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Atti della Giornata di studio

"Le comunità sono terapeutiche?"



La Diagnosi e il Progetto.
Visioning clinico e Organizzatori Psicopatologici *

Mario Rossi Monti


Se la diagnosi criteriologica operazionalizzata proposta dagli attuali strumenti diagnostici standardizzati svolge una funzione di rilievo in alcune branche della ricerca psichiatrica (soprattutto epidemiologico-statistico), ha minor valore in ambito clinico e soprattutto nelle scelte che presiedono alla organizzazione di un progetto terapeutico-riabilitativo. Anche perchè si è realizzata una sorta di scissione tra i presupposti metodologici delle ultime edizioni del DSM ed il loro uso o abuso nella clinica, dove, ad esempio il DSM ha finito per identificarsi con i primi due assi, rimanendo nell'ombra tutto il resto e soprattutto una possibilità di integrazione tra le diverse prospettive. Nella elaborazione di un progetto terapeutico una diagnosi ateoretico-astorica centrata sul sintomo mostra tutte le sue insufficienze operative: resta esterna al paziente, gli è estranea, lo allontana o addirittura la respinge, quando non è viceversa utilizzata per nascondere e dissimulare. Una diagnosi centrata sulle esperienze interne, vale a dire sui vissuti del paziente e sul tentativo di rappresentarsene il funzionamento mentale, entra nella relazione e può costituire un momento fondamentale di avvicinamento preliminare ad ogni progetto terapeutico.
Tra diagnosi e progetto si colloca quindi la necessità di un certo tipo di diagnosi. Non una diagnosi criteriologica secca ma una diagnosi nella quale recuperare la dimensione vissuta del sintomo, una rappresentazione della persona, dei suoi disturbi e della storia di questo rapporto. Questa diagnosi ha bisogno di essere visualizzata, trasformata in una immagine che faccia da bussola di un progetto terapeutico-riabilitativo.
Il visioning clinico (Foresti,2001) consiste nel fornire una rappresentazione del funzionamento mentale del paziente, dello stato di partenza, dei punti di snodo e delle possibili e realistiche mete del progetto terapeutico il più possibile visualizzabile e condivisibile dagli appartenenti al sistema di cura. E' intorno a questo progetto che possono incontrarsi le diverse competenze e i diversi contributi forniti da ciascun appartenente al gruppo dei curanti. Chi ha la responsabilità della conduzione del gruppo ha il compito di istituire il visioning clinico e di mantenere viva nella mente e nelle azioni di ciascuno questa rappresentazione complessa del paziente, sottoponendola a continua verifica e ri-orientandola sulla base dei risultati dell'intervento.
Ma visioning clinico significa valorizzazione di una arbitraria visionarietà, come predicano i fenomenologi "puri", o viceversa valorizzazione delle esperienze interne del paziente e tentativo di individuazione di configurazioni psicopatologiche che funzionino come organizzatori del nostro pensiero intorno a quel paziente?
Il repertorio asistematico di organizzatori psicopatologici (Ballerini,Stanghellini, 1991; Rossi Monti,Stanghellini,1996) sui quali la psicopatologia fenomenologica ha lavorato da circa un secolo a questa parte - nonostante manchi una sistematizzazione di questo materiale - costituisce un irrinunciabile punto di partenza. Lo specifico della psicopatologia generale è infatti rappresentato dalla organizzazione delle esperienze interne attorno ad un nucleo di significato, indipendentemente dalla loro attribuzione nosografica. Questi schemi sintetici di comprensione conferiscono una significatività unitaria a differenti declinazioni dei fenomeni patologici, potendo avere - o meno - una ricaduta nosografica. Sono del tutto estranei alle classificazioni categoriali delle entità di malattia, mentre sono indispensabili punti di riferimento per chi sia interessato alla ricerca di denominatori comuni nelle trasformazioni del mondo, soprattutto in senso psicotico.


Bibliografia
Ballerini, A.,Stanghellini, G., Organizzatori nosografici e organizzatori psicopatologici. In: Petrangeli L., Vannozzi F. (a cura di), Nosografia e transnosografia. Quaderni Internazionali di Storia della Medicina e della Sanità, 3: 95-102, 1992

Foresti, G., Mind Imaging. Relazione al Convegno Italo-Argentino: Insegnare e curare. Istituzioni formative e terapeutiche: modelli psicoanalitici-strategie operative in Italia e Argentina (Pavia, 9-10 febbraio 2001)

Rossi Monti, M., Stanghellini, G., Psychopathology: an edgeless razor? Compr. Psychiatry, 3: 196-204,1996

* Il testo della Relazione che viene qui scheletricamente riassunto costituisce il punto di partenza per la elaborazione di un testo di prossima pubblicazione

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