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Pietro Roberto Goisis e Gioia Gorla
UNO SPAZIO PER TOMMASO SENISE

Presentazione della Parte terza



Sono raccolti in questa parte del libro una serie di articoli scritti e relazioni presentate, in diversi contesti, da colleghi accomunati dal fatto di essere stati allievi o collaboratori di Tommaso Senise.
Gli scritti hanno inoltre un altro elemento in comune: tutti trattano e rielaborano diversi aspetti dell’esperienza scientifica e professionale di Senise e sono stati scritti appositamente in questa prospettiva. Alcuni sono stati presentati in un convegno del 1997 che era stato indetto in suo ricordo; altri, pubblicati poi su Adolescenza, si riferiscono a dei seminari, a lui dedicati, tenuti al Progetto A nel 1997.
Pietro Roberto Goisis cerca di collocare la metodologia di Senise all’interno di un continuum che prende origine dalle condizioni sociali e culturali nei confronti dell’adolescenza, all’interno ed all’esterno della psicoanalisi, arriva ai giorni nostri e si proietta in un immaginario scenario futuribile. E’ un tentativo di riconsiderare l’immagine di Tommaso Senise non solo attraverso le sue caratteristiche umane e personali, ma soprattutto tramite le sue posizioni teorico-cliniche. Sono così considerate ed analizzate le sue produzioni teoriche più conosciute, a partire dalla psicoterapia breve di individuazione con tutte le sue implicazioni, attraverso quindi le considerazioni sul tema delle personalità “come se” e “falso sé”, fino ad arrivare alla concettualizzazione del termine “mortificazione”.
Enrico de Vito affronta il tema dell’empatia, considerato, insieme alla fiducia ed alla capacità di riflettere, come un aspetto fondamentale della relazione psicoterapeutica con l’adolescente. L’utilizzo di questi concetti gli consente di operare dei collegamenti tra la teoria senisiana e le teorie dell’attaccamento e dell’infant research. L’insieme dei tre fattori è visto come uno strumento per arrivare alla capacità di autoriflessione, momento decisivo nella costruzione di un’adeguata immagine di sé e dell’altro.
Maria Teresa Aliprandi sviluppa un tema caro a Senise, quello del lavoro con i genitori, mostrandoci, attraverso il resoconto di numerose trascrizioni di sedute con genitori di adolescenti, la sua particolare capacità di identificazione non solo con il disagio psichico del figlio, ma anche con quello del genitore. Lavorare con i genitori, spesso ed a lungo tenuti fuori della consultazione e dal trattamento con i figli nell’esperienza psicoanalitica tradizionale, permette spesso di ripristinare comunicazioni più adeguate tra le generazioni in conflitto.
Marzia Mori Ubaldini e Maria Pia Gardini ripresentano un aspetto molto importante di Senise nella sua funzione di supervisore, sia in un setting individuale, sia in quello di gruppo. Sono così evidenziati vari temi centrali del suo modo di insegnare e “formare”, come il rispetto per la libertà dell’altro, l’essenziale democrazia nei confronti dei vari partecipanti ai gruppi, la tolleranza per le diversità, ma anche l’estremo rigore e determinazione nei confronti di chi, a suo avviso, commetteva qualche errore nei percorsi terapeutici che intraprendeva con gli adolescenti. Soprattutto ambedue hanno cogliere quello che forse è stato il suo elemento caratterizzante il rapporto con gli allievi: egli riusciva ad identificarsi profondamente con la condizione emotiva di chi stava apprendendo. Era la stessa capacità che riusciva a sviluppare con i pazienti, senza però minimamente confondere i piani e senza che gli allievi non si sentissero mai confrontati sul piano personale.
Eugenia Pelanda, in un contributo inedito, approfondisce un altro argomento che stava molto a cuore a Senise, quello delle difficoltà di apprendimento nell’adolescenza, ricerche verso le quali lui stesso l’aveva incoraggiata, intuendone le particolari capacità ed intuizioni.


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