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Atti del 1°Congresso OPIFER

"Prospettive relazionali in psicoanalisi"


Tavola Rotonda - Conflitto e consenso

Presentazione dell'Istituto Erich Fromm

Romano Biancoli



Introduzione

Volendo dichiarare il senso della nostra operazione organizzativa in psicoanalisi, ci accorgiamo che questo senso è immediatamente culturale e praticamente riducibile ad una delle letture possibili di un grande autore. Questo il fatto: nel 1988 un gruppo di psicoanalisti intitolò a Fromm un piccolo istituto di training. Si trattò del punto d'approdo che concludeva un ciclo di esperienze e insieme del punto di partenza di un ciclo ancora aperto. Si coglie qui l'occasione per riassumere alcuni sommicapi della nostra posizione teorica e teorico-clinica e per esporre come noi abbiamo inteso la lezione di Fromm e come la vediamo nel quadro del pensiero psicoanalitico.


Nota storica

L'Istituto fu fondato a Bologna il 26.7.1979 col nome di "Istituto di Psicoterapia Analitica" e si propose sia come scuola di formazione in psicoanalisi sia come centro di psicoterapia. Fin dagli inizi un gruppo di psicoanalisti ad orientamento interpersonale studiò le opere di Erich Fromm, si interessò agli inediti, pubblicò lavori in materia, organizzò conferenze e seminari, stabilì relazioni con analisti e studiosi di altri paesi. Tali relazioni via via si confermarono e si concretarono in collaborazioni permanenti e in adesioni in senso giuridico all'Istituto bolognese, che venne così ad assumere caratterizzazioni internazionali. Nel 1988 le condizioni erano mature per trasformarlo e ricostituirlo denominandolo definitivamente "Istituto Erich Fromm di Psicoanalisi Neofreudiana", con un nuovo Statuto informato allo spirito dell'opera di Erich Fromm.
Nello stesso giorno dell'Atto Costitutivo, 29.2.1988, ebbe luogo la prima Assemblea straordinaria dei soci per deliberare la richiesta di affiliazione alla "International Erich Fromm Society" di Tubinga, depositaria dell'"Erich Fromm Archives", il più completo centro di documentazione in materia.
Dopo tale affiliazione e quella alla "Sándor Ferenczi Society" di Budapest (1991), venne elaborato un "Regolamento Interno" di disciplina del training e su questa base venne poi chiesto l'ingresso nella "International Federation of the Psychoanalytic Societies". L'Istituto fu ammesso nell'IFPS l'11.5.1994.
L'aggettivo "neofreudiano" che compare nella denominazione dell'Istituto fu dovuto a ragioni di dibattito interno negli anni '85-88. Prevalse l'esigenza di dichiarare una scelta di campo. Oggi, noi riteniamo che, in generale, il termine "neofreudiano" abbia solo un valore storico e non si possa considerare una qualificazione scientifica vigente, attuale; se si vuole, esso presenta un valore di omaggio reso alla originalità di pensiero di Fromm e di Sullivan, oltre che della Horney, della Fromm-Reichmann e della Thompson. Di fatto, il significato del termine "interpersonale", riferito a una parte della psicoanalisi americana, assorbe quello del termine "neofreudiano".
L'Istituto scelse tra i suoi supervisori il Dr. Silva- Garcia di Città del Messico, uno dei primi allievi messicani di Fromm. Anche ha chiamato a tenere seminari clinici la
Dott.ssa Ruth Lesser della New York University e la Dott.ssa Annemarie Brügmann dell'Università Autonoma di Città del Messico, che sono state entrambe in supervisione psicoanalitica da Fromm. In particolare, il Dr. Silva-Garcia dal 1988 al 1997 ha tenuto annualmente a Bologna lunghi seminari clinici, lasciando un'impronta profonda.


- I lavori di Fromm sulla tecnica psicoanalitica

L'Istituto intende contribuire a mantenere viva una tradizione di ricerca frommiana. Fromm ha scritto molto, ha scritto su quel che più gli premeva: l'odierna società tecnologica e consumista rende passivo l'individuo, lo rende automa; bisogna svegliarlo affinché riprenda in mano la sua vita. L'indagine frommiana riguarda due ambiti: quello
clinico individuale e quello della psicologia sociale, sviluppata nella costruzione di una complessa caratterologia.
Nei libri da lui pubblicati, Fromm non tematizza ampiamente il lato tecnico della psicoanalisi. Eppure il lavoro clinico quotidiano lo ha accompagnato per tutta la vita ed è la fonte dichiarata delle sue teorie. L'Istituto ha cercato di attingere a quel patrimonio di esperienza clinica. In materia di tecnica psicoanalitica, i documenti consistono in acute e preziose note, più o meno lunghe, sparse in vari libri, in opere postume e in interviste, conferenze e seminari registrati e non pubblicati quando lui era in vita. Inoltre, le "regole" dell'"arte" psicoanalitica di Fromm sopravvivono negli allievi da lui analizzati o avuti in supervisione. Si è formata infatti una "tradizione orale" della clinica frommiana.
Va dato merito a Rainer Funk, esecutore letterario dell'opera di Fromm, non solo di aver curato in modo egregio l'edizione tedesca in dieci volumi (ora aggiornata in dodici) delle opere complete, ma anche di avere rintracciato gli inediti e di aver proceduto alla pubblicazione, dapprima in tedesco e poi in varie altre lingue, di ben otto ulteriori volumi di opere postume. Per quanto riguarda la tecnica della psicoanalisi possiamo attingere a tre seminari importanti: quello tenuto all'Alanson White Institute di New York nel 1959, quello messicano del 1968 e quello tenuto a Locarno nel 1974. Molto di queste riflessioni cliniche, oltre ad altri testi provvisori o incompiuti o rimasti inediti, è apparso in italiano nei seguenti libri curati da Funk ed editi da Mondadori: "L'inconscio sociale" (1992), "Anima e società" (1993), "L'arte di ascoltare" (1994), "I cosidetti sani"
(1996).
Si può comprendere come Fromm si sia astenuto dallo scrivere un libro sulla tecnica psicoanalitica: egli nutriva la preoccupazione che ne risultasse una codificazione di regole alienate dall'esperienza che le generava (Lesser, 1992).


- Psicoanalisi senza aggettivi

Pensiamo che la visione frommiana della psicoanalisi aiuti a coltivare uno spirito di dialogo e confronto. Questa affermazione si basa sul chiarimento di un punto importante: se anche Fromm fondò con Sullivan, Clara Thompson e Frieda Fromm-Reichmann l'Istituto "Alanson White" di New York, e in seguito fondò l'"Instituto Mexicano de Psicoanalisis" di Mexico City, e anche fu poi tra i promotori della costituzione dell'IFPS, egli non intese dar vita a una nuova "scuola" di psicoanalisi. Il suo fu un contributo critico, un lievito.
Se dovessimo trovare un modello per l'indirizzo di pensiero di Fromm, secondo noi non lo troveremmo pensando per esempio alla Klein, ad Hartmann, a Kohut, e tanto meno a Jung o a Lacan, che hanno costruito delle scuole organizzate, ma piuttosto accostandolo, pur considerando le diversità tra loro, a Ferenczi, il quale illuminò tutta la psicoanalisi di un'altra luce.
Dunque, e questa precisazione va fatta, l'intitolare a Erich Fromm l'Istituto bolognese non rappresenta la illegittima pretesa di codificare un indirizzo frommiano in psicoanalisi, bensì l'intenzione di accoglierne il più possibile la lezione, con la sollecitazione che l'umanesimo radicale di Fromm rivolge alla psicoanalisi, anche attraverso suggerimenti di tecnica psicoanalitica. Fromm è l'autore privilegiato dall'Istituto, che però concepisce il suo pensiero nel grande alveo psicoanalitico che va da Freud, Groddeck e Ferenczi agli interpersonalisti e relazionali americani, tenuto conto degli "indipendenti" inglesi.
Nella prospettiva qui presentata non viene proposta una "psicoanalisi umanistica". La psicoanalisi resta psicoanalisi senza aggettivi. L'umanesimo interpella la psicoanalisi, entra in rapporto con essa e la sollecita ad esprimersi e a svilupparsi su temi umanistici. La psicoanalisi reagisce chiarendo aspetti di sé e proponendo all'umanesimo le sue metodiche e le sue conoscenze sull'essere umano.


- Aspetti del lavoro analitico

Illuminanti ci sembrano le considerazioni di Fromm sul metodo delle libere associazioni, al quale egli riconosce genialità e modernità. Tale metodo è figlio del suo tempo e, come le avanguardie artistiche del primo novecento, demolisce la forma e i nessi logici convenzionali (1968). Però, le libere associazioni spesso si riducono a un gioco verbale che favorisce le resistenze (1955). Fromm valuta in termini critici la corrispondenza, nella psicoanalisi freudiana, tra le libere associazioni del paziente e l'attenzione fluttuante dell'analista (Freud, 1912). Questo rapporto può condurre ad una mera situazione di parole che si allontana dai contenuti rimossi (Fromm, 1968). L'attenzione fluttuante è una pratica corretta ma non sufficiente. L'analista deve anche concentrarsi, per creare un clima intenso e vitale nella seduta. Il paziente deve sentire la partecipazione dell'analista, sentire che l'analista sente.
L'ascolto dell'analista non è solo ascolto di parole, ma un modo di essere presente, che implica anche un "ascoltare con gli occhi", per cogliere le comunicazioni non verbali. Oltre all'atteggiamento di attenzione fluttuante raccomandato da Freud, occorre un'attitudine vitalizzante da parte dell'analista, che crei un clima di interesse. Una interpretazione, per quanto profonda, è priva di effetto se l'atmosfera in cui ha luogo il trattamento è gravosa, noiosa (1976).
Freud sosteneva che scopo dell'analisi è la ricerca della verità. Ora, le verità umane sono vive, palpitano. A volte in analisi emergono in una muta intesa tra analista e analizzando.


- Sui sogni

Nel sogno, i contenuti rimossi irrompono nell'area conscia e ne eludono la vigilanza travestendosi in vari modi di qualche tratto socialmente accettato e riconoscibile che non toglie alla loro manifestazione il senso dell'enigmatico e del non coerente. A livello logico-formale il linguaggio onirico è spesso inesplicabile, non senso. Il senso lo si può trovare nella universalità di simboli sostanzialmente comuni a tutte le epoche e tutte le culture. Lo stato di sonno consente un certo distacco dal contingente, dalla relatività ambientale, e può lasciare emergere attività psichiche che nella veglia sono inconscie.
Fromm propone di comprendere i sogni più esercitandosi a leggere accortamente i simboli che non a ricavare il contenuto latente attraverso le associazioni del sognatore, come invece insegnava Freud (1899), il quale riteneva il chiarimento dei simboli una via sussidiaria.
Da un singolo sogno si può scoprire in termini qualitativi una varia gamma di desideri, paure, angoscie, sensi di colpa, fantasie, facoltà inconscie del sognatore. Quel che da un solo sogno non si può comprendere è il peso, i termini di quantità delle qualità rinvenute. Il dato quantitativo può essere valutato considerando la ripetizione di un tema in più sogni, il materiale associato, il comportamento del paziente nella vita reale in riferimento ad aspetti rapportabili a quel tema, o le resistenze alla sua analisi (Fromm, 1951, p. 257). Però, ai fini dell'analisi, non basta individuare un elemento onirico nella sua qualità e nel suo peso. Bisogna anche comprendere la sua funzione nella personalità totale del paziente e quali forze lo contrastino o lo rafforzino. Se si tratta di un desiderio irrazionale, come quello per esempio di non diventare adulto, di restare dipendente, di trovare qualcuno che decida per lui, vanno valutate le forze che lo contrastano: queste forze possono derivare dalla paura di essere punito se si comporta troppo infantilmente, o dalla paura di essere abbandonato se non assume comportamenti più maturi; oppure esse forze possono essere costruttive e nello spingere il paziente alla crescita si pongono in conflitto col suo desiderio di evitare responsabilità e impegni.
Uno sviluppo dell'elaborazione di Fromm in materia di sogni è dato dal contributo del suo allievo Silva-Garcia, che parte considerando il sogno come un sistema aperto, e ciò a cui rimanda come mai definitivo. Il sogno è un "simbolo globale" della persona, una sua "istantanea", un suo "ritratto parlato". Se non ci si precipita a interpretare un sogno, e in qualche modo a chiuderlo, a togliergli la parola, ne viene di conseguenza la valorizzazione del contenuto manifesto (Silva-Garcia, 1983, pp. 107-124).
Silva-Garcia mira a far emergere i sentimenti e i pensieri espliciti e impliciti del sogno, così come si possono ricavare dal contenuto manifesto. Sulla base di questo primo lavoro, il sogno viene interrogato. Si elenca una serie di perché. Perché il sognatore fa la tal cosa, o la fa fare alla tal persona, perché quella scena, quel sentimento o quel pensiero. O, anche, chi potrà essere quella persona, o quell'animale. Alcuni interrogativi troveranno risposta, altri resteranno aperti e affidati al lavoro dell'analisi.
Il contributo di Silva-Garcia è stato integrato nel modo di lavorare degli analisti dell'Istituto, che dedicano non poco tempo, nei gruppi clinici, all'analisi dei sogni.


- Conclusioni

L'esposizione di alcuni punti portanti della teoria clinica di Fromm secondo noi permette di ricavare due conclusioni che, lo riconosciamo, sono provvisorie e attendono sviluppi. La prima conclusione è che l'apporto frommiano respira col respiro di un amplissimo contesto di teorie psicoanalitiche, ne fa parte e vi porta un potenziale ancora non adeguatamente considerato di capacità interreattiva e vitalizzante. Con Fromm viene introdotta nella psicoanalisi una nerbatura di pensiero atta ad attraversare tempi lunghi e intere epoche della storia. Non ci sono solo la Bibbia e il buddismo, ci sono torri del pensiero che hanno sfidato ogni vento, basti pensare a Meister Eckhard e a Spinoza.
La seconda conclusione ci sembra quella di non avere fretta di sommare a Fromm un altro psicoanalista, a titolo di completamento per la clinica. Circola una considerazione che appare sensata: poiché Fromm è un grande teorico che ha scritto poco di clinica psicoanalitica, bisogna affiancargli un autore affine o che si può ritenere vicino a lui il quale invece si sia espresso in modo diffuso e dettagliato sul piano clinico, per esempio Sullivan, o Bowlby, o Guntrip, o altri ancora. Può darsi che sia una via giusta, però noi pensiamo che valga la pena di insistere sulla seguente polarità complementare: la singolarissima originalità di Fromm e l'ampio raggio dei suoi riferimenti teorici. Pensiamo che la tensione interna presentata da questa impostazione di pensiero possa essere suscettibile di sviluppi e sia preferibile ad una posizione eclettica.



NOTA: il testo qui presentato ripropone con alcune modifiche una parte del mio lavoro pubblicato da International Forum of Psychoanalysis, 9, 3-4, pp. 217-225, col titolo "Istituto Erich Fromm di Psicoanalisi Neofreudiana. Report on how the Institute has taken up Fromm's psychoanalytic teachings and on the terms in which it conceives Fromm's contribution to psychoanalysis".


Bibliografia:

Biancoli, R. (1995) "Center-to-Center" Relatedness between Analyst and Patient, International Forum of Psychoanalysis, 4, pp. 105-110.
Freud, S. (1899) L'interpretazione dei sogni. O.S.F., III, Boringhieri, Torino, 1966.
Freud, S. (1912) L'inizio del trattamento, O.S.F., VII, Boringhieri, Torino, 1975
Fromm, E. (1951), The forgotten language. Gesamtausgabe, IX.
Fromm, E. (1955) Remarks on the Problem of Free Association In: Stern DB., Mann CH., Kantor S. Schlesinger G. eds. The Analytic Press: Hillsdale, NJ, 1995.
Fromm, E. (1960) Psychoanalysis and Zen Buddhism. Gesamtausgabe, VI.
Fromm, E. (1976), To have or to be?, Gesamtausgabe, II.
Fromm, E. (1992) L'inconscio sociale. Mondadori Milano.
Fromm, E. (1993) Anima e società. Mondadori Milano.
Fromm, E. (1994) L'arte di ascoltare. Mondadori Milano.
Fromm, E. (1996) I cosidetti sani. Mondadori Milano.
Fromm, E. (1968) Trascripción de seis conferencias, Ciudad de México, Febrero 4 - Marzo 18 de 1968, Erich Fromm Archives, Tübingen.
Lesser, R.M. (1992) Frommian Therapeutic Practice, Contemporary Psychoanalysis, 28, pp. 483-494.
Silva-Garcia, J. (1983) Fromm y la comprensión de los sueños. Universidad Internacional Menéndez Pelayo: Santander (Spain).

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