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Seminari
di Neuropsichiatria, Psicoterapia e Gruppo Analisi
2012 - 2013


VERBALE DELL' INCONTRO SEMINARIALE DEL 19 GIUGNO 2013
A cura del Prof.A.R.Pisani e della Dr.ssa A.Giordani

 

Il Dr D.Surianello, coordinatore dell'incontro, sottolinea che questo è l'ultimo dell'anno 2012-13 e come al solito è compito della dottoressa Ferrante chiudere la stagione dei nostri seminari.


Evidenzia che la Ferrante non ha bisogno di essere presentata perché la conosciamo tutti ormai dall'inizio dei nostri seminari in quanto è una delle co-fondatrici del gruppo insieme a Pisani.


Questa sera presenta una relazione il cui argomento è per lui abbastanza sconosciuto:


"Tatto contatto, abbraccio mortale". Le dà subito la parola affinchè porti a conoscenza di tutti questo tema come conclusione dei nostri seminari.

 

TATTO CON-TATTO


L'ABBRACCIO MORTALE

Con una mano toccami; torturami con l'altra
(Notre Dame de Paris)

"Toccare con le mani". Il tatto, senso semplice e, diremmo, quasi grossolano se confrontato con la raffinatezza della vista e dell'udito, ma il più essenziale per la sopravvivenza.


La pelle che riveste il nostro corpo, interamente, è l'organo che ci pone a con-tatto con il nostro corpo e con il mondo esterno: con altri corpi, con animali, piante ed oggetti.

I recettori tattili, circa 130 per ogni cmq, sono divisi secondo la loro funzione: percezione del caldo, del freddo, dell'umido, del morbido, del ruvido, percezione ponderale e così via. Essi si addensano soprattutto sul palmo della mano, sulle dita, sui polpastrelli (dermatoglifi), sulla pianta dei piedi, sulle labbra.

L'impronta digitale, unica per ogni essere umano, è la nostra perenne carta di identità. L'impronta digitale si riforma, quando le condizioni che l'hanno danneggiata non sono irreversibili e rimane la stessa per tutta la durata della vita. I Babilonesi (500 a. C.) nelle transazioni commerciali utilizzavano tavolette d'argilla con le impronte del venditore e dell'acquirente.

Si vive da ciechi e da sordi; si possono perdere il gusto e l'olfatto, ma senza il senso del tatto la vita degli esseri viventi è inconcepibile. Si dice che l'uomo è nato nel momento in cui, eretto, ha potuto toccare qualcuno o qualcosa.

Il tatto è movimento. Il "tocco" si esprime tramite una variegata scala di intensità; di toni. Dallo sfiorare alla carezza, che a sua volta varia per forma e gradi; dal tastare allo stringere, all'afferrare, fino allo strangolamento (la mano omicida). Nel mito, Ercole è lo strangolatore per antonomasia; strangola il leone Neméo e, appena neonato, strangola i serpenti inviatigli da Era per ucciderlo. La mano che tocca sollecita una infinità di emozioni.

Non è permesso toccare qualsiasi persona, animale, pianta od oggetto nello spazio e nel tempo. Interdizioni, anche punitive, obbligano a non toccare. La proibizione può esaltare il desiderio di toccare. Al contrario; in certe situazioni, c'è l'obbligo di toccare.

Il pranoterapista impone il palmo della mano sul corpo del sofferente nella convinzione che il "prana", forza vitale, spirito, si trasmetta dal palmo della sua mano al corpo del malato.
Il chiromante osserva le molteplici linee che solcano il palmo della mano, tutte disposte diversamente per ogni individuo, ed emette il verdetto: vita lunga, vita breve, fortuna, sfortuna…

A re Mida è concesso il potere di trasformare in oro tutto ciò che le sue mani toccano. Privilegio infausto non potendosi, il monarca, più alimentare.

L'uomo ha lasciato l'impronta della sua mano su oggetti mobili e su pareti rupestri fin da 20.000 anni fa. Con quale significato? Non possiamo saperlo con certezza; le ipotesi sono diverse; da quelle di valenza magico religiosa: "sulla parete di questa grotta lasciamo il segno della nostra presenza; qui ci siamo stati per ringraziare la buona battuta di caccia". Oppure, "le impronte delle nostre mani indicano il possesso di questo spazio". Si pensa anche che in alcuni siti le impronte siano di adolescenti sottoposti ai riti di passaggio. In qualsiasi caso, l'impronta lascia qualcosa e prende qualcosa; è co-munione.

Le impronte delle mani, in età alto medievale, le troviamo nei santuari in grotta. Il pellegrino lascia il segno: "ci sono stato".

Nel rito cattolico l'imposizione della mano è detta epiclesi dal greco epìklesis, invocazione. La mano, con il palmo rivolto sull'offerta, invoca la benedizione.

Il palmo della mano deterge il sudore quando non possediamo altro per asciugarlo. Il palmo della mano sulla fronte ci indica, grossomodo, se siamo febbricitanti.

Battere le mani; gesto arcaico, ritmico- musicale, espressione di plauso, di festa. Il battere delle

mani accompagna le danze; tipico il battere nel flamenco.
Il tatto è privilegiato dall'arte pittorica. Le allegorie del tatto superano di gran lunga quelle degli altri sensi.

"La dama con l'ermellino" di Leonardo. Qui, la fanciulla accarezza con la mano destra il collo dell'animaletto il cui pelo morbidissimo genera una piacevole sensazione.

"La fornarina"di Raffaello tenta di coprire il seno tirando su il trasparente velo, ma il gesto è ambiguo; la mano destra della fanciulla tocca la sua mammella sinistra accogliendola fra il pollice e l'indice.

"La mano sta sotto il morbido seno rotondo. Colui che ha dolore così si quieta" (James Joice)

Il corpo proprio si costituisce come tale solo nel tatto. Senza tatto non c'è corpo proprio (Husserl)

L'auto-toccarsi, contatto con il proprio corpo, ha valenze di piacere o di dispiacere, perfino di valenze auto-distruttive.

Sono molteplici le modalità con cui veniamo a con-tatto con l'oggetto: dallo sfioramento alla carezza, dalla pressione più energica fino alla distruzione dell'oggetto.

Il bambino accarezza il suo orsacchiotto, il famoso oggetto transizionale di Winnicott, ma in un impeto di rabbia può strappargli i peli, malmenarlo, buttarlo via.
Le mani della donna mestruata, o che ha appena partorito, non devono toccare le piante e per i Mussulmani la stessa non deve recitare preghiere e tantomeno toccare il Corano se mestruata. Mani impure; mani interdette al tocco.

Nelle transazioni commerciali la possibilità di vendita aumenta se l'acquirente prende l'oggetto da acquistare e lo palpa saggiandone le caratteristiche.
Sembra che tale comportamento funzioni, attualmente, soprattutto con gli adolescenti quando devono acquistare i cellulari.

Nella patologia ossessiva (DOC: Obsessive- Compulsive- Disorders) si riscontra anche quella della pulsione a toccare.

Accade anche ai più sani. Senza una specifica necessità, ogni tanto, siamo spinti, quasi automaticamente, ad entrare in contatto con un oggetto, toccandolo.
Quale dinamica induce il sano, solo di rado, e continuamente l'ossessivo, a toccare?
Controllo? Desiderio di possedere l'oggetto? Curiosità? Bisogno fusionale? Attrazione? Ricerca di compagnia? Anomalie neurologiche?

Il neurologo Oliver Sachs il quale ha lavorato sempre sul campo, nel suo saggio "Un antropologo su Marte" riferisce di aver osservato per un certo periodo il chirurgo Carl Bennett operante a Branford, affetto dalla sindrome di Tourette. Oltre ad essere afflitto dai tic, dalle agitazioni motorie e dalla parola sconnessa, il chirurgo era anche ossessionato dall'impulso coercitivo del toccare. Davanti a Sachs il neurochirurgo tocca continuamente un paralume di vetro. Carl Bennett fa notare all'amico lo sportello del frigorifero di casa, toccato centinaia di volte e ormai ammaccato perché gli lancia contro oggetti pesanti quando è preda di una furia distruttiva. Fuori dalla crisi, Bennett è chirurgo attento e fermo quando la sua mano si serve del bisturi.

Sembra che più fattori: genetici, ereditari, ambientali, non ancora del tutto chiariti, contribuiscano all'insorgere di questa forma di disturbo ossessivo compulsivo.

I neuroni dell'area cerebrale F5, secondo i recenti studi della Neuroscienza, si attiverebbero nel momento in cui la mano o le mani si apprestano ad afferrare e a manipolare oggetti. Subentra, in questo caso, una particolare relazione fra l'agente e l'oggetto dell'azione.

Si include, fra le diverse cause che generano l'irrefrenabile impulso del toccare, anche quella che rinvia al bisogno di relazione, di rapporto con oggetti investiti di valenze significative per l'ossessivo-toccante: valenze erotiche, valenze rassicuranti, valenze materne.

Nell'ossessivo, spesso, l'oggetto toccato e ri-toccato rientra in una serie di rituali protettivi simbolici. Avere l'oggetto a portata di mano mette al sicuro; garantisce l'incolumità.

Ma l'oggetto può anche riempire una mancanza, come l'orsacchiotto che evoca la madre assente.

L'oggetto cercato, voluto, continuamente toccato può diventare, per l'ossessivo, il compagno, l'altro, il "tu "mancante.

 

IL CASO DI LENNIE

Lennie è il personaggio del più famoso fra i romanzi scritti da John Steinbeck, "Uomini e Topi" (Of Mice and Men; a proposito di topo e di uomini) il più breve, ma il più suggestivo ed intrigante fra le opere di Steinbeck, pubblicato nel 1937 (Steinbeck ha avuto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1962).


Il titolo rinvia ai versi di una poesia di Robert Burn : "ad un topo cui avevo distrutto il nido con un aratro"

La prima versione cinematografica del romanzo di Steinbeck è del 1939; l'ultima, del 1992, ha come regista ed interprete nella parte di George Milton, Gary Sinise e John Malkovich nella parte di Lennie Small.


Sono gli anni della grande Recessione, 1929-30, che coinvolge il mondo intero. Blocco delle industrie, mancanza di lavoro, sfruttamento e sogni infranti trattati nel romanzo magistralmente.

Dettagliata è la caratterizzazione dei personaggi, tutti coinvolti nello stesso destino di derelitti. La struttura psico-patologica di Lennie sembra descritta dalla penna di un esperto, di uno psichiatra.

George e Lennie percorrono la strada che parte da Solidad (Solitudine), località californiana, dirigendosi verso un ranch dove lavoreranno per un mese come braccianti.

L'autore delinea già nelle prime pagine del breve racconto il profilo dei personaggi. George, un giovanotto, diremmo sano, con le idee chiare si fa carico della custodia di Lennie, un ragazzone pieno di forza, ma mentalmente minato e solo al mondo.
George ha, a buon ragione, una visione pessimistica dell'esistenza; per i poveri, per coloro che sono sfruttati, non ci sono speranze. Pur tuttavia, siccome vuole bene a Lennie, gli lascia credere (e forse un poco d'illusione cova anche in lui) che quando avranno abbastanza danaro acquisteranno un pezzo di terra tutto loro dove allevare bestie e coltivare.


George si rivolge a Lennie :"Cosa hai in quella mano"? E' solamente un topo, George. Un topo morto; non l'ho ucciso io; l'ho trovato morto e lo carezzavo col pollice camminando".


"Non hai bisogno di topi morti". George lo butta via, ma Lennie, mentre George riposa, va a riprendersi il topo morto e non vuole lasciarlo. "Non faccio niente di male; voglio solo carezzarlo."L'hai crepato accarezzandolo, aggiunge George, li facevi sempre morire accarezzandoli tutti i topi che ti dava la zia Clara. Poi ti ha regalato un topo di gomma e tu non l'hai voluto".


Dopo aver camminato a lungo :"George, chiede Lennie:" avremo tanti conigli dal pelo lungo e di tutti i colori, vero"? Sì, li avremo", gli risponde George


Giunti al ranch parlano con gli altri braccianti e George parla a nome di Lennie: "E' un gran lavoratore, dalla forza incredibile, ma è scemo. Una volta, a Weed ,vide una ragazza dal vestito rosso. Volle toccarla a tutti i costi, semplicemente per sentire al tatto. Più la ragazza strillava, più lui stringeva".


Nel ranch una cagna partorisce parecchi cagnolini. Lennie ne prende uno, ma gli dicono di non toglierlo alla mamma; è troppo piccolo.
Ma Lennie è tentato; prende uno dei cagnolini e lo nasconde sotto la giacca.


Il padrone del ranch, Curley, ha una bella e giovane moglie provocante che si annoia a vivere nella landa desolata del ranch e, da brava civetta, provoca i braccianti.

Capita, la bella moglie di Curley ,nella stanza del nero Crooks, uno dei lavoranti e tenta di attaccare bottone con i presenti. Gli uomini si astengono da ogni confidenza, mentre Lennie, a bocca aperta, la guarda incantato.

E' una calda domenica di pomeriggio. Lennie è nel fienile a contemplare un cucciolo morto. Lo accarezza tutto, dalla testa alla coda ed intanto gli parla:" Perché ti sei fatto uccidere? Non sei piccolo come i topi, tu. Non ti ho mica menato forte". Seppellì il cucciolo sotto il fieno, ma subito dopo lo riprese e lo accarezzò dalle orecchie alla coda, ma l'ira adesso lo travolge:"Maledetto che sei, perché ti sei fatto uccidere? Non sei piccolo come i topi, tu". Raccattò il cucciolo e lo scaraventò lontano da sé. Si dondolava avanti e indietro, assorto nel suo dolore.

Lennie riprese il cucciolo e gli parlò:" Me lo hanno ripetuto che non eri abbastanza grande. Non lo sapevo che saresti morto così facilmente" ed insinuò le dita nell' orecchio floscio del cucciolo. "A George- così si consola- non importa nulla di questo piccolo maledetto farabutto".


Nell'inquadratura della porta appare la donna di Curley con il vestito fiammante, le pantofole con le piume rosse, truccata a dovere, con i riccioli a salsiccette disposte in bell'ordine.


Lennie nasconde il cucciolo e dice che ha avuto ordine da George di non parlare con lei. Ma la donna ha visto; il cagnolino è morto e Lennie :"E' il mio cagnolino, giocavo con lui, mi ha morso; ho fatto per menargli; gli ho menato, ed è morto".


La signora lo conforta, ma si avvicina sempre più a Lennie; gli è quasi addosso. :" Cos'è che ti fa ammattire dietro a topi, cani e conigli? "Mi piace accarezzare le belle cose, ribatte Lennie. Mi piace toccarle con le dita, le cose morbide." "Ti piace toccare la seta e il velluto? Dice lei. "Se mi piace, accidenti! La zia Clara mi regalò un bel pezzo di stoffa di velluto, ma l'ho perduto".


E lei:" I miei capelli sono morbidi; toccate in questo punto e sentirete come sono morbidi".


Le grosse dita di Lennie presero a lisciare i capelli della donna, "Oh! Che bello, che bello"! e lisciava sempre più forte.


"Ora basta, mi spettinate tutta". La signora di Curley trasse da parte il capo, ma le dita di Lennie si serrarono risolute su quei capelli. La donna gridò :" Lasciatemi! Lasciatemi!". Lennie ebbe un istante di terrore e subito portò la mano libera sulla bocca della ragazza gridando a sua volta :"No, vi prego, non fate così, George andrà in bestia." La ragazza si dibatte, si dimena e lui :" Non gridate! Non strillate!" ed intanto la sbatacchia di qua e di là e continua a squassarla. La donna si dimena rotolando nella balla di fieno. Ma Lennie la stringe, la stringe sempre di più e lei ricade immobile perché Lennie le ha spezzato il collo.


Lennie scappa, così come gli aveva consigliato George qualora avesse commesso un altro guaio; ma la fine di Lennie è segnata. Curley, dopo aver visto la moglie morta, nel fieno, prende un fucile e cerca Lennie per ucciderlo; ma George lo precede. Trova l'amico nascosto fra i cespugli, assalito da allucinazioni. Esce dalla testa di Lennie una vecchia signora che gli parla con la stessa voce di Lennie rimproverandolo, e lui "Ho provato signora zia Clara, ho provato". Dalla testa di Lennie esce, ora, un coniglio gigantesco che gli dice con la voce di Lennie: "Povero scemo, tu non li sai tenere i conigli, li dimenticheresti e li lasceresti morire. Non sperare che George ti lasci accudire i conigli; ti bastonerà". "Non è vero, George non mi ha mai bastonato. Mi tratta bene lui". Ma il coniglio non smette:"Ti bastonerà e ti pianterà". "Non è vero!" urla Lennie portandosi le mani alle orecchie". Dalla macchia sbuca George che rassicura Lennie e gli dice di guardare verso i sicomori. Raccontandogli ancora una volta la bella favola del ranch che avrebbero avuto con tanti conigli, terra grassa, stufetta accesa e altre comodità, gli spara alla nuca; un unico, indolore colpo.

 

CONCLUSIONE-FRUSTRAZIONE E MORTE


Lennie, nella sua demenza, attende risposte dall'oggetto che con amore accarezza; ma l'oggetto non si dà. La frustrazione genera l'aggressività fino alla distruzione dell'oggetto.


Lennie è, al contempo, l'intoccabile e l'impossibile toccare. Lennie è nello spazio del tabu, nello spazio dell'interdizione.


L'autore non lo dice esplicitamente, ma lascia supporre che Lennie non abbia ricevuto, rimasto orfano, le cure parentali neonatali: carezze e baci; contatti ripetuti con il corpo materno.


A Lennie non resta che cercare il perduto contatto con gli oggetti che evocano il corpo della madre.
Mi sembra che ci siano gli elementi per una diagnosi tenendo conto naturalmente che il caso ci viene proposto da uno scrittore e non da uno psichiatra o psicoanalista.
Elementi: solitudine ed assenza di affetti (solo quello di George, amico e terapeuta di Lennie).L'Io che accusa e l'Io che assolve:
la carezza amorosa e l'odio che uccide.


Dialogo


Il Dr. Surianello ringrazia e si complimenta con la Dr.ssa Ferrante che ha presentato un argomento molto interessante e crede che riceverà diverse domande. Per lui non c'è dubbio che la mano sia la parte più importante del corpo per il contatto in quanto con la mano facciamo tutto, parliamo anche con la mano come fanno i sordomuti che parlano con la mano, per cui la mano non è soltanto il contatto, ma trasmissione: la mano parla. Porta ad esempio il caso del pranoterapista. Ci sono dei pranoterapista che sono delle sorgenti inaffidabili, però ci sono dei pranoterapisti che effettivamente riescono a trasmettere ad un altro l'energia che loro possiedono all'interno del corpo per rallentare o eliminare del tutto il dolore, la cefalea. Quindi un attacco di cefalea trattato da un pranoterapista che effettivamente riesce a trasmettere qualche cosa, trae notevole beneficio dall' intervento attraverso il contatto con la mano a livello sia psicologico, sia fisico. Personalmente è riuscito ad eliminare da solo il suo mal di testa: ormai sono oltre 30 anni che non ha più mal di testa. Ha cominciato nel 1983 con il training autogeno e non ha più il mal di testa.
Apre il dibattito chiedendo di porre domande brevi.

Il Dr. Lusetti propone delle associazioni di idee riferendosi allo schema di Penfield secondo il quale la mano, a livello di proiezioni corticali, è gigantesca. Noi nella nostra corteccia abbiamo due parti del corpo che hanno proiezione: una è la mano e l'altra è la bocca, per cui si vede che questi due organi in qualche modo sono centrali per l'essere umano, sono allo stesso tempo degli strumenti di comunicazione, ma anche delle armi. La mano è un arma( l'usanza di darsi la mano è per far vedere che non si ha nessuna arma in mano), e poi è un' arma la bocca perché la parola è un' arma potente. Nel caso estrapolato dal racconto c'è proprio questa dialettica e questo antagonismo che poi è un classico, perché molto spesso nella narrativa, nel cinema e purtroppo anche nella realtà, i delitti avvengono proprio per questo motivo; soprattutto da parte di persone, insufficienti mentali c'è il terrore che l'altro strilli e c'è proprio il soffocamento dovuto all'intervento della mano sulla bocca e quindi proprio queste due parti che hanno una rappresentazione corticale, entrano in conflitto fra loro, pur essendo anche molto simili. Poi è molto importante quello che diceva Surianello sui sordomuti i quali parlano con la mano, quindi la mano è un sostituto comunicativo della voce.

Ferrante reputa importante questa associazione tra la mano e la bocca. In effetti Lennie le mette la mano sulla bocca ad evitare appunto che strilli e, a parte il fatto dei capelli, c'è anche questo: l'ammazza mentre lei strilla.
Surianello invita ad osservare le aree celebrali a cui sono riferite i muscoli delle mani ed i muscoli della bocca perchè, se tutto il corpo riuscisse ad esprimere la stessa forza, noi saremmo in grado di demolire con una spallata un muro. Spiega che con il training autogeno si interviene per rafforzare i muscoli di altre parti del corpo per avvicinarsi in qualche modo alle aree che contano .

Per Lusetti non è solo un fatto muscolare, ma soprattutto un fatto nervoso. Ricorda la scena finale della prima parte del film "2001 Odissea nello spazio" . E' un brano cinematografico memorabile, in cui la scimmia lancia un osso che prima ha manipolato, ha usato come un' arma e questo diventa un' astronave e quindi la mano ha fatto una mossa intelligente non creata con il linguaggio.

La Dr.ssa Sgattoni, seguendo questo discorso, osserva che esiste questa doppia funzione per quanto riguarda sia la bocca che la mano: nella mano c'è la presa di contatto però ci sono anche le unghie, così come nella bocca ci sono i denti. Sono due elementi, due aree del corpo che servono per toccare e per incorporare. Si riferisce poi alla descrizione dell' immagine pittorica mostrata, dove c'è la donna che con la sua mano si tocca il seno: questo è l'elemento di appartenenza dell'Io che si può anche toccare, ma che si può anche staccare da se e osservare e questa è proprio la descrizione dello psicotico, di colui che nelle sue forme deliranti non riesce più ad individuare il Sè rispetto all'altro, ma lo mescola con le parti del Sè e quindi c'è questa confusione. Sapersi adattare, per poter "non uccidere", significa saper rconoscere l'altro diverso da se, ma anche saper decifrare la pericolosità sia propria sia dell'altro. Quando tutto si confonde una situazione delicata, morbida, piacevole, si può trasformare in altra cosa.

Per Ferrante si può trasformare soprattutto quando l'oggetto fa resistenza, non si offre, non si dona: quello è il momento tragico come è rappresentato qui per la donna che si vuole sottrarre e lui vuole continuare a godere del piacere di questa morbidezza dei capelli e allora si scatena l'ira, come fa con i cagnolini: quando il cagnolino, il topino, dopo che lui l'accarezza e prova il gran piacere di questa morbidezza, però l'animale non risponde oppure si sottrae alla carezza, allora è destinato a morire: tu non ti doni ed io ti ammazzo.

Per la Sgattoni è anche la caratteristica di quello che viene definito "psicopatico". A lei ha fatto ricordare una esperienza in cui, dentro un ascensore, ha rischiato a causa di un incontro con un giovane psicopatico.
Si è trovata una sera dentro l'ascensore con questo giovane psicopatico che all'apparenza, vedendolo con la coda dell'occhio (e questi sono gli stereotipi), non le era sembrato pericoloso. Racconta che " Dentro questo stretto ascensore (circa sessanta centimetri di lato), lui voleva che mi lasciassi toccare e mi implorava di inginocchiarmi e lasciarmi toccare. Mi ero resa conto del pericolo, ma in quel caso sapevo di avere più potere di intuizione e più strumenti per cui ho iniziato a parlare, non per attaccarlo, ma per rassicurarlo e questo mi ha permesso di prendere lo spazio tempo e la fortuna per poter sfuggire". Oltre la situazione col soggetto patologico, ha riscontrato anche il vissutodel collettivo che non è apparentemente psicopatologico ma che comunque lo comporta, perché il commento che le fu rivolto all'interno dell'edificio, che era la casa dove abitava e dove l'episodio si era venuto a sapere, era: "perché la voleva corteggiare" e a lei sembrò estremamente riduttivo.

Ferrante pensa che forse le volesse toccare i capelli. L 'autore Steinbeck ha colto che i capelli hanno un potere di fascino per l'uomo, che li deve toccare. A parte la morbidezza sembra sia una parte del corpo femminile che attira particolarmente, che suscita sensazioni erotiche molto intense. Sulla capigliatura ci sarebbe da dire tanto, ma adesso non ci possiamo soffermare.
Accenna alla simbologia dei capelli nelle varie opere letterarie, si parla della chioma dalle favole fino ai romanzi, ad esempio la treccia della fanciulla che si allunga. ( Questa favola la chiamavano "Petrosinella")

Il Dr.S. Zipparri ringrazia la relatrice per questi stimoli che la sua relazione offre nel riflettere sul tatto. Evidenzia che è uno dei cinque sensi e forse è uno dei sensi più primitivi tanto è vero che, stando a quello che ci dice la psicologia dell'età evolutiva, l'udito e la vista sono nel neonato ancora assolutamente frammentarie, quindi la prima conoscenza che il neonato fa del mondo è una conoscenza di tipo tattile.
E ssenzialmente il tatto ha anche un importanza fondamentale nella sessualità, assieme a tutti i cinque sensi ovviamente, ma la vista può essere esclusa dalla sessualità, così come può essere escluso l'udito è invece difficile concepire una relazione intensa, come quella erotica, priva di tatto. Quindi questa primitività che c'è nelle esperienze tattili è qualcosa su cui non si riflette mai abbastanza, soprattutto poi considerando che c'è tutto un filone della psicoanalisi che in qualche modo ha inibito i contatti tattili: c'era questa asetticità, c'erano addirittura delle proibizioni nel non dare la mano, nell'abbracciare il paziente che poi sono state molto riviste da esperienze teoriche più recenti, ma in genere l'esperienza tattile era sempre vietata anche nella clinica Ne è prova il famoso caso di Anna O-: Breuer scappò perché Anna gli mise le braccia intorno al collo, non perché l'aveva visto o perché gli aveva parlato, ma proprio perché l'aveva toccato. E poi c'è tutto il discorso che si potrebbe fare anche sul ruolo che in alcune culture,gli studi antropologici danno all'intoccabilità. Ci sono poi delle patologie, come quella accennata da Ferrante di questa paziente,ma tutte le patologie della pelle danno luogo proprio una sorta di intoccabilità.

Per la Ferrante quello che dice è interessante perché aggiunge cose nuove ed amplia il tema. Aggiunge di aver dimenticato la superstizione della donna mestruata o che abbia appena partorito,la quale non può toccare le piante; nell'Islam la donna che ha partorito o che è mestruata non può dire nemmeno le preghiere, nè toccare il Corano: sono tutte le superstizioni relative. A proposito della stretta di mano, quando dà la mano ad una persona lei sente se c'è forza o c'è fiacca; c'è la mano che stringe
e c'è quella che chiamiamo la mano morta cioè che non ti dice niente di niente; valuta
veramente sconfortante quando uno ti dà la mano moscia, moscia, invece quando è energica fa piacere perché c'è la comunicazione, ti dice qualcosa.

Per Zipparri c'è poi tutto un discorso da fare sulla pelle in generale. Qui ci sono dei medici che possono confortarlo su questa cosa, però ricorda, reminescenze un po' confuse, che il foglietto embrionale da cui si sviluppa la pelle è analogo a quello del cervello: in realtà noi dobbiamo considerare la pelle una parte di cervello.

Il Prof. Pisani ricorda che sono passati 30 anni da quando dirigeva l'ambulatorio che era neuropsichiatrico prima della chiusura delle malattie nervosi e mentali, diventato poi dipartimento di scienze neurologiche. Il professore Fazio gli aveva affidato la direzione e la continuazione del settore psichiatrico perché lui, pur essendo neurologo e psichiatra, di fatto si è sempre occupato di psichiatria, anzi in quell'epoca aveva finito la sua formazione gruppo analitica, la sua analisi personale gruppo analitica, e ha impostato un trattamento gruppo analitico all'interno dell'ambulatorio. Gli era venuto in mente di associare la parte strettamente assistenziale e di sviluppare la formazione teorica. Siccome intorno a lui incominciavano a venire degli psicologi ha detto "il mercoledì all'ora di pranzo quando abbiamo finito, ci riuniamo e discutiamo dei casi clinici". Poi da cosa nasce cosa e dai casi clinici hanno iniziato a lavorare anche a vari livelli: neuropsichiatrico, neuropsicologico, neuro psicoanalitico, ed è sorta così l'iniziativa di fare dei seminari multidisciplinari che non significa mettere tutti assieme, ma seguire il criterio dell'integrazione psicobiologica. Stava pensando:"guarda Marinetta quanta strada ha fatto rispetto a 30 anni fa, è molto bello questo seminario che tu hai fatto". Aggiunge che mentre seguiva uno dei quesiti che ancora non si è chiarito è perché nelle opere teatrali dei concerti bisogna applaudire; è vero che c'è sempre una clack che inizia a battere le mani e poi trascina tutti gli altri, ma perché battere le mani? Dopo questo quesito ha una riflessione che tra l'altro pone anche in relazione ai precedenti interventi. Il tatto è una comunicazione ad iniziare dal contatto del bambino con la pelle della madre, è un veicolo di comunicazione e poi ha due significati, uno erotico: il piacere del contatto si associa all'atto sessuale in senso stretto a livello genitale, ma a livello pre-genitale si associa ad un livello affettivo. L 'altro è un significato distruttivo: la mano che diventa mortal

Ferrrante è d'accordo su questa doppia valenza del toccare: o la carezza o la pressione mortale. A proposito del battere le mani, è un gesto antichissimo che risale a migliaia di anni fa appena l'uomo ha potuto utilizzare le mani, si pensi, ad esempio, al rumore per impaurire le bestie. Far rumore impaurisce, noi stessi siamo impauriti quando sentiamo un rumore. Poi piano, piano con le diverse culture fino ad oggi è diventato un gesto di pace, però si battono le mani anche quando vuoi allontanare qualcuno.

Il Dr. Pasculli reputa che, se la mano è talmente specifica dell'uomo, allora entriamo nel campo più pregnante dell'uomo che è quello della conoscenza , quindi la mano ed il tatto è conoscenza non solo razionale, ma emozionale, culturale. Ecco i divieti presenti in alcune società non mi devi toccare, non mi devi fare cose, ma diventa anche empatico il toccare, diventa anche la conoscenza di tipo patologico, criminale. Insomma molte conoscenze perché si entra nel campo della conoscenza implicita o esplicita, comunque è conoscenza. Lo ha colpito molto una cosa detta dalla relatrice in merito al colore e ai pittori perché racconta che da un suo amico, che aveva una grande collezione di quadri, potè andare a toccare un quadro e si rese conto che "nel momento in cui lo toccavo non è che avevo fatto una monellata,no! comprendevo meglio, era più mio, la comprensione del perché di quel quadro era più mia". Aggiunge un'ultima cosa è chiaro che nel momenti in cui c'è la conoscenza anche culturale, sociale all'uomo piace molto toccare i capelli delle donne, ma anche alle donne piace molto toccare i capelli degli uomini, anche la barba e i baffi; anche tagliarli perchè accanto alla donna conoscenza e sapienza di vita c'è il pozzo di morte, la donna oltre a darti la conoscenza a darti la vita ti da anche la morte, le paure maschili ci sono sempre state.

Per Ferrante sono osservazioni giuste. Lei ha dimenticato questo fatto che a volte di fronte ad un oggetto, pur sapendo che cosa è, automaticamente, immediatamente lo devi toccare indipendetemente se poi lo devo utilizzare o meno:è proprio una molla istintiva a toccare.

Pasculli circa l'applaudire pensa possa essere una forma di approvazione sociale cioè una conoscenza sociale. Io ti applaudo perché sono dalla tua parte, ti applaudiamo per dichiarare che ti vogliamo bene.Può essere anche un modo sociale di conoscere.

Il Dr.Lo Turco osserva che inelilm, che si è ricordato di aver bisto, la storia del personaggio è una storia distante mentre il racconto della relatrice esprime molto bene la difficoltà del rapporto con l'altro ed in particolare che il rapporto con l'altro passa attraverso il contatto.
Q uesto rapporto può essere vitale, amoroso, empirico, creativo oppure può essere mortifero e il rapporto con il patologico diventa mortifero. Fa riferimento alle scimmiette di Harlow che sono rimaste nella sua memoria, le quali preferivano o la madre vera oppure, a proposito del morbido dei capelli, la scimmietta finta ma ricoperta di spugna morbida ed in questo modo avevano il coraggio di esplorare l'ambiente, tendendo la mano. Fa così anche il bambino quando è piccolo: toccando la mano alla mamma si rassicura e diventa più esplorativo, più intelligente , si manifesta la prima forma d'intelligenza. Quindi effettivamente questo rapporto può essere buono, protettivo, vitale, rassicurante ma anche la mamma può diventare aggressiva ( basti pensare allo schiaffo). Questa è la storia del rapporto umano che può essere positivo e vivificante, ma può essere anche mortifero. L a stessa sessualità è in se buona e dovrebbe essere vivificante, vitale però dipende da come è il rapporto perchè dietro la sessualità ci può essere il danno. Crede che la mano rappresenti proprio questo nostro rapporto con gli altri come è in questa antica bellissima immagine di tante mani che potrebbe anche essere una pittura moderna.

Ferrante specifica che effettivamente, pur risalendo a ventimila anni fa, ha mantenuto i colori originari; rappresenta tanti mani come fossero tante firme. È una gruppalità.

Per Lo Turco un' immagine del genere che rappresenta molte mani e non solo due mani, è il gruppo, è una rappresentazione di collettivo, è il collettivo primitivo senza volto, abbastanza emozionante e anche intimorente perché ci fa pensare alla mani della folla, ai linciaggi. Ricorda alcuni pazienti, in particolare uno, venuti in fase diagnostica che avevano paura di essere toccati; si può dire che esiste senz'altro la fobia di essere toccati.

Per Ferrante è paura di un coinvolgimento.

Lo Turco ricorda questo paziente, che poi è andato piuttosto bene, il quale aveva paura del contatto di pelle; per un periodo non riusciva ad andare nei luoghi pubblici perché aveva paura di essere toccato: il toccarlo lo avrebbe contaminato e in particolare aveva il terrore se vedeva qualche macchietta sul suo corpo. Quindi il contatto con l'altro poteva essere contaminante.

Ferrante osserva che si incontrano persone che appena tu li sfiori sembrano terrorizzati.

Lo Turco aggiunge anche che non vanno in posti dove c'è gente, per evitare il contatto con le altre persone. Naturalmente dietro tutto questo c'è un problema di contagio mentale, nascosto dal contagio delle infezioni,dei funghi. Ricorda che questo paziente aveva la grande paura, per lo meno all'inizio, di potersi prendere dei funghi da altre persone. Era un tecnico anche molto bravo, esperto di cinema. In quel momento non poteva andare al cinema perché aveva paura di stare in luoghi dove incontrava le mani, dove si presentava questo problema.

Il Dr.M. Muscarà sottolinea che l'intelligenza umana è caratterizzata da due termini: capire e comprendere che si riferiscono tutte e due alla mano dell'uomo. Ferrante toccando l'argomento si è anche incuriosita degli animali. Gli animali hanno i recettori: i baffuti ce l'hanno sui baffi oppure intorno alla bocca; ha letto che il koala è l'unico animale che ha le zampe con dei segni e delle protuberanze che richiamano molto la pianta del nostro piede.

Il Sig.G. Imperatore osserva che il tatto fra i cinque sensi, è l'unico senso bidirezionale, poichè mentre gli altri sensi ricevono un' immagine, un suono, con il tatto non solo tocco io, ma sono toccato. Questo aspetto di comunicazione lo rende il senso che ha in se sia l'aspetto trasmissivo che recettivo, come se fosse la voce e l'orecchio. Questo aspetto forse può mettere anche in crisi perché la paura di toccare è anche una paura di comunicare nei due versi:non solo essere passivo ma anche attivo.

Per Ferrante anche il nostro stesso corpo ha la duplice funzione di toccarsi e di essere toccati. Il nostro corpo, esclusa la schiena, noi lo conosciamo attraverso il tatto: le dimensioni, la proporzione, i limiti.

Zipparri evidenzia che i ciechi dalla nascita sono delle persone che usano moltissimo il tatto.

Ferrante aggiunge che i polpastrelli nel Braille sono quelli che fanno leggere.

Muscarà sottolinea che nel neonato il primo riflesso neurologico della strutturazione celebrale è il riflesso di prensione. Un bambino sano, con un futuro neurologico sano è rappresentato dalla capacità di afferrare immediatamente il pollice della madre, perché il pollice ha un significato di salvamento. Un bambino potrebbe nascere in una pozzanghera: se non si sa afferrare da solo, perché la madre magari è svenuta nel parto, non sopravvive, ma se lui si afferra si salva.

La Dr.ssa A M. Meoni afferma che il suo primo pensiero è andato alle pitture preistoriche, sulle quali in effetti non si è capito bene perché ci siano queste impronte, ma questo l'ha portata a collegarsi al discorso della conoscenza , perché il mondo dei raccoglitori e dei cacciatori conosce per impronte, cioè si orienta nel mondo tramite orme, impronte e tutto quello che il passaggio lascia. Quindi molto probabilmente è un impronta in quel caso, anche se un impronta più sofisticata qual è l'impronta digitale Cioè in effetti è l'unica cosa fisiognomica che possa dare un equivalente di univocità, cioè la persona si distingue per il DNA e per l'impronta digitale. Non possiamo sapere se possa veramente essere un segno lasciato anche dal semplice raccoglitore per dire qualcosa, la più semplice (sono passato di qua) o la più sofisticata, però c'è una differenza fondamentale che è volontario. L 'orma e l'impronta, nel mondo dei raccoglitori è involontaria e anzi tante volte se non si sta attenti a nasconderla poi ti trovano; quella invece è volontaria.

Ferrante sottolinea che la mano aveva un grande privilegio perché comunque all'inizio quando non c'erano le frecce, c'era il sasso ed è la mano che lancia una pietra contro l'animale per ucciderlo, perciò è preziosissima: è anche un' arma. Poi è anche la mano che comunque smussa le prime grossolane pietre, che fa le amigdale, è la mano che impara a scheggiare, perciò pensa che per questi paleolitici la mano abbia intanto un valore magico-religioso e poi un significato pratico come strumento

La Sig. A.Caterino si riferisce a quello che stava dicendo la Meoni sulle orme intese come una modalità di lasciare un segno del passaggio, evidenziando che ancora oggi possiamo trovare una similitudine. Porta l'esempio di inaugurazioni di grandi opere dove si usa ancora lasciare delle impronte nel cemento.

Alla Meoni pare che anche la petizione contro la pena di morte "Non Uccidete Caino", sia stata fatta con le impronte delle mani; poi Pollock le sembra abbia ripreso questo discorso delle mani, quale unico elemento figurativo nell'ambito dei suoi quadri.

Ferrante nell'ambito del tatto fa presente che c'è una simpatica tela di un pittore, che non conosce molto bene, dove ci sono tre vecchi dal naso lungo e le sei mani che si intrecciano e toccano quelle il naso di uno, quelle il naso di un altro in una burlesque nello stesso tempo piena di significato, perché c'è uno scambiarsi il contatto. Ce ne sono tantissime di allegorie sul tatto.

La Dr.ssa Valacca riprende il racconto di Steinbeck che in molte parti è rivolto all'esplorazione, al toccare, all'erotismo del tatto, i capelli, la bocca. Il tatto serve poi agli individui per conoscersi, per conoscersi attraverso il contatto, attraverso l' esperienza di tipo erotico che non è mai soltanto l'inquadramento di schemi di razionalità sulle nozioni che si apprendono, ma è prima di tutto un vissuto fortemente emozionali altrimenti uno apprende ciò che conosce, quindi non apprende niente. Tutto questo aspetto è molto interessante, ma di questo racconto evidenzia il fatto che si conclude con un omicidio, cioè dopo questo sforzo per capire, per capirsi, alla fine c'è l'omicidio.

Ferrante aggiunge che ci sono parecchi omicidi perché uccide il topolino, uccide il cane.

Per Valacca la conclusione con un omicidio è una spiegazione di quello che può essere il contatto comunicativo. Tra l'altro paradossalmente questo racconto viene sviluppato in un contesto di conclusione dei nostri seminari. La Dr.ssa Valacca conclude a ffermando che " del resto se c'è una paura latente delle cose che io metto in evidenza, è più facile controllarla; la questione del morire, della fine c'è nel racconto e suscita una paura:la paura se è evidenziata si può controllare.

Per Ferrante qui c'è anche la valenza della seduzione. Ha dimenticato di raccontare che quando è andata in Marocco li hanno portati in un laboratorio di tappeti dove si è resa conto che questa gente sa vendere e intanto si accorgono quando tu sei interessato ad un oggetto. Racconta che :"allora siamo andati lì, è tutto quanto un rituale con il the alla menta, la musica e poi ti portano il tappeto e poi ti portano un tappetino sulle ginocchia e ti dicono "toccalo, toccalo", perché quando il venditore si accorge che l'oggetto ti interessa, soprattutto i medio orientali sono bravissimim, sanno che quando tu tocchi un vestito di seta o di velluto senti il piacere e loro ti incoraggiano dicendoti" tienilo nelle mani tienilo, tienilo" perché sanno che il tenere nelle mani aumenta la possibilità di acquistarlo". Hanno fatto una esperienza con gli adolescenti quando devono acquistare il cellulare, l'iPhone, l'iPod, nel negozio lasciano vederlo, guardarlo ed anche provarlo: hanno capito che il tatto favorisce l'acquisto, quando non rigetta l'oggetto perché c'è il rovescio della medaglia, cioè quando c'è la fobia:non voglio toccare questo oggetto perché è pericoloso.

Il Dr.E.Tempesta, dopo aver osservato che nel racconto l'uccisione è il collettivo che in qualche modo sentenzia l'esclusione definitiva di una modalità di comunicazione patologica, sottolinea quello che è la funzione della mano in tutta la cultura orientale, che è una cultura di violenza e di difesa nella quale non è più un toccare per conoscere, ma è un toccare per uccidere. Basti pensare a tutta l'arte marziale, sia giapponese, che è sempre difensiva, sia quella cinese o coreana, che è per esempio la capacità di toccare i famosi punti letali: è un' arte che è un modo di sviluppare la funzione della mano, oppure pensiamo al karatè. Si collega a quanto detto dalla relatrice sulle prime esperienze di smerigliatura delle pietre fatta con la mano, che molto probabilmente era fatta da strofinamento con altre pietre: questo porta a valutare la capacità che avevano nell' usare la mano addirittura come un' arma Quindi da questo punto di vista l'abilità era quella di colpire e di controllare questa funzione letale del toccare come lo esercita la cultura orientale, e tra l'altro è proprio inquesta area, Cina – Giappone – Corea, che si sviluppano queste arti , questa modalità di esercizio.

Ferrante ha pensato al taglio della mano. In alcune rappresentazioni rupestri ci sono anche le mani mozze, oltre che il palmo, e si pensa che probabilmente rappresentino le mani che hanno trasgredito.

Lusetti, collegandosi al discorso di Tempesta, afferma che forse tutti questi nostri dubbi e queste apparenti contraddizioni si sciolgono se facciamo l'ipotesi che le mani si siano sviluppate sin dall'inizio come delle armi e per forgiare delle armi che poi erano armi da caccia perché le pietre a quello servivano.

Pisani trova la discussione molto, molto interessante; ma interviene per dire che:" Questo è l'ultimo seminario di quelli che io penso ormai da 30 anni a questa parte ; voglio ringraziare tutti quanti per l'alto livello che hanno acquisito questi seminari, ognuno di voi ha dato un contributo altissimo e a mano a mano che andiamo avanti il livello diventa sempre più alto : vi ringrazio tantissimo. Ribadisco un po' il concetto: questi seminari sono dei seminari interdisciplinari che hanno come fine quello dell'integrazione psico-biologica, anzi bio- psicologica-sociale. L 'atmosfera che abbiamo creato: io, Marinetta Ferrante, Anna Maria Meoni che siamo i fondatori di questi seminari, è una atmosfera di autenticità . Significa che ci riuniamo per parlare: il fine principale è quello di parlare e approfondire la conoscenza, poi c'è un secondo fine che è quello sociale:stiamo insieme,ogni tanto facciamo festa e andiamo a cena. Io mi sono messo in mente, d'accordo con Anna Maria Meoni, che proprio per questo motivo i seminari che inizieranno dal prossimo anno, saranno dei seminari che avranno una maggiore attività da parte di ognuno dei partecipanti; una delle cose che mi è venuta in mente è di eliminare, oppure rendere meno importante le domande al relatore, perché il relatore che invitiamo, si suppone abbia una conoscenza approfondita in materia, oppure che abbia studiato a fondo una materia e che ci presenti un tema che è sviluppato ed elaborato in maniera multi personale, come abbiamo fatto questa sera. Ognuno dà il suo contributo al tema, tuttavia le domande al relatore hanno una impostazione di tipo verticistico, lui è onnisciente; certo ha studiato una cosa e ne sa più di noi è più esperto, ma ognuno di noi ha da dire qualcosa e insieme costruiamo e consegnamo ad Antonella Giordani la quale registra tutto e poi su www.psychomedia.it pubblichiamo una raccolta.

Per chiudere ringrazio a nome di tutti la dottoressa Fernanda Conti Pallai , la quale anche a nome di suo marito, che purtroppo non c'è più, ha deciso di ospitarci in questa sede dopo che io essendo andato in pensione dall'Università, avevo chiesto se potevo continuare non attività assistenziale, non attività didattica, non attività di ricerca , ma se potevo continuare a fare seminari una volta al mese La risposta secca fu no, tu ormai sei andato in pensione, basta. La dottoressa Conti Pallai mi ha detto che ci poteva ospitare all'Edizioni Universitarie Romane, ed io la ringrazio moltissimo perché questa è una bella sede e poi la sua ospitalità che è una ospitalità molto affettuosa, molto amichevole, molto calorosa"


Infine comunica che il dottore Ettore Pasculli, primario psichiatra, che è venuto anche qui a fare un seminario, ha scritto un libro dal titolo molto suggestivo : "La depressione, il guerriero perduto e lo sciamano scomparso" che presenterà venerdì 5 luglio 2013 alle ore 17 nella sala mostre e convegni Gangemi editore, via Giulia 142. Pisani pensa che abbia scritto delle cose molto belle; non è un analista ma è uno psichiatra di lunga esperienza e di ampiezza di vedute.

 


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