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PSYCHOMEDIA
CONGRESSI E SEMINARI

CPAT - Associazione Nazionale Di Analisi Transazionale
direttamente affiliata all'EATA (European Association for Transactional Analysis)

Centro di Psicologia e Analisi Transazionale
Scuola di Specializzazione in Psicoterapia

S.C.P. - Scuola Di Counselling Psicosociale

Milano, 9 Maggio 2008

Il gruppo: luogo e strumento di attaccamento

Palazzo delle Stelline
Corso Magenta 61 - Milano



Programma

9.30
Registrazione dei partecipanti

9.45-10.15
Introduzione: La "doppia vita" del gruppo come funzione evolutiva
Susanna Ligabue

10.15-10.45
Il gruppo di formazione in campo socio educativo: esperienza di crescita professionale e personale
Raffaele Mastromarino

10.45-11.15
Équipes curanti nelle istituzioni: stabilità e mutamenti nel lavoro con il paziente grave
Gabriele Rocca

11.15-11.45
Discussione tra i partecipanti

11.45-12.00
Break

12.00 -12.30
Lo "stare insieme" nel gruppo di adolescenti
Dela Ranci

12.30-13.00
Ragioni per una progettazione partecipata. Il gruppo come luogo di condivisione
Elena Granata

13.00-14.00
Pausa pranzo

14.00- 15.00
Lavoro in sottogruppi
Sottogruppo A: La ricchezza sociale del sogno. Il social dreaming
Anna Rotondo
Sottogruppo B: Il gruppo di formazione in campo socio educativo
Raffaele Mastromarino
Sottogruppo C: Ragioni per una progettazione partecipata.
Il gruppo come luogo di condivisione.
Elena Granata

15.00-15.30
Conclusioni a cura di Evita Cassoni

15.30-16.30
Assemblea CPAT

La partecipazione al convegno è gratuita, i posti sono limitati.
Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi in segreteria


IL GRUPPO: LUOGO E STRUMENTO DI ATTACCAMENTO

Abstracts e Relatori

La "doppia vita" del gruppo come funzione evolutiva
Diverse sono le tipologie, le funzioni e l'uso dei gruppi. Intendiamo sottolineare come, al di là delle connotazioni specifiche, il potenziale evolutivo e creativo del gruppo derivi dalla ineliminabile coesistenza di una "doppia vita" del gruppo. Si intrecciano la dimensione individuale, i bisogni del singolo e la realtà della rete delle relazioni e del tessuto gruppale che trovano un orientamento e uno scopo nel compito del gruppo, contribuendo all'elaborazione di un "oggetto" socialmente costruito, che diviene bussola dell'operatività del gruppo. I diversi livelli di vita del gruppo ne definiscono la qualità delle relazioni, la funzionalità e disfunzionalità (Bion, Berne, Pines). Nel luogo del gruppo la confluenza di dimensione singola e relazione plurima, orientate a uno scopo, sostanziano il processo evolutivo di persona e gruppo. L'uso consapevole dello scambio dà forma a quella "funzione democratica" che costituisce l'insostituibile ricchezza del dispositivo gruppale.

Susanna Ligabue, psicologa, psicoterapeuta, analista transazionale didatta e supervisore (TSTA) dell'associazione Europea e Internazionale di Analisi Transazionale (EATA-ITAA). Direttore, dal 1999, della Scuola di Specializzazione in psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano. Ha pubblicato contributi nell'area della formazione, dello sviluppo evolutivo e alle tematiche mente-corpo. Ha curato diversi numeri della rivista «Quaderni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze Umane» tra cui: Attaccamento e copione (34/2001); Linguaggi in connessione (41/2004); Dedicato ai sogni (43/2005)


Il gruppo di formazione in campo socioeducativo: esperienza di crescita professionale e personale
I gruppi di formazione hanno come scopo l'apprendimento di nuove abilità per cui è necessario stimolare le persone al Sapere, Saper fare e Saper essere. Nei gruppi di formazione se focus principali sono il Sapere e il Saper fare, tuttavia non si deve trascurare la dimensione del Saper essere. Nella mia esperienza di formazione di operatori nel campo socio educativo ho potuto constatare che quando il leader è attento sia al compito, sia alle persone e ai processi di interazione tra i membri del gruppi, l'esito della formazione è una crescita sia personale, sia professionale.
Facendo riferimento al modello proposto da Lorna Benjamin (1999, 2004) e da Pio Scilligo, evidenzierò gli elementi che un formatore può tenere presenti per gestire un gruppo, promuovendo il processo di crescita dei partecipanti al gruppo stesso.

Raffaele Mastromarino, psicologo, psicoterapeuta, analista transazionale didatta e supervisore (TSTA) dell'associazione Europea e Internazionale di Analisi Transazionale (EATA-ITAA). Coordinatore degli esami EATA in lingua italiana dal 1993. Docente alla Facoltà di Scienze dell'Educazione -Cattedra di Relazioni umane e Dinamica di gruppo- all'Università Pontificia Salesiana di Roma.
Direttore del Corso di Counselling per operatori in campo socio educativo dell'IFREP di Roma. Didatta e supervisore presso la Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica dell'Università Pontificia Salesiana di Roma e dell'IFREP.
Autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Prendersi cura di sé per prendersi cura dei figli (1995)


Equipes curanti nelle istituzioni: stabilità e mutamenti nel lavoro con il paziente grave
La presa in carico dei pazienti gravi sollecita una serie di problemi strettamente connessi alle funzioni dell'équipe curante. In primo luogo la possibilità di valorizzare le diverse professionalità in modo non conflittuale e aperto ai contributi dei singoli operatori. Si delinea poi la necessità di accogliere i bisogni del paziente offrendo una modalità di lavoro dotata di stabilità e nello stesso tempo capace di modularsi sui cambiamenti che il contesto clinico propone.
Agli operatori viene pertanto chiesto di sottrarsi all'inerzia tipica delle istituzioni per cogliere le istanze evolutive senza che queste producano processi scissionali all'interno dell'équipe.

Gabriele Rocca, psichiatra e psicoterapeuta, lavora da tempo nei servizi di salute mentale rivolgendo particolare attenzione ai progetti residenziali per pazienti gravi. Svolge attività di formazione psicoterapeutica e di supervisione clinica per gruppi di lavoro istituzionale. Dal 2003 è membro del Direttivo Internazionale dell'Associazione Mondiale di Riabilitazione Psicosociale (WAPR). Attualmente è Direttore dell'Unità Operativa di Psichiatria "Corberi" di Limbiate (MI).


Lo "stare insieme" nel gruppo di adolescenti
In un gruppo di adolescenti si "sta insieme per stare insieme e si ricava gratificazione dalla possibilità di consumare il tempo in un ambito di rapporti simmetrici, in una accentuazione di valore del presente che consente l'emancipazione dal passato e la progettazione per il futuro" (Corbella, 2003) Nel gruppo di adolescenti si colgono alcune specificità che testimoniano le esigenze tipiche di questa età di "passaggio": i rapporti sono rapporti tra "pari"; l'obiettivo del gruppo coincide con la trama dei processi emotivi che la attraversano; nel gruppo ci si "traghetta" insieme verso l'età adulta.

Dela Ranci, psicologa, psicoterapeuta, socio fondatore e past-president CPAT, associazione italiana di Analisi Transazionale riconosciuta dall'EATA (European Association for Transactional Analysis).
Direttore della Scuola di Counselling psicosociale del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano. Responsabile del Servizio di consulenza psicologica ed etnopsichiatrica per immigrati della cooperativa sociale Terrenuove. Ha pubblicato numerosi contributi e monografie sul tema della prevenzione primaria, delle dipendenze, emarginazione sociale, adolescenti, intervento nei gruppi e nelle organizzazioni sulla rivista «Prospettive sociali e sanitarie» e su «Quaderni di Psicologia, Analisi Transazionale e Scienze Umane» ed alcuni volumi, tra cui Questioni di etnopsichiatria clinica (2004)


Ragioni per una progettazione partecipata. Il gruppo come luogo di condivisione
Negli ultimi anni il tema della partecipazione ha conosciuto un risveglio di attenzione. Sono molte le ragioni che sostengono questo orientamento. La partecipazione viene declinata come via per una cittadinanza più attiva, come risorsa per la progettazione in gruppo di azioni e politiche a scala locale, come spazio di relazione che genera saperi, nuove competenze, percorsi inediti. Le esperienze recenti si situano nel solco di una tradizione di lungo corso che ha attraversato discipline e contesti culturali diversi; ricordiamo, ad esempio, l'esperienza indiana del planner Patrick Geddes (1914), le attività di Danilo Dolci in Sicilia (anni Cinquanta), le sperimentazioni di progettazione partecipata in vari paesi dell'America Latina (dagli anni Settanta ad oggi).
Misurarci con questa tradizione plurale può aiutare a mettere a fuoco possibilità, fatiche e contraddizioni della progettazione partecipata oggi. La natura contestuale, contingente e in qualche misura imprevedibile di ogni attività che richieda condivisione e partecipazione di gruppi di cittadini, raramente può fare affidamento su tecniche e metodologie codificate, mentre richiede capacità di ascolto, invenzione, messa a repentaglio dei punti di osservazione.

Elena Granata, ricercatrice presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione, Politecnico di Milano. E' docente di Analisi delle città e del territorio di Urbanistica. Si occupa, in particolare, di politiche di riqualificazione urbana, politiche abitative e d'integrazione sociale e degli aspetti territoriali legati ai fenomeni migratori. Nel corso degli ultimi anni, ha collaborato a studi e ricerche promosse da enti quali Ministero dei Lavori Pubblici, Regione Lombardia, Comune di Milano, Agenzia Sviluppo Nord Milano e da istituti di ricerca quali Sinergia, Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia (IReR), ISMU (Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità), l'Associazione Interessi Metropolitani.


La ricchezza sociale del sogno. Il social dreaming
In un processo di autorealizzazione personale, mano a mano che diveniamo liberi di sviluppare noi stessi, apriamo anche spazi di amore e di interesse verso gli altri, ampliando le possibilità di crescita reciproca e di pensiero creativo. I sogni contengono un potenziale di sviluppo per l'individuo e per la collettività. Privarci del contributo dei sogni impoverisce la qualità delle relazioni sia di gruppo, che sociali che culturali.
Kilton Stewart, antropologo, studioso della vita di alcune tribù primitive, tra cui i Senoi, scrive così:
"sognare può diventare e diventa il tipo più profondo di pensiero creativo. Osservando la vita dei Senoi mi viene fatto di pensare che la civiltà moderna può essere malata perché ha smesso o non è riuscita a sviluppare una metà della propria capacità di pensare. Forse la metà più importante..." (Stewart 1969)

Anna Rotondo, psicologa, psicoterapeuta, analista transazionale didatta e supervisore (TSTA) dell'associazione Europea e Internazionale di Analisi Transazionale (EATA-ITAA). Docente della Scuola di Specializzazione in psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano. Da diversi anni si occupa di sogni e del sognare. Ha pubblicato numerosi contributi circa il contratto, l'intersoggettività, la formazione degli adulti e le tecniche immaginative.


Conclusioni della giornata

Evita Cassoni, medico, pediatra, psicoterapeuta. Analista transazionale didatta e supervisore TSTA dell'European Association for Transactional Analysis e International Transactional Analysis Association (EATA-ITAA). Codirettore e docente della Scuola di specializzazione in Psicoterapia del Centro di Psicologia e Analisi Transazionale di Milano. Professore a contratto all'Università Cattolica di Milano nel corso di Laurea specialistica in Psicologia.


CPAT - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI ANALISI TRANSAZIONALE
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