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A. M. P.
SEMINARI 19999 - 2000
François Sacco

Preistoria e Psicoanalisi


Preistoria e Psicoanalisi sono nate tutte e due alla fine del secolo scorso riaprendo crudelmente l'interrogazione sulla umanità.
Ognuna di esse infligge all'uomo una grave ferita narcisistica, poiché esse rimettono in discussione un fantasma delle origini : l'infanzia dell' umanità non è così improvvisamente apparsa; l'infanzia dell'uomo non è così angelica, come si credeva. Esse ci costringono a rivisitare il nostro passato e a riconsiderare le tracce lasciate e a interrogarci di nuovo sulla nostra specificità.
Possiamo dire oggi che tutte e due sono scienze, o da considerare come scienze anche se soltanto scienze umane ? Che credito possiamo attribuire loro ?
E' vero che gli studiosi della preistoria e gli psicoanalisti si riferiscono alla teoria dell'evoluzione, ma per i primi è l'ambiente, la fauna, il clima, la flora e i resti di civiltà che essi considerano, mentre per i secondi è l'ambiente umano, l'uomo d'oggi .
Comunque essi si ricongiungono per due ragioni :
- primo : hanno da fare con resti presenti e attivi.
- secondo : essi debbono essere interpretati.
Siamo certi, se dell'origine della civilizzazione non sappiamo nulla di sicuro, potremo avere soltanto fiducia in quello che abbiamo capito, interpretato e se qualche volta abbiamo delle certezze, le nostre conclusioni dovranno sempre essere rimesse in gioco e reinterpretate.
In questo senso studiosi della preistoria e psicanalisti sono nella stessa situazione, cioè sottoposti in permanenza al dubbio.
L'interpretazione dei "segni" suppone anche di essere molti attenti alle proiezioni di noi stessi, della nostra propria storia, della nostra ideologia: il nostro interesse per l'origine, il gusto che abbiamo per l'analisi del particolare, e il fatto stesso che cerchiamo di dare senso a dei resti, che per secoli, migliaia d'anni, sono stati ignorati anche se coscienti; ciò significa che c'è nella nostra cultura un nuovo bisogno che si fa luce.
L'opera ammirata sulle pareti delle grotte ornate necessita che essa sia animata dalla nostra parola, affinché lo sguardo di ognuno organizzi degli insiemi, delinei un senso possibile per rispondere alla domanda : "Che cosa può essere ? Chi l'ha fatto ?".
Allora soltanto i sistemi di significati si dispiegono e l'opera riprende vita.
L'uomo si riconosce come interprete e tesse nuovi legami. Abbiamo ripreso, noi pellegrini, il cammino verso la grotta, l'abbiamo esplorata, e lo strumento utilizzato , la psicoanalisi, ci è apparsa adatta, poiché abbiamo sempre pensato alla strumentazione del rapporto dell'individuo nella conoscenza di se stesso.
E' proprio in questo che definiamo il proprio dell uomo, cioè, quello che apre alla vita e organizza i processi psichici, che istaura differenze e similitudini con tutti gli esseri e le cose che l'accompagnano: parlare del proprio dell'uomo è parlare delle sue finalità.
Ricordiamo, se tendere alla felicità è un'oggettivo vitale, quest'aspirazione presenta due aspetti :
- una negativa, evitare il dolore, - l'altra positiva, accedere al piacere.
La sofferenza ci costringe a elaborare strategie e fra queste ricordo:" L'arte è il solo campo in cui la (tuttapotenza) delle idee si sia mantenuta fino ad ora......e grazie alla illusione artistica, questo gioco produce gli stessi effetti affettivi che la realtà delle cose" (Freud : Totem e Tabù 1913).

Lo spazio della grotte .

Il tempo della Preistoria del Paleolitico superiore è il tempo dell' Homo sapiens sapiens, che si sviluppa specialmente nel sud-ovest della Francia, nel Nord-ovest della Spagna. Non dobbiamo dimenticare comunque che è una civilizzazione molto più larga che si esprime anche nell'America del sud e in Australia.
E' una cultura della luce del giorno, e della notte.
La prima è molto meno conosciuta perché meno bene conservata, la seconda si presenta a noi con la forza d'una opera contenuta e strutturata dal percorso dell'uomo nello spazio della grotta.
Non è un percorso facile , lo spazio scelto per le figure rispondono a una logica strutturale alla quale noi non abbiamo ancora accesso.
Non ignoriamo il piacere nel percorrere questi spazi, neanche l'angoscia, la paura, lo sgomento d'uno spazio che sovente costringe il visitatore a umili appiattimenti.
Quali sono i principi che governano la produzione di queste forme ?

Senza troppo soffermarci sulla temporalità di queste produzioni e neanche sulle differenze strutturali di ogni regione o di ogni grotta, ci interrogheremo sullo stile figurativo dell'arte delle pareti delle grotte del Paleolitico superiore, isolando qualche elemento caratteristico.
L'ipotesi esaminata sarà d'essere noi stessi contemporanei dell'uomo sapiens sapiens ciò ci permette d'integrare delle similitudini strutturali che rendono lecite le nostre ricerche.
Osserviamo prima di tutto che le figure preistoriche delle grotte ornate, sono cosparse su un lungo tempo, 25 000 anni almeno; appartengono a spazi diversi, ma hanno caratteri comuni che costituiscono una cultura ben diversa di quella Neandertaliana o quella Epipaleolitica.
Questi caratteri comuni costituiscono un insieme omogeneo ma inegualmente diviso fra animali più o meno realistici , umani più o meno astratti e segni geometrici.
Una prima osservazione fatta dagli studiosi della preistoria ci insegna che le figure animali non sono proporzionalmente rappresentative delle specie viventi e neanche della loro importanza economica.
Per esempio, la renna cosi importante come risorsa di ricchezze materiali è all'origine di molti scambi intra e extra gruppali, è poco rappresentata.
Un'altra osservazione fatta, riguarda il numero ristretto dei temi con animali : "una dodicina di specie si condividono la quasi totalità delle rappresentazioni animali e soltanto due o tre fra queste sono sufficienti per descrivere la meta' degli animali presenti in una grotta ". Sul piano morfologico la presentazione degli animali è d'una grande ricchezza e giustezza espressiva.
Le rappresentazioni umane sono poco frequenti, poco esplicite, povere in elementi descrittivi. Notiamo comunque che l'uomo può essere trattato come gli animali : rappresentazioni parziali, testa e organo sessuale isolati, mascherati, personaggi eterogenei e itifallici.
Le rappresentazioni femminili sono dominanti nello statuario mentre il maschile minoritario, sarà più presente nell'arte delle pareti.
Quali sono i legami che riuniscono tutte queste creature ?
Possiamo pensare a un tempo mitico in cui animali e uomini erano pensati coinvolti in uno stesso destino come troviamo indicazioni nelle rappresentazioni dell'uomo ferito nelle grotte di Pech-Merle, Cougnac, Cosquer, Lascaux ?
Possiamo pensare che il numero così piccolo delle specie rappresentate siano un'indicazione sulla loro dignità metafisica?
Questa ipotesi potrebbe essere una indicazione che il proiettato è l'avvenimento del pulsionale nelle trasformazioni psichiche, accettate e idealizzate dal gruppo.
Quale unità possiamo intravedere da queste figurazioni animali, al di là dello strutturalismo di Leroi-Gourhan ?

Prima di tutto, notiamo che la morfologia monumentale di queste rappresentazioni esprime l'invidiato, il temuto, quello che vorremo avere e che non possiamo essere.
In quest'insieme, diversificato nella sua composizione, ma identico nella presenza degli stessi componenti, ognuno potrà vivere emozioni simili e mantenere la propria appartenenza al gruppo.
Domandiamoci come si costituiscono i rapporti individuo - gruppo ?
Il mito freudiano dell' orda primitiva si pone come metafora di questo legame e non come un fatto avvenuto, primitivo, storico, mai osservato, come Freud (1913) stesso aveva sottolineato.
Tuttavia, la formulazione di questo mito permette di pensare il legame fra la psiche individuale e gruppale, fra l'ambivalenza degli affetti che il bambino manifesta verso il padre e quella degli adulti in confronto alle Istituzioni. E' questo il proprio dell'uomo, cioè la tentazione di darsi al corpo (pulsionale) e il tentativo di emanciparsi da questo, creandosi una genealogia divina (Superio, Ideale dell' Io), che ha la caratteristica di non essere un'immagine di sé stesso, ma un'immagine metaforica, creata con la conoscenza umana del mondo animale diventato un oggetto psichico latore di tutti i bisogni, di tutti i desideri di tutte le soddisfazioni, cioè rappresentante del Es e del Superio all'origine stessa della loro separazione, dove l'ambivalenza dei sentimenti necessita procedure rituali sofisticate.
Monumentale è l'arte delle caverne ornate e la conoscenza necessita un percorso iniziatico, lungo, spesso angoscioso, segnalato da immagini da cercare come tracce ; tracce che il preistorico cacciatore sapeva riconoscere.
In sostanza siamo in presenza della elaborazione fantasmatica individuale e gruppale. Ricordiamoci che l'arte del Paleolitico superiore appare dopo l'apparizione dei riti di sepoltura nella cultura, cioè dopo che il gruppo abbia considerato il suo destino nel destino di ogni individuo che ha accettato le sue regole.
E' dunque una pratica rituale che partecipa alla costituzione della memoria come capacità di innovare rapporti di trasmissione e d'affiliazione.

Lo stile e l'affiliazione necessaria.

Lo studioso della preistoria è soprattutto un classificatore, e dal suo modo di procedere dipende l'interpretazione.

Per lo stile, il criterio scelto è fondamentale come il metodo informatico ci ha mostrato. Lo stile è proprio d'una cultura.
A titolo indicativo un riassunto molto schematico del lavoro, fra i più importanti della preistoria, di Andrea Leroi-Gourhan, ci farebbe vedere come i quattro stili definiti, sono costruzioni teoriche dell' autore, che pur essendo testimonianza d'una avanzata interpretativa importante, rimane oggi soltanto come un tentativo non risolutivo.
Quale potrebbe essere un nuovo tentativo oggi ?
Prima di tutto , se visitiamo Lascaux, Pech-Merle, Altamira, Niaux, potremo notare :
- che le figurazioni presenti sembrano galleggiare nello spazio : l'adattamento alla forma delle caverne, per esempio, la curvatura e il rovesciamento della schiena di un animale o il raggruppamento o lo stiramento del corpo, annunciano una grande libertà di rappresentazione, e anche un limite, come per esempio: il disporre gli animali di profilo o di faccia.
E' proprio questo rapporto di stile , faccia/ profilo, e la selezione degli animali rappresentati che ho scelto per analizzare modi di pensare e testimonianza di una civilizzazione che durò almeno 25000 anni, definita, civiltà dei cacciatori e raccoglitori.
E' dunque il tempo in cui potremo notare una iconografia naturalistica per gli animali, astratta e più rara per gli umani, dominata dall'espressione grafica di profilo, per gli umani e animali, l'espressione di faccia rimanendo eccezione.
Prima di tutto, notiamo : umani e animali sono trattati sullo stesso modo, salve eccezione, le mani, dette positive o negative, sono sempre soltanto riprodotte e mai disegnate.
Questo trattamento identico dell'animale e dell'uomo, ci conduce a un'opposizione fra figure dette determinate (Lorblanchet 1986) e indeterminate; queste ultime non possono essere considerate come dovute a un'incapacità tecnica, ma come un saper fare necessario all'espressione d'un pensiero che si esprime per mezzo della decategorizzazione.
Questa categoria dell' indeterminato molto estesa, eterogenea, poiché dipende anche dal metodo di raccoglimento degli studiosi della preistoria.
L'indeterminato è dunque un campo delle rappresentazioni che può esprimersi in differenti modi. Potremo cosi ricordare lo spazio delle pareti delle grotte come l'abside di Lascaux, il santuario "des Trois-Frères" il soffitto dei geroglifici di Pech-Merle, de Rouffignac, che limitano molto le analisi classificatrici abituali.
Lo studioso Denis Vialou, alle prese con queste difficoltà, mantiene anche lui l'opposizione fra questi insiemi che appaiono come strutturati, definiti e altri che sfuggono a tutto intendimento e che hanno comunque una realtà spaziale e grafica.

Un altro studioso Michele Lorblanchet (1986) ricorda che almeno la metà degli animali sono soltanto delineati da qualche tratto, linea, dunque animali parziali, sovente mal definiti.
L'autore si domanda, tenendo conto di queste osservazioni, se dobbiamo rinunciare alla tecnica classificatrice. Pertanto, Lorblanchet pensa che gli elementi parziali presenti possono combinarsi fra di loro, per costituire rappresentazioni di animali non naturali, definite immaginarie, mostruose.
Bisogna notare che la composizione, che sia completa o incompleta è costituita da segmenti che appartengono a animali differenti e quanto a queste, si aggiungono parti umani, queste ultime costituiscono sempre la parte inferiore del corpo.
L'uomo è raramente presente di faccia sulle pareti delle grotte ornate. Il problema della presentazione di faccia e la cancellazione del viso lo ritroviamo non soltanto sulle pareti ornate, ma anche nello statuario.
Spesso il viso si limita a una sfera, oppure a forme caricaturali, bestiali, e un gioco semantico sembra essere stato ricercato fra facce e maschere. Quando siamo in presenza di ritratti umani, come sulle lastre ritrovate nella grotta "de la Marche" (Pales) esse sono sempre di profilo, ricoperte da incisioni multiple; una soltanto è stata trovata con ritratto di faccia.
Abbiamo dunque la prova che il preistorico ha le capacità mentali e strumentali per trasmettere anche il suo ritratto.
Ci accorgiamo cosi che lo stile, una volta definito diventa una strumentazione d'appartenenza all'identità gruppale, non soltanto ma anche più generale , d'una civiltà.
Dunque possiamo fare l'ipotesi che le figurazioni pitturali delle pareti delle grotte, iniziano e sostengono un'attività rituale che riduce a semplice differenza ,una eterogeneità radicale.
Il discorso si organizza e s'elabora sulla base dell'identità per procedere all' organizzazione dei significanti.
Possiamo pare l'ipotesi che l'arte delle caverne ornate, è arte di sostituzione, di travestimento nella costituzione d'una figurazione che maschera e espone l'ambivalenza dei sentimenti per costruire recite mitiche.
Il sentimento che proviamo nel percorso della grotta malgrado le diversità dei luoghi e rappresentazioni, è quello d'un tempo circolare, la ripetizione d'una liturgia d'una società che si dà a se stesso la propria rappresentazione che garantisce la sua identità.
Tuttavia, il salto nell' oscurità della grotta lontano dal modello, ma vicino alla finzione, lontano dai rumori ma più vicino a sé, fa apparire le deformazioni figurative necessarie per poter pensare.
In sostanza le pareti delle grotte ornate possono essere pensate come riserve inesauribili d'un sapere mitico come fondo arcaico individuale e gruppale.

Il mito è una conoscenza gruppale che ha bisogno d'essere trasmesso. La chiusura nella grotta è una messa al riparo dalle fluttuazione e incapacità delle trasmissioni orali.
La necessità d'una interpretazione dà a ognuno la possibilità di riconoscere il proprio funzionamento mentale.
Ben inteso se si possono fare ipotesi sullo stile dell'arte delle caverne ornate, quello che a noi manca è la conoscenza della struttura dello scenario e della significazione.
Il realisme" animalistico," l'astrazione della rappresentazione umana, l'insieme dei segni astratti definiscono categorie intellettualmente utili, ma ci dicono poco sulla strategia dell'arte nell'influenzare gli spiriti umani. Sappiamo comunque che gli interpreti gli sciamani e altri, assicurano la conservazione, e i cambiamenti necessari per mantenere la propria cultura in vita.
Noi crediamo che l'insieme figurativo della grotta ornata assicuri la trasmissione, l'affiliazione, ,l'identità del gruppo e la guarigione.


Procedimenti di figurazione o lo stile della trasmissione del senso.

Abbiamo già detto che la presa in considerazione dello stile è una pratica abituale degli studiosi della preistoria.
Abbiamo già detto che l'uso del profilo è abituale per gli animali mentre per gli antropoidi, sarà l'indeterminato del contorno a caratterizzare la presenza.
Se prendiamo per esempio la grotta ornata di Lascaux, Denis Vialou ha notato, che esso è Magdaleniana (17000) e presenta 600 incisioni e pitture d'animali , tutti trattati in un modo naturale. L'autore nota l'opposizione con la sola, unica, povera stilisticamente, rappresentazione umana, messa in fondo a un pozzo in faccia a un bisonte sventrato plasticamente interessante, grandioso.
Tutte queste 600 figure sono di profilo ; una di esse arriva a 5,50m di lunghezza, una sola si presenta di faccia, piccolissima di qualche centimetro, nel diverticolo dei felini.
In sostanza all'eccezionale presenza del cavallo di faccia unica per tutto la grotta, povera in figurazione, si oppone di fronte un combattimento di felini con segni evidenti di sofferenza.
Siamo dunque in presenza, in questa grotta, di due scene drammatiche.
L'uomo del pozzo a testa d'uccello, disteso, tiene vicino un bastone ornato con un uccello, e altri segni, simboli. Sul corpo dell'uomo notiamo un sesso eretto esibito davanti un bisonte sventrato, maestoso.
In questi due casi possiamo ipotizzare la rappresentazione di una recita drammatica, forse la narrazione di scene simboliche dove la reciprocità della sofferenza cacciatore/animale è la manifestazione d'un sentimento di colpa universale. Il visitatore è invitato a pensare. Poco importa se la rappresentazione della scena del pozzo rappresenta un cacciatore, uno sciamane, un sognatore, quello che è indicato per la prima, unica volta, è la reciprocità della sofferenza, della lotta, del destino. Quello che fa memoria è l'insieme della scena. L'interiorizzazione collettiva della scena è l'espressione dell'appropriazione dell'ambivalenza dei sentimenti e dei desideri. Abbiamo incominciato la ricerca sul proprio dell'uomo limitando la nostra attenzione sul dispositivo stilistico plastico faccia / profilo.
Beninteso non ignoriamo che questa problematica sia anche presente in tutta la cultura mediterranea in particolare nella cultura greca, poiché si tratta della questione del simile, dell' identico, dell' altro e finalmente dell' ancoraggio della identità. Come si organizza il trattamento dell' immagine dell' uomo e il potere di questa su se stesso?
E' proprio questa interrogazione all'origine delle interpretazioni degli studiosi della preistoria.
Ricordiamo che questo è stato possibile soltanto dal 1902 quando E Cartailhac pubblicò un lungo articolo intitolato, "Mea culpa d'uno scettico" per il suo errore sulla grotta d'Altamira, cioè quando l'Istituzionale poteva integrare quello che fino a quel momento era stato considerato con molta derisione.
Perché la derisione ? Perché Marcelino Sanz de Santuola, scopritore d'Altamira subì fino alla morte la derisione degli studiosi ? Possiamo fare l'ipotesi che la scoperta dell'arte della preistoria era un attacco all'identità culturale dell'epoca e alle credenze necessarie che la mantengano.
Si può dunque parlare d'una frontalità per gli animali anche se rara ; per gli umani sarà invece una frontalità indeterminata o mascherata; l'uomo non vede se stesso sulla parete delle caverne, vede soltanto il mondo delle sue rappresentazioni : l'animale monumentale che sarà dunque, un doppio metaforico che lo contiene : l'indeterminato frontale rappresenta l'indeterminazione soggettiva nel rapporto con l'identità gruppale.
Essere con l'altro necessita l'ipotesi d'una indifferenza originale, primitiva, fra l'Io e il mondo esterno, ritrovata e contenuta nell'espressione artistica, come pratica del pensare animistico.


Le maschere del quaternario.

Se l'uomo preistorico traspone, quello che sarà conservato nella trasposizione, è l'indifferenzazione originaria, la credenza che instaura l'avvenimento dei processi di simbolizzazione.
L'ipotesi della maschere, che fa seguito all 'iscrizione sul corpo, superfice fondatrice, indica la separazione e il suo diniego, poiché se la sua fabbricazione necessita un saper fare, una pratica rituale e una celebrazione gruppale che gli dà un potere e conferma il suo potere, l'accentuazione della rappresentazione degli organi dei sensi, bocca, occhi, naso, orecchie, e altre caratteristiche corporali mantengono ancora la ricerca d'una relazione fusionale e non soltanto un caricaturale come l'hanno dedotto alcuni studiosi. Farei l'ipotesi che siamo in presenza di maschere animaliste, umane, camuffamento ,come risultati di associazioni d'idee per similitudine e contiguità che mantengono il contatto animistico con il mondo animale.
L'esercizio del pensiero animista non deve essere considerato errore di giudizio , ma come una necessità per costruire miti, necessari al gruppo per costituire la propria realtà.
Possiamo considerare il gruppo dei preistorici come gruppo selvaggio secondo la definizione di Pierre Clastres, cioè composto da un numero poco numeroso di componenti, organizzato intorno a un capo a cui aggiungerei un interprete. Doppio potere che dia due punti di vista, per mantenere coesione e identità del gruppo, e aprire nuove relazioni.
Per illustrare l'argomento prenderò come esempio un insieme pitturale di una grotta ornata "I tre fratelli" (Ariège),nei Pirenei, dove dominano esseri compositi uomini/animali.
Nella grotta ornata dei "Tre fratelli" appare la figura emblematica del "Dio con le corna" inciso e pitturato di profilo, ma a differenza dello" stregone con arco musicale" e "lo stregone bisonte" egli svela agli spettatori, il suo viso di faccia e tutto il suo corpo composto da segmenti di diversi animali : dai piedi alla cintura l'aspetto è umano e animale il resto.
La faccia è composta da felini , civette e cervo . La coda ricorda quella della volpe o del lupo.
Il sesso è un problema, poiché alcuni lo interpretano come umano , altri come quello d'un felino.
Se pensiamo allo sguardo del "Dio con le corna" che si pone sugli spettatori , lo possiamo vedere come una costrizione .
Tuttavia l'immagine nell'insieme, mantiene l'essenziale del proprio dell'uomo cacciatore ; piedi, per riconoscere la tracce e distinguerle da quelle degli animali ; sesso che trasmette la vita e questa non é soltanto una indicazione anatomica, ma anche un simbolo del potere di trasformazione, un fallo. Altri elementi di altre composizione che conducono al pannello del "Dio con le corna" confermano questo punto di vista.
In questo ultimo pannello, ci sono dettagli che non furono osservati dall' abate Breuil.
In fatti egli aveva descritto uno stregone mezzo uomo fino alla cintura e mezzo animale ( Bisonte) dietro una renna femmina, che esponeva il suo ano e la sua vagina. Al di sopra della groppa appare un profilo indeterminato probabilmente d'una femmina, sicuramente antropomorfa nota Denis Vialou.
A un metro dal pannello, un altro insieme costituito da un groviglio di linee e di animali, presenta un' altra figura composita mezzo uomo e mezzo bisonte, la testa girata di fianco e un sesso eretto specifico del bisonte eccitato, e la parte umana si limita al disegno dei ginocchi e delle gambe.
L'ipotesi che possiamo fare è che questi esseri compositi rappresentano il potere di trasformazione e il passaggio dall'uomo all'animale e viceversa. Possiamo anche dire che questa doppia natura del 'Dio con le corna' e altri stregoni indicano anche la trasformazione dello stato di natura in stato di cultura.
Così il sessuale accede a una funzione d'organizzatore dell'universo dei segni.
In sostanza l'immagine compie un miracolo ,rende la realtà esterna omogenea alla psiche. Essa ci trascina verso il simile, l'identico, il somigliante, l'imitabile ; le differenze semantiche di questo avvicinamento indicano i processi psichici, che vanno dalla identificazione alla ripetizione e al senso-motorio; dalla recita, sostegno della differenzazione soggetto/oggetto a l'indifferenzazione la più alienante. La grotta ornata non è un libro illustrato, ma un luogo capace di creare un pensiero gruppale che forma i miti e capace di trasformare pensieri e emozioni.
Queste trasformazioni corporali codificate come rappresentazioni di stregoni, quando si presentono particolarmente di faccia, sembrano conferire ai rappresentati sciamani, stregoni, capi, dei poteri essenziali alla coesione del gruppo, sottoposto all' angoscia degli avvenimenti imprevedibili e che necessita una forte coesione sociale.
Questa coesione potrebbe essere ottenuta da una dipendenza psichica individuale e gruppale a un capo potente costituito dai fantasmi inconsci, come lo racconta il mito dell'orda primitiva, pensata psicoanaliticamente da Freud.


Conclusione.

Questo lavoro sulle modalità stilistiche, prendendo come materiale la particolarità faccia/profilo e la composizione delle figure è un tentativo per mettere in evidenza il funzionamento psichico individuale e gruppale dell'uomo preistorico.
Abbiamo considerato la categorie delle figure indeterminate come riserva figurativa per la costruzione dei miti.
La categoria detta determinata, costituita dalle figurazioni animaliste, umane, e composite, danno la forma a temi mitici che differiscono in significazione da una cultura a un'altra.
In conseguenza l'uomo, con il suo lavoro semantico e poetico, ha saputo dotarsi di mezzi rappresentativi molto elaborati, per fare fronte, allo smarrimento, alla paura all'angoscia, al vuoto, alla mancanza, costituendo cosi un oggetto mentale che lo garantisca con la sua presenza e le sue trasformazioni.
L'oggetto psichico prende forma : per mezzo della presentazione di profilo la più diffusa delle figure animali, permette la recita e libera lo sguardo ancora fascinato dal proprio desiderio.
Quando il viso umano è presente nella grotta ornata, sarà mascherato, abbozzato , metamorfizzato in figura animale.
Possiamo fare l'ipotesi che il tabù visivo sia un limite imposto al funzionamento psichico animista.
Forse il miracolo dell'arte delle caverne è stato quello di dare le mediazioni figurative mitiche necessarie per dare senso all'origine e al "Al di là".


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