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    Atti del Congresso - a cura di Ermete Ronchi:

    Università degli Studi di Brescia - Cattedra di Psicologia Clinica
    in collaborazione con SINOPSIS - COIRAG - PSYCHOMEDIA


PSICOTERAPIA VIA INTERNET?

RELAZIONE

Antonio Imbasciati

Professore Ordinario di Psicologia Clinica, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Brescia, Psicoanalista, Membro Ordinario e Didatta SPI.


E' possibile attuare una psicoterapia via Internet, o comunque attraverso la rete della posta elettronica? Di fatto già la si pratica. Il fatto non dirime però una domanda sulla scientificità e pertanto l'efficacia di tale pratica. Occorre allora chiarire meglio la domanda: quale psicoterapia? Per chi? In quali o a quali condizioni?

Occorre innanzitutto distinguere una psicoterapia da un "effetto psicoterapeutico": qualunque evento nella vita delle persone può avere effetto psicoterapeutico; così una conversazione, con un amico o con altra persona qualsiasi, così una vacanza, o una passeggiata, o una pratica religiosa. Per psicoterapia si intende invece una qualche tecnica interattiva (spesso conversazionale), regolata da precise norme (setting), praticata da specialisti addestrati adeguatamente (meglio dire "superspecialisti" per quella particolare psicoterapia), e derivata da chiari principi scientifici, con una sottostante definita (ancorché talora non esplicitata) teoria di personalità.

La scientificità delle scienze psicologiche è soggetta a criteri che in parte si discostano rispetto a quelli di altre scienze, specificatamente a queli delle scienze dette "della natura". Tali criteri comportano una maggiore problematicità e soprattutto una pluralità di teorizzazioni e di correlati metodi di indagine, dai quali deriva una pluralità di tecniche. Le scienze psicologiche sono molteplici, ognuna con un sua peculiarità di approccio all'oggetto, e pertanto ognuna col suo metodo. La verifica scientifica è possibile, ma complessa: ciò rende l'area più suscettibile, rispetto a scienze d'altro tipo, di intrusioni da parte di non scienziati, o di scienziati d'altro campo, e di sofisticazioni dei relativi prodotti. Faccio un esempio: nessun profano si azzarderebbe a discettare di fisica o a propone una qualche sua personale applicazione pratica; così pure nessun ingegnere si azzarderebbe a legiferare di medicina o a proporre un qualche suo farmaco. Invece, nell'area psicologica, non di rado accade che chiunque pretenda di saperne, o che competenti di altre scienze si sentano autorizzati a vociferare in proposito.

In tal modo spesso accade che in campo psicologico entrino ciarlatani, e che si propongano tecniche prive di fondamenti scientifici; o che accuse di ciarlataneria si rimbalzino dall'uno all'altro, senza che l'utente abbia possibilità di orientarsi su chi è ciarlatano e su chi scienziato. Fra il ciarlatano e lo scienziato vi è d'altra parte un continuum, costituito da tutti quegli psicoterapeuti, anche abbastanza preparati, che "si slanciano" in applicazioni un po' azzardate, o talora sganciate da un più stretto rapporto con la ricerca scientifica; o anche costituito da studiosi che "sperimentano" nuove psicoterapie.

Occorre infatti considerare, in campo psicoterapeutico, un aspetto comune, questo, a tutte le terapie, anche mediche, riguardante la sperimentazione del "farmaco": Anche una psicoterapia, pur non essendo una somministrazione di farmaci (non confondiamo la psicoterapia con la psicofarmacologia), è paragonabile ad un farmaco. Ogni nuovo farmaco, in medicina, viene scoperto sulla base delle conoscenze biologiche, della fisiopatologia degli organismi: questo è il suo fondamento scientifico. Ma poi il farmaco viene sperimentato, e non è detto che, pur essendo stato individuato in base a conoscenze scientifiche, debba necessariamente per questo essere efficace. D'altra parte alcuni farmaci hanno un più debole collegamento con la ricerca biologica che li precede e, talora individuati in via intuitiva, vengono direttamente sperimentati. La sperimentazione, su animali, ci dirà poi se possiamo sperimentarli sull'uomo; e successivamente se ne chiarirà il meccanismo d'azione.

Per la psicoterapia può accadere lo stesso processo: soltanto che qui manca la sperimentazione sugli animali. La sperimentazione diretta sugli umani, che qualche psicoterapeuta coraggioso può tentare, è allora rischiosa. Dove finisce il coraggio e comincia invece l'imprudenza? E dove finisce l'intuizione e comincia invece la presunzione o la ciarlataneria?

Con queste premesse, qui doverose, facile è capire perché il panorama delle psicoterapie possa essere complesso, poliedrico, incerto. Non vi è un'unica psicoterapia, ma tante, diverse, talora distinguibili e tal'altra l'una con l'altra sfumate, psicoterapie. Una psicoterapia via internet è una novità: è da inventare; e da sperimentare. Inventarla totalmente ex novo è poco probabile, e difficile. Del resto i tentativi che vengono già attuati sono, non tanto invenzioni di nuove psicoterapie, bensì modificazioni e adattamenti alla rete di qualche precedente psicoterapia.

Occorre allora una sommaria panoramica dei principali diversi tipi di psicoterapie, intendendo ognuna di esse così come è stata definita all'inizio: una tecnica interattiva specifica, attuata con precise regole, che costituiscono il "setting", derivata da una specifica e scientificamente riconosciuta teoria, coltivata da illustri Scuole internazioni. Va da sé che lo specialista dovrebbe essere, ovviamente, adeguato a praticare la specifica psicoterapia presa in considerazione.

Secondo un criterio riconosciuto, le diverse psicoterapie possono essere suddivise a seconda che esse siano o no centrate sulla relazione interpersonale .

Essenzialmente centrata sul rapporto interpersonale e dunque sulla comunicazione tra il terapeuta e il paziente (comunicazione verbale e non) sono tutte le psicoterapie del profondo: esse prendono in considerazione essenzialmente i processi inconsci che governano l'individuo. Vi sono in questo gruppo le psicoterapie di derivazione psicoanalitica (ricordiamo al proposito come la psicoanalisi attuale sia molto diversa da quella che Freud iniziò cento anni fa), quelle di derivazione junghiana ("Psicologia Analitica"), di derivazione adleriana ("Psicologia Individuale"), lacaniana, reichiana, ed altre minori. Sempre centrate sulla dinamica interpersonale, ma non sui processi inconsci, bensì direttamente sulle interazioni, sono le psicoterapie "sistemiche" (derivate dalla terapia familiare della Scuola di Palo Alto), la psicoterapia della Gestalt, la Daseinanalyse di Jaspers e Biswanger, lo psicodramma (iniziato da Moreno), la Client Centered Therapy di Rogers, la Logoterapia di Frankl, le psicoterapie basate sulla suggestione (ipnosi), le psicoterapie "umanistiche" avviate da Maslow, le psicoterapie centrare sulla corporeità, e quelle basate sull'espressività artistica modulata nel rapporto terapeuta–paziente.

Psicoterapie non basate sulla relazione interpersonale sono invece le terapie comportamentali e le applicazioni del biofeedbach.

A metà strada tra il primo e il secondo gruppo si collocano le psicoterapie cognitivo–comportamentali. E' questo un settore in pieno sviluppo, che, nato dal secondo gruppo, sempre più sta avvicinandosi al primo.

Vi sono poi numerosissimi altri tipi di psicoterapie, meno riconosciute, talora discusse. Inoltre vi sono le numerose varianti date da un mescolamento di un tipo di psicoterapia con un'altra; le "psicoterapie ibride". Qualche volta questo "incrocio" di tecniche può avere un senso e un'efficacia: altre volte ne esce fuori un pasticcio. Per mettere insieme tali tecniche differenti in un modo che risulti efficace, occorre un'estrema perizia dell'operatore.

Spesso l'ibridazione e la scarsa perizia, coniugate con l'avventura e talora con la presunzione, producono le cosiddette psicoterapie selvagge. Qualcuno ha parlato anche di "psicoterapie folli" (Singer, Lalich, Le psicoterapie folli, Erickson, Trento, 1998). Talora si qualificano "deboli" le psicoterapie con una scarsa base teorica: si tratta in questo caso di qualcosa a metà tra una effettiva psicoterapia e l'effetto terapeutico (di cui parlavamo all'inizio) inerente a qualunque incontro interpersonale. Molte psicoterapie, o sedicenti tali, appaiono esoteriche, al confine con le pratiche di tipo religioso. Più precisamente in tutti questi casi, più che parlare di psicoterapie di dubbio valore scientifico (selvagge), occorre parlare di psicoterapeuti selvaggi: è infatti in quest'area che noi ritroviamo, non tanto specifici filoni di tecniche definite, bensì una miriade di persone, che, qualificandosi psicoterapeuti, praticano una loro personale "psicoterapia". Purtroppo la legislazione italiana è al proposito piuttosto deficitaria: o meglio, "a maglie larghe", permettendo una qualifica legale davvero troppo facile. Di conseguenza l'utente sprovveduto facilmente incappa nel più gran numero di psicoterapeuti poco preparati, piuttosto che nel ristretto numero di quegli psicoterapeuti che, appartenendo a ben precise associazioni scientifiche, applicano invece tecniche riferentesi a teorie riconosciute.

Tornando allora alla "rete", prima di poter affermare che è possibile una psicoterapia che sia valida attraverso questo canale, occorre dunque individuare di qual tipo di terapia si tratti.

Una perplessità comunque generale, di fronte alle applicazioni in rete, è data dal fatto che la stragrande maggioranza delle varie psicoterapie poggia sulla comunicazione non verbale: il rapporto terapeuta–paziente risulta efficace non tanto per quello che i due si dicono, ma per quanto dall'uno all'altro passa, al di là delle parole. E' qui che risiede il fattore "efficacia" di qualunque psicoterapia. In rete si comunica soltanto attraverso la parola scritta! E questa costituisce un canale ancor più ristretto di quello verbale: qui infatti accanto al messaggio denotativo (il contenuto dei discorsi), viaggia quello connotativo, l'intonazione, la prosodia, quei fattori definiti paraverbali e metaverbali, che danno il colore alla parola viva; e che inoltre si colorano della comunicazione più propriamente non verbale (visiva, espressiva, motoria, interattiva, auditivo–sonora, olfattiva, ecc.).

La parola scritta è allora "morta"? Definirla tale è senz'altro esagerato: basti pensare a quanto passa, di affettivo e di incisivo, attraverso l'opera letteraria. Ma allora, dalla scienza non ci si dirige forse verso gli imponderabili effetti terapeutici dell'arte?

O forse, più semplicemente, una psicoterapia attraverso la parola scritta attende ancora sia la sua tecnica che la sua teoria: siamo solo in fase sperimentale. Ma chi la sperimenta? Quali gli sperimentatori e quali le "cavie"?

Personalmente credo che la rete possa costituire uno "sfogo" a persone affrante che non trovano al momento altro mezzo: ma quanto, invece, esse ricorrono alla rete perché non hanno il coraggio di cercare una vera psicoterapia? Uno "sfogo" può anche avere un effetto psicoterapeutico: siamo però nell'ambito degli "effetti psicoterapeutici", come sopra definiti, anziché in quello delle effettive psicoterapie.

Credo inoltre che possa non infrequentemente accadere che una cosiddetta psicoterapia per via rete possa illudere i pazienti, possa dare altra forma alla loro patologia, piuttosto che aiutarli ad eliminarla. A parte inoltre il fatto che con la rete è molto più facile la proliferazione di quell'arcipelago selvaggio dove operatori e pazienti si confondono; dove non si sa, in fondo, chi sia il più matto, se l'operatore che si picca di "salvare" i pazienti, o il paziente che si illude di guarire e che più facilmente invece si patologizza.

Credo in conclusione che occorra andar molto cauti, in questo campo e che ciò valga sia per gli sperimentatori, sia, ancor più, per i pazienti. D'altra parte la scienza è sempre qualcosa che è ognora da costruire. Una psicoterapia su basi scientifiche, da attuarsi in rete, è allora campo aperto.

Bibliografia generale di questo congresso

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Antonio Imbasciati
Università di Brescia, Facoltà di Medicina e chirurgia
Cattedra di Psicologia Clinica
Via Valsabbina, 19
Brescia
E-mail: imbascia@med.unibs.it
URL: www.alfapi.com/imbasciati

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