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PSYCHOMEDIA
CONGRESSI E SEMINARI

Forum Psicoanalitico Lacaniano (FPL) aderente all’Internazionale dei Forum - Scuola di Psicoanalisi del Campo Lacaniano (IF-EPCL)

Napoli, 5-6 giugno 2004

I Congresso nazionale
La diagnosi, tra oggetto e soggetto

Sala S. Chiara
P.zza del Gesù - Napoli


Presentazione

Disse una volta uno studioso di epistemologia medica che nella clinica contano tre cose: innanzitutto la diagnosi; in secondo luogo, la diagnosi; ed infine, la diagnosi. Nella clinica medica le cose stanno proprio così: la diagnosi è tutto, e da essa deriva ogni altro momento del rapporto
terapeutico.
Nelle discipline psicologiche le cose sembrano andare un po_ diversamente. C. G. Jung affermava che «la diagnosi è ... un fatto irrilevante... Che il paziente soffra di isteria, fobia o nevrosi d'angoscia è di scarso rilievo... Il contenuto di una nevrosi non può mai essere stabilito per mezzo di uno o più esami; si manifesta solo nel corso del trattamento. Paradossalmente, quindi, la vera diagnosi psicologica diventa palese soltanto alla fine».
S. Freud la pensava in altro modo, e dalla lettura delle sue opere è possibile non solo ricavare una nosografia psicoanalitica, ma anche seguire il filo di una sua certa evoluzione. Nei suoi lavori degli anni 1894-96 (lettere a Fliess, Studi sull'isteria, scritti sulla nevrosi d'angoscia e sulle neuropsicosi da difesa), Freud distingue due grandi classi: 1) neuropsicosi da difesa (isteria, fobie, ossessioni, talune psicosi) in cui evidenzia il ruolo, scoperto nell'isteria, del conflitto difensivo; 2) nevrastenia e nevrosi d'angoscia, la cui etiologia risiede per lui, all_epoca, in «una serie di pratiche nocive e turbamenti provenienti dalla vita sessuale». La classificazione degli anni '15 (Introduzione al narcisismo, caso clinico dell'Uomo dei lupi, Metapsicologia, prima serie di Lezioni,) rimane concettualmente invariata, mutando solo i nomi delle classi: 1') psiconevrosi, distinte in nevrosi di transfert (isteria di conversione, nevrosi ossessiva e isteria d'angoscia, altrimenti detta nevrosi fobica) e nevrosi narcisistiche (equivalenti alle psicosi, che egli chiama anche parafrenie, caratterizzate da un ritiro della libido sull'Io); 2') nevrosi attuali (comprendenti nevrastenia, nevrosi d'angoscia e ipocondria). Infine, a partire dal 1924 (Nevrosi e psicosi, La perdita della realtà nella nevrosi e nella psicosi), egli si adegua alla classificazione psichiatrica tradizionale, adottando la classica opposizione tra nevrosi e psicosi. Però, in alcuni scritti degli ultimi anni (Feticismo, Compendio di psicoanalisi, La scissione dell'Io nel processo di difesa ) Freud sviluppa i concetti di Verleugnung e di Spaltung, e nel Compendio accenna ad «altri stati che assomigliano piuttosto alle nevrosi» - esemplificati dal feticismo, «che può essere annoverato tra le perversioni» - in cui si è prodotto «il dato di fatto di una scissione dell'Io».
La cosiddetta "antipsichiatria" degli anni '60-'70 ha duramente contestato la logica della diagnosi. Thomas Szasz giudicava la malattia mentale un "mito", che si fondava su di una sorta di wittgensteiniano "crampo linguistico": se infatti malattia «significa, e dovrebbe unicamente significare, un disordine del corpo», e se d'altra parte «il termine malattia mentale... si riferisce a comportamenti che imitano la malattia, o a qualche altra condotta considerata indesiderabile», allora «fra la malattia in senso medico e quella mentale c'è lo stesso rapporto che intercorre fra il significato letterale e il significato metaforico». Per Ronald Laing, "psicotico" è il nome che una persona - che sia per convenzione sana di mente - riserva all'altra persona che sta con lui in un "rapporto disgiuntivo particolare", rapporto che esprime solo l'insicurezza ontologica primaria del soggetto e che riflette la stessa scissione che egli sperimenta tra il suo vero ed il suo falso Io. La psichiatria alternativa italiana, invece, ha posto un po' diversamente la questione: «Non è che noi prescindiamo dalla malattia _ diceva Basaglia - ma riteniamo che per avere un rapporto con un individuo, sia necessario impostarlo indipendentemente da quella che può essere l'etichetta che lo definisce» Ciò che importa è prendere coscienza di ciò che è questo individuo per me, qual'è la realtà sociale in cui vive, qual'è il suo rapporto con questa realtà». Per accostarsi ad un paziente senza pregiudizi o presupposti, Basaglia sostiene allora la necessità di "mettere tra parentesi" la sua malattia, «perché la definizione della sindrome ha assunto ormai il peso di un giudizio di valore, di un etichettamento, che va oltre il significato reale della malattia stessa». Questa "messa tra parentesi" non ha però lo stesso significato di "negazione della malattia mentale" che esprime l_antipsichiatria. Piuttosto, cerca di articolare in forma paradossale un'indicazione squisitamente "tecnica": il primo obiettivo dell'operatore, infatti, deve essere quello di comunicare con i pazienti non in quanto malati, ma innanzitutto come individui; e gli psichiatri, piuttosto che "oggettivarli" per mezzo di categorie diagnostiche, devono capire come questi individui percepiscono il loro mondo in quanto "soggetti".
Per quanto riguarda Lacan, oltre che ribadire (anche) su questo punto la sua fede dichiaratamente freudiana, mi interessa fornire qualche spunto di riflessione che a mio avviso merita di essere sviluppato. Nel seminario sull_Identificazione c'è un passaggio di una grande attualità teorica, che chiarisce il senso dell'opposizione tra il punto di vista "descrittivo" di tanta clinica psichiatrica _ anche della migliore, come quella neo-kraepeliniana del DSM _ ed una posizione "strutturale" qual è quella della clinica psicoanalitica freudiana: «Se si volesse riservare la diagnosi di perversione alle sole perversioni sessuali, non soltanto non si approderebbe a niente _ infatti una diagnosi puramente sintomatica non ha mai voluto dire niente _ ma saremmo inoltre obbligati a riconoscere che ci sono ben poche nevrotici, allora, che riescono a sfuggirle» (Sem. IX, 2/5/1962). Un passettino avanti, nel senso della linea di pensiero che sto suggerendo, ce lo fa fare un passaggio degli Scritti, ove Lacan contesta a una certa semeiotica psichiatrica di non avere «alcun valore diagnostico quanto alla struttura del soggetto» (Scritti, p. 66). Infine, nella Relazione d_oggetto, Lacan parla esplicitamente _ se pur di sfuggita _ di 'diagnosi del soggetto' (Sem. IV, 19/12/1956).
Può sembrare poco, pochissimo, eppure è lo spunto che mi permetto di offrire per iniziare a ragionare sul tema che il Forum Psicoanalitico Lacaniano ha scelto per il suo congresso di quest_anno. Un tema _ quello della diagnosi - così delicato, nella patria di una psichiatria alternativa che ne ha sempre contestato il carattere "oggettivante", e però tanto vicino ad un certo modo di procedere _ i "fatti" della buona psichiatria (e della buona psicoanalisi) - allorché considerato nella prospettiva di una "diagnosi del soggetto".
"La diagnosi tra oggetto e soggetto" presenta un lato di confine e di confronto con le altre pratiche, psicoanalitiche e psichiatriche, che il nostro congresso cercherà di sviluppare anche grazie all_intervento di qualche operatore di orientamento un po_ diverso dal nostro, interessato a dialogare con la psicoanalisi lacaniana. Ma il titolo può essere anche declinato in una direzione più interna al nostro orientamento, potendosi leggere come "diagnostica del fantasma", di cui soggetto ed oggetto sono i due termini, coordinati da quella sorta di funzione proposizionale che è il punzone. Perciò "la diagnosi tra oggetto e soggetto" può anche voler dire: in che modo una diagnosi psicoanalitica, fondandosi sul fantasma, riesce a sfuggire all_insensatezza di una diagnosi puramente sintomatica, contro cui ci metteva in guardia Lacan, e riesce invece a dirci qualcosa riguardo alla struttura del soggetto?

PROGRAMMA

Sabato 5 giugno

Ore 9,00
Accoglienza e registrazione

Ore 9,30
F. Marone, Introduzione

Ore 10,00
A. Davanzo, La funzione della diagnosi nella clinica
psicoanalitica lacaniana

Ore 10,30
M. T. Maiocchi, Una questione preliminare alla diagnosi

Ore 11,00
G. Senzolo, La costruzione sociale della malattia mentale: l’esempio delle dipendenze

Ore 12,00
Dibattito

Ore 13,00 - 14,30
Intervallo

Ore 14,30
Tavola Rotonda su "La diagnosi in analisi" con:
Gianni De Renzis analista SPI
Luis Izcovich, analista membro IF-EPCL
Sergio Piro psichiatra, Dir. Scuola Sper. Antr.-Trasf.
Franco Scalzone analista SPI
Antonio Vitolo, analista didatta AIPA

Ore 16,30
Dibattito

Ore 17,30
Conclusione dei lavori della prima giornata

Ore 18,00
Assemblee e votazioni FPL

Ore 21,00
Cena sociale

Domenica 6 giugno

Ore 9,30
K. Ceolin, La diagnosi nella nevrosi dirige la cura?

Ore 10,00
O. Verdicchio, Lo psicodramma: tra oggetto e soggetto

Ore 10,30
C. Randich, Quando la seduzione non è solo una fantasia

Ore 11,00
C. Dominguez, Il sintomo e il non assoggettato dell_oggetto

Ore 11,30
Dibattito

Ore 12,30
L. Izcovich, Intervento e conclusioni

Ore 13,30
Termine dei lavori delle due giornate


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