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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


Paradigm shifts: traversalità e psicoanalisi

Il paradigma evoluzionistico in psicoanalisi

Marco Bacciagaluppi



  • Freud

    A Freud va dato il merito di aver tentato per primo di dare una base evoluzionistica alla psicoanalisi in Totem e Tabù (1913), con la ben nota ipotesi del parricidio da parte della congiura dei fratelli, seguito dal senso di colpa e dal divieto dell'incesto. Queste vicende si riprodurrebbero nella vita mentale di tutte le generazioni successive.
    Questo tentativo si basa su premesse che richiedono delle revisioni radicali: 1) la premessa dell'ereditarietà lamarckiana, cioè l'ereditarietà di un carattere acquisito; 2) la premessa che la situazione originaria fosse patriarcale; 3) il contenuto dell'ipotesi, cioè l'esistenza di un complesso edipico innato.
    L'avvenimento descritto da Freud potrebbe rientrare nell'evoluzione culturale, che è effettivamente lamarckiana; in essa, cioè, un nuovo tratto si può trasmettere in breve tempo alle generazioni successive mediante l'insegnamento, l'esempio e via dicendo. Esso non rientra nell'evoluzione biologica, che è darwiniana; in essa, cioè, un nuovo tratto passa nelle generazioni successive mediante una selezione che porta ad un mutamento della struttura genetica e può richiedere tempi molto lunghi. Freud era di fatto un lamarckiano, anche se esprimeva molta ammirazione per Darwin ed è arrivato a paragonarsi a Darwin e a Copernico.
    Per quanto riguarda la seconda premessa, già nel 1861, Bachofen, nel libro Mutterrecht (Il diritto materno), aveva fatto l'ipotesi, ripresa nel nostro secolo da Fromm (1934), che nella preistoria una fase patriarcale sia stata preceduta da una matriarcale. Dati archeologici recenti, quali gli scavi di Mellaart (1967) in Anatolia e di Marija Gimbutas (1987) nell'europa danubiana, sembrano confermare la tesi di Bachofen. Sono stati trovati insediamenti del primo Neolitico caratterizzati dal culto della Dea Madre e dall'assenza di attività guerresche. A giudicare dalle cosiddette statuette di Venere, il culto della Dea Madre risale al Paleolitico, cioè a decine di migliaia di anni fa, e può avere quindi una base innata. Questa cultura ginocentrica è stata spazzata via da invasioni successive di pastori nomadi, organizzati in modo gerarchico e patriarcale, bellicosi e adoratori di dei maschi.
    Per quanto riguarda infine il contenuto dell'ipotesi di Freud, osservazioni antropologiche recenti, riferite da Mark Erickson nel 1993 nell'"American Journal of Psychiatry", danno ragione a Westermarck, che un secolo fa sosteneva che la convivenza nell'infanzia porta all'evitamento dell'incesto.
    Le osservazioni più importanti sono due: 1) nei kibbutzim, i coetanei evitano i rapporti sessuali tra di loro, pur in assenza di un divieto; 2) nel matrimonio simpua di Taiwan, concordato dai genitori, la coppia vive assieme fin dall'infanzia. Al momento del matrimonio c'è un'estrema riluttanza a consumare il rapporto, mentre non solo non c'è un divieto dell'incesto, ma c'è al contrario una forte pressione culturale per la consumazione del rapporto.
    Erickson fa notare che la vicenda di Edipo è quanto mai innaturale, caratterizzata dall'abbandono nell'infanzia, e quindi da una completa mancanza di attaccamento, poi da una riunione incestuosa.

  • Bowlby

    Il merito di avere introdotto la biologia evoluzionistica moderna in psicoanalisi va attribuito a John Bowlby (1969). Osservando l'attaccamento dei bambini piccoli alla madre e la loro ansia di separazione, egli si è chiesto qual'era la natura di questo legame. Ha trovato la risposta nell'etologia, cioè nello studio degli animali allo stato naturale, leggendo nei primi anni Cinquanta le opere di Lorenz e Tinbergen. Osservando un comportamento analogo in molte altre specie animali, ne ha dedotto che si tratta di un comportamento innato, selezionato nel corso dell'evoluzione a causa del suo valore di sopravvivenza. Cioè, la tendenza dei piccoli a restare attaccati alla madre li proteggeva maggiormente dagli attacchi dei predatori e aumentava le loro probabilità di sopravvivere e di trasmettere questa tendenza alla progenie.
    L'attaccamento del piccolo alla madre è quindi un comportamento primario, e non secondario alla soddisfazione del bisogno di nutrimento, come riteneva Freud. La conferma empirica è fornita dall'elegante esperimento di Harlow (1965). Di fronte a due modelli di madre, uno in fil di ferro contenente la bottiglia del latte, l'altro coperto di pelo, il piccolo dapprima soddisfa la fame, poi si rivolge all'altro modello per sentire il contatto col pelo.
    La teoria dell'attaccamento è stata seguita da una massa imponente di ricerca empirica. Anzitutto Mary Ainsworth (1978) ha escogitato la Strange Situation, una situazione sperimentale standardizzata in cui il piccolo, ad un anno, viene osservato in varie situazioni di separazione e di riunione con la madre. Queste osservazioni hanno permesso di classificare tre tipi di comportamento del bambino: B (sicuro), A (evitante) e C (resistente). Nell'anno precedente erano state fatte osservazioni sistematiche sulle interazioni madre-bambino. Si è visto che le madri dei bambini sicuri mostravano una molto maggiore sensibilità ai segnali e alle comunicazioni del bambino. Le madri dei bambini del gruppo C (resistenti) erano insensibili ai segnali, mentre le madri dei bambini del gruppo A (evitanti), oltre che insensibili, erano anche rifiutanti.
    Sono seguite molte ricerche prospettive, e non retrospettive come in psicoanalisi, in cui si osservavano le conseguenze sullo sviluppo successivo di questi tipi di attaccamento.
    Mary Main (1992) ha osservato un quarto tipo di attaccamento, quello D (disorganizzato), in cui i genitori hanno un comportamento spaventato (frightened) a causa di loro traumi non superati, oppure spaventevole (frightening), cioè violento, abusivo, nei confronti dei piccoli. La tendenza attuale è di considerare l'attaccamento disorganizzato come precursore della personalità borderline.
    Un altro contributo importante di Mary Main (George e coll., 1985) è l'AAI (Adult Attachment Interview), in cui si interroga la madre sui suoi ricordi infantili. Nelle risposte, quello che è significativo non è tanto il contenuto quanto la forma, che a sua volta è correlata col tipo di attaccamento manifestato dal bambino. Gli adulti vengono classificati in quattro categorie: sicuro, "distanziante" ("dismissive"), "preoccupato", e colpito da un lutto non elaborato.
    E' da notare l'importanza epistemologica di questi dati: per la prima volta, i dati prospettivi dell'osservazione dei bambini vengono correlati coi dati retrospettivi, simili a quelli della psicoanalisi, dei racconti delle madri.

  • Conclusioni

    Nella prima parte di questa relazione ho accennato alle vicende della nostra preistoria, alla sopraffazione di una cultura ginocentrica, pacifica, a mio parere con basi innate, da parte di una cultura androcentrica, bellicosa, che ci domina tuttora, e che a mio parere non è una conseguenza della nostra evoluzione biologica ma è una variante culturale vincente. La nostra storia, e il nostro disagio, è caratterizzata da questa dialettica tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale.
    Le madri dei bambini insicuri, e a maggior ragione le madri dei bambini disorganizzati, hanno rappresentato per i loro bambini un ambiente innaturale rispetto a quello della preistoria, al quale i bambini hanno un adattamento innato. Questo primo ambiente, a sua volta, è influenzato dai fattori socioculturali più ampi, sui quali giustamente Fromm ha attirato l'attenzione.
    Paul Gilbert (1992) ipotizza che nel corso della preistoria la cultura ginocentrica, quella che Chance (1988) chiama edonica, sia stata precedeuta da una cultura androcentrica originaria, quella che Chance chiama agonica. Il passaggio dalla modalità agonica originaria a quella edonica riguarda il grande tema dell'evoluzione dell'altruismo. La società agonica attuale, molto più violenta di quella originaria, e che a mio avviso è di origine culturale, richiede a sua volta una spiegazione. Questi argomenti rientrano nel tema di oggi, ma per la loro vastità richiedono una trattazione a parte.
    Vorrei concludere con una nota di relativo ottimismo. Se la tendenza innata è quella ginocentrica, essa tende a riemergere costantemente nel corso della storia, anche se ogni volta suscita la reazione violenta della cultura androcentrica dominante. Questa tendenza potrebbe riemergere sempre più chiaramente, come ai nostri tempi sembra avvenire col femminismo e altri movimenti di liberazione.
    Analogamente, come hanno detto gli autori neofreudiani, nei nostri pazienti esiste una tendenza innata verso la salute, che ora, in termini più precisi, si può definire come lo stabilirsi di un attaccamento sicuro con l'analista, premessa di ogni futuro sviluppo.

    Bibliografia

    Ainsworth, M.D.S., Blehar, M.C., Waters, E. e Wall, S. (1978): Patterns of Attachment: A Psychological Study of the Strange Situation. Erlsbaum, Hillside, N.J.
    Bachofen, J.J. (1861): Das Mutterrecht. Krais & Hoffmann, Stuttgart. Trad. it.: Il matriarcato, 2 voll. Einaudi, Torino 1988.
    Bowlby, J. (1969): Attachment and Loss, vol. 1: Attachment. Basic Books, New York. Hogarth, London. Trad. it.: L'attaccamento alla madre. Boringhieri, Torino 1972.
    Chance, M.R.A. (1988), a cura di: Social Fabrics of the Mind. Lawrence Erlbaum, Hove.
    Erickson, M.T. (1993): Rethinking Oedipus: An evolutionary perspective of incest avoidance. Am. J. Psychiatry 150, 411-416.
    Freud, S. (1913): Totem and Taboo. Standard Edition 13, 1-161. Trad. it.: Totem e Tabù. OSF, vol. 7. Boringhieri, Torino 1988.
    Fromm, E. (1934): Die sozialpsychologische Bedeutung der Mutterrechtstheorie. Zeitschr. Sozialforsch. 3, 196-227. Trad. inglese: The theory of mother right and its relevance for social psychology. In: The Crisis of Psychoanalysis: Essays on Freud, Marx and Social Psychology. Holt, Rinehart & Winston, New York 1970. Trad. it.: La teoria del diritto matriarcale e i suoi rapporti con la psicologia sociale. In: La crisi della psicoanalisi. Mondadori, Milano 1971. Ristampa della trad. it. in: Amore, sessualità e matriarcato. Mondadori, Milano 1997.
    George, C., Kaplan, N. e Main, M. (1985): Adult Attachment Interview for adults. Manoscritto non pubblicato. University of California, Berkeley.
    Gilbert, P. (1992): Depression. The Evolution of Powerlessness. Lawrence Erlbaum, Hove.
    Gimbutas, M. (1987): The Language of the Goddess: Images and Symbols of Old Europe. Van der Marck, New York. Trad. it.: Il linguaggio della Dea: mito e culto della Dea Madre nell'Europa neolitica. Neri Pozza, Vicenza 1997.
    Harlow, H.F. e Harlow, M.K. (1965): The affectional systems. In: Behavior of Nonhuman Primates, vol. 2, a cura di A.M. Schrier, H.F. Harlow e F. Stollnitz. Academic Press, New York e Londra.
    Main, M. e Hesse, E. (1992): Attaccamento disorganizzato/disorientato nell'infanzia e stati mentali dissociati dei genitori. In: Attaccamento e psicoanalisi, a cura di M. Ammaniti e D.N. Stern. Laterza, Roma-Bari, pp. 86-140.
    Mellaart, J. (1967): (atal H(y(k: A Neolithic Town in Anatolia. Thames & Hudson, Londra. McGraw-Hill, New York.

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