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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


Tavola Rotonda - Conflitto e consenso

Presentazione della Societa' Italiana di Psicoanalisi della Relazione (S.I.P.Rre.)

Michele Minolli



E' difficile presentare in dieci minuti i quasi venticinque anni di storia della Società Italiana di psicoanalisi della Relazione.
Mi limiterò per questo alla storia delle specifiche coordinate teorico-cliniche che la SIPRe è andata lentamente formulando e sulle quali continua comunque a lavorare.

1. All'inizio della nostra storia abbiamo approfondito l'opera freudiana.
Eravamo a metà degli anni settanta. Visto che l'immaginazione del sessantotto non aveva preso il potere, la psicoterapia era diventata per molti la nuova terra promessa. Era quello il periodo in cui tutto era terapeutico: dalla piscina portata al calore dell'utero materno per rivivere la nascita, allo scatenarsi del gioco, più o meno aggressivo, nella sala ricoperta di materassi, con i rotoli di carta igienica.
Remando controcorrente e seguendo il metodo storico-critico, con l'aiuto di Rapaport, Holt e del primo Gill il gruppo ha approfondito, ma anche rivisitato il pensiero di Freud. Due in particolare i punti relativizzati:

a. Il concetto di pulsione.
Non ci è sembrato epistemicamente sostenibile spiegare la complessità del funzionamento umano esclusivamente in base allo stimolo biologico, in pratica al solo stimolo interno. Non siamo contro il dato pulsionale, siamo per un suo accostamento ad altri elementi motivazionali.

b. Il concetto di apparato.
Non ci è sembrato teoricamente legittimo pensare all'essere umano solo come macchina più o meno idraulica. Abbiamo ritenuto opportuno perseguire, senza cadere in reificazioni fuori posto, una psicoanalisi imperniata su un «referente unitario» rappresentato dai concetti di soggetto e di identità.

2. Il secondo momento ci ha portati alla scoperta dell'infant research.
L'adesione ai dati raccolti sul neonato con il metodo empirico, a superamento del metodo clinico freudiano e del metodo dell'osservazione del bambino di Anna Freud, ci ha portati a dare all'infant research una grande importanza. Di fatto e forse di conseguenza abbiamo baipassato le teorie delle relazioni oggettuali. Esse hanno avuto un grande potere riequilibrante la costruzione freudiana reintroducendo in psicoanalisi l'oggetto, ma purtroppo hanno anche procurato uno spostamento ingiustificato dall'intrapsichico all'ambientalismo. Abbiamo anche baipassato la Psicologia del sé. Kohut ha certamente avuto il merito di dare col concetto di sé un referente unitario alla psicoanalisi, e con il concetto di empatia, una dimensione relazionale al rapporto paziente-analista, ma il suo sé è troppo descrittivo e la sua empatia troppo determinante lo psichico.
Dai dati originali dell'infant research e dalle successive elaborazioni di Stern, Lichtenberg, Lebovici, Brazelton, Beebe, Hinde, Trevarthen e altri, abbiamo attinto per trovare soluzioni alle aporie della metapsicologia e agli eccessi delle correnti successive.

Queste in sintesi le conclusioni cui siamo giunti:

a) Il concetto di soggetto.
Riteniamo che soggetto altro non sia se non organizzazione. Organizzazione unitaria delle dimensioni corporee e psichiche. Organizzazione referenziale del comportamento. Organizzazione integrata concretizzabile in strutture, schemi, convinzioni, principi organizzatori o working models.

b) L'interazione come matrice del soggetto.
Riteniamo che soggetto non si nasce, ma lo si diventa. L'interazione organismo-ambiente e poi soggetto-ambiente è la matrice della soggettualità ossia dell'organizzazione. Evitando innatismo e ambientalismo riteniamo che l'organizzazione sia risultato interattivo del soggetto e dell'ambiente. Un'interazione che ricopre tre dimensioni: l'intrapsichico, l'intersoggettivo e il transgenerazionale.

c) L'autocoscienza come matrice dell'identità.
Riteniamo che sia specie specifica dell'essere umano la capacità riflessiva: sapere di sapere. Una capacità riflessiva che Hegel ha codificato come autocoscienza nella sua Fenomenologia. E' l'autocoscienza la matrice del sé o dell'identità. Il soggetto si specchia nel me e nell'altro e si autopresentifica a se stesso.

Da queste premesse abbiamo adottato, in sintesi, i seguenti assunti:
- le configurazioni psichiche, contenuti concreti della soggettualità e dell'identità, sono costruite in base ad esperienze di relazione: ciò vale tanto per lo sviluppo «normale» che patologico;
- tali configurazioni psichiche, essendo sistemi dotati di plasticità, tendono naturalmente a modificarsi e ristrutturarsi nel corso della vita;
- nella patologia le strutture psichiche tendono invece a riproporsi rigidamente, compromettendo il coefficiente di plasticità;
- la relazione analitica paziente-terapeuta, considerata come un sistema bipersonale, è l'ambito di osservazione e di intervento della cura;
- finalità del processo analitico è la riappropriazione e, al tempo stesso, la nuova elaborazione, dei «dati» rimossi caratterizzati da rigidità.
l'autocoscienza, quale processo attivato dall'intervento interpretativo del terapeuta, permette al soggetto l'elaborazione della rigidità delle strutture psichiche;

3. Il terzo momento della nostra storia è quello più recente e tuttora in atto: l'incontro/confronto con gli intersoggettivi, gli interpersonalisti e i relazionali americani, ma anche con la psicoanalisi francese e in parte con quella italiana.
Può sembrare assurdo ma la SIPRe solo poco prima degli anni novanta si è accorta dell'esistenza di un filone psicoanalitico vicino al proprio indirizzo. L'avere lentamente costruito negli anni un proprio riferimento teorico-clinico ha però facilitato l'attuale incontro confronto:

a) Tenendo conto della diversità, diventa arricchente considerare come vengono affrontati dagli uni e dagli altri i problemi, specie clinici. I problemi dei pazienti in fin dei conti sono gli stessi per tutti.

b) Ma c'è un punto cui teniamo molto: dialogare in un clima di confronto aperto e costruttivo. La ricerca, possibilmente fatta assieme, è una nostra esigenza intellettuale e, riteniamo, una garanzia clinica.

In sintesi e per concludere, la tradizione scientifica cui fa riferimento la SIPRe è la psicoanalisi freudiana, ma lo specifico è costituito dalla propria visione di una Psicoanalisi della Relazione inserita nella triplice dimensione intrapsichica, intersoggettiva e transgenerazionale.

La nostra storia scientifica è tutta nei dieci anni della rivista RICERCA PSICOANALITICA. L'interesse che sta suscitando ci conforta e ci arricchisce.
Grazie

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