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A. M. P.
SEMINARI 2000 - 2001
Antonina Nicoletti*

Rapporto madre-bambino in epoca contemporanea
Bambini nel mondo oggi


Sull'argomento rapporto madre-bambino esistono varie ricerche che si svolgono ormai da lungo tempo con maggiori approfondimenti in opere e saggi.
Ricercatori hanno sempre sottolineato l' importanza della coppia madre- bambino rilevando come il bambino abbia bisogno assoluto di ricevere fondamentali elementi dalla madre durante lo svolgimento del suo sviluppo, nei periodi relativi alla prima e seconda infanzia (primo anno e secondo-terzo anno), allo scopo che questo rapporto avvenga in maniera tale da essere assicurato al bambino il suo futuro equilibrio e che questo legame nella sua crescita e duttilità si possa allargare all'altro e con l'altro fino a raggiungere ogni componente del gruppo familiare.
A partire dal primo rapporto madre bambino e base di quelli futuri, si svolgono e gradativamente si aggiungono tutti gli altri: padre, fratria, nonni, amici, maestri, e il mondo. Quest'ultimo, ancor prima della nascita, indirettamente, in ogni momento attraverso la madre, ogni membro del gruppo familiare e a livelli subliminali, insomma tutto si insinua attraverso le emozioni della coppia madre-bambino.
Eppure, a volte, si ha la sensazione che in noi terapeuti e cultori del benessere psico-fisico del bambino e dell'adulto, ciò che comunichiamo e poi ci aspettiamo in risposta dalle madri e dai genitori nel loro rapporto con i figli, pur riconoscendo quanto vi sia di corretto, si scopra una certa negazione incoscia (o anche consciente?) della realtà contemporanea sempre meno corrispondente alla precedente e alla quale continuiamo a referirci.
Quando approfondiamo certi particolari dei bisogni del bambino, non stiamo forse ignorando che molti concetti potrebbero essere validi nell'ambiente in cui ci illudiamo che questo bambino viva, e non in quello che nell'epoca contemporanea lo circonda e ci circonda ?
Il mondo, di giorno in giorno si modifica con caratteristiche sempre più caotiche perchè cambiano i valori, la famiglia si sfalda, l'esperienza dei vecchi genitori non interessa più agli adulti, per il fatto che gli anziani risultano un bagaglio da non saper o poter sostenere; i bambini aggiungono ansie e preoccupazioni insostenibili: forse non sono più amati.
Noi assistiamo ad un disadattamento generalizzato dei giovani che, se riescono a salvarsi da questo tipo di disagio, comunque essi mutano in minor sicurezza e maturità. I genitori si trovano a proteggere figli in età già rispettabile che vivono ancora nella casa di origine, mentre i familiari si trovano coinvolti in dinamiche di identificazione, sensi di colpa, smarriti per quanto sta avvenendo, timorosi e/o incapaci di trovare in tempo un rimedio.
Parallelamente, nascono sempre meno bambini: o perché, la coppia presa dalle attività lavorative rinvia la nascita del figlio oppure, quando la donna è in carriera, sovente non trova il compagno perchè questi teme di non poter raggiungere il ruolo "preponderante" nel nucleo famigliare.
Ben presto la nostra società sarà costituita di pochi giovani, di tanti genitori molto maturi, senescenti, e tanti pochi bambini. Come saranno poi questi bambini, una volta adulti ?
Oggi con una grande incidenza la coppia genitoriale si separa, intorno ai 10 anni di matrimonio, arrecando ai figli la perdita del rapporto diretto con uno dei genitori. Tale perdita apporterà al bambino un progressivo difetto di quell'amore (a volte fino a perderlo) oltre ai rischi di molteplici conflitti.
Prescindendo dal fatto che il fanciullo è un membro della famiglia, esaminiamo rapidamente quest'ultima per capirne le sue funzioni, e qualcosa della sua storia per noi importante.
La famiglia è il principale strumento di mediazione tra la società ed il fanciulo: deve provvedere alle sue necessità biologiche, allo stimolo al suo sviluppo e all'indirizzo necessario a farne una persona integra, in grado di vivere in società, di conservare e trasmetterne la cultura.
La famiglia deve sviluppare le attitudini di raggiungere e di mantenere le capacità dell'Io dell'individuo, del significato dei segni e della logica, dell'acquisizione del linguaggio e del pensiero, di formare la personalità e per quanto si riferisce al bambino deve inoltre essere in grado di offrire le capacità del comportamento delle cure materne durante l'infanzia dei figli, dell'atteggiamento sano da parte dei genitori nei confronti dell'alimentazione, della sessualità infantile, e deve ancora saper risolvere la rivalità tra i fratelli, fino all'identificazone del bambino con i genitori, e alla formazione del suo Io e del suo Super-Io.
La famiglia deve essere lo strumento di integrazione tra genitori e figli, soprattutto nella situazione edipica; ove è di fondamentale importanza l' integrazione fra i genitori, l'unità della famiglia, il comunicare i suoi modelli di reattività emotiva e i tabù che influenzano le repressioni, i suoi parametri e rapporti con la comunità.
La famiglia è un ambiente, un gruppo in cui le azioni di ognuno dei suoi membri coinvolgono gli altri e le sue caratteristiche prevalgono su ogni singolo membro: nell'educare i figli nell'ambito sociale proprio ed altrui, essa svolge funzioni di carattere societario e di organismo sociale
L'instabilità della famiglia impedisce ai suoi membri un sufficiente grado di strutturazione, di sicurezza e di soddisfazione, inoltre essa colpisce la saldezza degli individui cresciuti nella stessa famiglia e di quelli della società corrodendo l'unità della famiglia costituita e le direttive etiche della loro cultura.
Il suo compito è di assicurare le capacità di adattamento a volte necessario all'integrazione dell'Io, di assicurare la capacità dei genitori di essere uniti, di mantenere i limiti generazionali e di integrarsi nella loro funzione e ruolo: il venir meno a queste condizioni, può provocare distorsioni della struttura dell'Io dei figli.
La famiglia agisce da intermediario tra l'individuo e la società: riunisce le direttrici biologiche e culturali che contribuiscono a formare la persona; in essa prende forma la personalità dell'individuo e nello stesso tempo, nel mondo in cui riflette la sua matrice sociale, essa serve ad assicurare la propria stabilità e continuità.
Infatti, studi a ritroso di pazienti schizofrenici hanno rivelato che essi provenivano da ambienti familiari soggetti a gravi disturbi con forte grado di instabilità e con notevoli squilibri fra i suoi membri, per cui:
* se approfondiamo le interrelazioni tra la patologia della famiglia e la psicopatologia individuale (in particolare dei bambini vissuti nei menzionati ambienti definiti come patologici),
* se cerchiamo di scoprire i tratti fondamentali della vita familiare e le serie perturbazioni della struttura di queste famiglie, dei rapporti di interazioni fra i membri, quali le deficienze essenziali che abbiano fatto insorgere disturbi della dinamica familiare;
* se riflettiamo su quella sua parte che è intevenuta nella disgregazione della personalità del soggetto;
osserviamo che situazioni analoghe siano avvenute in antiche società in cui si nota la correlazione tra la disgregazione di società a causa dei mali conseguenti all' incapacità di assimilare i costumi dei popoli che conquistava, oppure alle conseguenze di grandi invasioni che hanno portato alle dissoluzioni familiari .
In altre parole sia nelle società che conquistano sia in quelle che vengono invase, la famiglia subisce disgregazione, perchè incapace di elaborare e di assorbire culture diverse che comunque vi si introducono.
Nel 1947 Zimmerman attribuisce nei popoli la responsabilità del crollo della famiglia sia alla conseguente decadenza dei valori morali, dopo aver raggiunto un alto grado di civiltà, sia alla degenerazione della morale sessuale: allora prevale l'edonismo, l'individuo non rinuncia a facili piaceri, per assumere invece le responsabilità e il peso della paternità.
Nelle espansione di società che abbattono con la violenza ed incorporano altre civiltà di modelli e culture diverse, queste ultime influenzano e penetrano, prima ancora che la nuova cultura con i suoi modelli siano stati elaborati. Si perdono i modelli culturalmente tradizionali, viene svilita l'autorità dei genitori fino a perdersi, come ad esempio le funzioni originarie della famiglia che vengono sostituite dalle istituzioni della nuova società. Il benessere dell'individuo e il suo piacere assume la precedenza sui bisogni collettivi familiari e su quelli della società.
La Chiesa, a seguito del declino dell'antica Roma, con il ribadire il carattere sacro del matrimonio, l'interdizione dell'omosessualità, con il mettere al bando pratiche anticoncezionali, aborto, infanticidio (molto diffuso dal tempo di Augusto), non si sa fino a che punto riuscì a ristabilire la saldezza della famiglia, perché in seguito, gli organizzatori di una struttura fiduciaria e gerarchica feudale divenne la calamità che portò a generare guerre fra contrade di diverse città, fino a portare la loro totale distruzione assieme al loro potere: in seguito tutto fu sostiuito dall'afflusso di nuove generazioni di cittadini in centri industriali e commerciali.
Le civiltà entrano in processo di decadenza quando divengono incapaci di difendere i costumi dalle infiltrazioni e dalle pressioni degli invasori, come è accaduto anche in Cina in cui la civiltà insegnava ai figli il rispetto per i genitori e l'educazione era fondata sui precetti validi da 2400 anni.
Fino ad allora, difesa dai tentativi di conquista respinti dalla Grande Muraglia i cui confini si estendono fino al mare. La struttura familiare è poi decaduta a causa di nuove dottrine, largamente interpretate in maniera soggettiva, con il conseguente sconvolgimento della cultura nel suo interno e forti ripercussioni nell'ambito della famiglia e a scapito delle ultime generazioni in cui non tutti erano preparati e pronti ad assorbire le nuove diversità.
. Nella famiglia è importante l'interazione coniugale dei genitori per lo sviluppo della personalità dell'individuo: l'incapacità di autonomia del bambino, il suo bisogno di cure e nutrimento, il saper utilizzare le sue capacità di apprendimento, tutto questo, richiede il vincolo familiare fino quando egli acquisti la capacità di provvedere a se stesso e a svilupparsi.
I genitori trasmettono i costumi strumentali della società etnica, oltre a fronteggiare l'ambiente e gli elementi formali e sono guida alle funzioni emotive e alla socializzazione: il ricevere dalla personalità dei genitori diviene parte integrante della propria e la famiglia dà la prima impronta per le cure genitoriali in un sistema di inter-relazioni.
Il bambino che ha ricevuto poco è meno capace di provvedere in futuro alla propria famiglia, gli mancherà la sicurezza, la soddisfazione derivata da stretti rapporti interpersonali; di comseguenza prevarrà l'orientamento verso gratificazioni narcisistiche con scelte di tipo edonistico e avverrà la rottura del percorso di maturità e responsabilità come genitore, perché la funzione della famiglia consiste nel fornire al fanciullo tutta la struttura psichica, etico-morale della sua esistenza.
Come già citato, il declino della civiltà porta al deterioramento familiare, alla decadenza delle tradizioni culturali e tecniche di adattamento collegati a valori etici: ma inoltre l'interesse individuale e l'immediata gratificazione prendono la precedenza sulle istituzioni sociali: la società vacilla, l'individuo non è più capace di posporre la gratificazione immediata ad obbiettivi di più lungo momento in vista della esigenza e delle norme del sistema sociale: egli diviene un sociopatico con deficenze nelle istanze del Super-Io .
Super-Io il quale con i suoi imperativi etici, morali introiettati dai genitori, fornisce all'individuo l'adattamento verso obbiettivi più sostanziali e la gratificazione derivante dalla stima e dall'affetto degli altri.
I principi morali sono legati ai rapporti dell'uomo con i propri simili, mentre l'eccessiva importanza attribuita all'esistenza della vita estraterrena assieme all'aspettativa di ricompensa post-mortem, induce a tener in poco conto le relazioni interpersonali terrene e accade che il bambino per la sua gratificazione narcisistica dal "grande padre" sovente si dimentica dell'altro.
Dall'analisi della vita familiare, nei rapporti fra coniugi, fra genitori e figli si forma il modello dei rapporti interpersonali con altri individui o gruppi, e nell'ambito familiare i principi morali hanno un significato concreto, definito e non rappresentano astratti ideali.
Come gruppo la famiglia in ogni suo comportamento coinvolge i suoi membri, nella stessa maniera in cui l'interesse personale non si allontana molto dal desiderio di soddisfare gli altri membri verso cui ciascun di essi nutre un sentimento di fratellanza e sostegno, e se a volte questo sentimento è conflittuale, esso dà comumque significato alla vita, a differenza della noncuranza, che trascina verso la solitudine.
I genitori al di là del presente, proiettano il loro interesse verso il futuro dei figli; essi`soffrono per i mali di essi e sono fiduciosi se sono stati degni di fiducia, capaci di amare se si sono sentiti amati.
Il loro comportamento etico viene raccolto dall'ambiente familiare, dall'identità dei genitori con cui si identificano e con quanto da loro hanno ricevuto.
Laddove predomina la struttura familiare autoritaria, la democrazia è fragile, e il modo di vivere democratico proviene dalle famiglie che rispettano e amano i figli, educandoli al rispetto della autorevolezza e non alla soggezione della autorità precostituita.
I genitori devono rispettare la curiosità dei bambini e la fiducia nella loro capacità di risolvere le difficoltà così come la famiglia democratica non instaura un sistema permissivo caotico, ma quello di assumere la responsabilità comunitaria nel rispetto dei diritti, del bisogno e delle difficoltà di carattere e di comportamento degli altri.
Intanto sul piano educativo i bambini sono diversi nel superare le prove di frustrazione non traumatizzante e non bloccante l'evoluzione, mentre al contrario lo sono i conflitti che pesano sullo sviluppo di molti di loro: le inadeguatezze educative, l'isolamento, il sovraccarico emotivo, affetivo e l'ambiguità cognitiva.
E' necessario individuare in che modo la maggior parte dei bambini riesce a trovare nuove soluzioni per i vari problemi, come bisogna analizzare le differenze che avvengono a causa di caratteristiche psico-biologiche insite nel bambino, oppure scoprire quali possano essere o siano state le frustrazioni traumatizzanti e bloccanti la sua corretta evoluzione; infine è importante conoscere l'ambiente familiare ed il suo modello culturale per questo membro del gruppo.
: Le interferenze negative nei confronti del minore sono la violenza, l'abuso, i maltrattamenti da parte della famiglia e della società, la vulnerabilità del bambino come "capro espiatorio" delle proiezioni dei genitori, la crudeltà, l'aggressività, la violenza, l'abuso verso il minore, importante problema culturale, politico che porta a ricerche e modalità operative, educative assistenziali importantissime.
Come educare l'aggressività non libidica e come studiare la vulnerabilità del bambino all'influenza non educativa ma seduttiva di questa società violenta nella stampa, nellaTv, nella realtà quotidiana di guerra e massacri?
La cultura è la guida, è l'evoluzione dell'umanità, è il più potente fattore di aiuto all'adattamento dell'uomo biopsicologico.
Sono note le condizioni di sofferenze come portatrici al bambino di trasformazioni esistenziali primarie, quali le carenze materne nelle prime ore di vita del bambino, che dalla nascita è "una nursing copple" come dice Winnicot, cioè una unità composta dal neonato e dalla madre: una holding, una matrice attraverso la quale si costruisce progressivamente il Sé del bambino.
Dentro questa holding affiorano momenti silenziosi tra un parlare interattivo e interpersonale madre-bambino: la loro sincronizzazione di un precocissimo inizio di vita separata, che a poco a poco si individuerà
Nell'interno di questa holding si è conosciuta la capacità della madre di dare un significato alle prime manifestazioni psicologiche del bambino (pianto, postura, mimica) e ai progressivi segni intenzionali inviati dal neonato: da questo dialogo di suoni, verbali ed extraverbali, avremo forse risposte significative sulla nascita " della mente", e della psiche.
Il contatto di pelle madre-bambino, delle prime 3 settimane di vita, "periodo uteropsichico" (come G. Bollea denomina metaforicamente), è il più essenziale della vita di un uomo: La madre partorisce un corpo ma dopo 3 settimane partorisce una mente.
Nei primi 3-4 mesi, dalla nascita, il bambino deve essere in stretto rapporto tra la culla e la madre, senza il proposito di assicurarlo al nido; il momento del distacco da questo legame deve avvenire in seguito a questo periodo o con la scuola materna, tesa a far defluire ed evolvere l'aggressività del bambino e a facilitare il momento dell'individuazione-separazione che avviene secondo i tempi:
- tra il 3°- 4° mese (l'inizio)
- all'8° mese (il conseguimento della tappa)
- al 2°- 3° anno di vita (il perfezionamento)
Questo processo deve essere facilitato rispettando le caratteristiche individuali, al fine di mettere i presupposti per un normale superamento del 2° processo di individuazione-separazione della preadolescenza, importante ed incisiva opera di prevenzione allo scopo di evitare psicopatologie nell'adolescenza e nella tarda adolescenza.
Lo studio dell'età evolutiva sta scoprendo l'importanza della necessità di studiare i problemi del bambino nell'arco di ogni periodo della sua vita, e di verificare se il bambino durante quel periodo abbia ciò che gli serve per star bene oggi e domani, dato che molti disturbi si celano per anni e decenni per manifestarsi solo molto più tardi.
Nella scuola di massa, nelle istituzioni per l'infanzia e nella famiglia, il problema più difficile è quello di riconoscere e rispettare le differenze individuali dei bambini infatti nelle varie istituzioni dobbiamo imparare a dare ad ogni bambino risposte personali a seconda dei bisogni propri a quella persona che si sta formando, ossia ai bisogni di questo "soggeto di diritto".
Sul piano educativo, gli asili nido e la scuola materna allora debbono:
- avere una severa preparazione degli operatori.
- essere obbligatoria con uguaglianza di programmi sul piano nazionale per le maestre di asilo in aggiornamento permanente al fine di giungere a depistare ogni deviazione della norma del bambino.
- essere in stretto contatto con i servizi territoriali per eventuali analisi neuro-psicologiche ed affettive di tutti i bambini che lo richedono
- sapere come riconoscere nella scuola i disturbi di apprendimento.
Dalla psicologia dei modelli dell'attaccamento madre-bambino sappiamo che esistono:
Madri tranquille che interagiscono con bambini tranquilli e che rispondono con relativa tranquillità in situazioni di grandi e piccole crisi.
Bambini tranquilli che inducono forte sicurezza genitoriale, il che fa crescere la madre con molta flessibilità psicologica.
Madri ansiose (a loro volta con una madre insicura interiorizzata), che selezionano i comportamenti ansiosi del bambino ed esagerano in attenzioni: fatto questo, tendente a costruire la loro relazione su nuclei ansiosi.
Queste madri sono pronte a mettersi in discussione e cercano di trovare la validità delle loro proposte sulla base delle proposte offerte dai figli ed esplorano con mobilità e flessibilità i comportamenti, gli umori e le intenzioni precocissime dei loro figli, esplorano tutta la gamma dei movimenti emotivi; non di rado cambiano il proprio stile di madre con incoerenza e confusione in alternati e solleciti rapporti multiformi, a volte anche profondi.
La psicologia del Sé ci dà un nuovo modello della relazione madre bambino secondo il quale:
* il neonato sin dalle prime settimane cerca negli occhi della madre una immagine di sé
* la madre cerca nel bambino dei nuclei di identificazione e di trasformazione.
L'interazione madre-bambino si sposta a livelli speculari molto profondi dell'immaginario e delle fantasie transgenerazonali: essa è una relazione social partocolare che evidenzia tutta l'identità della coppia, contiene un grande coinvolgimento emotivo, con rapide barriere protettive dove avvengono anche scambi di luci ed ombre; meccanismo questo, che sarà poi il regolatore della crescita mentale.
L'attenzione sull'infanzia è stata anche rivolta all'analisi dei contenuti dei modelli operativi interni di sé e dell'altro, contenuti, questi che il bambino viene costruendo dalla fanciullezza attraverso l'adolescenza fino all'età adulta in cui il focus, secondo Allen e Land ('99), si sposta sui processi che sono alla base della ricostruzione di memorie emotive legate all'esperienza con le figure primarie di riferimento, prime rappresentazioni interne delle prime esperienze affettive che possono avere una influenza sulla formazione delle relazioni, negli anni successivi nella adolescenza e nell'età adulta.
In altre parole, il bambino, nel cammino tra l'infanzia e l'adolescenza, raccoglie modelli operativi interni costruiti, di sé dell'altro, modelli, questi, che poi nell'età adulta, si arricchiranno di processi di ricostruzione di memorie e di esperienze primarie affettive vissute con le sue figure primarie e che influiranno sulla formazione delle sue relazioni future.
Intanto nel corso della sua crescita il bambino alle sue caratteristiche personali acrà aggiunto quanto ha ricevuto dalla famiglia cioé stimoli e contenimenti equilibrati che lo avranno portato alla autostima e ad una sufficiente sicurezza.
In breve, ricordo come i genitori, durante il loro operare nei confronti della formazione del figlio, devono man mano imparare a riconoscere i suoi successi e le sue conquiste, come quelle del suo sviluppo fisico e psichico nella giusta misura, e mai suggergli modelli di imitazione di fratelli o compagni.
Le approvazioni apportano sicurezza e stimolo; è nella creatività che il genitore deve accompagnare il figlio attribuendo a lui responsabilità, iniziando dalle più semplici a quelle progressivamente maggiori.
Nel correggergli gli errori, bisogna contemporaneamente riconoscere i suoi sforzi le sue iniziative, i rischi affrontati e superati, ed eventualmente, se necessario, risollevarlo con suggerimenti di soluzioni possibili.
Bisogna insegnargli a saper difendere le proprie opinioni, quando ne è convinto, ma anche imparare ad ascoltare e sapersi mettere in discussione quando arriva a dubitare della verità dei propri pensieri.
Il bambino deve raggiungere il concetto che difendere le proprie opinioni non significa essere ostinato, non ascoltare e rispettare le idee degli altri o non riconoscere i propri errori, ma che nella nostra vita di relazione si deve accettare il contraddittorio e che possiamo avere amici che hanno idee politiche, filosofiche e culturali diverse.
Quando la fiducia in se stessi vacilla, i figli devono essere stimolati per riacquistarla; non bisogna dare mai loro risposte impulsive, mai ferire la loro dignità; come può accadere, anche senza volerlo o in momenti particolari dell'esistenza, di offendere, prevalicarli, dare giudizi negativi, a cui i figli sono molto sensibili.
I bambini, come avviene per i genitori, sin da piccoli devono avere la propria vita di relazione con i compagni, con scambio di incontri nella propria casa e in quella degli altri; in questo modo i genitori avranno l'opportunità di conoscere meglio il proprio figlio nel rapporto con i compagni, le loro affinità e differenze, gli altri bambini, gli elementi del mondo attuale, approfondirne i problemi, i dubbi, le paure, gli entusiasmi e, se necessario, parlare con loro.
Non appena il bambino dà l'opportunità, i genitori devono rispondere alle sue curiosità sessuali in maniera a loro comprensibile a seconda dell'età, senza remore e tabù; come sappiamo, ancora si incontrano genitori con forti problemi della sfera sessuale, che possono intervenire negativamente nel rapporto e nella educazione dei figli.
Con la massima confidenza intorno ai 6 anni i bambini devono essere a conoscenza sull'abuso sessuale nei loro confronti; spetta ai genitori parlargli del problema, magari prendendo spunto dai fatti di cronaca , il che darebbe al bambino la spontaneità di riferire egli stesso brutte esperienze raccontate o viste e a cui i genitori, pur sdrammatizzando, sapranno dare appositi consigli.
Le madri sono le consigliere sulla sessualità sia delle figlie che dei figli: pare che i padri non siano molto capaci di una buona educazione sessuale, perché con forti resistenze interne.
Nella odierna situazione familiare, sia i genitori che i figli spesso devono affrontare l'evento della separazione di fatto o quella giuridica, situazione dolorosa per i figli e per i genitori a volte impreparati e non capaci di gestire con equilibrio, l' educazione, il senso civico e morale, in maniera tale da trasformare questa rottura in una intesa genitori-figli e questi ultimi messi in grado di superare meglio il distacco e la dissoluzione del contenitore famiglia.
Questo è uno dei gravi problemi della attuale società, in forte incremento dal dopoguerra ai giorni nostri.
In Italia, l'aumento delle separazioni nella coppia genitoriale è salito vertiginosamente con una media degli ultimi anni dai 30 ai 40.000 all'anno, di cui
il 40-80 % dei bambini e dei ragazzi affrontano ogni anno il rischio affettivo della separazione dei genitori:
i 40-50 % di questi è al di sotto dei 9 anni,
i 30-35% sono preadolescenti
i 20% adolescenti.
Nel marzo del '99 l'Istituto Nazionale di Statistica ha comunicato che nel 1997 in Italia il numero delle separazioni è risultato pari a 60.281 e quello dei divorzi pari a 33.
Nell" Affido congiunto" il bambino è stato riconosciuto come "Soggetto di diritto" mentre i genitori non sono insigniti di "patria potestà" bensì di sola ed esclusiva "responsabilità parentale" di doveri e non di diritti e di dover concordare tra genitori, avvocati e giudici, per seguire una linea meno possibile dannosa sullo sviluppo di colui che " non ha colpe".
Fino a pochi anni fa c'è stata la tendenza di affido alla madre nel 90% dei casi e al di sotto dei 12 anni del bambino, attualmente con la forte contestazione da parte dei padri e forse anche con caduta di responsabilità dall'altra parte, in un primo momento è aumentato l'affidamento al padre, poi l'affidamento congiunto è stata la condizione naturale.
Ma le variabili di questo problema, sempre valutato dal punto di vista dei figli, sono l'età dei genitori ed il tempo vissuto nel matrimonio, l'immaturità e l'instabilità psichica di essi e l' età dei figli.
A seguito della convivenza quotidiana della coppia, soddisfatto il desiderio del distacco dal nucleo familiare, declinato il fascino fisico e sessuale, il vissuto sempre più mesto della convivenza dissepellisce i contrasti della personalità della coppia: riemergono ambizioni soffocate dell'entusiasmo della convivenza e mentre la noia familiare aumenta e nuove fantasie itineranti avvolgono la coppia; essi non sanno decidersi e interiormente si accusano a vicenda, finc a quando avviene l'evento per il quale si addebita la decisione.
I figli generalmente percepiscono i contrasti anni prima, il che oltre a interferire sul loro sviluppo emozionale, disturba anche quello relazionale: i litigi dei genitori fanno presagire e temere la perdita di uno di loro, e generalmente quella del padre.
Appare il fantasma dell'insicurezza e della sfiducia, a volte ancor peggio il senso della solitudine e dell'abbandono.
Poi arriva la fase giudiziaria, e spesso essi si trovano coinvolti personalmente per le disposizioni riguardanti l'affido, per gli incontri con il genitore uscente, per le vacanze, per i giorni festivi e via dicendo.
Essi vengono sottoposti sin dall'inizio al trauma della perdita di un oggetto di amore, presentito nella pre-separazione, a cui si aggiunge la perdita dell'onnipotenza dei genitori, sostituita da quella del giudice che decide per loro: essi si sentono simultaneamente oggetto di contesa e quasi i responsabili delle loro sofferenze.
In un terzo delle separazioni avvenute persiste il contrasto dei genitori a cui non di rado si assomma quella dei nonni che parteggiano per il proprio figlio o figlia, richieste di riaffido in ricorso, con sentimenti di rivalse, questioni economiche e con un forte danno per i figli.
Quando i partner si comportano civilmente sin dall'inizio, ed i litigi non sommergono il conflitto, i figli appaiono abbastanza preparati al distacco, ma nei casi patologici in cui persiste la conflitualità della coppia, pian piano il genitore che esce, e generalmente è il padre, progressivamente si allontana impossibilitato a partecipare all'educazione dei figli associata alla ricerca di una alternativa di soluzione affettiva.
Nelle separazioni, tra i due rapporti madre-figlio e padre-figlio, generalmente è più in pericolo il secondo, padre-figlio. A carico dello sviluppo del bambino come abbiamo accennato subentra il processo dell'individuazione, dei quali i periodi più traumatici, sono quelli che vanno dai
3 -5 anni
12 - 14 anni in maniera diretta; indirettamenete
indirettamente anche i precedenti periodi attraverso la sofferenza delle tempeste emotive di varie origine vissute dalla coppia.
I casi in cui i figli non ricevono conseguenze psicopatologihe dalla separazione sono quelli dove il periodo pre-separazione non sia stato traumatizzante e protratto, e il periodo post-separazione, in cui i figli abbiano potuto mantenere un rapporto valido con ambedue i genitori i quali siano stati capaci di mantenere la qualità del rapporto civile, con rispetto reciproco e dentro il quale al fine di qualsiasi chiarimento, i figli non ne siano stati coinvolti.
Purtroppo nel nostro paese questo non sempre avviene: e non sono le condizioni socio-economi o culturali della coppia a indurre certi conflitti e comportamenti infatti, nonostante i suggerimenti degli esperti e a volte anche il loro stesso buon senso (per lo meno di uno della coppia), il rischio psicopatologico nei 2/3 dei casi si è poco modificato.
Nel febbraio del '85 il Comitato d'Europa considerando l'attuale evoluzione del "contenitore" famiglia non parla più: di autorità genitoriale, di patria potestà, di responsabilità genitoriale, ma innanzi tutto ha definito il figlio " soggetto di diritto", entrambi i genitori portatori di "poteri" ma con funzione esclusiva di "doveri" verso i figli, e all'inizio di quest'anno inoltre è stato definito "l'affido congiunto" accettato liberamente o imposto dal giudice, mentre abitazione e locazione distante dalla condizione di educare, cioè:
I figli abitano con uno dei genitori il " locatario", ma tutte le decisioni nella vita (scuola, viaggi, interventi medici, sport, vacanze, etc...), vengono prese da ambedue i genitori come se ancora esistesse un' unica famiglia, ossia in intesa genitoriale
Tutto questo come indispensabile all'equilibrio dei figli e si tratta di accorgimenti che preservano il figlio da eventuali traumi e per la tutela del suo sano ed equilibrato sviluppo.
In altri paesi, Francia, U.S.A, ultimamente anche in Italia (specialmente del nord e del centro, Emilia-Toscana), nelle separazioni e nelle loro rispettive storie personali, si verifica che i rapporti con i figli e l'evoluzione di questi successivi gruppi familiari, già definiti "famiglie allargate", stupiscono, nel motivo e nella modalità di separazione, nell' affrontare la stessa, nel concepire il rapporto di coppia, nel suo nuovo formarsi, nella sua dissoluzione e soprattutto nel comportamento e nel ruolo dei figli.
Mentre fino agli anni '60 tutto era considerato profondamente traumatico per la coppia e per i figli, ed il comportamento ritenuto all'interno di un difetto morale e psicologico, dopo quel periodo, la separazione è diventata sempre più comune data la volontà di entrambi coniugi di interrompere il rapporto in quanto sono venuti meno i presupposti: la separazione viene ritenuta una tappa necessaria al ciclo vitale con effetti positivi nella maturazione delle coppie e dei loro figli.
Vengono citati vari casi: per esempio, in uno di essi quando i genitori si appressano ad annunciare alla figlia di 6 anni la loro prossima separazione, la bambina manifesta la sua impossibilità di poter fare a meno di uno di loro, chiede di stare a lei vicino come genitori, visto che a suo tempo erano stati essi a volerla. Questa risposta semplice e diretta avrebbe fatto riflettere la coppia a decidere di continuare a stare insieme, di avere altre storie, avere insomma un rapporto aperto continuando a fare i genitori e senza danni alla figlia.
In un altro caso, dopo il matrimonio, una coppia giovane, in cui la madre aveva rinunciato agli studi per occuparsi della figlia, concepita prima del matrimonio, scopre dopo qualche anno che sia uno come l'altro erano incapaci di prendersi cura della casa: consumavano i pasti dai genitori, il padre, quando a casa preferiva godersi il riposo, così la madre, che si era occupata della figlia per quattro anni, pensa di riprendere gli studi. Affida la figlia alla propria madre e si trasferisce per questo scopo a Bologna.
Il padre trova un'altra compagna con cui successivamente si sposa, ha un altro figlio, prendendo con sé la bambina, sempre affidata alla nonna e alla madre, tutte le settimane e i giorni in cui sia lui che la figlia lo desiderano e senza scontri tra la coppia dissolta.
Più tardi la ragazza dice di sentirsi di possedere due famiglie, di avere una vita affettiva autonoma anche contando dell'affetto della madre, della nonna, dela famiglia del padre e con un ottimo rapporto sia con la moglie del padre che con il fratello di 6 anni minore.
In occidente vengono considerate separazioni "a rischio" quelle in cui l'incompatibilità di carattere e la conseguente conflittualità dei genitori raggiunge grandi crisi:.generalmente uno dei genitori è il più dipendente e più nevrotico e l'altro, ha l'unico ruolo gestionale della famiglia, spesso autoritario tanto da raggiungere quello del despota, (maschio o femmina che siano), specie nei confronti dell'altro membro della coppia: insieme fanno vivere ai figli la responsabilità del loro dissidio, rendendoli infelici e appesantiti dalle responsabilità non dovute e non volute e non di rado essi sono coloro che giungono alla separazione solo quando i figli sono grandi ed autonomi, ma con forte psicopatologie, in cui si nota come il figlio più castigato sia quello che meno ha risolto la situazione edipica.
Negli U.S.A. dove la concezione dell'amore viene sempre più modificandosi, in un bisogno, in piacere e come momento di vita, si formano famiglie allargate con coppie divorziate una o più volte in cui i figli si incontrano con i loro papà e mamme naturali nelle loro case con i precedenti figli di essi. Pare che quest bambinii non siano così traumatizzati come pensiamo che lo sarebbero i nostri in queste condizioni, visto che molti di essi, ormai già grandi, ancora rimpiangono il genitore perso.
Quanto ho riportato è "una rivoluzione affettiva" (come è stata anche definita da autori), per i figli e per i genitori, una rivoluzione sofferta dei sentimenti, che chissà, forse può condurre ad un modo più autentico di vivere l'amore e l'esistenza.
Credo che noi per appartenere ad un paese antico, condizionato nel corso dei secoli da sentimenti e norme costituite nella difesa dall' angoscia dell'abbandono primario; norme e sentimenti che fanno parte del nostro incoscio collettivo, affidati all'immagine della madre arcaica. Noi saremo forse fra gli ultimi ad entrare in questa rivoluzione ma, se il futuro della maggior parte degli individui sarà migliore dell'attuale momento, che ben venga e parleremo anche noi delle nostre esperienze.
In questo momento storico i nostri bambini poi adolescenti ricevono una forte induzione educativa dai mass media attualizzandosi reciprocamente con incomprensibile velocità; informati su tutto, ma non altrettanto creativi; sono abituati ad avere tutto in fretta e contemporaneamente scivolano ad di fuori del principio di realtà fino a quando nell'incontro inesorabile con esso, vivono con forte sofferenza le frustrazioni che ne derivano; a volte incapaci di sentirsi responsabili del'evento frustrante essi non riescono a definire chi sia stato il soggetto colpevole: è certo l'altro, ma chi è l'altro, il destino, la mala sorte? I genitori, in un primo momento non lo sono: essi vengono preservati, in quanto con loro devono lprima lamentarsi, e poi ribellarsi..
Questi sono quei bambini o i preadolescenti la cui esistenza è poco equilibrata e i cui genitori sono da loro distratti, l'intesa genitoriale sta venendo meno, mentre essi accennano alla devianza comportamentale; sono quei giovani che arriveranno impreparati alla crisi adolescenziale, crisi questa che sarà protratta, e se non avverrà alcun intervento educativo e riabilitativo in tempo, parte di loro entreranno nella devianza e trasgressivismo al limite della legalità.
Molti altri giovani nelle stessa società, e nonstante le loro incertezze e le angoscie per il futuro, lottano per un futuro migliore ed arrivano a fare le loro scelte sull'indirizzo che seguiranno fiduciosi nelle risorse coltivate con i loro attivi educatori e con i loro maestri


Roma maggio 2002


*Dott.ssa Antonina Nicoletti
Psichiatra Psicoterapeuta Gruppoanalista
Neuropsichiatria Infantile


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