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Seminari
di Neuropsichiatria, Psicoterapia e Gruppo Analisi
2006 - 2007

La percezione del tempo

Dr.ssa Stefania Borgo
Coordinatore Dr.ssa Maria Antonia Ferrante
(r) elaborazione testi a cura Dr.ssa Antonella Giordani



La dott.ssa Stefania Borgo, viene introdotta dalla coordinatrice, dott.ssa M.A.Ferrante, che la presenta: specialista in Neurologia e Psichiatria ed esperta di Tossicologia Clinica,la Dr.ssa Borgo è attualmente Direttore scientifico nel Centro per la Ricerca in Psicoterapia, dove conduce ricerche cognitive. E' Direttore della Scuola di specializzazione di psicoterapia cognitivo-comportamentale e docente di "Promozione della salute", in lingua inglese, presso l'Università la Sapienza.
La dott.ssa Borgo premette che articolerà il suo intervento, in tre parti.
In una prima parte farà alcune considerazioni sul concetto di tempo, per inquadrarlo; in una seconda parte accennerà alla psicologia cognitiva, relativa al concetto di tempo; in una terza parte illustrerà delle ricerche.
Parte dalla considerazione che il concetto di tempo solleva grosse difficoltà perché la letteratura su tale argomento è sconfinata; si è accorta inoltre che il concetto di tempo viene utilizzato con più significati. Oltre il significato atmosferico, espresso in inglese con un termine molto diverso e concettualmente lontano, le è sembrato di riconoscere tre accezioni principali che ha trovato riassunte in un verso di Saffo:

Tramontate son le pleiadi e la luna
a mezza della notte;
l'ora è passata
ed io qui sola giaccio.


Illustra le tre accezioni di tempo.
1) Il tempo come MOVIMENTO: le rivoluzioni degli oggetti celesti, i fenomeni ciclici della natura su cui sono modellati i ritmi dell'organismo.
2) Il tempo come CAMBIAMENTO: il ciclo successivo non è perfettamente uguale al precedente. Il percorso è asimmetrico, le stagioni della vita si susseguono con un senso ben definito.
3) Il tempo come PROGRESSIONE che porta allo stato finale: la somma dei cambiamenti non percepiti singolarmente porta infine a uno stato diverso non più riconoscibile, che ha una diversa forma non più assimilabile alla precedente e crea una sorta di discontinuità.

Questi sono modi abbastanza diversi di rappresentare il tempo che i ricercatori del campo mettono in correlazione con rappresentazioni che derivano dal modo con cui noi abbiamo esperienza del tempo e in pratica lo misuriamo.

Approfondisce questi tre aspetti del concetto di tempo.

IL TEMPO COME MOVIMENTO
Fin dai tempi più antichi la misura del tempo si è basata sul movimento e in particolare sul moto regolare degli astri; invita a pensare allo gnomone che si muoveva e con l'ombra dava l'ora del giorno. Durante la notte non era possibile usare questo sistema; c'era un sistema a fessura e a mano a mano che passavano le costellazioni, indicava le ore.
Si riferisce al verso di Saffo:

"Tramontate son le pleiadi e la luna":
che sta a significare che le costellazioni sono passate nelle loro fessure corrispondenti alla mezzanotte.
Da qui la metafora: "il tempo passa".
Anche gli intervalli di tempo venivano misurati tramite moti regolari. Pensiamo alle clessidre o agli orologi ad acqua.
Da qui la metafora: "il tempo scorre
".

IL TEMPO COME CAMBIAMENTO
La prima documentazione di un calendario, secondo il prof. Anati del Centro Camuno di Studi Preistorici, è una statuetta femminile in avorio di circa trentamila anni fa con rilievi trasversali sul corpo, che si pensa rappresentino i giorni del ciclo. Le tacche probabilmente servivano a memorizzare un ciclo mensile di 28 giorni. I primi calendari erano calendari lunari basati su mesi di 28 giorni, successivamente vennero trasformati sulla base di mesi di circa 30 giorni.
Il giorno è scandito dall'alternanza della luce e del buio; le stagioni registrano i cambiamenti ciclici della natura; l'arco della vita umana è scandito dai cambiamenti somatici, così come la storia di una civiltà è scandita da cambiamenti demografici, politici, economici.
Saffo dice "l'ora è passata" ma in greco "ora" significa non solo tempo, bensì stagione della vita e il significato del verso è:
"ll tempo dell'amore è ormai passato, l'amante non verrà più".

IL TEMPO COME PROGRESSIONE verso lo stato finale.
La determinazione di un inizio e di una fine, di una discontinuità, sembra essere alla base della misurazione vera e propria non solo spaziale, ma anche temporale. L' inizio della giornata, la fine dell'anno, le unità di tempo, il calendario: punti fermi che interrompono la continuità, introducono il concetto di fine.
L 'ultimo verso di Saffo "ed io qui sola giaccio", ha in se il significato del sonno eterno: dormire il sonno della morte.
E' un verso che evoca, con il senso di solitudine e l'immobilità, la perdita, la morte.

La concezione del tempo ha portato in epoca moderna, seguendo il filo della misurazione del tempo, alla ricerca di un tempo oggettivo, cioè non legato al punto di vista degli osservatori e, anche se la teoria della relatività ha modificato questa prospettiva nel senso che non si fa più riferimento ad un tempo assoluto, gli orologi hanno continuato a usare gli stessi principi, a usare i moti ciclici. L' oscillazione del pendolo si basa su un principio che sostanzialmente è simile all'oscillazione dell' atomo di cesio e gli strumenti moderni inseguono un tempo assoluto, sempre più preciso, basato su cicli perfettamente regolari che non introducano errori nella misurazione del tempo.

La dott. ssa Borgo introduce la seconda parte della sua relazione spiegando che ha cercato di ancorare questi concetti, legati al tempo, al funzionamento del sistema nervoso; cioè ha cercato di ritrovare questi concetti all'interno della psicologia cognitiva.
Inizia dal tempo degli organismi come MOVIMENTO.
Si pensa che esista una sorta di orologio biologico, situato nell'ipotalamo, che dà il tempo e mette in sincronia i bioritmi dell'organismo che vengono divisi in circadiano, ultradiano, infradiano, a seconda che abbiano una durata uguale, minore, maggiore del giorno. Infatti la maggior parte delle funzioni somatiche non debbono avere un ciclo regolare, perché altrimenti non riusciremmo ad adattarci alle situazioni diverse che si verificano nell'arco della giornata, nell'arco della vita. Il battito cardiaco, a esempio, non può essere regolare. Nel caso in cui sia richiesta un'attività maggiore, il battito cardiaco deve accelerare perché altrimenti questa attività non sarebbe sostenuta a livello di circolazione.

Il tempo, legato al movimento, generalmente scorre più rapido in attività. Fattori che influenzano il livello di attività sono le stagioni: il risveglio della primavera; il "seasonal affective disorder" che è una forma di depressione legata all'autunno, all'inverno, al buio in cui c'è una diminuzione dell'attivazione. A volte allo psichiatra si presenta questo problema e la cura attualmente proposta è una esposizione alla luce, al fine di risincronizzare i ritmi.
Con le stagioni siamo nel tempo come CAMBIAMENTO.
Le stagioni registrano i cambiamenti ciclici della natura e regolano l'organizzazione dell'attività umana a essa collegata. L 'arco della vita è scandito da cambiamenti che danno la cronologia degli eventi. Il prima e il dopo, cioè la sequenza temporale sono generalmente basati sul cambiamento. Così una fotografia dell'album fotografico si riesce a collocare temporalmente in base al cambiamento, cioè in relazione a un prima e a un dopo, sulla base dei cambiamenti che sono avvenuti.

La mente umana però è riuscita a fermare l'attimo fuggente cioè la mente umana ha creato quello che noi chiamiamo il presente che sottrae, per una frazione di tempo più o meno lunga, la realtà al divenire continuo.
Come nasce il presente nella mente umana?
Si pensa che il presente sia legato alla rappresentazione della realtà. La memoria di lavoro del cervello fa una rappresentazione che è in grado di mantenere per un tempo più o meno lungo : una immagine che può essere di tipo visivo, uditivo. Esempio della memoria di lavoro è una frase ascoltata distrattamente che continua a ruotare nella mente per un certo periodo di tempo. La memoria di lavoro fa una sorta di "analisi" e costruisce repliche della realtà. Però la frammentazione che la mente fa non porta un'immagine frammentata perché l'immagine precedente si fonde con quella successiva, dando la sensazione di un andamento continuo. Come avviene per i fotogrammi dei film abbiamo l'impressione di un continuo, mentre la nostra mente fa una serie di campionature della realtà.
In genere nei periodi di grande cambiamento la percezione del tempo è accelerata, mentre nelle situazioni monotone si ha la sensazione che il tempo non passi mai.
Il presente permette di identificare un prima e un dopo; il prima e il dopo non sono rilevanti solo per quanto riguarda l'aspetto delle immagini ma anche per il pensiero logico. Infatti la sequenza temporale è anche una simbologia logica in cui la causa precede l'effetto. La freccia del tempo va in una direzione.

L' ultima accezione di tempo, presentata dalla relatrice, riguarda il tempo come PROGRESSIONE verso uno stato finale.
Anche se taluni eventi sono apparentemente reversibile, il divenire è irreversibile e molte volte il suo esito è anche prevedibile.
Il nostro sistema nervoso è in grado di rappresentare nel presente eventi presenti, percezioni, ciò che noi vediamo momento per momento; il passato con i ricordi, ed anche gli eventi futuri, cioè le nostre previsioni.
L'insieme delle rappresentazioni ci dà la storia dall'inizio e alla fine; ci fa conoscere talvolta la fine ancora prima che sia avvenuta e, dato che noi la vediamo, è come se questa fosse già presente. Invita a pensare a un immagine longitudinale con cui la persona riesce a vedere passato, presente e futuro in un continuum. Questa funzione sintetica che permette di aver presente tutto il corso della vita, potrebbe essere alla base di quella che viene chiamata "memoria autobiografica" che dà il senso di identità della persona.
Pone la domanda su quale sia il rapporto tra tempo e coscienza.
Il senso d'identità di una persona permette di mantenere un continuum tra le fasi della vita, anche quando l'immagine fisica muta drammaticamente e poco resta dei materiali somatici di anni prima. Mentre il corpo diviene col trascorrere del tempo, l'identità può rimanere immutata almeno nei suoi tratti fondamentali e, come l' essere parmenideo, sentirsi destinata a vivere in eterno.
Visioni del mondo sostanzialmente diverse che producono risultati pressoché inconciliabili: come può, chi ha concepito l'eternità, accettare il limite dell'esistenza e la sofferenza che deriva da questo contrasto?
Il concetto di tempo porta con sé questo dramma che probabilmente ne rappresenta l'essenza più profonda.

La dott.ssa Borgo propone una carrellata sulle ricerche condotte presso il centro, in un arco di tempo che va dal 1975.

La prima ricerca riferita all'assunto "Il tempo scorre più rapido in attività", è del 1975. Propone un paragone tra malati parkinsoniani bradicineti e ipercinetici da cui risulta che soltanto nei primi, nei quali l'attività motoria è rallentata, la percezione del tempo è rallentata. L'errore viene corretto dalla dopamina, che è il mediatore mancante in questa malattia e sua cura cardine.
Un effetto molto marcato si ha con le droghe. a esempio i cannabici allungano i tempi di reazione e rallentano la percezione temporale fino a dare la sensazione di arresto del tempo, mentre al contrario le sostanze eccitanti tendono ad accelerare la percezione del tempo. Queste droghe, come nella cura del morbo di Parkinson, agiscono sulla dopamina, aumentando il livello di questo mediatore nei circuiti cerebrali. Il danno maggiore sulla valutazione temporale è imputabile agli alluginogeni di cui fanno parte anche i cannabici.


La dott.ssa Borgo comunica che la parte più consistente delle ricerche è volta allo studio delle emozioni cioè all' effetto esercitato dalle emozioni sulla costruzione del tempo.
Espone una ricerca recente riguardo le emozioni.
Spiega che si è svolta attraverso un'analisi standardizzata, cioè osservando otto emozioni: ansia-paura, rabbia, tristezza, disgusto, dolore, sofferenza, gioia-piacere, interesse, che sono considerate emozioni di base. Le hanno osservate dall'esterno, con interviste video/audio registrate e dall'interno, con schede autosservative contestuali.
Presenta dei grafici che mostrano i risultati relativi a questa seconda parte della ricerca attuata con la scheda autosservativa contestuale, di cui sottolinea l'estrema semplicità: c'è la situazione che evoca l'emozione e nelle colonne orizzontali il prima, il durante, il dopo. Alla persona viene chiesto di riportare contestualmente comportamenti, sensazioni, dialogo interno (la parte verbale dei pensieri) e immagini che ha nella situazione emozionale all'interno di quattro colonne verticali.
Con questa metodica hanno studiato 165 soggetti addestrati, in sette delle condizioni emozionali (per l'interesse hanno usato una modalità diversa), riuscendo a raccogliere più di 1000 resoconti scritti che contenevano 815 immagini. 240 resoconti sono risultati completi in tutte le loro parti. Ha fatto un'analisi totale dei dati, ma qui mostrerà solo quelli relativi a immagini e comportamenti.
Afferma che l'emozioni sono connesse a una maggiore o minore dinamicità dal punto di vista comportamentale e da un punto di vista di rappresentazione mentale.
Mostra dei grafici riferiti a dati complessivi relativi ai comportamenti.
In questi 1000 protocolli si sono classificati i comportamenti riportati dal soggetto, in 27 categorie e si è calcolato la differenza della distribuzione di queste categorie comportamentali rispetto alle emozioni.
E' emerso che le varie emozioni hanno una espressione comportamentale, cioè si esprimono a livello di comportamento, in maniera completamente diversa. Alcune emozioni si collocano su un polo statico: in particolare il dolore e la tristezza, sul versante negativo e il piacere sul versante positivo. Mentre altre emozioni come la rabbia e la gioia si collocano sul polo dinamico.
Questa differenza è ancora più evidente nelle rappresentazioni mentali. Hanno raccolto tutte le immagini e le hanno classificate per temi per vedere come essi venivano rappresentati nelle varie emozioni. Hanno identificato 20 set semantici: infinito, morte, immobilità, freddo, vuoto, ostacolo, incertezza, violenza, moto caotico, repellenza, eliminazione, moto direzionale, volo, attività, socialità, nascita, sensorialità, riposo, pienezza.
Mostra il grafico relativo alla distribuzione delle immagini collegate all'interno delle varie emozioni. Hanno sistemato le varie emozioni lungo queste categorie ed è emerso che le rappresentazioni iconiche collegate alle differenti emozioni sono distribuite in maniera significativamente diversa.
Le immagini che troviamo più spesso collegate alla tristezza sono quelle della immobilità, del vuoto, della morte. Mentre nelle immagini legate alla gioia, troviamo l'attività, la socialità, la nascita. Alcune emozioni quindi sono connesse a rappresentazioni dinamiche, come la gioia, altre a rappresentazioni statiche, come le due già citate e il piacere associato alla contemplazione e al riposo.
Le varie emozioni, in quanto legate a una diversa rapidità dell'azione, sembrano modificare sensibilmente la percezione del tempo: a esempio il piacere, il dolore e la tristezza, come ho già detto, sono statiche sia in termini comportamentali che immaginativi, mentre la rabbia e la gioia sono dinamiche: nelle prime la percezione del tempo è in genere rallentata, nelle seconde è accelerata.

Espone altre due ricerche condotte sullo stesso materiale dove però è stato analizzato il dialogo interno, cioè le parole che la persona elabora nella sua mente, relative quindi alla proiezione temporale nella verbalizzazione interna. Su questo materiale verbale è stata fatta un'analisi sintattica e, nella ricerca successiva, un'analisi di tipo semantico. Sulla base di una selezione randomizzata dei circa 1000 protocolli raccolti sulle emozioni di base sono stati esaminati 350 dialoghi interni, cioè le verbalizzazioni delle schede prodotte da un campione casuale di 50 soggetti per ciascuna emozione. E stata condotta un'analisi sintattica calcolando il numero di verbi che si presentavano al tempo presente, al futuro, al passato e al tempo ipotetico. E' stata effettuata un'analisi della varianza multivariata su variabili indipendenti (le emozioni di base) e su variabili dipendenti (i tempi verbali), per sapere come questi tempi vengano distribuiti nelle varie situazioni emozionali. I risultati vedono una schiacciante prevalenza del tempo presente: la mente sembra ragionare al presente.
Nel descrivere una fotografia passata che ci ritrae, si è soliti usare nel dialogo esterno un tempo passato (ero al mare..), mentre come dimostrano le ricerche di psicologia cognitiva, di fronte a un'immagine mentale passata, presente, futura, non solo la mente vede al presente, ma ragiona come se la situazione fosse presente. Da un punto di vista del ragionamento la situazione sembra essere presente.
Nell'emozione "ansia-paura", quando la mente rappresenta il pericolo, ragiona come se il pericolo fosse presente.
Nella "rabbia" invece notiamo anche una presenza significativa del tempo ipotetico che potrebbe svolgere una duplice funzione: da una parte sembra porti alla capacità di frenare l'aggressività, che spinge all'azione, anticipandone le ipotetiche conseguenze e dall'altra sembra fornire un'alternativa nel gestire l'emozione a livello immaginativo. A esempio nel protocollo di questi soggetti ricorrono frasi del tipo "quanto avrei voluto prenderlo a calci...Mi sarebbe piaciuto dirgliene quattro... Se avessi potuto dirgli quello che pensavo".
Tale meccanismo blocca l'azione, ma non blocca l'arousal!
Questo può avere in termini psicosomatici una notevole serie di implicazioni perchè l'immaginazione è in grado di mantenere la rabbia per lungo tempo e queste (immagine ed emozione) si possono alimentare vicendevolmente, dando luogo ad un attivazione intensa e protratta, potenzialmente patogena.
La "tristezza" presenta valori significativamente più alti sul tempo futuro: questo potrebbe essere un elemento differenziale tra la tristezza e il dolore-sofferenza, dove i tempi futuro e ipotetico hanno quote molto basse, mentre sono preponderanti, nel dolore-sofferenza, i tempi passato e presente. Dal punto di vista terapeutico si potrebbe spiegare come certe situazioni siano più difficilmente affrontabili e superabili, laddove c'è una grossa base di sofferenza che non permette la proiezione nel futuro, ma ancora al presente; possiamo ipotizzare che nel dolore il pensiero oscilli tra presente e passato. Nel dolore- sofferenza, che è l'emozione centrale nelle psicosi, l'oscillazione continua tra ciò che è e ciò che era, potrebbe portare a una perdita del senso di realtà con la soppressione di quella delle due ( presente e passata) che fa più soffrire.

L'ultima ricerca riguarda un'analisi semantica, cioè sono state considerate le frasi utilizzate dai soggetti. Sono stati identificati dei marker temporali che col computer sono stati cercati in automatico, poi sono state determinate delle frasi in cui il marker temporale aveva proprio una valenza di tempo. Sono stati selezionati 43 marker temporali di cui 20 mostravano differenze significative tra un'emozione e l'altra. Accenna la distribuzione dei vari marker temporali in alcune emozioni. Evidenzia come nella "rabbia" si palesi una differenza significativa con le altre emozioni sul marker: "oggi-mai". Sottolinea come a livello semantico si ritrovi la stessa strategia già identificata a livello sintattico, volta al controllo dell' esplosione della rabbia.
Nel "dolore-sofferenza" c'è un marker temporale significativamente diverso sui parametri "ora-troppo tardi" da cui si potrebbe intravedere una strategia di fondo, già evidenziata nella ricerca precedente, da cui origina la sofferenza: richiamare il passato perduto per mantenerlo presente acuendo al tempo stesso il senso di mancanza e la coscienza della perdita.
La dott.ssa S.Borgo conclude la sua relazione leggendo i versi rimanenti della poesia di Saffo, indicando in particolare l'ultimo verso:

Scuote l'anima mia Eros,
come il vento sul monte
sconvolge le querce;

Eros scioglie le membra e le agita,
dolce e amara, indomabile belva.

Ma a me non ape non miele;
e soffro e desidero.


Fa seguito alla relazione il dialogo tra i partecipanti:

Il prof. R.Pisani, dopo aver ringraziato la dott.ssa Borgo per aver accettato l'invito a parlare del tempo e delle sue ricerche, alla luce delle ricerche in psicologia cognitiva, chiarisce che i presenti sono sostanzialmente d'impostazione analitica, ma sottolinea l'importanza di ascoltare con la prospettiva di allargare la mente. Averla insieme a Lucio Sibilia, lo fa ritornare ai tempi in cui G.Tedeschi aveva raccolto attorno a se psichiatri e psicoterapeuti di varia impostazione culturale, con una grande ampiezza mentale. La sua presenza gli offre il piacere di ricordare G.Tedeschi che è stato un grande maestro.
La relazione è molto interessante perché ha posto su un piano scientifico il tempo. Constata che in questa sede il tempo è tiranno: si prevedono 45' per la presentazione e 45' per la discussione. Considera come, da questo punto di vista, il tempo sia organizzatore del caos. Sottolinea come la relazione abbia sollecitato l'emersione di aspetti mitologici perché il tempo è Cronos che viene dopo Caos. Il caos è la grande madre arcaica. Per evitare che avvenga questa carneficina, arriva Cronos che però a sua volta divora tutto, allora anche Cronos deve saltare e arriva Zeus, re dell'Olimpo, che mette a posto Cronos e stabilisce un altro ordine. Il tempo come ordine è una metafora, si chiede però quanto il tempo possa essere costruttivo e quanto distruttivo.

La dott.ssa Borgo risponde traducendo in chiave paleoantropologica riferendosi al modo in cui la specie umana si è progressivamente organizzata nella costruzione degli strumenti primitivi quali le pietre scheggiate. Era richiesta una sequenza di tempi precisi: è la programmazione di una sequenza di azioni che ha messo in grado l'uomo di costruire gli strumenti. In questa analogia può esserci la storia dell'umanità che probabilmente parte da un' azione caotica: vedere per caso una pietra che cadendo a terra si scheggia e volerne fare un'altra. Per riuscire a fare una buona freccia o una buona punta di lancia è necessario applicare una sequenza di gesti ben precisi, che gli studi antropologici hanno individuato. Con la caccia la sequenza di azioni diventa più articolata perché il grande animale deve essere preso in gruppo; per riuscire era quindi necessaria una programmazione temporale ben precisa: qui il tempo, da elemento di coordinazione della mente umana, come nella costruzione di strumenti, diventa elemento di coordinazione sociale. Sottolinea che il tempo, come organizzatore sociale, ha assunto una particolare importanza nella società tecnologica.

Il dr. I. Di Monte propone alcune riflessioni sulla questione del tempo, prendendo spunto dall'intervento in chiave paleoantropologica.
Si chiede come mai l'uomo che, in base alla retrodazione contemporanea ha cominciato a mettere in pratica la sua attività intelligente 3 milione di anni fa, prima sia stato quasi a non far niente, solo a scheggiare pietre, raccogliere frutti, uccidere animali per poi dare un'indicazione precisa alla sua attività attraverso il linguaggio, il fuoco, la ruota, come evidenziano gli studi antropologici. Dopo aver espresso questa sua osservazione, propone alla dott.ssa Borgo una tripartizione storico-filosofica. Parte da Platone, che vede il tempo come un susseguirsi di attimi che insieme raggiungono l'eternità. Quindi la prima soluzione è: il tempo come eternità. La seconda soluzione di carattere scientifico è di Aristotele che parla di tempo come misura del movimento; dice però che per misurare il movimento tutto deve essere riferito all'anima, ma dice anche che il movimento è riferito alle cose che si muovono nello spazio; non esiste mentalmente uno spazio nel quale far muovere le cose. La terza soluzione di tipo psicologico che privilegia l'attività della coscienza, è stata utilizzata da Einstein per provocare un ribaltamento del punto di osservazione dallo spazio all'osservatore. Un'altra soluzione è heideggeriana e punta sul futuro: l'uomo come progetto gettato in questo mondo; il progetto può avere delle utilità. Il progetto però con Heidegger si è fermato con la soluzione precostituita che l'uomo è un soggetto per la morte. Chiede alla dott.ssa Borgo quale sceglierebbe tra queste soluzioni, per la sua attività lungamente dedicata a questo tema.
La dott.ssa Borgo spiega che cosa abbia accelerato la cultura umana nell'homo sapiens cioè negli ultimi centomila anni. E' stato senza meno un elemento nuovo: il linguaggio scritto, le pitture rupestri. Quando l'uomo ha cominciato a disegnare, ha avuto la possibilità di fissare le conoscenze. L 'immagine mentale non poteva essere trasmessa, ma l'uomo è stato capace di scrivere, di lasciare la sua storia prima in maniera rudimentale, successivamente in modo più preciso ed è avvenuta una capitalizzazione del patrimonio di generazione in generazione, è stato possibile cioè accumulare conoscenze e trasmetterle alle generazioni successive.
Per quanto riguarda invece il secondo quesito spiega di aver accennato ai presocratici, senza entrare nel merito perché è evidente che ci fosse sin d'allora, a partire cioè dai paradossi di Zenone, qualcosa di paradossale nella formulazione. Chiarisce che lei non è un filosofo e che ha solo riportato tematiche psicologiche e sul piano della psicologia cognitiva emerge una risposta di diverso tipo. Nel momento in cui l'uomo costruisce una replica si crea l'immagine. L'oggetto non esiste, siamo noi che cogliamo la differenza tra lo sfondo e i contorni; noi creiamo l'oggetto e nel momento in cui l'uomo, con la sua immagine, crea l'oggetto e vede l'oggetto proiettato nell'eternità produce un errore logico che in termini cognitivi si chiama "generalizzazione affrettata".

Il dr. I. Di Monte osserva che in questo caso i cognitivi sarebbero degli idealisti.
La dott.ssa Borgo risponde con una barzelletta sulla conoscenza che è come cercare un gatto nero in una stanza buia.
Per i fisici il gatto nero c'è, ma non si riesce a vedere; per i filosofi il gatto nero non c'è e non si può vedere; per gli psichiatri il gatto nero non c'è, ma si trova lo stesso.

La dott.ssa L.Taborra pone una domanda sui tempi onirici che vedono articolarsi storie che sembrano lunghe, mentre sappiamo che tra la prima e l'ultima immagine di un sogno passa pochissimo tempo. Si chiede quanto sfuggano alla dimensione temporale e in che rapporto siano con gli allucinogeni.
La dott.ssa Borgo evidenzia che gli allucinogeni scompaginano le categorie spazio-temporali. Quando una persona assume LSD lo spazio si modifica, si deforma, il tempo diventa lunghissimo, quindi si ha una perdita della collocazione spazio-temporale così come avviene nel sogno. Nel sogno la struttura della coscienza è molto limitata ed è per immagini: le immagini non hanno tempo; vedere un immagine non ci dà il tempo di quell'immagine. Riferisce di uno studio fatto proprio sui sogni e sulla dimensione temporale dal quale è emerso che, a parte la presenza di determinati dettagli, il sogno generalmente non ha tempo.

La dott.ssa L.Taborra pone una domanda sul tempo trasformativo dell'analisi: se uno si colloca nella convenzione temporale, un'analisi ha una sua specifica durata, ma di fatto quale è il tempo della trasformazione?
La dott.ssa Borgo considera come l'uomo "controlli" il tempo, il che implica come il tempo interno non abbia una preordinata temporalità, tanto che noi in due minuti siamo in grado di coprire un arco temporale di trenta anni. L'andare avanti e indietro ci permette di vivere una temporalità completamente diversa. E' il problema del tempo soggettivo, gioia e dannazione per l'uomo, perchè offre libertà di "movimento" nel tempo, ma accentua anche la coscienza della limitazione della vita umana.

La dott.ssa G.Valacca, che ha trovato molto interessante la presentazione, si sofferma sul concetto di tempo nel processo logico. In particolare si riferisce all'affermazione che lo schema causale rientrerebbe in una dimensione di tempo. Espone la sua obiezione affermando che il tempo è una dimensione non definibile, ma comunque ineliminabile, che noi descriviamo come una successione di secondi, assumendo questa unità di misura.
ll processo logico seppur espresso in un tempo, riguarda un ordine metaforico. Secondo lei non è detto che la sequenza temporale sia insita nel processo logico che è fatto di intuizione, di deduzione, di analogia. Per certi aspetti pratici sovrapporre una situazione all'altra può anche andare bene, ma la natura dell'inferenza è d'altro tipo e forse è necessario chiamare in causa ad altre categorie.
La dott.ssa Borgo si dichiara d'accordo nel senso che collegava la sequenza temporale con la sequenza causale: noi determiniamo la causa e l'effetto con il fatto che la causa precede e l'effetto segue. Ma questo non esaurisce la logica. Se noi dovessimo prendere in considerazione altri aspetti della logica, quali l'uguaglianza, potremmo fare un ragionamento molto interessante. Dal punto di vista della psicologia cognitiva l'uguaglianza non esiste: è un'astrazione. La mente umana fa una serie di astrazioni che sono simili a quelle della ricerca del tempo perfetto. Noi diciamo due mele, due pere, ma non esiste una mela uguale all'altra.

La dott.ssa G.Valacca reputa che anche l'effetto potrebbe essere quello che mi porta alla causa. Anche questo rapporto causa-effetto risente di una oggettività.
La dott. ssa Borgo spiega che, utilizzando il modello causale di rappresentazione, voleva solo richiamare l'attenzione sul fatto che, in termini di ordine, la causa viene solitamente così chiamata in quanto precede l'effetto. E' l' elemento che permette di ordinare la sequenza, ma non esaurisce la logica degli eventi. Concorda pienamente con l'obiezione: ci sono tanti altri elementi fino ad arrivare alla logica dei "principi matematici"di B. Russel.

Il dr. V. Lusetti in quanto psichiatra, pone una domanda clinica per chiarire il collassamento del presente sul passato, nella sofferenza depressiva con un arresto temporale e il fenomeno ancora più inquietante dell'anestesia affettiva, che crede sia collegato a questo collassamento, in cui c'è proprio uno svuotamento e il paziente soffre di non soffrire. A proposito di concezioni del tempo si riferisce a quella di Nietzsche che è secondo lui la più terrificante e inquietante che conosca. L'idea dell' eterno ritorno nietzschiano è un concetto pre- einsteiniano, pre- relativistico per cui, posto che il tempo sia infinito, ogni avvenimento si ripete un'infinità di volte; ogni istante dell' esistenza è destinato a ripetersi. Questo richiama molto l'anestesia affettiva disperata e disperante.
La dott.ssa Borgo chiarisce l'ipotesi fatta secondo la quale veniva soppressa la cosa che faceva soffrire di più. Nelle loro ricerche è emerso che il tempo del dolore è proprio fermo, come il tempo dell'eterno. Sono dati osservativi di tipo fenomenologico cioè autosservazioni della mente, che quindi hanno un fondamento empirico, anche se più difficile è la loro interpretazione.

Il dr. L. Sibilia si riferisce alle osservazioni sulla logica che gli hanno sollevato una serie di pensieri. Afferma che la logica è un ambito senza tempo e senza spazio. Le operazioni logiche non hanno bisogno di tempi, però quando vogliamo usare la logica con il cervello elettronico ecco che entrano in gioco dei tempi. Cioè quando noi intendiamo realizzare delle operazioni logiche utilizzando semplici strumenti, come il cervello elettronico, abbiamo a che fare con una massa che occupa spazio; forse questo è un altro modo per arrivare alla conclusione che la dimensione del tempo è inscindibile da quella dello spazio. Si riferisce ad Aristotele che vede il tempo come espressione del movimento, ma il movimento è spostamento nello spazio e a Einstein che relativizza sia il tempo che lo spazio.

La dott. ssa Borgo, in relazione al proprio campo di ricerca, gli allucinogeni, aggiunge un dato sulla deformazione dello spazio in situazione allucinatoria che potrebbe essere una deformazione a livello di tempo. E' molto probabile che gli allucinogeni modifichino il tempo di trasmissione degli stimoli. Invita a pensare a un televisore che funziona con impulsi che non arrivano bene, facendo una analogia quando la mente va a ricostruire l'immagine, se gli impulsi non sono arrivati con i tempi ordinati, molto probabilmente l'immagine arriverà deformata.

Il dr. L. Sibilia fa notare alla relatrice come la sua osservazione sulla mente che ragiona al presente sia stata dedotta dallo studio sull'autosservazione degli eventi mentali in condizioni emozionali. Chiede se è possibile che in situazione emozionale la mente usi il presente, ma non in altre condizioni.
La dott.ssa Borgo chiarisce che hanno studiato emozioni non molto forti e hanno analizzato il prima, il durante, il dopo; quindi non si è avuta solo una campionatura della situazione emozionale, ma anche una campionatura del prima e del dopo. Nel prima spesso l'emozione si sta preparando; nel dopo c'è una situazione di calma. Questo dato copre un arco di osservazioni che va al di là del momento emozionale in sè. Tuttavia si fa un'autocritica. Con questa tecnica di ricerca hanno utilizzato situazioni episodiche che danno il riflesso del funzionamento della mente in determinata circostanza. Se fosse stata usata una modalità narrativa, probabilmente sarebbe emerso un quadro diverso. Quello che è emerso rappresenta modalità di funzionamento della mente di un determinato tipo, non tanto perché sono implicate le emozioni, ma perché si riferisce a una situazione episodica e non a una situazione che copre un arco di tempo, come si verifica nel resoconto narrativo.
A lei interessava comunque l'aspetto emozionale per l'evidente correlato coi disturbi psicoemotivi, cioè cosa succede quando una persona viene in contatto con la rappresentazione di determinate situazioni che gli possono creare un problema.

La dott.ssa L. Taborra evidenzia come nell'attacco di panico la persona abbia la sensazione che il tempo non passi mai, mentre in realtà il tutto si svolge in un minuto.

La dott.ssa M.A.Ferrante, dopo essersi complimentata per l'aspetto scientifico del lavoro presentato, pone un aspetto relativo al tempo primordiale. Considera che prima che l'oggetto sia stato fatto in una sequenza di movimenti, il tempo sia stato determinato dai bisogni corporali: la fame e la sete, come avviene nella dimensione di tempo del neonato e che certi bisogni primordiali siano modulati anche dal buio e dalla luce, in relazione al tempo in cui si soddisfano.
La dott. ssa Borgo richiama il senso della prima parte della sua relazione in cui venivano descritti gli organizzatori primari del tempo,facendo notare come sia emerso che il primo orologio è proprio di tipo biologico.

Il dr. I. Di monte si riferisce alla problematica del presente che da un punto di vita filosofico vede l'affermazione che il passato e il futuro non esistono se non nel presente per quanto riguarda la mente che non fa altro che riferire le questioni dello spazio e del tempo.
La dott.ssa Borgo afferma che la formulazione induttiva del problema porta ad andare a verificare all'interno della mente come funzionano certi meccanismi. Inoltre la prevalenza del presente è un dato che ha delle ricadute per la psicoterapia. Ciò che può interessarci di più come psichiatri e psicoterapeuti sono le dinamiche emotive legate al tempo e che cosa ne possa derivare in termini di comprensione e terapia dei disturbi emotivi. Ha parlato della rabbia e del tempo ipotetico che porta a sopprimere l'azione, ma non a sopprimere l'immagine mentale con le possibili conseguenze a livello psicosomatico. Ne derivano implicazioni psicoterapeutiche nella gestione di queste dinamiche.

La dott.ssa L. Taborra si riferisce al sentimento di frammentazione che prova lo psicotico e lo associa ai confini del corpo che sono confini spaziali; chiede se la frammentazione produca lo sconfinamento nel tempo e nello spazio.
La dott.ssa Borgo risponde che il senso di continuità viene costruito arbitrariamente e quindi può saltare.

Il dr. L. Sibilia, a proposito dell'attacco di panico espone il modello cognitivo comportamentale dell'attacco di panico cioè una sequenza di eventi psicosomatici rapidissima: l'interpretazione catastrofica, l'emozione forte, un' emozione viscerale con le conseguenti sensazioni, la percezione di queste sensazioni e successiva interpretazione che conferma quella catastrofica e quindi ulteriore emozione di ansia. Il ciclo diventa sempre più rapido fino a che il paziente non distingue più. Può divenire un presente che non passa più e porta alla depressione. La domanda è: forse abbiamo bisogno di un certo intervallo ottimale tra una frequenza eccessiva e una bassa?
La dott.ssa Borgo risponde parlando delle sostanze droganti e dei loro effetti diversi. Possiamo avere uno scompaginamento delle categorie spazio-temporali sia da sostanze che accelerano le funzioni mentali quali la cocaina, sia da sostanze che, come gli alluginogeni, le rallentano. Si producono due diverse alterazioni dello stato di coscienza, due tipi di delirio diversi. Spiega che questo significa che probabilmente c'è un tempo ottimale nella mente umana al di sopra e al di sotto del quale il funzionamento risulta alterato: un'accelerazione troppo elevata con un bombardamento di stimoli come si verifica per la cocaina, può portare a un pensiero accelerato con l'emergenza di idee deliranti, che, nello stato confusionale, probabilmente non vengono discriminate da quelle plausibili. Così come nel rallentamento estremo, prodotto dagli allucinogeni vi è deformazione delle immagini percepite e l'emergenza di immagini interne che si confondono con quelle reali o si sovrappongono a esse. Che il tempo incida sull'attività della coscienza e sulle emozioni ci viene confermato dalla musica: i tempi gravi sono tempi lenti, i tempi allegri sono veloci.
Come nella percezione dei colori, differenze quantitative sembrano tradursi in differenze qualitative.]

Note di redazione:
(r) registrazione della lettura presentata così come il dialogo nel dibattito a seguire la registrazione vocale degli interventi dei partecipanti rivista dal relatore Dr.ssa S. Borgo.

Antonella Giordani agior@inwind.it
Anna Maria Meoni agupart@hotmail.com


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