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Gianfranco Ravaglia

L'INTENZIONE RITROVATA
Intenzioni e vissuti nel lavoro analitico




CONCLUSIONI

Noi siamo il risultato compatto ma fragile di molte esperienze vissute e siamo anche gli artefici delle nostre possibilità in quanto elaboriamo in modo personale tali esperienze. Possiamo riconoscere e manifestare i nostri sentimenti, confrontarci con gli altri, impegnarci a migliorare noi stessi e la società. Possiamo vivere in modo realistico, creativo, costruttivo e amorevole se accettiamo il dolore inevitabile. Rifiutando il dolore diventiamo invece insensibili a tutto ciò che confina con esso, e ci vietiamo di percepire le sensazioni più delicate, di capire noi stessi e i nostri simili, di manifestare slanci emotivi.

Le ragioni per cui le persone desiderano fare psicoterapia non sono riconducibili al desiderio di uscire dalla logica della normalità. Anzi, le persone si sentono lontane dalla normalità perché stanno male e credono che normalmente gli altri stiano bene. Vedono gente contenta in TV, sui giornali, sui manifesti e pensano che sia normale star bene. Credono di essere anormali e di poter diventare normali e non sospettano di essere già nella norma, cioè pieni di rabbia e di illusioni.
Iniziano quindi un percorso analitico per star bene e diventare normali, senza sospettare che purtroppo normalmente la gente si illude di poter “star bene”, pretende o finge di star bene e per questo sta male in modi non ragionevoli (con o senza i sintomi “riconosciuti”).
Se la normalità è la versione ordinaria della nevrosi e della follia, il lavoro analitico volto all'accettazione del dolore antico, attuale e futuro favorisce cambiamenti che avvicinano alla razionalità, all'espressione di emozioni profonde, al rispetto per se stessi e per gli altri. Favorisce in altre parole modalità adulte di espressione di sé, di comunicazione e di contatto con le altre persone.

Compito del lavoro analitico non è quello di “ridurre un pochino” il numero delle bugie personali o di adeguare le bugie più strane alle bugie più normali. Compito dell'analisi è aiutare le persone a sostenere il peso del dolore, della verità, della realtà ed a scoprire che non è insostenibile come nell'infanzia. Compito dell'analisi non è far "star bene" le persone (come nelle favole), ma aiutarle a vivere pienamente sia il dolore sia la gioia e a scoprire che la loro vita è inevitabilmente bella e brutta, ma è soprattutto preziosa e può essere spesa per costruire anziché per cercare di non soffrire.


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