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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


Nuove letture del soggetto nell'ottica del concetto di relazione

Fondamenti epistemologici dell'attendibilita' della psicoanalisi

Luigi Longhin



Questa relazione intende rispondere a due obiezioni ricorrenti al sapere psicoanalitico:

1 - Quale valore hanno le conoscenze che provengono dalla psicoanalisi?
2 - La psicoanalisi è attendibile come sapere scientifico?

La risposta a questi interrogativi implica prendere in considerazione gli elementi costitutivi dello statuto epistemico della psicoanalisi.
Pur essendo una delle ultime discipline, dal punto di vista storico, la psicoanalisi ha ormai un secolo di storia e l'epistemologia avverte sempre di più la necessità di riflettere su di essa. In quanto ricerca dei fondamenti, dei limiti e del valore del sapere scientifico, il discorso epistemologico diventa insostituibile per ogni sapere e quindi anche per il sapere psicoanalitico, se intende presentarsi come sapere rigoroso, oggettivo ed attendibile.

Alcuni presupposti da prendere in considerazione

Prima di rispondere a questi interrogativi è necessaria una precisazione su alcuni presupposti, ritenuti fondamentali ed indispensabili per qualsiasi discorso scientifico e quindi anche per il sapere psicoanalitico.
Un primo presupposto riguarda l'inevitabilità del discorso epistemologico anche per la psicoanalisi, nel senso che, appartenendo alla natura stessa della filosofia il riflettere su tutto ciò che fa parte della realtà culturale e scientifica, non è possibile sfuggire alla riflessione epistemologica sul senso, sul significato, sui fondamenti e sulle condizioni di possibilità del sapere psicoanalitico (Longhin, 1992).

La necessità di una cultura epistemologica si è rivelata quanto mai necessaria per il particolare momento che la psicoanalisi attuale sembra attraversare in quanto si tratta di un periodo di significativi e qualificanti mutamenti, consistenti nella presenza di diversi modelli o paradigmi mentali e, persino, di diverse psicoanalisi (Mitchell, 1992, p.100). Molte delle difficoltà della psicoanalisi, sia a livello clinico sia a livello teorico, non sono forse da attribuire alla mancanza di una cultura epistemologica? "Pochi psicoanalisti sono qualificati a fare (ricerche epistemologiche) perché non hanno una formazione in filosofia della scienza" (Holt, 1989, p. 379).

Tale cultura aiuterà, per un verso, ad evitare il pericolo della mitizzazione dell'esperienza e, per un altro, a valorizzare il rapporto tra ragione ed esperienza. Il lavoro teorico, di ragione ed esperienza, procede correttamente anche nell'ambito psicoanalitico, solo se opera a diversi livelli: semantico, sintattico e apofantico-referenziale, ossia nella formazione dei concetti, nella connessione e distinzione tra i piani sintattico, semantico e referenziale.

Un ulteriore presupposto da cui partire, consiste nel ritenere che anche per la psicoanalisi l'operazionalità rimane uno degli aspetti fondamentali e caratterizzanti l'operare scientifico e come sia proprio quest'aspetto, tradotto in strumenti concettuali o materiali, a rendere possibile l'individuazione del referente.

Particolare importanza, per una ricerca impostata rigorosamente, si deve alla distinzione tra la concezione storica dell'epistemologia e la concezione epistemologica della storia della scienza in modo che una corretta collaborazione possa escludere il pericolo di una reciproca fagocitazione tra le due discipline. Può accadere, infatti, che a causa di pregiudizi e sospetti reciproci possano esistere tra l'epistemologo e lo storico della psicoanalisi "forme di dominio" o "pretese di invasione di campo", sempre ingiustificate.

La storia della psicoanalisi può essere scritta come una lunga storia conflittuale con l'epistemologia in quanto, fin dalle sue origini, la psicoanalisi dovette misurarsi con i criteri di scientificità che le diverse concezioni epistemologiche, da quella positivistica a quella neopositivista in tutte le sue espressioni, pretendevano di imporle (Longhin,1998).
Solo con la svolta relativistica nell'epistemologia contemporanea post-neopositivista (Egidi,1992), ma soprattutto con l'epistemologia oggettualista (Agazzi,1985; Rossi,1986) degli ultimi decenni si potrà parlare di un'epistemologia capace, attraverso le sue recenti e significative conquiste, di accogliere le esigenze specifiche non solo della psicoanalisi, ma anche di tutte le scienze umane, riconoscendone le caratteristiche di oggettività, rigore, verificabilità e falsificabilità, anche se in termini analogici.
Riprendendo la domanda: quale valore hanno le conoscenze che provengono dal sapere psicoanalitico?
Si potrebbe rispondere che esse non avrebbero alcun valore se fossero fondate le obiezioni, ad esempio, di K. Popper (1963) e di A. Grunbaum (1984), secondo le quali non sussisterebbero le condizioni di possibilità di un discorso scientifico in psicoanalisi. In particolare, Popper fonderebbe tale giudizio sulla presunta non-controllabilità empirica delle ipotesi psicoanalitiche, dovuta a ragioni sia logiche che metodologiche. Mentre Grunbaum priverebbe di fatto la psicoanalisi di qualunque autonomia epistemologica. Non riteniamo di dover confutare, per ovvii limiti di spazio, tali obiezioni ed inseguire i diversi criteri di scientificità richiesti alla psicoanalisi dalle diverse correnti epistemologiche che si sono succedute dalla fine Ottocento fino ai nostri giorni. (1)

Come va intesa la caratteristica di oggettività in psicoanalisi?

Una conquista fondamentale dell'epistemologia contemporanea, può essere considerata quella di aver potuto dimostrare come la scienza non si occupa di certe "cose" in senso generico, ma delle cose colte "sotto un certo punto di vista"; nell'aver capito, cioè, che ogni disciplina scientifica si presenta come un discorso che intenziona la realtà indagandone soltanto certe qualità o aspetti.
Porsi dal punto di vista psicoanalitico significa parlare del reale (mente inconscia) utilizzando alcuni predicati fondamentali: gli affetti, le fantasie inconsce, il simbolismo onirico, i meccanismi difensivi di scissione, di identificazione, proiettiva e introiettiva, e di tutto ciò che afferisce al transfert e al controtransfert.
Ogni scienza, quindi, costituisce un tipo di discorso oggettivo in un duplice senso: nel primo in quanto esiste un accordo intersoggettivo a posteriori tra gli studiosi della disciplina, basato sull'impiego uniforme di certe specifiche nozioni, di certi predicati operativi , per cui è la "prassi" che istituisce il terreno dell'intersoggettività. Nel secondo senso, ogni scienza si occupa della realtà, ma ritagliando il proprio punto di vista mediante la scelta di alcuni predicati specifici che entrano nella costruzione del suo discorso.

L'epistemologia contemporanea ha individuato tre elementi costitutivi, pilastri di ogni disciplina scientifica: il referente specifico di cui la disciplina si interessa altrimenti non si saprebbe di che cosa essa tratti, i predicati operativi attraverso i quali ogni sapere scientifico può conoscere aspetti o caratteristiche nuove del referente senza dei quali non si saprebbe come tale disciplina opera concretamente, e infine, i predicati fondamentali di ogni scienza, che sono le caratteristiche, le qualità, in parte note, ma soprattutto ignote, del referente. La conoscenza di queste caratteristiche ignote costituisce il fine di ogni sapere scientifico. La psicoanalisi può dimostrare di possedere questi tre elementi costitutivi ?

Per quanto riguarda il referente specifico della psicoanalisi si può affermare che esso è costituito dalla realtà mentale inconscia, la quale, essendo una realtà tanto complessa, è stata a sua volta, oggettivata da altri punti di vista, sempre mediante predicati operativi, ipotizzando tanti modelli di mente inconscia i quali potevano costituire il fondamento di altre psicoanalisi (Longhin,1992) Diventa comprensibile allora il fatto che, oltre a quello freudiano, esistano diversi altri modelli o paradigmi di mente o di processi psicoanalitici (Wallerstein,1988). Il "laboratorio" psicoanalitico è costituito dai predicati operativi che la psicoanalisi mette in atto al fine di conoscere sempre nuovi aspetti della mente inconscia. Tale laboratorio permette l'indagine del mondo interno dell'analizzando attraverso l'attivazione transferale della sua storia fantasmatica. I predicati operativi sono quell'insieme di strategie, regole e strumenti concettuali che costituiscono il setting analitico. Fondamentali sono il transfert e il controtransfert. Il transfert viene inteso nella sua accezione più ampia di proiezione del mondo interno dal paziente all'analista; il controtransfert quale bussola che permette all'analista di orientarsi nel materiale inconscio del paziente; le costruzioni vanno viste come la selezione e l'organizzazione del materiale transferale cui è possibile dare un significato attraverso un'interpretazione.

E' difficile negare che il "laboratorio" psicoanalitico sia, per definizione, tra i più complessi in quanto operano molte variabili. I predicati fondamentali, che derivano dal lavoro intersoggettivo sul transfert e sul controtransfert, definiscono la specificità della psicoanalisi e comprendono gli affetti, le fantasie inconsce, il simbolismo onirico, l'ideale dell'Io. Oggi la teoria degli oggetti interni e dell'organizzazione del Sé ha permesso di includere tra i predicati fondamentali anche le difese che il paziente mette in atto nella relazione psicoanalitica e i processi di scissione e di identificazione proiettiva e introiettiva.(Klein,1932, 1957; Rosenfeld,1987; Bion,1962).
Il processo che ha creato e continua ad alimentare la storia della psicoanalisi è dato dal fatto che nuovi punti di vista della mente inconscia, di volta in volta scoperti, permettono di fondare nuovi paradigmi e nuovi modelli psicoanalitici, con nuovi predicati operativi per conoscere gli aspetti non conosciuti dei nuovi referenti.

Come va intesa la rigorosità nelle scienze umane e quindi anche nella psicoanalisi?

Per quanto riguarda la rigorosità è sufficiente qui richiamare quanto l'epistemologia contemporanea ha dimostrato nel senso che si è nel rigore quando si utilizzano misura, quantità, equazioni, calcolo e che l'assiomatizzazione rimane certamente uno dei modelli più adeguati di rigore, tuttavia non è l'unico. Infatti , è vero che la deduzione esplicativa è una deduzione logico-formale, ma è anche vero che essa è molto più estesa e ampia del calcolare matematico. Inoltre, va anche riconosciuta la legittimità della logica informale, cioè quella delle "buone ragioni"; logica informale che è stata a lungo trascurata dal dominio della logica formale.
Dall'epistemologia attuale emerge la convinzione che sia possibile un'accezione più ampia di rigore scientifico, nel senso che le diverse affermazioni sono unite tra loro in modo da risultare un corpo di conoscenze in una visione unitaria e capaci di dare " sempre una giustificazione di ciò che si afferma"(Agazzi,1979).

In conclusione, per quanto riguarda la rigorosità, la psicoanalisi, come le altre scienze, utilizza tipi di argomentazioni diversificati, non sempre riducibili alla deduzione formale. La nozione di rigore, quindi, può essere estesa a ogni disciplina scientifica caratterizzata dalla coerenza formale interna, da una argomentazione corretta, da una giustificazione razionale di ogni affermazione, tenendo presente che individuare le ragioni non significa sempre e solo trovare le cause efficienti, e che spiegare consiste in un procedimento più ampio e più ricco del dedurre, non sempre coincidente con la deduzione logico-formale.

Soprattutto, va ricuperata, nell'ambito psicoanalitico, la logica della spiegazione teleologica, in quanto la psicoanalisi ha intuito che l'aspetto caratterizzante l'agire umano sta nel contenere l'intenzionalità e il senso che vanno trovati là dove esistono, cioè anche nell'inconscio qualora non si manifestino in modo palese come, ad esempio, nel caso dei lapsus. Non si comprende, allora, perché debba essere esclusa la via delle "ragioni teleologiche", le ragioni del "rendere conto", le ragioni del "perché", visto che questa è la via più adeguata a cogliere l'intenzionalità e il senso dell'agire umano conscio e inconscio

. La psicoanalisi può offrire criteri di verificabilità o meglio di attendibilità?

Affrontare la questione cruciale dei criteri di verificabilità del sapere psicoanalitico implica la conoscenza del concetto di verificabilità scientifica secondo il quale ammettere che " chiunque si metta in grado di usare certi strumenti, di compiere certe operazioni, deve ritrovare lo stesso risultato" (Agazzi,1976,p.25). Si ritiene, pertanto, che anche nel "laboratorio" psicoanalitico si attuano le stesse condizioni di ripetibilità e di riproducibilità dei fenomeni psichici che rendono possibile l'osservazione e l'analisi sia al singolo analista all'interno del setting sia a più analisti all'esterno di esso.

Ciò che rende, quindi, possibile la verifica è l'aspetto di "invarianza" rispetto allo stesso soggetto, in situazioni diverse, delle determinazioni oggettive: tutto ciò assicura la verificabilità dell'operare psicoanalitico. Si ritiene, oggi, che esista la possibilità di un controllo sull'uso corretto o meno degli strumenti propri del metodo psicoanalitico e che questa rappresenti una delle condizioni necessarie e sufficienti per la costituzione dello statuto scientifico della psicoanalisi. Tale modalità è la supervisione, intesa come verifica e controllo, da parte di un analista esperto e competente, dei predicati operativi, ossia dei sentimenti transferali e controtransferali e del lavoro su questi all'interno della coppia psicoanalitica, in modo da verificare dove, come e perché è stata elaborata quella particolare interpretazione (Grinberg,1986; Langs,1988).

In conclusione, poiché viene riconosciuto il valore conoscitivo delle operazioni nelle scienze empiriche, bisogna ammettere che l'applicabilità tecnica è il solo criterio di verità di una teoria scientifica e non uno dei molti possibili indizi. Le applicazioni tecniche riuscite (ad esempio una psicoanalisi riuscita) costituiscono l'unica via di accertamento della "verità"(Agazzi, 1979). Per quanto riguarda il metodo psicoanalitico, è necessario, quindi, che la sua utilizzazione dia luogo a conseguenze conoscitive e terapeutico-trasformative in linea di principio riproducibili da chiunque abbia una specifica competenza perché sia possibile attribuirvi un'intersoggettività non solo "di fatto", ma anche "di diritto". E' questa riproducibilità tecnico-operativa che garantisce l'intersoggettività del metodo psicoanalitico e, di conseguenza, dei risultati a cui esso consente di pervenire (Buzzoni,1989).

La psicoanalisi, come del resto le altre scienze umane, ha il suo fondamento su proposizioni di natura intrinsecamente "probabilistica", che la libera volontà del soggetto non sarà in grado di compromettere, in quanto esiste una certa "costanza", sufficientemente stabile da consentire il formarsi di una scienza psicoanalitica, come del resto altre costanti permettono in altri campi il costituirsi di altre discipline, ad esempio, la sociologia, l'economia, l'etnologia, ecc.

Infine, rispondendo alle domande poste all'inizio di questo saggio, possiamo concludere che la conoscenza del sapere psicoanalitico è da ritenersi rigorosa, oggettiva ed attendibile come avviene in tutte le altre scienze umane.

Note:

(1)Esiste, tuttavia, per il lettore che desidera approfondire tali problematiche il recente testo Temi e problemi (1998), Bollati Boringhieri, a cura di L. Longhin e M. Mancia. In particolare, per quanto riguarda la discussione relativa alle obiezioni di Popper e di Grunbaum, non possiamo che rimandare ai saggi di Longhin (1989), di Mattana (1998) e di Mancia (1998a).

Bibliografia

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Agazzi, E. (1985) La questione del realismo scientifico in Mangione ,C (a cura di) Scienza e filosofia, Garzanti, Milano.
Bion, W.R. (1962) Apprendere dall'esperienza Armando, Roma 1972
Buzzoni, M. (1989 Operazionismo ed ermeneutica Angeli, Milano
Egidi, R, (1992) La svolta relativistica nell'epistemologia contemporanea Angeli, Milano
Freud, S. (1900) L'interpretazione dei sogni Opere vol. 3, Bollati Boringhieri, Torino 1966
Grinberg, L. (1986) La supervisione psicoanalitica Cortina, Milano1989

Grunbaum, A. (1984) I fondamenti della psicoanalisi Il Saggiatore, Milano 1988
Holt, R. R. (1989) Ripensare Freud Bollati Boringhieri, Torino1994
Klein, M. (1957) Invidia e gratitudine Martinelli, Firenze 1969
Klein, M. (1932) La psicoanalisi dei bambini Martinelli, Firenze 1982
Langs, R. (1988) Guida alla psicoterapia Bollati Boringhieri, Torino 1990
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Longhin, L. , Mancia M., (1998) Temi e problemi Bollati Boringhieri, Torino
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Mattana, G. (1998) Condizioni di possibilità della psicoanalisi come scienza: una discussione delle tesi di Popper e di Grunbaum in Temi e problemi Bollati Boringhieri, Torino
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