riduzione del linguaggio mentalistico ordinario alla neurologia. Facciamo un esempio: Ogni episodio individuale di qualcuno che sta pensando a Vienna, per esempio, é un evento neurale, che potrebbe essere descritto con termini strettamente neurologici, se conoscessimo abbastanza circa il caso specifico e il suo meccanismo. Ciò è quanto afferma convenzionalmente la mentalità comune odierna. Nondimeno non esiste, né esisterà mai, alcuna possibilità di tradurre il predicato mentalistico generale "pensare a Vienna," in termini neurologici. Gli eventi mentali sono eventi fisici, ma il linguaggio mentalistico li classifica in modi incommensurabili con le classificazioni che possono essere espresse in linguaggio fisiologico."
Ho voluto riportare questa lunga citazione del pensiero di Quine che peraltro é un autore che fa espressa professione di fede metafisica materialista ( gli eventi mentali sono eventi fisici) unita a una chiara consapevolezza logico-epistemologica della follia di ogni approccio riduzionista al problema mente-corpo.
La psicanalisi ha preteso e pretende di esplorare gli eventi mentali inconsci e per tale intento tenacemente perseguito da più di cento anni si approssima con i suoi strumenti conoscitivi ed interpretativi alle regioni oscure in cui si annodano le relazioni tra un substrato materiale e la nominazione di cose , di fatti e di eventi e, fatto sempre sorprendente, ancorché banale per la consuetudine che noi abbiamo con queste operazioni, al conferimento di un senso a quelle cose, a quei fatti e a quegli eventi. Per noi é quasi ovvio dire che il conferimento di senso, cosi come la nominazione sono operazioni che riepilogano istante per istante nei momenti in cui noi poniamo questi atti della nostra vita psichica, processi che si sono svolti lungo l'arco dei millenni della nostra storia evolutiva e riepilogano, o per lo meno presuppongono, tutte le tappe del nostro sviluppo mentale e sono anche espressione della cultura che abbiamo acquisito e qualche volta rappresentano rispetto al nostro patrimonio culturale acquisito un salto di novità, ossia esprimono una nostra potenzialità creativa . La psicanalisi dunque si approssima a quelle oscure regioni in cui avvengono delle trasformazioni di eventi sostanziati di materia e di energia in eventi dotati di senso in quanto il soggetto che li produce e li esprime conferisce loro un valore intenzionale. Sull'importanza della componente intenzionale di ogni atto psichico il pensiero filosofico di von Brentano costituisce nella storia del pensiero europeo un punto di riferimento ineludibile e di quel riferimento anche Freud ebbe a tenerne conto nella costruzione della sua metapsicologia. Insomma non si pensa e basta, ma quando si pensa , si percepisce si vuole sempre qualcosa In ogni atto psichico é presente una intenzione che lo dirige ad un contenuto. La relazione soggetto-oggetto, la relazione tra un soggetto intendente e un oggetto inteso é componente essenziale, costitutiva di ogni atto psichico cosciente, proprio per questo detto intenzionale -( G. Basti ) Orbene la psicanalisi ha esteso questa intenzionalità che non si aggiunge come una sorta di arricchimento agli atti psichici ma li sostanzia e ne costituisce una componente necessaria, indispensabile per definirne la natura, dall'ambito della coscienza in cui sembra occuparne interamente l'orizzonte, all'ambito dell'inconscio. La psicanalisi ha inaugurato una visione ed una lettura dei processi inconsci della mente che li propone o meglio li definisce come eventi dotati di una forza che li sospinge a rendere testimonianza della loro oscura volontà di significazione. Il Freud della Traumdeutung, intriso di positivismo razionalista, erede della modernità che proclamava ed annunciava il trionfo della ragione, presupponeva e dimostrava con la sua lettura del significato dei sogni che la mente inconscia costruiva i suoi significati degli eventi biologici sottesi alla elaborazione psichica degli stessi , conferendo loro una intenzionalità significante di cui la spinta era il desiderio infantile rimosso e l'oggetto verso cui tendeva era anch'esso un oggetto dominante nell'esperienza e nell'immaginario della mente infantile. Sembra proprio che il Freud razionalista contrastasse il Freud pioniere che si addentrava come l'esploratore in territori sconosciuti animato dall'entusiasmo di chi si lascia alle spalle regioni ben note e riconoscibili grazie alle coordinate in cui collocare i datti di esperienza e definirne il significato, senza avere la pretesa di utilizzare le stesse coordinate per inscrivere in esse le nuove esperienze che la sua passione di esploratore gli forniva l'occasione di fare. L'insensatezza del sogno era un prodotto del lavoro onirico e della censura che impediva di leggere un significato nascosto la cui formulazione in termini lessicali non differiva sostanzialmente dalla formulazione che avrebbe potuto essere espressa da una mente cosciente se l'oggetto di tali enunciati non fosse stato occultato per un timore reverenziale che ne impediva il riconoscimento. Insomma l'inconscio e i suoi contenuti erano anch'essi soggetti a delle leggi che ne normavano le relazioni interne, la loro irrazionalità era solamente apparente. L'irrazionale postulava una razionalità che si sarebbe pienamente rivelata agli occhi dell'interprete quando questi fosse stato capace di liberarla dai veli del simbolismo, fosse stato capace di mettere ordine nelle sequenze degli eventi stravolte nella loro successione dalla latitanza delle coordinate spazio-temporali che con la categorialità ordinatrice che le definisce riconduce ogni atto psichico dentro l'alveo di un contenitore che con le sue forme geometriche conferisce forma a ciò che prima di essere immesso in esso aveva l'aspetto di un magma caotico. Al desiderio e alle pulsioni ad esso sottese veniva contestualmente riconosciuta e negata la natura di una realtà "altra" rispetto alle realtà che la ragione legge con i suoi strumenti logici. Il movimento caotico delle pulsioni. i moti browniani da cui esse sono animate nel momento stesso in cui venivano riconosciuti divenivano oggetto di interpretazioni che li restituiva all'ordine delle sequenze ordinate del pensiero logico. Si potrebbe dire di Freud quel che Shakespeare fa dire a Polonio quando commenta le frasi dissennate di Amleto e riconosce che nella sua follia c'era del metodo. Si potrebbe pensare che tutto questo discorso sia una sorta di preambolo introduttivo alla trattazione del tema specifico che é il titolo di questo intervento. Ma in realtà così non é per lomeno nelle mie intenzioni. Infatti ritengo che questa sia pur molto breve riflessione su che cosa é la psicanalisi e il suo oggetto formale costituisce una premessa non puramente introduttiva alle riflessioni che seguiranno ma sono una componente sostanziale di esse. Infatti porsi al cospetto della dimensione inconscia della nostra vita psichica con l'atteggiamento di chi ritiene che il discorso dell'inconscio, mediante il quale esso si rivela, sia strutturato nella sua originale stesura in modo conforme alle regole normative di una grammatica e di una sintassi governata dalle leggi della razionalità logica. e obbedisca al principio del determinismo della vita psichica, significa privare la vita psichica stessa di ogni potenzialità espressiva aperta sugli orizzonti ampi della libertà e della creatività. Nella prospettiva, dunque, di una cura che riveli all'analizzando il significato nascosto dei suoi sintomi, dei suoi atti mancati, delle sue coazioni a ripetere nella relazione trasferale antichi copioni, antichi canovacci di scenari interni il paziente farebbe solamente un'esperienza che lo rende simile all'archeologo che riporta alla luce le pietre sepolte di una città sepolta (e propriamente con questa famosa metafora Freud definì il lavoro della psicanalisi) una città sepolta le cui geometrie urbanistiche non sarebbero in nulla differenti dalle architetture edificate dalla razionalità cosciente. E quando questo paziente fosse giunto insieme al suo analista a completare il lavoro degli scavi, lavoro faticoso e irto di difficoltà per la durezza del terreno, per I pericoli di frane e di rotture dei reperti, per lo scoraggiamento che frequentemente lo prende quando dopo ore di duro lavoro non viene alla luce nulla, quando la sua fatica alla fine é stata compensata dal ritrovamento quel che gli resta da fare é di ricostruire, seguendo il disegno geometrico che le antiche pietre gli indicano con le loro tracce, nella sua antica completezza la città sepolta che il tempo e le intemperie, le incursioni dei vandali le ruberie dei predoni hanno danneggiato. Il risultato di tutto questo lavoro sarebbe la sostituzione della infelicità nevrotica con la comune e banale infelicità del vivere quotidiano. Il tutto allietato dalla acquisizione della capacità di amare e di lavorare. E' chiaramente evidente per chi conosce gli enunciati di Freud a riguardo degli esiti della psicanalisi in quanto cura, che sono citazioni di passi della sua opera che ho fatto per esprimere in forma sintetica e non esattamente testuale il suo pensiero a riguardo. Io penso che gli esiti della cura psicanalitica possono essere definiti a partire da un punto di vista diverso ossia quello che valorizzi e ponga in primo piano il valore di una esperienza relazionale vissuta come un'avventura corsa insieme dall'analista e dall'analizzando coinvolti entrambi nella ricerca di nuovi significati da conferire ai moti d'animo che si attivano negli incontri ripetuti ma non ripetitivi di due persone che proprio in virtù di quell'incontrarsi nel setting sono nelle condizioni ottimali per fare la scoperta che sono entrambi sospesi su un abisso e che il loro sguardo si può posare sui luoghi nascosti nelle sue profondità L'analista si suppone che abbia già fatto la scoperta sempre parziale di questi luoghi e che questi gli siano divenuti famigliari . In altri termini, usando un linguaggio che utilizza espressioni lessicali divenute comuni nel gergo della psicanalisi ha operato in se stesso una modificazione strutturale che gli ha reso non solo possibile ma agevole in forma disinvolta aprire la sua mente e il suo sguardo sulle profondità dell'inconscio. Io penso che la realtà piena di questa esperienza, di questa modificazione del funzionamento mentale sia ineffabile come lo sono le autentiche esperienze estetiche e l'amore quando il vissuto dell'incontro con l'altro si rivela come potenza trasformativa dell'esistenza in misura tale da non poter e più essere uguale a quella che era prima di quel momento magico in cui gli elementi che ne componevano il tessuto si sono come rifusi per costituire una nuova realtà. Io penso che l'esito più significativo del lavoro analitico o meglio quello che in senso specifico lo definisce sia semplicemente l'aprirsi in forma strutturalmente stabile della mente cosciente sulle profondità dell'inconscio. L'attualità di tale apertura é pur sempre solo una disposizione il che vuol dire, nel mio intendimento ,che é pur sempre qualcosa di potenziale, una attualità che non cessa di essere una potenzialità perchè non è mai compiutamente esauribile. Lo sguardo dell'Io cosciente si posa sugli oggetti che abitano le oscurità dell'inconscio senza esserne acciecato, nè travolto come avviene nella esperienza psicotica ma certamente senza rimanere indifferente e neppure tranquillamente sereno. L'apertura sull'inconscio è sempre connotata da un inquietudine, da una tensione che sospinge l'Io verso nuove ricerche verso luoghi ancor più reconditi in cui appagare la sempre rinnovata capacità di amare. Mi perdoni Freud se penso di lui che fosse alquanto riduttivo nel suo enunciato quando affermava che l'esito della psicanalisi fosse la capacità di amare e di lavorare. Infatti porre accanto al verbo amare il verbo lavorare fornisce la misura del valore limitativo dell'amare se la capacità di amarre da sola non esauriva per lui compiutamente l'esito felice del lavoro psicanalitico.

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