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Atti del 1°Congresso SI-EFPP - Roma, 6 maggio 2000

"Costanti e Evoluzioni del Setting in Psicoterapia Psicoanalitica"




La coppia in adolescenza

D. Biondo

Psicologo e psicoterapeuta, consulente del Tribunale per i Minorenni di Roma, Socio dell'Associazione Romana di Psicoterapia dell'Adolescenza, in training presso la Società Psicoanalitica Italiana, Socio fondatore della Cooperativa di aiuto psicologico agli adolescenti "Rifornimento in volo"



"Ma dimmi: al tempo de'dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?"
E quella a me: "Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
nella miseria; e ciò sa 'l tuo dottore"
(D. Alighieri, "Inferno, V, 117-123)

"Dove amano non provano desiderio
e dove lo provano non possono amare"

(S. Freud, "Psicologia della vita amorosa",1912)

Premessa
Mai come in adolescenza sono "dubbiosi" i desideri degli amanti. Per quanto ognuno ami l'altro, il sospetto su tale amore permea tutta la relazione . Come dice la poetessa e analista Lea Canducci nel suo poema "La danza del delfino" : "Una partita a dadi/ è questo far all'amore,/ questo volare a strapiombo/ e poi sedersi in uno stagno/ di incertezze verso inutili/ propositi di cancellazione" (L. Canducci, 1993 , "La danza del delfino", Campanotto Editore). Linguaggio poetico e riflessione psicoanalitica trovano nel discorso sull'amore uno dei terreni più fertili d'incontro. Amore e gioventù sono indissolubilmente uniti nell'immaginario collettivo, anche se mai come in gioventù l'amore è così tormentato e tumultuoso.

Paolo e Francesca
Il caso presentato è in trattamento da circa tre anni. Considerato il corposo materiale che avevo a disposizione, ho intravisto nel vertice "ambientale" un interessante punto di vista da cui osservare tale materiale. Tale vertice può essere doppiamente inteso: come ambiente terapeutico all'interno del quale il paziente ha realizzato il suo percorso di individuazione (in questo caso il Centro di aiuto psicologico per adolescenti organizzato dalla Cooperativa Sociale romana "Rifornimento in volo") e come ambiente di coppia che ha rappresentato la specifica modo di presentazione del Sé del paziente.

Ringrazio i colleghi della cooperativa che hanno condiviso con me la gestione di questa coppia di adolescenti (Sergio Mangiapane, Angela Castellano, Cristina Sarno) fornendomi parte del materiale clinico presentato in questo lavoro e tutto il gruppo di Soci con i quali ho potuto discutere tale materiale.

La coppia spesso rappresenta per l'adolescente un "ambiente di soccorso" privilegiato in cui attivare misure auto-terapeutiche per affrontare i fallimenti adattivi ed identificatori e le carenze familiari. In adolescenza sono tante le coppie che l'individuo può attivare a tale scopo: la coppia con il genitore dello stesso sesso, la coppia con il genitore dell'altro sesso, la coppia con un coetaneo dell'altro sesso, quella con un coetaneo dello stesso sesso ecc.. Queste spesso rappresenta un'esteriorizzazione delle coppie antinomiche interne (passivo-attivo, maschile-femminile, privato-pubblico, interno - esterno, realtà psichica - realtà ambientale, ecc.) con le quali inevitabilmente l'adolescente deve fare i conti per risolvere i compiti identificatori fasespecifici.
Nell'esperienza presentata la coppia terapeuta-paziente riesce ad avere un ruolo catalizzatore di tali elementi antonimici, grazie alle risorse terapeutiche che sono attivate per rendere possibile tale incontro. L'emersione delle coppie di opposti prima citate, con le quali ho cercato di descrivere il funzionamento mentale dell'adolescente , può essere considerata come una reazione ad un ambiente terapeutico specificatamente caratterizzato. Tale caratteristica è consistita nel permettere di realizzare alla coppia un percorso congiunto che ha mantenuto viva l'antinomia individuo-coppia evitando precoci soluzioni evolutive.

L'accoglimento della "coppietta"
Paolo si presenta in cooperativa insieme con Francesca (entrambi ventunenni) chiedendo una terapia di coppia per i propri problemi sessuali. Spiegano che erano già stati in un consultorio dell'AIED dove erano seguiti quindicinalmente da una psicologa, ma sentivano il bisogno di fare qualcos'altro..
Il collega che realizzerà l'accoglimento (Sergio Mangiapane) si trova di fronte una "coppietta" di ragazzi che dopo aver chiesto informazioni sui servizi della cooperativa ed in particolare sulle tariffe (viste le loro molto limitate risorse economiche : lei è parrucchiera, lui lavora par- time in una ditta di pulizie e studia Giurisprudenza), gli presenta la richiesta di realizzare un trattamento congiunto per risolvere i loro problemi sessuali. Problemi sopraggiunti circa tre anni prima a causa dei problemi ginecologici della ragazza (due operazioni con asportazione di una tuba e di una ciste ovarica, vaginiti, piaghette).Tali problemi sono comparsi qualche anno dopo il primo rapporto completo della coppia. I due ragazzi sembrano confondere gli aspetti somatici del problema con quelli psichici e di conseguenza il collega sente la necessità di distinguere i due ambiti d'intervento e chiarire che in cooperativa potevano ricevere un aiuto di natura psicologica. Di fronte a tale eventualità Francesca esprime non solo la propria motivazione, ma anche la preoccupazione di farlo insieme con Paolo "visto che a causa del problema lui che è così chiuso rischia di esplodere da un momento all'altro". Entrambi accennano alle loro difficoltà in famiglia e alla fatica di fronteggiare gli impegni lavorativi o di studio. Paolo afferma che preferirebbe che fosse solo lei a fare la terapia perché lui "è uno che ha molta volontà e se c'è un problema lo affronta e lo risolve, non come quelli che vanno dallo psicologo per dieci anni".
Il collega conclude questo breve primo incontro dicendo ai ragazzi che avrebbe discusso della loro richiesta con il gruppo per poi contattarli.
L'accoglimento è discusso da tutto il gruppo della cooperativa. La discussione si concentrerà sulla ricerca del significato della richiesta dei due ragazzi, così giovani e non ancora sposati, di fare un trattamento di coppia. E' apparso chiaro al gruppo che mentre la ragazza era motivata a fare un trattamento individuale, il ragazzo sembrava strumentalizzare i problemi di lei per nascondere i propri. Ciò porta il gruppo a scorgere all'interno della coppia elementi di gemellarità relativi alla contiguità delle loro problematiche sessuali e familiari che non rendeva possibile realizzare in prima battuta setting individuali.
La coppia si presentava come una coppia caratterizzata "da una "unità" intorno a cui era tracciata una sorta di confine congiunto dell'Io" (H. V. Dicks, " Tensioni coniugali",1992). Per tale motivo il gruppo ha visto la coppia come una coppia simbiotica o collusiva che andava accolta in quanto tale ed accompagnata in un percorso di soggettivazione condiviso. D'altro canto la giovane età dei ragazzi e il loro non essere una coppia unita da un formale contratto rendeva poco praticabile la realizzazione di una terapia della coppia, classicamente intesa. Vista la complessità dei problemi in campo e la difficoltà di intraprendere un setting terapeutico definito, il gruppo ha deciso di prendere una posizione interlocutoria: l'impossibilità di sciogliere subito alcuni nodi, ci ha portato a decidere di prenderci tempo e dare tempo alla coppia, prima di definire un percorso terapeutico. E così alla fine si propone una serie d'incontri esplorativi di coppia che si sarebbero protratti fino a quando i due ragazzi e la terapeuta avrebbero ritenuto opportuno.

L'accoglimento prolungato della coppia
La collega che realizzerà il proseguimento dell'accoglimento (Dott.ssa A. Castellano) si trovò di fronte ad una coppia non solo bloccata dalle difficoltà sessuali, ma anche ingolfata per una mole di problemi familiari e materiali. Dopo l'esplosione dei problemi ginecologici lei rifiuta ogni approccio sessuale del ragazzo dicendo alla terapeuta "è come se avessi una vagina di velluto in un corpo di vetro che potrebbe in ogni momento andare a pezzi". La coppia ha potuto tollerare per tanti anni tali difficoltà grazie alla funzione anaclitica che essa ha svolto per entrambi. Entrambi provengono da famiglie multiproblematiche che hanno riversato sui ragazzi il peso delle loro difficoltà. In particolare Francesca ha un padre che è stato assente da casa per lunghi periodi di lavoro lasciando lei e il fratello più piccolo con una madre profondamente depressa, tanto da passare lunghi periodi a letto. Francesca si è dovuta fare carico delle cure della madre e dell'accudimento del fratello. Anche Paolo ha una storia simile, con una famiglia disastrata, dove il padre ha perso tre anni prima il prestigioso lavoro in banca ed è finito a fare il guardiano notturno ed il facchino in un albergo. Quest'uomo ha perso la madre a tredici anni ed è rimasto a vivere con un padre invalido ed un fratello gemello handicappato (per una meningite contratta ad otto anni), che alla morte del padre gli è stato affidato in custodia. La madre di Paolo fa la domestica presso una famiglia. Aveva lavorato in un negozio a tempo pieno, fino a quando Paolo aveva otto anni. Dopo, con la nascita della secondogenita, ha dovuto lasciare quel lavoro. Paolo fino a quell'età è stato cresciuto dai nonni materni. Quando aveva due anni e mezzo il nonno è morto (evento che ricorda con nitidezza) e la nonna (zoppa dall'età di otto anni) è rimasta sola, riversando tutte le proprie attenzioni su questo nipote. Paolo considera la nonna non solo come una seconda mamma, ma anche come un rifugio, una sicurezza, un sostegno (con i soldi che lei gli ha regalato si è comprato la sua "Panda" di seconda mano). E' angosciato dall'idea che possa morire. l'ambivalenza di tali forti legami oggettuali non permette ai ragazzi di realizzare il fisiologico processo evolutivo del dislegamento dagli oggetti e del rilegamento con il nuovo oggetto, caratterizzando inevitabilmente in termini ambivalenti la loro relazione d'amore. D'altro canto tale ambivalenza trova origine anche nel sostegno e nell'aiuto che i due ragazzi si offrono per affrontare le loro difficoltà familiari ( "Giovani creature piene/ di anni si avvolgono/ intanto nel vento come/recinto delle pene/ del loro cuore bambino" L. Canducci, 199 , op.cit.).
Grazie agli incontri comuni i ragazzi possono vedere con più chiarezza tale ambivalenza e confermarsi fantasie di tradimento o di chiusura della relazione.
Diventa sempre più chiaro alla terapeuta e compreso dalla coppia che la loro richiesta è quella di essere tolti da tale ambivalenza, aiutandoli a separarsi uno dall'altro per l'aspetto anaclitico della coppia e riuscire così a verificare se riescono ad incontrarsi su un piano diverso, ad esempio quello sessuale.
Per fare il passaggio dalla relazione antilibidica ad una relazione centrata sul piacere ognuno dei due partner si rende conto che deve elaborare il "danno" originale presente nella storia individuale di ognuno dei due. La coppia si rende conto di aver realizzato un forte rispecchiamento di tale danno all'interno della relazione con la speranza di poterlo riparare. Spostare tale speranza terapeutica dallo spazio della coppia amorosa allo spazio della coppia terapeutica ha permesso ad ognuno dei due di avvicinarsi al trattamento individuale.
Maturato il progetto della terapia individuale i ragazzi concluderanno il loro breve trattamento di coppia con il forte rammarico di dover lasciare la loro comune terapeuta che viene espresso con la richiesta che lei possa continuare il trattamento con almeno uno dei due. L'elaborazione di questo primo distacco e l'accettazione della perdita dell'intervento congiunto caratterizzano per i primi tempi la loro terapia individuale, coinvolgendo inevitabilmente i due nuovi terapeuti, il sottoscritto per il ragazzo ed collega Cristina Sarno per la ragazza.

La terapia individuale di lui
Subito i ragazzi propongono ai due terapeuti la possibilità di realizzare le sedute nello stesso orario perché questo facilitava il loro spostamento.
In realtà tale motivazione era poco fondata perché mentre lei lavorava proprio vicino alla sede della cooperativa, il ragazzo abitava e lavorava molto distante . Si comincia così a lavorare con una frequenza unisettimanale con due orari ben differenziati (lei la mattina, lui il primo pomeriggio) che però alla fine per una serie di difficoltà addotte via via dal ragazzo (università, lavoro) si finisce per realizzare le sedute in due orari contigui (lei alle 8,00, lui alle 8,45).
La difficoltà di accettare il trattamento individualizzato viene agita dal ragazzo anche attraverso il problema della fatturazione dell'intervento. All'inizio mi chiede se era possibile non fatturare le sedute perché lui teneva nascosto alla famiglia il suo trattamento e quindi non voleva nessun documento che potesse attestarlo. La mia risposta inerente l'impossibilità di non realizzare la fatturazione nel contesto in cui si svolgeva il trattamento, così come l'interpretazione inerente la sua difficoltà di riconoscere il bisogno di essere aiutato e al suo sentire come persecutorio e cattivo tale bisogno (quindi da tenere nascosto, segreto) e alla conseguente paura della relativa certificazione non sortisce immediatamente effetto e così intorno al mio rifiuto di non fatturare, si intraprende un lungo braccio di ferro che interesserà i primi mesi di terapia. Il ragazzo mette in atto diverse manovre per risolvere tale problema, lasciato in "sospeso ". Quasi per ricordarmi che lui si era potuto avvicinare al suo Sé bisognoso solo perché coperto dal il bisogno della ragazza, che materialmente lo avevo portato in terapia, chiede, per risolvere il problema della fattura, che io l'intesti alla ragazza, così lei poteva averne un vantaggio fiscale e lui poteva non comparire.
Debbo insistere sul fatto che il vantaggio della terapia poteva averlo anche lui
e non solo la ragazza che si era accostata più fiduciosa e motivata alla terapia in funzione dei suoi disturbi somatici.
Con il proseguire della terapia è sempre stato più chiaro ad entrambi che dietro al problema del pagamento e delle ricevute fiscali si era coagulato un conflitto non solo relativo alla negazione del Sé bisognoso ma anche all'immagine dell'oggetto interiorizzato, ed alla sua sfiducia nella possibilità di ricevere un vero aiuto dalla terapia.
Paolo mi parla con molta angoscia del cronico stato di conflitto fra i due genitori che spesso esplode in urla "che si sentono non solo nel palazzo, ma in tutto il quartiere". La causa più frequente di tali scontri è l'assistenza ad i rispettivi parenti malati e bisognosi della loro cura. Entrambi i genitori di Paolo sono alcolisti e questo lo riempie di rabbia e vergogna. L'angoscia che tutto ciò gli procura viene espressa somaticamente da Paolo attraverso uno stuolo di sintomi: poliuria, colite spastica e rettocolite, dermatite seborroica, onicofagia.
La madre ha sempre avuto un rapporto di confidenza con lui, scaricandogli i propri rancori contro il marito. Paolo si intromette sempre nei loro litigi, schierandosi sempre a favore della madre e non nascondendo al padre i suoi sentimenti di odio e disprezzo. Lo considera un "fallito" per la perdita del lavoro, lo odia quando attacca la nonna per fare un dispetto alla moglie, lo denigra per la sudditanza nei confronti del fratello handicappato, lo accusa di trascurare per il fratello la sua famiglia mancando così ai suoi doveri di marito e di padre (ad esempio a suo avviso non controlla a sufficienza la sorella che fa quello che gli pare e rischia di prendere una cattiva strada).
Paolo aveva esordito nelle prime sedute del trattamento che non aveva fiducia in nessuno perchè "solo della famiglia ci si può veramente fidare, perché il mondo è nemico e cerca sempre di mettertela nel culo". In seguito potrà raggiungere una visione più critica nei confronti della famiglia e più fiduciosa nei confronti del mondo esterno. Può confidare di sentire la madre poco materna, troppo presa dai suoi problemi e dai conflitti cronici con la propria madre e con il marito. Si lamenta che non gli prepara mai la colazione e che non gli lava i panni (costringendolo a farlo lui nei fine settimana), pur sapendo quanti sacrifici lui deve fare per stare dietro al lavoro e allo studio. La rabbia più forte contro la madre Paolo la esprime in relazione al fatto che non rispetta il suo studio, invadendo la sua stanza e la sua mente con i suoi sfoghi emotivi. Paolo sente tutto ciò come un attentato al suo tentativo di tirarsi fuori "dalla condizione di merda della sua famiglia". E' sotto esame, vissuto sempre con grande ansia e difficoltà per i frequenti insuccessi, quando Paolo racconta questo sogno:
"Sono nell'aula del processo per Marta Russo (che in quel periodo frequentava realmente per motivi di studio), io ero un poliziotto. L'omicida di Marta era la madre, che era molto cattiva, facevano il processo in un'aula bunker ed era di notte. Io avevo la pistola e sopra una balconata interna dovevo controllare che non arrivasse questa madre e facesse una strage. La scena cambia e mi ritrovo dentro una casa paurosa, quella della sorella di nonna. Questa zia aveva un figlio che è morto a 28 anni. Stavamo sempre insieme e giocavamo da ragazzi con il motorino, tutti dicevano che ci somigliavamo. Vado sulla via di casa dove abitavo prima, sono sotto il balcone ed impugno la pistola cercando di trovare quella donna omicida che poteva spuntare da sopra. Lei era un'indemoniata io tipo NOCS".
Grazie a questo sogno Paolo riesce a comprendere quanto sia difficile per lui difendersi dalle invasioni materne che sente pericolosissime e come tale difficoltà sia conseguente al desiderio di riparare la depressione materna, alla relazione intima che la realizzazione di tale desiderio ha prodotto, ed alla conseguente esclusione e denigrazione paterna. A tal proposito Paolo ammette che la mattina, uno dei rari momenti in cui vede il padre (a causa dei loro diversi orari), lo irrita tantissimo che questi si alzi prima del dovuto (avendo lavorato di notte potrebbe restare a letto fino a tardi) per fargli il caffè, scambiare con lui due chiacchiere o semplicemente starlo a guardare mentre si veste. Paolo risponde a queste attenzioni con grandi sgarberie, esprimendogli in maniera volgare che lui vuole un padre-padre e non un padre-mamma. Nel transfert tutto ciò può essere affrontato dopo circa sei mesi di terapia in occasione del pagamento di una seduta mancata (persa perché il ragazzo non aveva accettato neanche il recupero).
Il ragazzo chiede se alla fine del mese avesse dovuto pagare la seduta. Alla mia risposta affermativa (motivata con il contratto iniziale), il ragazzo protesterà animosamente, accusandomi di venalità. Compresi che ero diventato per il ragazzo il padre che si sacrifica e che viene ripagato con il disprezzo.
La seduta successiva, il paziente pagherà la seduta non nascondendo il suo disappunto ed aggiungendo che la terapeuta della ragazza non le aveva fatto pagare una seduta persa. Si presentificava la coppia internalizzata dove ad una madre generosa si contrapponeva un padre poco disponibile.
Sposto il discorso dal piano del rispetto delle regole al piano del rapporto col padre. In conseguenza delle considerazioni controtransferali prima elencati avevo gli elementi per potergli interpretare che aveva proiettato su di me l'immagine del padre squalificato che lo irrita con i suoi sacrifici e con attenzioni materne nei confronti di suo fratello.
Mi chiedeva di essere quel padre che ha attenzioni particolari per lui e si arrabbiava furiosamente se io non accettavo di interpretare quest'aspetto sacrificale del suo oggetto interno. Questo tipo d'interpretazione, ripresa in altre occasioni, ha avviato un lavoro sull'esperienza d'oggetto, sulla storia degli accudimenti ambientali ricevuti e sulle modalità compensatorie attivate dal ragazzo per fronteggiare le carenze originarie.

Paolo può così raccontarmi con grande vergogna di un'esperienza sessuale particolare. Lui ed Emiliano, il suo migliore amico, avevano deciso di andare "a puttane", ma hanno trovato un travestito ed allora hanno deciso di provare anche questo tipo d'esperienza. Dopo di che gli è venuta paura che aver ceduto a questo desiderio abbia compromesso irrimediabilmente la sua mascolinità. Paolo confida la sua fantasia nascosta di essere più attraente per gli uomini che per le donne. Cerco di aiutarlo a ricondurre il suo timore e la fantasia associata al desiderio di trasgredire e di esplorare la dimensione sessuale al di fuori del contesto familiare-normativo rappresentato dalla relazione di coppia asessuata con Francesca. Paolo ha sempre rivendicato la sua completa fedeltà a Francesca, nonostante non fossero mancate le occasioni di tradimento, per le profferte esplicite da parte di qualche buona amica (visto che è un bel ragazzo). Ma la sola idea che Francesca potesse scoprire il fatto lo terrorizzava. Ciò non toglie che pensa continuamente di lasciare Francesca e mettersi con qualche altra donna, in particolare fa fantasie su donne più grandi di lui che con la loro esperienza possano introdurlo alle gioie del sesso. Penso che il tradimento conseguentemente non poteva che essere consumato con il travestito o, cosa di cui Paolo non ha alcun sospetto, con l'amico Emiliano, con il quale condividere esperienze sessuali senza compromettere il rapporto con Francesca. Suggerisco al ragazzo che la difficoltà di Francesca di accettare i rapporti sessuali con lui, anche solo il petting, poteva essere complementare alla sua difficoltà di sentirsi maschio e potente in ragione dei sospetti e delle fantasie che mi aveva rivelato.. Questo ci permette di approfondire la conoscenza dell'area di collusione della coppia.
Una collusione che non soltanto è necessaria per soddisfare il reciproco desiderio di avere l'altro come un gancio su cui appendere le proprie difficoltà d'identificazione di genere, ma che è servita anche ad indurre l'altro a diventare, come dice R.D. Laing "la vera incorporazione di quella persona la cui collaborazione è necessaria a complemento dell'identità particolare che egli si sente stimolato a sostenere". In questo senso essere per Francesca o per la madre colui che "cura" e sostiene rappresenta il modo con cui Paolo ha completato la propria deficitaria identità maschile. L'impenetrabilità fisica della coppia (lei con i suoi disturbi ginecologici e lui con la sua rettocolite) è dunque bilanciata dalla grande penetrabilità psichica che ha caretterizzato in tutti questi anni il loro ménage
Il secondo anno di terapia è caratterizzato dall'avvicinamento di Paolo all'area della competizione con il padre e dall'accettazione dello scontro edipico cui fa da controcanto il confronto meno conflittualizzato con il terapeuta. Una serie di sogni testimoniano l'avvio di tale processo di strutturazione dell'identità maschile.
Nel primo Paolo sogna di avere un figlio con la nuora del suo principale e di dover affrontare lo scontro fisico con il marito di lei. In un secondo sogno di qualche mese dopo, Paolo vede in una macchina parcheggiata sotto casa, la sorella che stava amoreggiando con un ragazzo, contro il quale lui si scaglia picchiandolo violentemente. Tornato a casa avvisa il padre di quello che era successo perché se lo avessero fatto i carabinieri poteva venirgli un infarto.
Verso la metà di aprile Paolo porta un lungo sogno che mi sembra carico di comunicazioni transferali:
"Francesca ed Io ci eravamo lasciati, ma ci volevamo rimettere insieme. In questo frangente Francesca si era messa con un altro. Gli amici mi avevano riferito che questo la trattava un po' male, come una cosa di sua proprietà.
Mi trovo nella chiesa del mio quartiere. Ad un certo punto entra uno che assomiglia al fidanzato di Francesca. Io mi scaglio contro di lui, ma mi accorgo che non è lui. Dopo entra proprio il fidanzato ed io mi scaglio contro di lui. Me lo aspettavo un tipo che fa palestra, un bullo, invece era un tipo con gli occhiali, tipo intellettuale (che somiglia a Cristian, un amico di emiliano). Io gli dico di lasciare in pace Francesca. Lui risponde "guarda che io non costringo Francesca a stare con me. Solo che avevo deciso che nel caso tu volevi ritornare con lei io ti avrei lasciato dei soldi. Ma visto che ti sei comportato male i miei soldi (una specie di buonuscita) te la puoi scordare". Io gli dico "vattene, non provare più ad avvicinarti a Francesca e metterci il bastone fra le ruote". Esco dalla chiesa con le mani in mezzo ai capelli, disperato.
Desideravo che Francesca o qualche altro amico uscisse a consolarmi però ciò non avviene. Poi faccio un pezzo di strada, c'è una coppia, lui sembra un incrocio fra uno zingaro ed un indiano, la parte superiore era muscolosa nel busto, ma le braccia erano storte (tipo poliomielitico), un miscuglio, la parte inferiore era di un animale tipo un canguro. La ragazza invece è normale, i due si prendono per mano. Proseguo lungo la mia strada vedo un uomo normale tranne le braccia (tipo chele di un granchio) in una mano teneva una lattina"
Le associazioni del ragazzo si sono concentrate sui rifiuti di Francesca di accettare persino i suoi baci e sulle fantasie di relazioni sessuali con altre donne. Inoltre associa un incidente stradale avuto due anni prima che gli era costato molto in termini economici. Interpreto a Paolo il fatto che lasciare Francesca comporta alcuni rischi che il sogno sembra segnalare: ad esempio quello della relazione con Emiliano, che deve essere sospesa per il pericolo che essa può rappresentare se non è più bilanciata dalla presenza di Francesca. Prendere una certa distanza dai due comporta il compito di ricercare un nuovo modello di coppia. In questo sente di poter essere aiutato dalla coppia terapeutica. Per certi versi, spingendolo a prendere posizione, il terapeuta è sentito come qualcuno che gli mette il bastone fra le ruote. Per altri può cominciare a sentire la terapia come un'esperienza che lo risarcisce, con la buonuscita, dei sacrifici fatti, valorizzandolo ed arricchendolo a livello del Sé. Solo grazie a tale rivalutazione del Sé può "prendere la sua strada" ed accettare la solitudine come una condizione non pericolosa dalla quale osservare più obiettivamente i rischi della coppia: di confusione fra aspetti istintuali ed aspetti razionali, di ibridismo tra aspetti malati e aspetti sani, di proiezione dei propri aspetti menomati, di illusione di possesso dell'altro. Tutti aspetti, questi, che prima erano proiettati all'esterno nel rapporto con Francesca adesso possono essere rincontrati dentro di Sé. Questo aspetto rimanda ad una delle due vie per le quali, secondo la psicoanalisi, si può trovare l'oggetto : la via narcisistica, che prevede il ritrovamento e l'investimento del proprio Io. La seconda, relativa ai modelli dell'infanzia è così descritta da Freud : "Non senza ragione il lattante attaccato al petto della madre è diventato il modello di ogni rapporto amoroso. Il rinvestimento dell'oggetto è propriamente una riscoperta" (Freud, "Tre saggi sulla teoria sessuale", 1905). Per Paolo realizzare tale rinvenimento dell'oggetto è particolarmente penoso per il carattere collusivo della relazione con la madre e il conseguente odio nei confronti del padre unito ad una certa denigrazione per gli aspetti "materni" del comportamento paterno. Tutto ciò immette elementi di forte confusione nella ricerca dell'antico oggetto all'interno del nuovo oggetto d'amore.
Grazie alla possibilità di elaborare il rapporto con il padre e le valenze edipiche che lo connotavano negativamente il ragazzo ha potuto recuperare oltre ad un miglior funzionamento dell'Io (inizia a superare gli esami) e del Sé (si riduce il sintomo psicosomatico della colite spastica), anche un certo distanziamento della madre e riavvicinamento con il padre.

La terapia di lei
Ringrazio la dott.essa Cristina Sarno per avermi permesso di integrare questo scritto con le informazioni sul trattamento da lei condotto con Francesca.
Le informazioni sui progressi della coppia sono acquisite all'interno di scambi fugaci che io e la collega continuiamo ad avere per un certo periodo sui trattamenti paralleli. Pur consapevoli della trasgressione alla regola analitica del segreto, insita in tali comunicazioni, e del rischio conseguente di inquinare i nostri rispettivi settings, sentiamo la necessità di darci segnali sul percorso che ognuno dei due sta realizzando in terapia. La discussione nel gruppo della cooperativa ci permetterà di comprendere come i ragazzi potevano affrontare il processo d'individuazione e di separazione dalla coppia, anche perché noi garantivamo con il nostro funzionare come coppia terapeutica, la sopravvivenza della loro coppia . La comprensione di tale meccanismo di spostamento ci permette di chiudere tali nostre comunicazioni ed avviarci definitivamente alla gestione di due terapie individuali nella convinzione che è sufficiente l'identico spazio istituzionale in cui si svolgono le due terapie a garantire la sopravvivenza della fantasia terapeutica della coppia. Una cornice, questa istituzionale, senza la quale né la coppia dei ragazzi, né quella dei terapeuti avrebbe potuto condurre il percorso realizzato, perché si è resa garante di un funzionamento integrato in assenza del quale le probabilità di ripetere le rigide difese somatiche, sarebbero enormemente aumentate. Tale convinzione è sostenuta dall'osservazione delle conseguenze a cui la coppia è andata incontro nel momento in cui si è profilata la possibilità di una separazione concreta dei due. Siamo all'inizio del terzo anno di terapia.
Francesca sembra avviare un processo parallelo (riesce finalmente a prendersi la patente e comprarsi la macchina) che le permette di realizzare importanti movimenti in direzione della soggettivazione.
Il processo di disincagliamento della collusione di coppia è fortemente sostenuto dai movimenti progressivi della ragazza, la quale all'inizio dell'anno terapeutico decide di portare il proprio trattamento a due sedute a settimana, differenziandolo così da quello del partner. Ciò produce una serie di attacchi invidiosi di Paolo

La separazione della coppia
Dopo qualche mese la coppia agisce il desiderio di separarsi. E' Francesca a prendere l'iniziativa durante un fine settimana, in uno stage di lavoro, si invaghisce di un tipo duro, molto maschio e comunica la cosa a Paolo, facendolo precipitare nell'angoscia più nera. Lui che progettava tradimenti, senza mai avere il coraggio di metterli in atto, si trova scavalcato dalla partner più decisa e spregiudicata. Si butta alla riconquista ottenendo successo in brevissimo tempo, quasi che Francesca non aspettasse altro. Ma si riattiva l'allarme somatico. Francesca ha una rarissima reazione della tuba operata che fa del pus, che fa prospettare ai medici l'eventualità di un'altra operazione. Tale eventualità ultimamente sembra scongiurata, ma i medici hanno dato chiaramente alla ragazza l'indicazione di fare al più presto un figlio perché c'è il rischio della sterilità. Questi problemi somatici molto velocemente rinserrano la coppia portandoli inevitabilmente a rinverdire la vecchia alleanza collusiva. Ma le risorse attivate permettono di sperare in una soluzione diversa da quella del passato. Sono ormai entrambi troppo coscienti dei rischi della collusione, dell'impossibilità per la coppia di riparare le ferite dell'altro e del rischio di riprodurre le condizioni ambientali traumatiche originarie, per sostare troppo a lungo in tale fase regressiva. A garantire l'oscillazione di tali fasi regressive (in direzione della sofferenza condivisa) con quelle progressive (in direzione della soggettivazione) ci sono i due assetti terapeutici individuali da un lato e il comune contesto terapeutico istituzionale dall'altro che ben simbolizzano ed esternalizzano le forze inconsce in campo.
La posta in gioco, per questa coppia, è molto alta: se farsi governare dall'ordine della sopravvivenza (relazione anaclitica) o traslocare nell'ordine del desiderio (relazione libidica). A circa tre anni dall'inizio del percorso terapeutico della coppia lui ha dovuto interrompere il trattamento per la chiamata al servizio militare. Ma prima di lasciare il terapeuta chiarisce che intende riprendere il trattamento dopo la leva. Dopo i primi cinque mesi, ritornato a Roma, mi chiede un colloquio per raccontarmi con orgoglio dei successi registrati nell'esperienza militare sia sul piano interno che su quello concreto. Sul piano interno si è sentito maturo nel confronto con i coetanei e capace di godere della distanza dalla famiglia e da Francesca. sul piano concreto mi segnala come la scelta di entrare in un corpo che fa uso delle armi e quella di fare il portabandiera durante il giuramento avevano avuto per lui un profondo significato di conferma della propria capacità di affermazione. Gli faccio notare la dimensione sessuale di tale affermazione.
Alla luce dei dati più approfonditi forniti dai due setting terapeutici individuali è più facile comprendere la richiesta originaria portata dalla coppia nel primo contatto dell'accoglimento. La coppia sembra arrivare nell'istituzione che li ha accolti con una richiesta cruciale: quella di utilizzare la loro sofferenza in termini evolutivi.
Hanno formato un organismo unico che pur rappresentando un ostacolo alla loro crescita (primo aspetto della domanda: essere orientati a riprendere il processo di soggettivazione) permetteva loro di sopravvivere (secondo aspetto della domanda: non essere costretti a rinunciare alla protezione fornita dalla coppia). Diventa chiara l'impossibilità di rendere coerente la domande di due e la conseguente necessità di accogliere la contraddizione insita nella doppia domanda.
Al riguardo è illuminante ciò che dice Winnicott a proposito dei pazienti regrediti. Egli afferma che se un bisogno non viene soddisfatto non si ha come risultato la collera, ma si riproduce semplicemente la situazione di carenza ambientale che ha arrestato i processi di crescita. In questa situazione l'interpretazione non è necessaria e l'agire va tollerato (Winnicott,1958, "Dalla Pediatria alla psicoanalisi", 343-5).



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