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PSYCHOMEDIA
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Recensione a: Psicoterapia Psicoanalitica in Oncologia. Seminario Teorico-Clinico Roma, 29-30 Marzo 1996

a cura di Loredana Fanelli e Pierluigi Orlando



Aprono i lavori le curatrici del convegno P. Carbone e A. De Luca e un rappresentante del comitato scientifico G. Invernizzi, sottolineando primariamente il tema del convegno: gli scopi e gli adattamenti della tecnica psicoanalitica e la sua applicabilità in oncologia. Come può essere utilizzata la psicoanalisi nell'ambito di istituzioni deputate all'accoglimento e alla cura del malato oncologico?

Il convegno è volto pertanto a riconoscere uno spazio legittimo delle psicoterapie nelle malattie organiche, per ridurre la distanza sempre troppo grande tra psiche e soma, tra medicina e psicologia. La psicoterapia psicoanalitica può essere utilizzata non solo per migliorare la qualità della vita del paziente oncologico, ma forse anche per risolvere la malattia, per guarire. Questo che può sembrare, come ha sottolineato P. Carbone, un argomento tabù, è in realtà di fondamentale importanza per comprendere pienamente le potenzilità dell'approccio psicoterapeutico anche in oncologia. Tutto ciò può contribuire non solo a superare la dicotomia mente-corpo, ma anche la dicotomia malattie psicosomatiche e non, stimolando così numerosi interrogativi tra cui: perchè il paziente ha sviluppato quel tipo di malattia, in quella specifica sede organica, in quello specifico momento della sua vita? Cosa accade nel controtrasfert con pazienti oncologici? E ancora quale il miglior approccio psicoterapeutico?

Ospite centrale il Prof. S. Stephanos collaboratore della Scuola Francese di Psicosomatica e Direttore della Clinica di Psicosomatica di Ulm, che ha presentato un modello teorico, frutto di 25 anni di lavoro, mostrandone la sua applicazione istituzionale attraverso la prentazione di casi clinici discussi, nei due giorni del convegno, nell'ambito di una conferenza teorico-clinica intitolata: "Una esperienza terapeutica ad orientamento psicoanalitico: Cosa può fare la psicosomatica per il malato oncologico?" (Parte I e II).

Altri due casi clinici presentati dalle dottoresse L. Angeletti (Roma) e M. L. Cristiani (Roma) hanno contribuito a stimolare il dibattito nel corso delle due giornate e a chiarire il modello della scuola di Ulm.

Anche le due Tavole Rotonde:
1) "Approccio psicoterapeutico nelle istituzioni oncologiche: Il contesto", cui hanno partecipato; moderatore: L. Scoppola (Roma); relatori: G. Milana (Roma), M. C. Medina (Roma), C. Bressi (Milano) e
2) "Approccio psicoterapeutico nelle istituzioni oncologiche: I1 paziente", cui hanno partecipato; moderatore: P. L. Giordano (Palermo); relatori: A. M. De Luca (Roma), P. Massaglia (Torino), A. Juraga (Roma), D. La Barbera (Palermo);
hanno dato vita ad un fervido confronto tra specialisti che si spera possa awiare una riflessione che coinvolga nel tempo un numero sempre maggiore di studiosi.
Modello teorico-clinico della Scuola di Ulm.



Nel corso delle due giornate del convegno il Prof. Samir Stephanos ha presentato il modello teorico clinico della Scuola di Ulm suddiviso in due parti.
La prima parte comprende il modello psicosomatico e la tecnica dell'episodio.

Modello psicosomatico
I1 modello psicosomatico si rifà a quello proposto da P. Marty. Secondo l'autore, nell'organizzazione psicosomatica del paziente, sono presenti le seguenti caratteristiche: pensiero operatorio, disorganizzazione, depressione essenziale. Secondo Stephanos tra i pazienti a rischio vi sono quelli in preda a depressione essenziale, quelli in cui sono individuabili tracce di traumi infantili che hanno segnato e segnano i loro vissuti. Da punto di vista psicopatologico si tratta di un gruppo omogeneo di pazienti: i "traumatizzati". Segno patognomonico del "paziente traumatico" è la devitalizzazione del potenziale d'oggetto che si colloca al centro della patologia psicosomatica, il soggetto ha "un'identità trumatizzata", presente in modo latente dietro una facciata. Questi pazienti appaiono iperadattati, impenetrabili, con notevoli difficoltà realazionali. Il soggetto si allontana dai suoi oggetti, si isola, cerca di gestire da solo la sua vita vissuta in un ambiente indifferente e respingente.

Tecnica dell'episodio
Nella riunione di sintesi il team presenta dei casi clinici, associando e cercando di trovare gli elementi (gli episodi) essenziali della vita del soggetto. Durante il lavoro di ricerca degli episodi si analizzano i primi vissuti del paziente, inizia così la ricostruzione. Il team ha l'obiettivo di sviluppare un' ipotesi sull'origine del trauma che ha ferito il paziente e che persiste in lui.
La seconda parte si basa sulla costruzione del vissuto del paziente che apre la strada al processo psichico riparatore.

Tavole rotonde
Nelle due tavole rotonde è stato affrontato il tema dell'approccio psicoterapeutico nelle istituzioni oncologiche prendendo come punti di riferimento (provocatoriamente separati come ha evidenziato il moderatore P.L Giordano) il contesto e il paziente.

Per quanto riguarda il contesto sono state illustrate le dinamiche istituzionali (struttura istituzionale e utenti) considerandole in un ottica di rapporto circolare pazienti-curanti. Riferendosi alla duplice modalità di funzionamento gruppale, gruppo di lavoro e gruppo in assunto di base, concettualizzato da W. R. Bion è stata sottolineata la presenza di fantasie gruppali verso le quali convergono i diversi vissuti del gruppo dei curanti. La funzione di queste fantasie, legate alle angoscie sottostanti, è quella di proteggere le "persone istituzionali", sono infatti l'equivalente delle difese individuali. Se però si ipertrofizzano diventano produttrici di altre angoscie, in questi casi l'istituzione si ammala manifestando ad esempio, frammentazione, serialità; gerarchizzazione o delega verso l'alto; pervicace aggrapparsi all'inefficienza.

Dinamiche di tipo istituzionale sono evidenziabili anche nell'ambito familiare. L'intervento proposto è di tipo multidimensionale: familiare, individuale, focale per le crisi. La consulenza psicologica ha lo scopo di contenere le ansie e stimolare le potenzialita intrinseche della famiglia, smuovendo la fase di stallo prodotta dal profondo impatto emotivo che la malattia provoca sul vissuto dei membri della famiglia.

Relativamente al paziente, l'intervento psicologico nelle fasi precoci della malattia, dovrebbe rivolgersi anche alla ricerca di modelli di intervento che possano aiutare a guarire.
L'insorgenza della malattia infatti crea una crisi acuta caratterizzata da un lato da profonde angosce, dall'altro da notevoli potenzialità di adattamento. La psicoterapia psicoanalitica opera attraverso il recupero dei significati inconsci, della loro elaborazione, favorendo la pensabilità dell'esperienza necessaria per restituire al paziente il senso della sua malattia. La pensabilità rappresenta una meta anche e soprattutto nel caso in cui il paziente sia un bambino. Il terapeuta accompagna il bambino e i genitori sin dal momento della graduale comunicazione della malattia, favorendo in entrambi il mantenimento della vita mentale, il pensare sull'esperienza evitando la fuga nel fare. Questo intervento di base ha come riferimento il modello del contenimento di Bion, in cui il terapeuta mantiene un atteggiamento libero da memoria e desiderio per ritrovare unicità del soggetto oncologico, con tutta la difficoltà che ciò comporta.


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