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Seminari
di Neuropsichiatria, Psicoterapia e Gruppo Analisi
2009 - 2010

Fare cinedocumentari

Dr.ssa Silvana Palumbieri
Coordinatore Dr.ssa Anna Maria Meoni
(t) testo di relazione fornita dal relatore
(r) elaborazione testi a cura Dr.ssa Antonella Giordani


(r) In apertura del primo seminario il Prof. R. Pisani ringrazia la Dr.ssa F. Conte che ospita i seminari, dopo che per tanti anni e fino a quando non è andato in pensione, si sono tenuti presso la Clinica delle Malattie Nervose e Mentali. In ricordo di quegli incontri ha le fotografie “storiche” scattate dalla Dr.ssa Ferrante che espone nel proprio studio privato. Il secondo ringraziamento va a tutti i presenti in quanto, pur essendo il creatore dei seminari, senza la loro partecipazione e senza l’affetto nei suoi confronti, gli incontri seminariali si sarebbero esauriti. Ringrazia poi la Dr.ssa Palumbieri che ha accettato di tenere il seminario di apertura di questo anno che è riferito ai gruppi. Evidenzia che, in quanto Gruppoanalisti, abbiamo molto da imparare dai registi, allenatori di calcio, coristi e conduttori d’orchestra. Dopo aver ricordato che i seminari, impostati secondo i concetti gruppoanalitici, hanno come caratteristica la libera discussione dialogica, dà la parola alla Dr.ssa A.M. Meoni, coordinatrice dell’incontro, che presenta la Dr.ssa Silvana Palumbieri

La Dr.ssa Meoni così presenta la Dr.ssa Silvana Palumbieri : è stata docente in Storia dell’Arte a Roma in diversi istituti e da ultimo all’Accademia delle Belli Arti. Da più di un decennio è autore e regista di Rai Teche. Realizza documentari strutturati con materiali d’archivio, inseriti nella programmazione culturale di grandi eventi: biennali, convegni universitari, rassegne, mostre, celebrazioni. seminari e didattica, secondo una logica propria di servizio pubblico. Selezionata per importanti festival e rassegne cinematografiche ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria ad Asolo “ Art Film Festival” e il Primo Premio Sezione Cinema a Milano “ Doc Festival “. Ha tenuto il corso “Il docufilm” nel Master Rai organizzato per la facoltà di Scienze della Comunicazione Università degli Studi di Roma” La Sapienza “. Nei suoi lavori, oltre quaranta, si possono individuare alcuni filoni: Lingua e Letteratura - Universo femminile - Arte figurativa, Design, Pubblicità - Arti della comunicazione di massa: Cinema ,TV - Cultura e politica. La Dr.ssa Meoni sottolinea che la Dr.ssa Palumbieri, pur non essendo psicologa né psicoterapeuta, è stata invitata a parlare di un’ attività che a noi interessa in quanto attività di coordinamento di gruppo qual è quella che svolge il regista. Ricorda che il cinema è la cosiddetta settima arte e che ha una forte organizzazione gruppale, poiché il cinema senza il gruppo non potrebbe esistere : un arte che senza gruppo non è.

Dà la parola alla Dr.ssa Palumbieri che dà lettura della sua relazione dal titolo:

“L’ALTRO FAR CINEDOCUMENTARI” (t)

LE ISTITUZIONI E LA FORMA – PROGETTO - RICERCA MULTIMEDIALE – SCENEGGIATURA – RIPRESE IN TRUKA - STILE – TRATTAMENTO GRAFICO DELL’IMMAGINE - MONTAGGIO DIGITALE – COLONNA SONORA - UN CAST TRASVERSALE -

LE ISTITUZIONI E LA FORMA

Tutto muove dal rapporto con i referenti interni od esterni all’azienda, fruitori conclusivi del documentario, che ne provocano l’ avvio designando il soggetto. L’ attività produttiva delle Teche Rai è connotata dalla presenza della componente cine-documentaristica nella progettazione di grandi eventi. Nell’ambito della sua funzione di servizio pubblico il documentario delle Teche Rai è rivolto a pubblici specifici, vive della sua identità di prodotto artistico e culturale di alta qualità. Facoltà universitarie, ministeri, grandi enti culturali , associazioni di rilevanza sociale sono alcune delle istituzioni che richiedono, utilizzano e diffondono questi documentari destinati a biennali e triennali d'arte, convegni universitari, rassegne, retrospettive, mostre, fiere culturali, celebrazioni, festival, sezioni e selezioni in convegni. L’istituzione sostiene un complesso di valori, norme e consuetudini che definiscono e regolano un’attività socialmente rilevante. Una determinata istituzione si riferisce ad un ambito che ne determina le forme di comunicazione.

Dal confronto con l’autore l’idea si sviluppa, solidificata da un attenta ricerca preliminare sui testi attinenti. Nel documentario il contenuto influisce sulla forma. Il prodotto filmico nasce proprio nel momento in cui trovano sintesi il tema da trattare e l’atto creativo.

Il PROGETTO

Al regista occorrono flessibilità psicologica e culturale affinché lo stile della dell’opera scaturisca dal contesto pragmatico: individuazione dei materiali di Teca, correlazione con altri materiali, riferimenti saggistico-letterari,. La linea editoriale del progetto germina da incorporazioni, citazioni, recuperi ed esclusioni. Tra connotati realistici ed immaginazione la scaletta è sintesi, iniziale aggregazione di argomenti e scansioni.

RICERCA MULTIMEDIALE

Per dirla come Zavattini, siamo “i cercatori d’oro che scavano nell’immensa miniera della realtà”. Tutto il duplicato rappresentativo, la memoria fantasmagorica del mondo è nelle Teche Rai, accumulo di un secolo di immagini e suoni riprodotti: fatti e pensieri, luoghi e situazioni. Testimonianze, riflessioni, risposte dei protagonisti della vicenda letteraria, pittorica, politica contemporanea, brani originali dei diversi generi espressivi, frammenti di dibattito, registrazione di pubblici eventi. Tutti esistenti, vivi nel materiale filmato delle teche. Dagli gli archivi riaffiorano immagini dimenticate, ma ciò che abbiamo lasciato è ciò che dobbiamo ritrovare ad ogni costo. Quindi il regista orienta la ricerca dei materiali iconografici legati al tema da rappresentare. Viene acceso il "piano di ricerca iconico-sonora" con le sequenze da individuare nelle posizioni dell’immenso universo di immagini catalogate nella videoteca Rai. Nello stesso tempo prende avvio la ricerca di testi e di altri materiali iconografici da utilizzare nelle biblioteche , emeroteche e fototeche.

E’ il catalogo multimediale Rai , grande archivio informatico che concentra e collega tra loro i materiali audio e video degli archivi della TV e della Radio ed anche le scalette, i testi del contenuto, le pubblicazioni, le fotografie, i copioni e molto altro del patrimonio Rai. Il sistema informativo è basato sulla ricerca con parole chiave ( es. Personaggi, Correnti culturali, Sigle associative, Titoli di opere teatrali, liriche, filmiche) e comprende le transazioni necessarie per la sola documentazione testuale espressa in schede. Il catalogo multimediale contiene un potente motore di ricerca in modalità web che opera su tutte le banche dati vecchie e nuove.

La ricerca cambia a secondo del contesto. Ma è importante saper schivare il mero contenutismo per riflettere anche sul valore estetico delle immagini, sul valore intrinseco dei segni , sull’immanenza del loro peso interno al contesto.

Il momento della prima visione evidenzia ciò che manca rispetto alle intenzioni di partenza e cosa c’è di nuovo rispetto al progetto iniziale. Più che da schemi preconcetti, bisogna avere lo spirito aperto di lasciarsi guidare dai materiali di cui si dispone, aver l’abilità di cogliere. Ed è vero anche il contrario, per una struttura narrativa coerente e dotata di ritmo, bisogna poi saper sottrarre.

SCENEGGIATURA

Il documentario reinventa le immagini del mondo conservate negli archivi in base alle regole della linguistica e stilistica del cinema.

Prende sostanza il lavoro di sceneggiatura , unificazione di testo e immagine. La circolazione si allarga, si creano rapporti fra testi, lontani tra loro per categoria e per tempo. Sul piano letterario un testo viene inserito in un altro testo. Sul piano iconico l’attenzione si sposta dallo sguardo di una singola ripresa, alla moltiplicazione degli sguardi e dei suoni. E’ incorporazione, citazione, recupero dei diversi generi espressivi. E’ un processo che genera nuovi significati, intertestualità. I generi tradizionali sia letterari che iconici vengono trasformati con una figura stilistica molto più ampia, dotata di originale vitalità espressiva, destinata a spettatori.

Nel tradizionale documentario storico, la sequenza più consueta utilizza foto e materiali d’archivio con commento fuori campo. Mentre la subordinazione del linguaggio delle immagini al linguaggio verbale produce ridondanza, è anche vero che ciò che le parole dicono le immagini devono rappresentarlo. Quindi spesso è la parola a determinare il senso delle immagini. Questo tipo di documentario è logocentrico, la voce fuori campo è asseverativa, onnisciente. L’autore si identifica nella voce dello speaker, che diventa così il narratore della storia.

Talvolta viene conferita una sorta di delega a narrare ad un personaggio, o a più personaggi, che si manifestano attraverso riflessioni, confessioni autobiografiche, descrizione di fatti. Lo sviluppo del racconto subirà quindi la cadenza e il tono di voce del personaggio scelto.

Molti sono anche i casi di autoreferenzialità in cui l’autore adopera materiali d’archivio per una storia in cui è lui stesso il protagonista.

Un altro tipo di narrazione può essere costruita intrecciando materiali originali di diversi generi espressivi, film, opere teatrali, documentari, sceneggiati televisivi.

Altre volte il racconto transita nel citazionismo, altre volte è mero esercizio nostalgico o di archeologia postmoderna.

Il ritmo da conferire al racconto è una variante in funzione della materia e della durata. La durata diegetica del documentario può coprire un secolo, o solo alcuni mesi. Riferita all’uso finale la durata reale ha le dimensioni di corto, medio e lungometraggio. Il ritmo da conferire al racconto è una variante in funzione della durata e della materia. In relazione alla durata viene individuato anche il modello narrativo come struttura, tempi, cadenze.

La narrazione dei documentari per lo più si svolge in ordine cronologico. A volte però per scomposizione temporale il racconto inizia in medias res , e gli avvenimenti iniziali vengono esposti ricorrendo al flash-back.

Il tempo quindi ha un’importanza essenziale nella narrazione cinematografica. Con la dissolvenza avviene la dissimulazione dell’ordine temporale rotto. Il fondù stabilisce il tempo di chiusura di una sequenza o di un capitolo. Il passaggio istantaneo tra un’inquadratura e la successiva può invece avvenire col semplice taglio.

Alcuni effetti operano direttamente sull’immagine. Col ralenti si opera per la dilatazione temporale dell’ inquadratura o risalto di momenti essenziali. Col freeze frame l’istante del tempo è fissato per sempre,o l’attimo enfatizzato o congelato di una situazione. Sovraesposizione, la solarizzazione richiamano volti e situazioni anteriori ai fatti narrati .

Dando partizione alla sceneggiatura con blocchi costruiti su base cronologica o tematica viene data alla narrazione cadenza e struttura. L’insieme di queste elaborazioni realizza poi la funzione complessiva.

Per rendere qualità narrativa, dar dinamismo al racconto, valgono sia l’iterazione di immagini attinenti per analogia, sia la fondazione di un sistema di opposizioni all’interno della singola sequenza come anche tra sequenze successive.

RIPRESE IN TRUKA

La truka riprende materiali iconici statici come foto, disegni, dipinti, copertine di libri e riviste, bozzetti di scenografie e di architetture. Taglio dell’inquadratura, movimento e risalto dei dettagli , esaltano un’idea insita nelle opere catturate e creano dinamismo visivo attraverso spostamenti di piano, morbide panoramiche, avvolgenti movimenti.

STILE

Dal flusso delle immagini spetta all’ autore televisivo il compito di narrare, di raccontare in ogni momento con grande analisi e fine sintesi. E’ impegnato a far conoscere, a consegnare la realtà dei fatti ed allo stesso tempo ad immaginare, a rappresentare con fantasia. Il lavoro del regista di documentari consiste nella ricerca, continuamente spezzata e affannosamente felice, che combinando progettazione/immaginazione/tecnica raggiunge un risultato artistico. Il livello estetico è stato comunque ridefinito con l ’avvento delle nuovi media, come la computer grafica .

Combinando in maniera quasi alchemica immagini e suoni del passato alle nuove forme il regista raggiunge lo stile del racconto.

TRATTAMENTO GRAFICO DELL’IMMAGINE

L’organizzazione dei materiali è resa esplicita dall’uso di espedienti di tipo letterario come didascalie, scritte e crowl: l’assetto metalinguistico è evidente.

Il trattamento grafico dell’immagine è una fase essenziale di questi documentari. Lo scopo è di proporsi continuamente allo spettatore come realtà concettuale; interrompere l’ipnosi delle immagini. A tal fine vengono usati espedienti di tipo letterario come didascalie, scritte, crowl. Scritte a schermo pieno per rendere sintesi grafica di concetti , per scandire capitoli, aggregazioni tematiche, momenti storici. A volte è scritta-immagine come nella pubblicità. Il forte impatto comunicativo e iconologico delle scritte porta ad ideare effetti multipli e animazioni. A volte viene composta una trine di nomi multicolori, multiformi e multidimensionali che riempiono progressivamente lo schermo per poi sfumare. Anche la banda nera creata dal sedici/noni consente l’inserimento di didascalie, come anche la creazione di texture. Ci sono anche scritte già scritte: manifesti pubblicitari, titoli di libri, titoli di giornali, scritte-immagine della pubblicità.

Componendo a tutto schermo un’arnia grafica nei cui riquadri entrando da f.c. si vanno a collocare immagini progressive della stessa azione si ottiene diacronicità/sincronicità o simultaneità concettuale in un sola inquadratura.

La sigla nel documentario è il primo elemento investito dal trattamento grafico. E’ la copertina del programma, elemento estetico di introduzione al mondo che si vuol raccontare,trailer , proemio.

MONTAGGIO DIGITALE

Il processo di formazione dell’immagine digitale è programmato, controllabile in ogni suo stadio, essendo basato su algoritmi numerici. Immense memorie consentono di immagazzinare la grande quantità di immagini prodotta dalla duplicazione dei materiali delle Teche Rai. Vengono create cartelle (per tema, argomento, capitoli), timeline che evidenziano le varie tracce dell’intero progetto editoriale, a loro volta articolate in clip. Le timeline dispongono di più tracce: audio, video, grafica, che in un attimo possono essere richiamate dalla memoria e utilizzati nella sequenza.

Nel montaggio digitale è possibile con grande speditezza fare più prove di montaggio su singole sequenze senza tener conto della progressione cronologica delle inquadrature, come anche intervenire per modificarne l’ordine. Si può anche operare con interventi diretti sull’inquadratura: modifica del piano, formazione di dettagli, realizzazione di attacchi sull’asse.

In questa fase del processo realizzativo si esalta la soggettività dell’autore. Con raccostamenti questi opera per reinventare materiali spezzati dalle scelte operate. Le diverse inquadrature che compongono la sequenza (PP,campo lungo, carrello etc.) decontestualizzate assumono nella ricontestualizzazione una diversa significanza. La ricerca del ritmo giusto è continua e sregolata.

La natura dell’Avid consente in via diretta risoluzioni su immagini lontane nel tempo come quelle degli archivi. Sono gli interventi di restauro digitale dell’immagine come il riequilibrio della luminosità, il ritocco cromatico, l’aumento del contrasto. Le immagini prendono nuova vita.

Le linee audio e video sono cresciute in dipendenza della ricchezza della progettualità e adesso tutto viene finalizzato , consolidato col rendering.

COLONNNA SONORA

Intanto si è andata formando la colonna sonora. Sulle tracce audio prendono posizione le voci al vivo di grandi protagonisti , pezzi di dibattito, registrazione di pubblici eventi, voci di celebrità intervistate dalla Rai. Variazioni ritmiche vengono offerte da rumori colti dal vivo dalla realtà urbana: sferragliare di treni, cabrate di aerei, stridio di copertoni, caos acustico,scoppio di bombe, urlio di folle. Casualmente prendono vita suggestive sinfonie contemporanee.

Per la voce fuori campo che sostiene il testo, la regia sceglie tra diverse tonalità. La voce formale di forte autoritarismo epistemico tipica delle speaker, la voce aperta che esplora più che spiegare, la voce poetica dai toni intimisti, insinuante, quasi sussurrata.

Da un altro archivio - la discoteca Rai - proviene la parte musicale, musica classica, lirica, brani e canzoni; anche in incisioni originali. La musica assume valenze diverse. In forma espressiva rafforza emozioni ed argomenti della sequenza, ne è protagonista Altre volte contribuisce a conferire vigore sincronico ai fatti narrati.

E dall’archivio radiofonico arrivano esclusive sonorità antecedenti al 1954.

Per il sonoro viene operata l’ecoalizzazione, il trattamento omogeneizzante di suoni di diversa origine e qualità d’incisione.

CAST TRASVERSALE

Il documentario viene costruito percorrendo l'intera filiera ideativo-produttiva. attraverso un cast trasversale. Parte dagli assistenti della videoteca per realizzare la ricerca iconico-sonora. I documentatori di biblioteche , emeroteche e fototeche per individuare materiali documentari e iconografici. Gli addetti dell’Archivio diritti per la verifica delle titolarità dei materaili conservati. Gli sceneggiatori (per lo più lo stesso regista) per la sintesi di testo e immagine. I responsabili della divisione di produzione per la lavorazione dei materiali e la conseguente fornitura. Gli attori per la fase di incisione dei testi. I grafici per il trattamento dell’immagine. L’operatore in truka per le riprese dei materiali iconografici statici. Il consulente musicale o l’addetto di discoteca per il commento musicale. Quindi il montatore per la fase di sintesi creativa del filmato. Il lavoro è concluso, il regista è riuscito a costruire l’ opera. Nella sintesi estetica del racconto documentaristico ha inteso far cogliere piacevolmente la ricchezza nascosta della vita e del sapere.

PROIEZIONE DOCUMENTARIO

A conclusione della relazione la Dr.ssa Palumbieri presenta un suo documentario su Dino Villani un personaggio quasi sconosciuto a cui lei ha rivolto tutto il suo impegno. Una volta realizzato il lavoro, 2 anni or sono, è stato presentato alla mostra a lui dedicata al castello Rivoli di Torino.

La Dr.ssa Palumbieri dice: “Quando mi è stato chiesto di fare un documentario su Villani, ho subito dovuto riscontrare che scarsissimi erano i materiali video di Teca. Sono riuscita a trovare altrove varie foto. Per la parte scritta non esisteva alcuna biografia, solo testimonianze di colleghi”.

Dino Villani va considerato il maestro della pubblicità italiana, una personalità straordinaria che ha accompagnato la crescita economica del Paese. Prima e dopo la II guerra mondiale ha intuito che la pubblicità poteva cambiare il paese, insegnare a lavarsi i denti tutti i giorni, usare la lavatrice, mangiar bene, stendere la cera sui pavimenti, far trascorrere a tutti le vacanze al mare. Ha promosso prodotti industriali di alta qualità, arte, gastronomia, cultura, creando mille eventi. Geniale anticipatore Villani ha creato anche la persuasione indiretta. Ha costruito tante manifestazioni come motore di iniziative sociali ed eventi promozionali: nel 1946 Miss Italia, poi Festa della mamma, La sposa d'Italia , Premio San Valentino, Premio Suzzara, Il film della vostra vita, l’Uomo del giorno e un'infinità di altre manifestazioni. Molto ha ideato assieme a Zavattini, ma nella memoria collettiva proprio per questo il suo nome appare annebbiato. ]

Fa seguito alla relazione il dialogo tra i partecipanti (r):

Il Dr. S.Zipparri osserva che la regia dei documentari è diversa da quella cinematografica vera e propria, ma ci sono aspetti comuni soprattutto in merito al coordinamento dell’equipe di lavoro. Si riferisce al film “Prova d’orchestra” di Fellini in cui c’e’ una metafora su come possa essere diretto un gruppo da parte di una figura leader. Chiede alla relatrice, in base alla sua esperienza, cosa possa dire a questo riguardo: cioè quale sia la linea psicologica per porsi quale leader.

Per la Dr.ssa Palumbieri le persone che lavorano con te ti rispettano se sai lavorare: devi essere un grande professionista cioè che ha conoscenza del problema, capacità di concentrazione, conoscenza del linguaggio cinematografico, passione e dedizione. Se fai arrivare questi componenti ai tuoi operatori si sentono stimolati e sollecitati a dare il meglio della propria professionalità, pur se questo non comporta successo, gloria e neppure soldi. Nel momento in cui riesci a motivarli, tutti danno il massimo avendo come ricompensa l’opera e null’altro, le persone che hai vicino debbono “amarti”. E’ un lavoro di grande prossimità fisica, in cui tutti vogliono dimostrare a se stessi e a te che possono avere vocazione autoriale Sulle scelte creative all’interno del gruppo si sviluppano momenti di grande conflitto e scontro, momenti di grande tensione. Si creano anche alleanze col fine di metterti in difficoltà. Tu come leader devi saper gestire, è necessario avere sempre il piglio per poter dire “Voi avete fatto una proposta, ma la persona che decide, nel bene e nel male, sono io che ho la responsabilità artistica del prodotto.” Quindi tu decidi, e quando la soluzione adottata risulta di volta in volta essere ottima, i collaboratori sono portati ad accettare la tua leadership che avevano cercato di mettere in crisi. Palumbieri sottolinea poi che svolge un lavoro tipicamente maschile e non solo è donna, ma si considera anche una bella donna e sa che si può accettare questo lavoro se viene svolto da una donna che almeno sia brutta. Quando è venuta Piera degli Esposti in sala di montaggio, si e’ meravigliata del fatto che, pur essendo bella, facesse la regista e non l’attrice. Ma Silvana Palumbieri dice che a lei piace stare dietro le quinte per riflettere, ragionare e creare questa materia dal nulla: non esiste niente prima, è tutto inventato fotogramma per fotogramma. Non si tratta di assemblaggio, bensì di una tessitura cinematografica, come un grande tappeto o un arazzo.

Per Pina Meoni è come un mosaico.

La Dr.ssa Valacca pone una domanda riguardo il progetto che all’inizio il regista ha in mente e con il quale procede poi, quando arriva al termine dell’opera, c’e un divario tra il progetto iniziale e ciò che si è costruito. Lei pensa che nell’opera finale anche un’ idea geniale non possa corrispondere in pieno.

La Dr.ssa Palumbieri specifica che quello che trovi in sala di montaggio è il ritmo; poi una struttura è come un quadro che deve funzionare. Il lavoro del documentario è un working in progress, ci sono continui aggiustamenti, modifiche, raccordi di piccola entità. Quello che trovi al momento della costruzione sono tutti gli elementi che hai deciso ci debbano essere, tutti gli apporti, le fonti . Sai anche i tempi che devi dare allo speaker, alla musica. Quello che contraddistingue la regia è ritmo e tempo.

Per la Dr.ssa Valacca il ritmo indica una scansione del tempo, ma ribadisce che lei considerava come l’idea iniziale, con cui la regista parte, e la realizzazione finale non combacino. Tra inizio e fine non può non esserci una disparità. Inoltre l’aspetto creativo può sfuggire di mano; l’aspetto della creazione lo si ritrova nel prodotto finale dove ci sono cose nuove rispetto ai vari fattori cui il regista attinge per creare. L’aspetto creativo però sfugge all’autore, al più lo coglieranno gli spettatori. Creare è una situazione del fare non perfettamente chiara ma che si scoprirà alla fine quando l’opera è riuscita.

Il Dr. I. Majore si riferisce al giusto riconoscimento del cinema e della televisione come settima arte, ma non lo è sempre. Si chiede che cosa sia l’ arte. L’arte è quando nel prodotto di cui ci interessano poco gli aspetti tecnici, l’autore riesce ad esprimere qualcosa di se stesso: ebbene quello che vediamo nell’opera della Palumbieri è che c’è lei. Del personaggio, che sarà pure molto bravo, c’interessa relativamente; c’ interessa quello che lei ha interpretato; col suo lavoro, in fondo quasi analitico, riesce ad esprimere il senso di questo personaggio che si mescola col senso di se stessa. Quello che noi sentiamo è il suo respiro, piuttosto che il respiro del personaggio che viene presentato. Altre persone che adoperano il mezzo cinematografico non sempre lo fanno: mettono insieme delle cose e dei fatti abbandonandoli a se stessi, giovandosi degli effetti tecnici . Durante la proiezione del documentario, sentiva lei è riuscita a dargli l’anima, a farne un personaggio emotivo: la sua emozione ha incontrato il personaggio.

La Dr.ssa Palumbieri conferma che nelle biografie riesce a far vivere i suoi personaggi. Tanto è vero che i figli l’hanno ringraziata proprio perché ha ridato vita al loro padre.

Per il Prof. Majore i registi non sono tutti uguali, ci sono quelli che lasciano fare e che cercano quasi di trasfondere se stessi nei personaggi e nei vari operatori; altri invece che li dominano e li usano, usando la loro capacità, ma adoperandoli. Fellini era uno di questi. Non dava molto spazio a ciascuno per quello che era, lo adoperava usando le sue qualità;considerava gli attori macchie di colore. La Palumbieri non fa questo: estrae dal personaggio un senso emotivo che è la cosa più importante. Il livello profondo di se stessa coincide con quello del personaggio e questo assomiglia molto al nostro lavoro.

Il Prof. Pisani osserva come a quel punto i collaboratori perdano interesse per il denaro, il successo e vengano coinvolti nella passione comune in un lavoro di cui la Palumbieri tiene le fila.

Il Dr. G. De Cinti evidenzia un collegamento tra il lavoro del regista di documentari e l’attività terapeutica. Il regista di documentari, insieme ai collaboratori, va a scavare nel passato dei personaggi e attingendovi costruisce qualcosa che è nuovo, qualcosa che è altro da quello che c’era e del quale il regista è in qualche modo l’artefice, il primis.

La Dr.ssa Palumbieri afferma che lavorano con la memoria, il passato da cui poi scaturisce il lavoro

ll Dr. S. Zipparri sottolinea l’importanza di questa analogia.

Il Prof. I. Majore evidenzia come la memoria sia importante nel momento in cui fa risuonare delle nostre corde, non è solo cronaca.

ll Dr. Zipparri riprende l’aspetto della narrazione con la quale noi terapeuti abbiamo spesso a che fare. Sottolinea come i materiali della memoria possano essere messi insieme e contestualizzati in modi differenti a creare storie. La memoria è perciò qualcosa di dinamico come si evince dal lavoro di regia proposto dalla relatrice.

La Dr.ssa Palumbieri rileva delle parentele, delle vicinanze, delle risonanze col mondo della psicoterapia solo che i terapeuti lavorano con gli esseri umani mentre lei lavora con un prodotto che è una finzione, con un opera, un oggetto.

Dr.ssa Valacca sottolinea che però è un oggetto comunicante.

Per Palumbieri è alla stregua di altre forme d’arte: pittura, letteratura, musica. Ma riesce a incorporarle, a citarle. I tradizionali generi espressivi sia letterari che iconici vengono trasformati con una figura stilistica molto più ampia, dotata di originale vitalità espressiva.

Il Dr. Majore sottolinea la diversa finalità che nel documentario non è terapeutica, ma che consiste nel far ritrovare nel prodotto qualcosa che t’interessa, ti riguarda, parte di te stesso e questo si può fare se l’autore trasmette parti di se stesso.

La Dr.ssa Meoni ricorda che il cinema, nato nel 900, è una innovazione tecnologica che va a sbilanciare enormemente la mentalizzazione del concetto d’artista. Se lo si vede storicamente in senso classico e d’avanguardia, nelle altre arti le idee su chi è “l’artista” sono chiare; se ci si sposta nel mondo del cinema non si sa più chi sia l’artista: chi è l’autore ?: il regista? C’è poi un altro aspetto che riguarda il prodotto artistico che ha un’enorme molteplicità nella sua produzione. Come è emerso ci sono tantissime persone che lavorano al prodotto di venti minuti e che sono sicuramente coordinate. Ascoltando la relazione ha dedotto che la conduzione come epifenomeno è quella del gruppo a stella nel senso che le persone sono coordinate, ma fondamentalmente dirette; non sono un gruppo foulksiano; non è il gruppo che crea il prodotto, ma è il conduttore del gruppo che crea il prodotto. Chiarisce che il gruppo a stella è un gruppo gerarchico tipo quello della caserma comandato dal generale; tutti sanno che debbono ubbidire al generale altrimenti vengono puniti. Si applica tendenzialmente il gruppo a stella anche quando si dirige un’azienda; poi viene introdotta la motivazione ai fini di una migliore produzione che modifica l’atteggiamento brutalmente direttivo in una blanda compartecipazione. Come diceva la relatrice, alla fine è lei che decide cosa, dove, come e quando, perché lei sa, è lei che ha le idee in testa; il risultato va raggiunto in tempi pre-definiti. Data la complessità del cinema è inevitabile una conduzione a stella, ma a questo punto si pone un problema: il prodotto artistico a chi appartiene? E’ di uno o di tutti? La Meoni non è sicura, come appare dalla risposta della Dr.ssa Palumbieri, che il prodotto riporti la firma di tutti.

Per il Prof. I.Majore il mezzo, in tutte le manifestazioni espressive, è molto importante ma è relativo rispetto alla capacità creativa dell’autore. Si può essere artisti nel canto, nella pittura, nella scultura, nel cinema e si può essere anche artigiani negli stessi campi senza essere artisti, oppure si può essere noiosi; in ogni caso non crede che possa essere il mezzo a qualificare l’arte;il mezzo permette di esprimere, se c’è, l’arte di chi lo fa .

Il Prof. R. Pisani, foulksianamente parlando, divide i gruppi in gruppi di attività: c’è il lavoro di regista, dell’allenatore di una squadra di calcio; c’è il direttore di un coro; c’è il direttore d’orchestra; c’è il direttore di un gruppo di mosaici: questo è il gruppo di attività. In questo caso il conduttore è un leader e deve dare le direttive. Ad es. la squadra di calcio ha bisogno di un allenatore:è un gruppo direttivo; così come un regista è un leader, ma è anche interprete di quello che circola dentro il gruppo. Se fai un mosaico e hai pazienti psicotici sicuramente sei l’interprete di quello che vogliono loro e in questo dai le direttive. E’ un po’ come la storia del conduttore d’orchestra di cui ci ha parlato Tenaglia: c’è il direttore d’orchestra demiurgo, tipo Herbert von Karajan, Arturo Toscanini, Riccardo Muti per i quali guai a chi fiata e poi c’è il conduttore che, entro certo limiti, lascia la libera espressione dei componenti dell’orchestra tipo C. Abbado. Il gruppo di attività prevede una conduzione direttiva. C’è poi il gruppo di attività finalizzato alla terapia, come il gruppo di mosaico della Dr.ssa Meoni che, pur essendo finalizzato alla terapia, lascia spazio alla creatività. C’è poi il gruppo analitico in cui il conduttore dovrebbe avere tutte queste qualità:competenza, passione, dedizione, fantasia, creatività, capacità d’intuizione e l’autenticità. Questo gruppo di cui stiamo parlando, Bion lo chiamerebbe un gruppo di lavoro perché per fare il documentario ci vuole competenza nella materia. Il Prof. Pisani conclude evidenziando che questi seminari sono un forum di libera espressione in cui i vari relatori offrono un contributo, in base alla propria esperienza e competenza professionale anche se non prettamente analitica.

Note di redazione

(r) elaborazione testi dialogo da registrazione vocale con revisione del relatore

(t) testo relazione direttamente fornito dal relatore

Antonella Giordani agior@inwind.it e Anna Maria Meoni agupart@hotmail.com


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