Milano, 7-8 Giugno 1996
Società Umanitaria, Via Daverio 7
Nello scenario psichiatrico attuale sembra venire precocemente superota una serie di discipline, affermatesi nella pratica terapeutica degli ultimi decenni, che pongono al centro dell'attenzione l'interazione tra soggetti: la coppia terapeutica, il gruppo, la famiglia, all'interno di una fitta rete di strutture istituzionali, pubbliche e private. Come spesso è accaduto in passato, le nuove ipotesi di conoscenza, sia a livello epistemologico che organizzativo, tendono o travolgere ciò che, in epoca ancora recente, sembrava portotore di fecondi sviluppi, anziché proporsi come termine di confronto e di possibile integrazione. E' questa una caratteristica ricorrente nella storia della cura delle patologie psichiche gravi che, a più riprese, ha generato la nascita di miti in fiero antagonismo tra loro: il mito organicistico-farmacologico, quello psicologico-psicoanalitico, quello psicosociale, e oggi quello tecnocratico-epidemiologico.
Certamente il mito possiede la forza trainante del desiderio, della speranza e dell'utopia, ma contiene anche il rischio dello sua caduta, nel momento in cui si distacca da quella stessa realtà che ha contribuito a generarlo. Il confronto quotidiono con la realtà e complessità della condizione psicotica rende necessario il ricorso a molteplici modelli, che permettono di riconoscere i bisogni contrastanti, trovare risposte, in una mediazione costantemente in bilico tra qualità della vita e rispetto della soggettività, utopia e concretezzo, mito e renltà.
Una risposta come Ia comunità Terapeutica è andata incontro nel tempo ad una progressiva evoluzione, influenzata da fattori che ne hanno in parte ridimensionoto gli aspetti mitologici, in parte l'hanno arricchita di nuove funzioni, in parte l'hanno isolata dal contesto delle cure e relegata a un ruolo marginale. Sono decisamente lontani gli entusiosmi che accompagnarono la nascita delle prime comunità, spesso legate alle figure dei leaders fondatori, mentre si sono poco sviluppati e approfonditi modi di funzionamento sufficientemente definiti ed estensibili.
Oggi di comunità si parla poco, anche se rimane consistente Ia domanda da parte dell'utenzn, che continua a chiedere uno spazio fisico, mentale e affettivo per fare un tratto del suo percorso esistenziale. Anche se le linee guida dei più recenti progetti legislativi di riforma della psichiatria italiana attribuiscono un'importanza centrale alle strutture intermedie e residenziali (Comunità Protette, Centri Residenziali Terapeutici, Istituzioni del privato-sociale). Anche se spesso le realizzazioni concrete, in assenza di riflessione metodologica, tendono o ripetere le forme delle strutture tradizionali, quelle ospedaliere e assistenziali.
Questo convegno sulla Comunità Terapeutica si propone di valutarne la caratteristica di strumento specifico, dotato di una complessità di articolazioni, che permette di accogliere e seguire certi pazienti gravi all'interno di un contenitore stabile e globale, costituito dalla condivisione dell'esperienza della vita quotidiana. La Comunita Terapeutica, anche come espressione di una cultura gruppale, può essere un interessante osservatorio di ricerca per approfondire i metodi di integrazione tra tecniche di cura diverse (socioassistenziali, psicoterapeutiche, farmacologiche, riabilitative), tra molteplici figure professionoli, tra varie strutture della rete istituzionale, di cui a parole si riconosce Ia necessità di incontro e collaborazione.
Questo convegno nasce dall'idea di ricercare una possibile continuità tra passato, presente e futuro, volorizzando le testimonianze originali e mettendo a confronto le esperienze attuali, per indicare orientamenti comuni e metodi operativi condivisi e ripetibili, tra tentazioni mitologiche e realtà della psicosi.
VENERDI 7 GIUGNO 1996
9:00 - Registrazione - Welcome Coffee
ORIGINI DELLA CULTURA E DEL METODO COMUNITARI
9:30 - Sessione plenaria
Fausto PETRELLA - Apertura e coordinamento dei lavori
9:45 - J. STUART WHITELEY - Origini del movimento comunitario, problemi attuali e prospettive
10:15 - Robert D. HINSHELWOOD - Pressioni culturali sulla Comunità Terapeutica: fattori interni ed esterni
10:45 - Gustavo PIETROPOLLI CHARMET - Riflessioni sull'esperienza comunitaria in Italia
11:15 - Break
11:30 - Discussione plenaria
13:00 - Intervallo
14:30 - Enzo FUNARI - Riapertura dei lavori
14:45 - Marcel SASSOLAS - Articolazione e differenziazione degli spazi comunitari nel percorso psicoterapeutico del paziente grave
15:15 - Giuseppe DELL'ACQUA - Il modello della deistituzionalizzazione come comunità diffusa
15:45 - Paul Claude RACAMIER - Forme del quotidiano tra accoglimento e separazione (relazione presentata da Simona Taccani)
16:15 - Raymond CAHN - Riflessioni sui fattori in gioco nei processi terapeutici in strutture per adolescenti psicotici
16:45 - Break
17:00 - Discussione plenaria
18:00 - Chiusura della prima giornata
SABATO 8 GIUGNO 1996
9:00 - Incontro fra i chairmen dei workshops e della sessione plenaria
9:15 - WORKSHOPS
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI COMUNITA' E REALTA' ATTUALE
1 - C.T. per giovani psicotici adulti - Chairmen: E. AGRIMI, M. VIGORELLI
2 - C.T. per adolescenti - Chairmen: C. MARZANI, S. VECCHIO
3 - C.T. per psicotici cronici - Chairmen: G. FORESTI, E. PEDRIALI
4 - C.T. famiglie, servizi e contesto sociale - Chairmen: A. GUERRINI, M. STUFLESSER
5 - Profilo e formazione degli operatori di C.T. - Chairmen: A. FERRUTA, A. LOMBARDO
6 - Fattori teraputici di gruppo nella C.T. - Chairmen: A. CORREALE, E. RAZZINI
7 - C.T. e ricerca clinica - Chairmen: M. CHIESA, G. LUONI
8 - La ricerca farmacologica nell'approccio integrato alle patologie gravi - Chairmen: D. DE MAIO, A. GIANNELLI
13:00 - Intervallo
PROSPETTIVE FUTURE: TAVOLA ROTONDA
14:30 - Sessione plenaria
Antonio ANDREOLI - La qualità del contesto umano come fattore di trattamento
Il progetto della Comunità Terapeutica tra politiche assistenziali, psicoanalisi e ricerca clinica
15:00 - Tavola rotonda e discussione plenaria
Sintesi propositiva dei lavori