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A. M. P.
SEMINARI 2000 - 2001
ASSOCIAZIONE ANNI VERDI
SCUOLA DI FORMAZIONE IN MUSICOTERAPIA

DISPENSA DIVULGATIVA SUI CONCETTI DI BASE DELLA MUSICOTERAPIA

a cura di Maria Emerenziana D’Ulisse*, Carmen Ferrara**



*Maria E. D’Ulisse, Psicoterapeuta e Musicoterapista
Coordinatrice e Docente Scuola di Musicoterapia

**Carmen Ferrara, Musicista e Musicoterapista
Responsabile Area Didattica Scuola di Musicoterapia


Associazione Anni Verdi - Via Arturo Colautti,28-00152 RM
tel.06/5881684 fax 06/58322250 - tel. 06/58322213


DEFINIZIONE DI MUSICOTERAPIA

La musicoterapia è una disciplina scientifica che ha come obiettivo quello di instaurare una relazione terapeutica stabile tra musicoterapista e paziente attraverso il canale non-verbale e l’uso del canale corporo-sonoro-musicale con l’obiettivo di far acquisire al paziente nuove modalità di comunicazione con se stesso, il proprio nucleo famigliare, il mondo esterno al fine di migliorare la qualità di vita del paziente.

L’aspetto più importante nel lavoro musicoterapico è proprio quello della relazione; la musicoterapia non si pone alcun obiettivo rispetto all’acquisizione di competenze musicali specifiche, né ricerca risultati validi rispetto a canoni estetici universalmente riconosciuti. Gli strumenti musicali, la produzione sonora, il movimento sono tutti elementi a disposizione del musicoterapista per costruire la relazione terapeutica. Nel musicoterapista il paziente dovrebbe trovare una persona in grado di restituirgli un’immagine di sé nella quale vengono messe in evidenza ed usate la parti sane. La musicoterapia non può porsi obiettivi di guarigione; la musicoterapia è una disciplina che si affianca ad altre di tipo medico, psicologico e riabilitativo in un quadro di presa in carico globale del paziente. Il particolare la musicoterapia può trovare maggiore spazio e peso terapeutico nei casi in cui sia proprio la comunicazione il problema presentato dal paziente.

Il contesto non-verbale è fondamentale per il musicoterapeuta; esso è costituito dalla congiunzione di infiniti codici comunicativi, trai quali possiamo riconoscere il codice musicale, il codice gestionale, il codice corporale con i suoi movimenti prossimali, assiali, distali, il codice verbale, il codice mimico, ecc.
Durante i mesi di gravidanza e i primi mesi di vita extrauterina il codice comunicativo tra madre e feto è sicuramente non-verbale. Dal punto di vista clinico si è potuto osservare che l’uso del contesto non-verbale favorisce il ritorno alla memoria di quelle che possono essere state le prime esperienze di relazione della vita di un individuo; inoltre il contesto non-verbale limita la messa in atto di meccanismi di difesa favorendo quindi la possibilità per il musicoterapeuta di poter usare suoni e stimoli atti a produrre uno stato di regressione nel paziente, necessario a volte per poter lavorare in modo più efficace.

Ci sono diversi modelli di riferimento in Musicoterapia, portati avanti da altrettante Scuole di pensiero e di Formazione nel mondo; nel caso di lavoro con i bambini e/o adulti è però riconosciuto quasi universalmente valido il modello di riferimento proposto dal Prof. Rolando Benenzon, alla base della teoria del quale c’è il Principio ISO.
Il principio ISO è un concetto totalmente dinamico che sintetizza la nozione dell’esistenza di un suono o di un insieme di suoni o di fenomeni acustici e di movimenti interni che caratterizzano e individualizzano ogni essere umano.

L’ISO caratterizza ogni essere umano: esso è composto dagli archetipi sonori ereditati onto-filogeneticamente, dalle esperienze sonore, vibrazionali e di movimento avute durante la vita intrauterina, il parto ed il resto della vita.
L’ISO universale è una struttura dinamica, sonora che caratterizza e identifica tutti gli esseri umani, indipendentemente dai contesti sociali, culturali, storici e psicofisiologici; un esempio sono il battito cardiaco, i suoni di ispirazione ed espirazione, il sussurro della voce della madre, il rumore dell’acqua, ecc.
L’ISO culturale è prodotto dalla configurazione culturale globale nella quale l’individuo e il gruppo fanno parte, è l’identità sonora propria di una comunità con omogeneità culturale e musicale. Ogni individuo nato e cresciuto in quella comunità si porterà dentro per tutta la vita tale ISO culturale anche nel caso di un cambiamento totale di ambiente di vita.
L’ISO gruppale è l’identità sonora di un gruppo umano prodotto dalle affinità musicali latenti, sviluppate in ognuno dei suoi membri.

Nel processo musicoterapico è indispensabile che il musicoterapista conosca il suo proprio ISO in tutte le sue forme e che arrivi a conoscere anche l’ISO del/i pazienti con cui lavora; in base a questa conoscenza si formalizza un progetto di intervento relativo agli obiettivi da raggiungere e i mezzi da utilizzare per tali fini.


I campi di applicazione della musicoterapia oggi sono i seguenti:

preventivo: musicoterapia in gravidanza
primissima infanzia
scuola

riabilitativo: deficit mentale
deficit motorio
plurihandicap

terapeutico: autismo
psicosi
nevrosi
pazienti psicosomatici
pazienti oncologici
pazienti terminali
pazienti in coma
terapia della famiglia


ASPETTI TECNICI:

Il setting

Il setting in musicoterapia costituisce una parte importante di una seduta . E’ stato dimostrato che le sue modificazioni provocano cambiamenti nella condotta e nel comportamento dei pazienti. Il setting fa parte della consegna di un contesto non-verbale.
Il setting può essere costituito dallo studio di musicoterapia propriamente detto . Però può anche stabilirsi all’aperto nella natura e nell’acqua. Le caratteristiche fondamentali di uno studio di Musicoterapia sono le seguenti:
miglior isolamento acustico possibile da rumori esterni.
una sala che misuri, approssimativamente, cinque metri per cinque.
la sala deve essere priva di quegli stimoli che possono sviare l’attenzione del paziente dal contesto non-verbale
L’lluminazione può essere naturale o artificiale. Il vetro della finestra, come pure i dispositivi dell’illuminazione, devono essere protetti affinché, dalla loro eventuale rottura, non derivi un pericolo per il lavoro stesso
lo studio può contenere alcuni armadi chiudibili a chiave, ma la loro presenza non deve creare ostacoli al movimento e agli spostamenti.

Il Gruppo Operativo Strumentale (GOS)

Gli strumenti corporeo-sonoro-musicali da utilizzare in Musicoterapia devono riunire in sé diverse caratteristiche:
la maggior parte degli strumenti deve essere costituita da materiali preferibilmente naturali come cuoio, pelle, legno.
le loro forme e dimensioni devono essere varie, il che permette ai pazienti di proiettarvi qualunque fantasia personale.
l’utilizzo deve essere facile, tale da non richiedere particolari abilità motorie, sensoriali o psichiche, per poter ottenere da essi delle produzioni sonore.
lo spostamento libero all’interno del setting deve essere favorito, avendo impegnata con lo strumento una parte sola del corpo.
l’uso degli strumenti deve tendere a stimolare la comunicazione tra i pazienti e con il musicoterapista


CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI

Una classificazione che abbraccia la maggioranza degli strumenti esistenti, convenzionali e non, folcloristici o di fabbricazione spontanea, è quella di Hornbostel-Sachs e prevede:

IDIOFONI
AEROFONI
MEMBRANOFONI
CORDOFONI
ELETTROFONI

La classificazione degli strumenti corporeo- sonoro- musicali da utilizzare in musicoterapia secondo Benenzon prevede:

- CORPORALI
- NATURALI
- QUOTIDIANI
- CREATI
convenzionali
- MUSICALI: non-convenzionali
folcloristici
primitivi
- ELETTRONICI


CORPORALI:
il corpo umano è lo strumento più importante fra tutti quelli che il musicoterapista ha a sua disposizione. Il corpo in sé può convertirsi in un idiofono, un aerofono, un membranofono e un cordofono. Infatti tutti gli strumenti hanno origine dal corpo umano e sono, in linea di principio, un prolungamento di questo. Ricordiamo che il corpo è il primo strumento ad essere utilizzato nel relazione che si stabilisce tra la madre e il feto e, successivamente, tra la madre e il neonato. Il musicoterapista deve imparare a riconoscere appieno il proprio corpo e a sfruttarne tutte le potenzialità sonoro-vibrazionali. Il suo allenamento personale è rivolto a eliminare blocchi psicologici, pregiudizi e inibizioni che potrebbero impedirgli di esprimersi liberamente attraverso il corpo.

NATURALI:
definiremo strumenti naturali quegli oggetti che si trovano spontaneamente nella natura e che producono dei suoni da se stessi senza il concorso delle mani dell’uomo.

QUOTIDIANI:
Uno strumento quotidiano è quell’oggetto di uso giornaliero capace di produrre suoni per il solo fatto di essere usato.

CREATI:
si tratta di strumenti che sono il prodotto della combinazione, modificazione e ristrutturazione, operate dall’uomo, delle suddette categorie. In Musicoterapia gli strumenti creati sono quelli fabbricati, creati o improvvisati dal paziente o dal musicoterapista con l’obbiettivo di stabilire un vincolo mediante il loro uso. Questi strumenti sono fabbricati con i materiali più diversi, con oggetti della vita quotidiana, dando così origine a un insieme polimorfo che favorisce la libera proiezione di chi li fabbrica. Gli strumenti creati hanno caratteristiche tali che li portano ad essere fra quelli più importanti nella pratica musicoterapica.

MUSICALI CONVENZIONALI:
sono fabbricati su scala industriale o artigianale e sono propri di una determinata cultura, alla quale appartengono sia il paziente sia il musicoterapista. Tutti questi strumenti comportano una determinata forma di esecuzione e richiedono un certo tirocinio per arrivare a produrre dei suoni già formati.

MUSICALI NON-CONVENZIONALI:
sono quegli strumenti fabbricati che hanno smesso di appartenere o non hanno mai fatto parte della cultura proprio del paziente. Questi strumenti posti nel setting musicoterapico provocano curiosità e possono stimolare domande di tipo verbale.

FOLCLORISTICI:
sono quegli strumenti artigianali che, al pari di quelli folcloristici veri e propri, hanno un preciso carattere etnico.

ELETTRONICI:
Appartengono a questa categoria tutti i riproduttori di suoni, come l’audioregistratore, il lettore di compact-disc, i sintetizzatori, i computer, etc.


CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI SECONDO IL LORO USO

- oggetto sperimentale
- oggetto catartico
- oggetto difensivo
- oggetto incistato
- oggetto intermediario
- oggetto integratore


Oggetto sperimentale:
quando accede a un setting di Musicoterapia il paziente è colpito dalla vista degli strumenti. Questo provoca in lui il bisogno di guardarli, osservarli, toccarli e suonarli istintivamente. Il paziente ne sperimenta la percezione tattile, la forma, il colore, il suono, sollecitandone le risonanze etniche.

Oggetto catartico:
lo strumento oggetto di sperimentazione permette a poco a poco di cominciare a scaricare la tensione accumulatasi.

Oggetto difensivo:
l’elemento ignoto del setting va a sommarsi a quello rappresentato dagli altri pazienti appartenenti al gruppo, scatenando così una sensazione persecutoria. Lo strumento e la produzione sonora permettono al paziente di occultare le pulsioni interne destate in lui dalle ansie che lo allarmano. Il paziente tende a mantenere lo strumento scelto per tutta la seduta; gli sarà difficile sceglierne un altro.

Oggetto incistato:
alcuni pazienti trasformano lo strumento in una specie di “ciste” avvolta dal proprio corpo. Lo strumento non viene utilizzato per produrre suoni, ma viene manipolato. In particolare i pazienti affetti da autismo prendono lo strumento e lo avvolgono con le mani o con la bocca.

Oggetto intermediario:
si tratta di qualunque oggetto capace di permettere il passaggio di energia comunicativa da un individuo all’altro.

Oggetto integratore:
è l’oggetto che permette la comunicazione tra vari individui.


MODALITA’ D’INTERVENTO

osservazione:
nei primi momenti di una seduta il musicoterapista deve astenersi dall’agire, produrre o esprimersi. La tecnica suggerisce di saper aspettare. E’ la posizione della ricettività che gli permette di ascoltare, percepire, ricevere, accettare, comprendere.

associazione corporea Ð sonora Ð musicale:
questo termine ricorda quello delle associazioni libere che il paziente effettua nelle psicoterapie verbali. Il paziente comincerà ad esprimersi liberamente e il musicoterapista potrà cominciare ad usare le associazioni corporeo-sonoro-musicali. Generalmente queste associazioni sono il risultato anche dell’elaborazione dei contenuti transferali e controtransferali.

isolamento riflessivo-attivo:
il musicoterapista smette di attuare e scinde la sua attenzione fra ciò che sta succedendo fuori e ciò che sta succedendo in se stesso. E’ il momento di maggior contatto con le sensazioni di controtransfert, in cui si distingue ciò che proviene dal paziente e ciò che proviene dalle proprie sensazioni.


SEQUENZE TECNICHE PROPRIE DEL CONTESTO NON -VERBALE

In un semplice processo di comunicazione in musicoterapia vengono ripercorse tappe simili alle seguenti:

Imitazione:
il musicoterapeuta prova l’eco ritmica, risponde in maniera esattamente uguale a ciò che esprime il paziente. Quest’eco ritmica significa che il musicoterapista ha compreso il paziente, che lo ha ascoltato. Utilizza lo stesso strumento o un altro simile. E’ un atteggiamento molto simile a quello di una madre che di fronte ai primi balbettii di un figlio risponde imitandolo ed utilizzando la stessa parte del corpo che ha utilizzato il figlio.

Imitazione parziale:
il musicoterapeuta accompagna la manifestazione espressiva del paziente o risponde imitandolo, però in un’altra tonalità o modificando alcuni aspetti o parametri della produzione sonora.

Domamda-Risposta:
il paziente si esprime e il musicoterapeuta risponde con altre sequenze o altre produzioni sonore e utilizza un altro strumento.

Associazioni Corporeo-Sonoro-Musicali:
dalla somma di tutto ciò possono sorgere nel musicoterapeuta espressioni o produzioni sonore riguardanti l’impatto che il fenomeno comunicativo con questo paziente sta avendo su di lui e che lo porta ad agire di conseguenza.


IL RUOLO DELLA COPPIA TERAPEUTICA:

Il musicoterapista è colui che sa gestire l’ascolto e l’espressione all’interno dei codici della comunicazione non-verbale. E’ colui che ha sperimentato e sviluppato al massimo le proprie possibilità nella comunicazione analogica.

Il musicoterapista ascolta, osserva e percepisce lo svilupparsi del transfert del paziente. A partire da qui darà forma ad un sistema espressivo di risposta tenendo in considerazione il proprio controtransfert. Per mettere in funzione questo sistema espressivo utilizzerà in tutto il suo insieme il complesso corporeo-sonoro-musicale.

Il coterapista può essere un altro musicoterapista o un altro terapista della salute con buone capacità di osservazione e di lavoro in coppia. Il ruolo del coterapista è quello di appoggiare ciascuna delle scelte del musicoterapista e favorirne il compito.


BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO :

R.BENENZON “ La Nuova Musicoterapia” Ed. Phoenix (1997)
R. BENENZON “Musicoterapia: esperienze di supervisione” Ed. Phoenix (1999)


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